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Autore: Honey Tiger    16/05/2014    1 recensioni
Sono Eva Salmons, uno dei tanti frutti del Dexcell. Ho 18 anni, e sono una ragazza estremamente riservata e poco socievole.
Non conosco molta gente, sicchè la mia madre adottiva mi ha sempre tutelata nei riguardi del mondo che mi circondava, così fino ad ora, ho avuto poco più che qualche paio di amici.
Ultimamente, non faccio altro che riflettere e farmi domande su una persona che non dovrei affatto avere tra i miei pensieri. Però non riesco proprio a levarmi dalla testa quei suoi occhi corrucciati dal dolore che mi trasmisero un malessere profondo con solo alcuni timidi scambi di sguardi.
Queste sono tutte certezze che io, come voi, che state leggendo questa sciocca sintesi della mia vita sino a questo momento, avete forse afferrato la significanza, ma quello che voi non sapete, cari miei lettori, è ciò che si cela dietro al mio sorriso spento di oggi. Quello che voi non sapete, e che forse nemmeno io riesco bene a comprendere è che questa cosa, che fa di me una "diversa" cambierà la mia vita per sempre. Da oggi a questa parte, nulla sarà più come prima. La scuola, le mie confidenze, le mie passioni...che cosa saranno?
Genere: Fluff, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6. Oscuri presagi

 

Rimasi sveglia ad assisterlo per tutta la notte. La stanchezza incessante che il mio cuore provava non m’impedì di prendermi cura di lui.
Key si svegliò un paio di volte in preda al delirio, ma grazie al mio sangue freddo e all’aiuto di Leo riuscimmo a ricondurlo al sonno.
Durante il suo riposo però, nonostante cercassi di fidarmi di Lachowski, avevo un brutto presentimento, e infatti Leo non smise mai un secondo di osservarmi, come fosse rapito dai miei occhi. Era inquieto, agitato, ma sebbene pensassi che tutto questa preoccupazione fosse dovuta alla malattia improvvisa di Key, qualcosa mi suggeriva che le cose non andassero proprio cosi.
Furono proprio le sue parole a confermare questo mio pensiero: «Key non è ammalato» aveva esordito lui dopo estenuanti secondi di silenzio.
«Che cosa?» fu la mia immediata domanda.
«Hai sentito bene. Il suo corpo non è ammalato quanto invece lo è il suo cuore.»
«Dici che stia soffrendo per Susan?» nel pronunciare quel nome il copro di Leo si irrigidì e dopo aver scosso la testa ricominciò a parlare: «Vedi Eva, Key ha dovuto affrontare una prova molto grande durante la sua vita e quest’ultima gli ha lasciato una cicatrice indelebile. Più rimarrà lontano da questa sua scelta, da questa sua promessa irrevocabile, e più questa cicatrice brucerà.»
«E dov’è la ferita in questione?» chiesi io, rapita e preoccupata per le parole di Lachowski. Lui in risposta si avvicinò piano a Key, e con un unico movimento gli slacciò la camicia e mi lascò ammirare sbalordita lo spettacolo che bruciava esattamente sopra al suo cuore.
Una chiave di fuoco abbracciata da dei rovi che si intersecavano tra le varie insenature di quest’ultima, sembrava bruciare con foga sul petto di Key.
Richiusi subito la camicia cercando di fare più dolcemente possibile in modo da non svegliarlo, guardando ipnotizzata quel marchio finché questo non fu mascherato del tutto dal indumento di Key.
«Deve fare molto male» domandai totalmente ammaliata dal volto tranquillo di Key.
«Talvolta sanguina anche» mi rispose lui, sedendosi di fianco a me, procurandomi una dolorosa fitta al cuore.
“Come può sopportare un dolore simile? Come può far cessare tutto questo?” rifletto sulle parole di Leo che continuava a osservare il volto dormiente di Key.
«E l’unico modo per far cessare tutto questo dolore è quello di tornare tra le braccia del signore a cui ha giurato fedeltà eterna» rispose Leo alla mia domanda inespressa, lasciandomi senza fiato.
Non capivo il perché mi stesse confidando tutti quei segreti intimi di Key, e tantomeno perché mi trovavo lì ad aiutarlo mentre alla fine dei conti lui era per me un perfetto sconosciuto; un ragazzo come un altro dal quale, senza capacitarmi, ero inspiegabilmente attratta come una falena che volteggia attorno al suo lume.
«Perché io? Perché mi stai raccontando tutti questi particolari?» domandai a voce bassa mentre le mani mi tremavano. Avevo paura della sua risposta perché sapevo in fondo al mio cuore che in quale modo, per una strana ragione, ero indissolubilmente legata a lui.
«Perché mi chiedi? Eri ad una festa privata alla quale doveva essere difficile perfino entrare, eppure sei subito accorsa in suo aiuto non appena lo hai veduto in difficoltà. Quindi, la risposta non è difficile come credi» asserì lui, mostrandomi un ghigno che sembrava aver compreso più di quanto non avessi capito io. «Volevo dunque metterti allerta sul lato oscuro di questo ragazzo al quale sembri tenere tanto.»
«Sono sicura che Key ha abbandonato per sempre questo lato oscuro di cui parli tanto, altrimenti non sarebbe qui con noi. Ci deve essere un’altra soluzione per guarirlo.» di fronte alla mia affermazione Leo prese a ridere sguaiatamente.
«Come sei ingenua. Non sempre tutto quello che ti circonda è fatto di bontà, ci sono cose che non puoi comprendere, l’uomo di per sé è crudeltà celata da maschere che lo rendono piacevole alla società che lo circonda. Key ha rotto questa maschera, ma non ha mai più imparato a rimettersela.» sbottò Leo, facendomi trasalire per poi proseguire come se le sue parole non avessero un peso effettivo: «Ad ogni modo ricordati di evitare di pronunciare il nome di Susan in presenza di Key. Non credo lo gradirebbe.»
«Susan. Deve essere stata molto importante per lui» affermai io con un filo di voce, perdendomi per un istante dentro quegli occhi addormentati.
«Lo era, lo era eccome. Era bellissima, un angelo sceso in terra, con i suoi capelli biondi come il grano e gli occhi verdi come lo smeraldo più prezioso del mondo. Lei era bellissima.»
«E tu ne eri innamorato?» chiesi, cercando di capire il perché avesse ecceduto con quegli aggettivi qualitativi che aveva usato per descrivere la ragazza che aveva amato Key.
«Cosa? No!» fece lui, quasi spaventato da ciò che avrebbe potuto causare la sua risposta. «Lei teneva troppo a Key, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui» riprese, osservando Key con una nota di disprezzo nello sguardo. «Ti assomiglia molto.» sussurrò lui a denti stretti.
Durante la notte, quando le forze stavano per abbandonarmi e i miei occhi si stavano per chiudere, Key si svegliò.
Leo aveva abbandonato quella stanza ormai da tempo, quasi infastidito dalla mia presenza costante. Mi chiese più volte di lasciare a lui l’incarico di badare a Key al posto mio, ma la mia testardaggine e la mia voglia di sapere di più su quella faccenda mi impedì di scollarmi dalla sedia.
«Che cosa ci fai ancora qui?» mi domandò Key, dolorante e con la fronte che a contatto con la mia mano fredda, bruciava prepotentemente.
«Quanto scotti. Cerca di riposare ancora un po’» suggerì io con un sorriso sulle labbra.
Key provò ad alzarsi invano, dimostrando di non aver dato un peso alle mie parole. «Non posso aiutarti se continui a comportarti come un bambino. Cerca almeno di non fare sforzi. Io e Leo abbiamo faticato molto per riportarti qua.» borbottai, offesa per non essere stata minimamente ascoltata.
«Vi ringrazio amici miei!» rispose lui sprezzante e poi riprese osservandomi da capo a piedi con occhi indagatori: «Dove stavi andando vestita cosi? Al circo?»
«Stavo andando ad una festa di compleanno. Una festa privata che mi sono persa a causa tua!» gli rispondo con voce collerica per poi finire nuovamente seduta su quella sedia che mi aveva sostenuta per tutta la notte.
Key storse il naso, riadagiando la testa sul cuscino. Il suo volto provato riuscì nuovamente a farmi stringere il cuore cosi avvicinandomi a lui gli presi incerta la mano.
«Sei molto graziosa in realtà» biascicò lui improvvisamente, prendendomi alla sprovvista e facendomi arrossire più del dovuto.
«Menti» sussurrai io con un filo di voce mentre gli lasciavo la mano, calda e imbarazzata.
«Non è vero!» ribatté lui, osservandomi divertito da quel piccolo battibecco.
«Si invece» replicai io, decisa a conquistare la ragione.
«Pensala come vuoi! Se vuoi sempre renderti insopportabile accomodati pure.»
Attimi di silenzio nutrirono il mio imbarazzo, rendendo quella stanza bianca e desolata, più silenziosa e cupa di quanto già non lo fosse.
«Hai ragione tu» risposi io sconfitta mentre mi accomodavo accanto a lui e lo guardavo dritto negli occhi. Una lacrima silenziosa mi solcò il viso senza che io avessi la forza di fermarla; una lacrima che mi attraversò il viso e catturò immediatamente l'attenzione di Key che mi guardò preoccupato e con voce spaventata mi chiese: «Che ti succede ora?» I suoi occhi, belli come il cielo dopo la tempesta, mi scrutarono attentamente, pronti a intercettare ogni mia debolezza per renderla fortezza, quercia, in grado di resistere ad ogni improvviso temporale.
«Ho avuto paura» sussurrai, lasciando uscire liberamente i miei pensieri allo scoperto.
«Di che cosa hai avuto paura?»
«Stavi cosi male…» in un lampo tutta quella notte infernale mi ripercorse la mente ricordandomi dei suoi deliri e del tatuaggio sul suo petto, infiammato come il più prepotente dei fuochi; tatuaggio che avrebbe potuto sanguinare da un momento all’altro come la più profonda delle ferite. E ripensando alle parole di Leo, con preoccupazione, mi avvicinai al corpo di Key e senza riflettere alle conseguenze inizia a slacciargli il primo bottone della camicia per cercare di osservare nuovamente quel marchio che lo aveva torturato per tutta la notte. Riuscì a intravedere la sua pelle glabra dove prima era situato quel tatuaggio crudele, ma quest’ultimo non vi era più. Era scomparso come se non fosse mai esistito.
Eppure io lo avevo visto.
Key, fino a che non emisi un sospiro di tranquillità, osservò le mie mani come rapito dai miei movimenti incerti. Lentamente allontanò la mia mano dall’apertura della camicia e se la portò al petto, facendomi arrossire.
I suoi occhi mi guardavano ricolmi di emozioni mentre le sue mani sembravano ringraziarmi per tutto quel supporto che dovevo avergli dato, anche se lui non se ne era accorto, durante tutto l'arco della notte.
«Key» Improvvisamente Leo fece capolino nella stanza, interrompendo quello scambio di sguardi che non sapevano bene dove rivolgersi, rimanendo per qualche secondo interdetto ad osservarli in quella posizione equivoca.
«Come stai?» A quella domanda Key si scostò lievemente la camicia già leggermente sbottonata in precedenza dalle mie mani tremolanti, per mostrare poi al suo amico quel tatuaggio che ormai non c’era più, reputando con tutte le probabilità del mondo che io non fossi a conoscenza di tutto quello che ingiustamente doveva subire di tanto in tanto.
 
Abbandonai il dormitorio con gli occhi arrossati per il sonno mancato e mi diressi verso l'esterno con un'urgente bisogno di respirare l'aria pulita e fresca del mattino. Sebbene avessi voglia di far ritorno al mio dormitorio per riposare un po', l'idea di rincontrare Mona e i suoi pregiudizi negativi nei confronti di Darkan, mi ridestarono da quel sonno prepotente.
A piccoli passi percorsi il corridoio semi vuoto in quanto la maggior parte degli studenti dormiva o preparava qualche incantesimo per l'interrogazione dei professori. "Forza e coraggio" mi dissi mentalmente, prima di posare il piede nell'ingresso e venir invasa da quel giramento di testa che mi perseguitava ogniqualvolta che mi trovavo nei pressi di quella sala costellata dalle rune magiche. Feci più in fretta possibile per attraversarla e quando finalmente il caldo sole estivo mi accarezzò la pelle, sorrisi soddisfatta.
Amavo l'aria fresca e diverse volte alla settimana, quando ancora ero a casa, mi svegliavo di prima mattina per poter andare fuori e arrampicarmi su qualche albero alto in modo da potermi godere meglio il sorgere del sole. Uno spettacolo che ti toglieva l'aria dai polmoni.
Il dolce profumo dei fiori mi accoglie in quella immensa prateria contornata da mille colori e mentre i miei pensieri ritornano dentro quel palazzo titanico, da quale sono appena uscita, i miei sensi vengono cullati da quella dolce brezza.
«Key» sussurrai sottovoce e guardai il cielo azzurro che mi ricordavano terribilmente i suoi occhi, perennemente tristi e contornati da quel velo di mistero. Non era giusto che quel destino cosi spietato fosse toccato proprio a lui, sebbene il suo passato lo avesse segnato profondamente.
Seguì il sentiero che conduceva verso la parte autunnale del giardino e mi lasciai cadere in mezzo a quelle foglie secche e giallognole che sembravano coprire la terra stessa.
Key assomigliava tanto a quel gigantesco giardino. Quelle foglie avevano infatti la stessa consistenza del suo corpo avvizzito dal dolore, provocato da quel marchio infernale; mentre quel sole e quel caldo cosi inteso le restituivano lo stesso conforto che il sorriso di lui era in grado di donarle. Cosi Key era per me l'estate e l'autunno al contempo, cosi lui era per me sia la forza che la fragilità più assoluta.
«Eva?» Mi chiamò alle spalle una voce conosciuta e mentre mi sedevo e mi coprivo gli occhi dal sole, osservavo Darkan che si avvicina lentamente a me. «Grazie per essere venuta al mio compleanno» disse lui sarcastico per poi rimanere senza parole davanti il mio abbigliamento. «Non credi di essere troppo provocante di prima mattina?» mi domandò lui, facendomi notare di essere vestita come il giorno prima, come quando mi ero preparata per andare alla sua festa.
«Perdonami Darkan, è una lunga storia» cercai di giustificarmi notando la sua espressione vagamente delusa.
«Non preoccuparti sarà per la prossima volta. Sempre se ce ne sarà una» tagliò corto lui, facendomi capire che quella festa per lui era talmente tanto importante da costituire una vera prova per una nostra futura relazione, osservandomi con il dispiacere negli occhi.
«Darkan mi dispiace davvero! Mi ero presentata alla tua festa e questo vestito ne è la prova, ma poi un evento spiacevole ha fatto si che io dovessi andare via» gli spiegai, senza soffermami troppo sui particolari di quella notte; notte che aveva reso la mia anima inquieta.
«Un evento spiacevole? Che cosa mi nascondi Eva?» chiese lui, intenzionato a scoprire di più su quella vicenda che gli aveva probabilmente distrutto il compleanno.
«Non nascondo nulla. Lo sai, sono una ragazza che si confida facilmente con tutti coloro a cui ripone la sua fiducia» balbetto e poso i miei occhi a terra, cercando di nascondere quella bugia che serviva a nascondere una serata della quale io stessa non sapevo parlare.
Perché non volevo raccontargli di Key? Perché continuavo a ostinarmi a tenere Key lontano da me nonostante, al suo primo cedimento, non avessi esitato a corrergli incontro, nonostante fosse entrato silenziosamente nella mia vita da quella mattinata alla stazione.
Il ricordo della stazione le riportò alla mente il dolce profumo che l'aveva attirata e salvata da quel oblio generato dal caos che le aveva fatto perdere perfino i sensi. L'aveva salvata cosi come lei, quella notte, aveva salvato lui.
«E io sono uno di questi? Ti fidi di me?» mi chiese a brucia pelo, con gli occhi velati da una felicità che fino a quell'istante non avevo minimamente notato.
Distaccarmi da quel ragazzo bello come sole, mi aveva letteralmente distrutta. Non ero stata in grado di abbandonare la mia stanza per giorni, sicché il pianto e la consapevolezza di essere tornata nuovamente sola come un tempo, mi aveva costretta a quella situazione così disperata.
«Sai di essere stato molto importante per me, Darkan.» gli dissi onestamente, senza troppi preamboli.
«E potrei esserlo ancora?» fu la sua domanda a lasciarmi senza parole e senza fiato. Non mi sarei mai aspettata di sentir pronunciare quelle parole che un tempo mi avrebbero fatta andare al settimo cieco e lì, tra quelle mura dove la voce di Nathan non riusciva più a raggiungermi come faceva abitualmente a casa mia, forse avrei potuto ricominciare ad avere una vita normale, priva di ogni schermatura e ordini da parte di quest'ultimo.
«Io...Io non lo so Darkan.» risposi con il cuore in gola, pensando di tradire quel Nathan che si era preso da sempre cura di me cercando di proteggermi.
«Dannazione Eva! Non soffocare le tue sensazioni con me, sai quanto io sia legato a te. Se solo mi dessi la possibilità di dimostrartelo.» mi supplicò, abbassandosi alla mia altezza e guardandomi dritto negli occhi.
«Ho paura di cadere nuovamente a terra.» gli confidai, guardando quel cielo in parte nuvoloso e in parte offuscato da quel sole incandescente.
Forse Darkan non si meritava di essere stato lasciato da me, in quel modo cosi brusco e inaspettato. Ma che cosa potevo farci io? Ero solo una ragazzina che ascoltava la dolce voce di Nathan che mi suggeriva che fosse quella la cosa giusta da fare; la scelta giusta per andare avanti e non soffrire in un futuro più lontano.
«Ti aiuterò a rialzarti se dovesse succedere. Dammi una seconda possibilità, non ti deluderò, non ti deluderò mai più»
«Darkan, io...» e mentre prendevo la mia decisione, vidi il panorama che si offuscava e diventava sempre più scuro dal momento prima. Una voce in fondo al tunnel mi chiamava per nome, ma io come una stolta chiusi gli occhi senza ascoltarla, abbandonandomi a quella oscurità che in un certo senso mi fece di nuovo sentire a casa.

   
 
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