Belle se ne stava comodamente
sdraiata su un soffice tappeto d'erba verde, mentre una piacevole
brezza le donava sollievo dall'impietosa calura estiva e il sole
splendeva più che mai, re solitario di un cielo sereno e
totalmente privo di nubi, di un azzurro così intenso e brillante
che faceva quasi male agli occhi.
Ad un tratto, una famigliare mano verdastra, con lunghi artigli neri,
le sventolò una piccola fragola profumata davanti al viso. Belle
sorrise e fece per afferrarla, ma la mano si ritrasse dispettosamente,
allontanando da lei quel frutto così fresco e invitante. A quel
gesto seguì una risatina inconfondibile.
La ragazza sbuffò e si mise a sedere sul prato, puntellandosi
sui gomiti. I suoi occhi incrociarono quelli di Rumpelstiltskin,
animati dalla solita luce furba e divertita che si accendeva in quei
pozzi oscuri quando il folletto tramava qualcosa.
Si rigirava la fragola tra le dita con fare apparentemente annoiato e
indifferente, ma Belle sapeva bene quanto si stesse divertendo a
provocarla.
- Oh, andiamo, Rumpelstiltskin! Non siate villano! -
Per tutta risposta, il Signore Oscuro inclinò le labbra in un ghigno malizioso.
- Ormai dovresti sapere che ogni cosa ha un prezzo, dearie. Se vuoi
davvero assaggiare questa deliziosa fragolina selvatica..devi prima
riuscire a prenderla! -
Belle sospirò e si mise in piedi. Se quel folletto voleva
giocare, allora avrebbe raccolto la sua sfida. Non si sarebbe certo
tirata indietro, dandogliela vinta così facilmente!
Si avvicinò a Rumpelstiltskin e allungò una mano per
cercare di sottrargli il piccolo frutto dalle dita, ma lui fu
più veloce e scomparve in una nube violacea, per riapparire,
quasi istantaneamente, alle spalle della giovane, ridacchiando.
- Così non è giusto! Questo è barare. Non potete usare la magia! -
L'Oscuro ghignò di nuovo. - Non sono mai stato il tipo che segue le regole, dearie. -
Belle alzò gli occhi al cielo ma non si diede per vinta e
tornò all'assalto, nonostante fosse ben consapevole che non
avrebbe mai raggiunto il suo premio, se non nel momento in cui
Rumpelstiltskin si fosse stancato di quel gioco e avesse deciso di
concederglielo spontaneamente.
Ma, al secondo tentativo della sua domestica, il folletto non si
smaterializzò né provò ad usare qualche
incantesimo. Si limitò invece ad alzare il braccio sopra la
testa, spostando la fragola fuori dalla portata della ragazza, minuta
di statura.
Belle tentò di saltare per afferrarla ma perse l'equilibrio e
crollò letteralmente addosso al Signore Oscuro, che si
sbilanciò all'indietro sotto il suo peso.
Così, entrambi caddero rovinosamente a terra, finendo l'una a cavalcioni dell'altro e con le mani sul suo petto.
L'espressione di Rumpelstiltskin perse, in quel momento, ogni traccia
di spavalderia e malizia, sostituita da un genuino stupore misto ad un
comprensibile imbarazzo.
I loro visi erano talmente vicini che il folletto poteva cogliere tutte
le sfumature di blu e azzurro che s'intrecciavano e si rincorrevano
negli occhi della sua domestica.
Belle, dal canto suo, si sentì avvampare quando si accorse della
posizione decisamente poco raffinata e piuttosto ambigua che i loro
corpi avevano assunto nella caduta. Si affrettò ad allontanarsi
dall'Oscuro e a rimettersi in piedi, sistemandosi la scollatura del
vestito e cercando di darsi un contegno. Aveva le gote in fiamme.
- Mi dispiace tanto! Io non volevo... -
Ma Rumpelstiltskin scosse la testa. - Non devi scusarti per la tua
goffaggine, dearie. Ormai mi sono rassegnato e temo che i rimproveri
non servirebbero a renderti più aggraziata. -
Allora Belle esibì la sua miglior espressione stizzita e offesa.
- Ah, è così?! E voi siete davvero un pappamolle se vi
fate atterrare in questo modo da una ragazza! -
Il Signore Oscuro incassò il colpo e non cercò di
replicare, invece sospirò e aprì la mano nella quale
custodiva la fragola, causa di tutto quel trambusto.
- Questa faccenda sta diventando pericolosa. Meglio che ti dia questa
prima che tu ti rompa qualche osso nel tentativo di rubarmela. Capisci,
una domestica con un braccio fuori uso non mi serve a nulla. -
Così dicendo, il folletto avvicinò il frutto al viso
della giovane, ponendolo proprio all'altezza delle sue labbra.
Belle capì al volo le sue intenzioni e avvertì un brivido d'eccitazione percorrerle piacevolmente la schiena.
Lentamente, dischiuse la bocca e addentò la superficie carnosa e
dolciastra della fragola direttamente dalle dita di lui, senza riuscire
a distogliere lo sguardo dai suoi occhi magnetici che, in quel momento,
erano ancorati ai suoi e sembravano ardere di un fuoco sconosciuto e
misterioso. Che fosse passione? Che fosse desiderio?
Prima che la ragazza potesse trovare risposta a quelle domande,
Rumpelstiltskin avvicinò il proprio volto al suo e morse l'altra
metà del frutto, facendo sì che le sue labbra
sfiorassero, per un fugace istante, quelle di lei.
Dal sonno profondo, Belle scivolò lentamente in quello stato di
dormiveglia in cui il confine tra sogno e realtà si fa
più labile, e le immagini oniriche si sovrappongono alla
consapevolezza di aver solo viaggiato con la mente in quel luogo
nascosto del nostro cuore dove si annidano i desideri più
inconfessabili, le paure più tremende e i sentimenti più
reconditi, che, durante la notte, prendono vita.
Ma la ragazza non voleva svegliarsi.
Cercò di aggrapparsi con tutte le proprie forze agli ultimi
brandelli di quel sogno meraviglioso, che si stavano inesorabilmente
dissolvendo. Non voleva lasciare che svanissero.
Ma era già troppo tardi.
La giovane socchiuse gli occhi, ancora gonfi di sonno, e, al posto del
cielo terso e turchino, trovò ad accoglierla il grigio soffitto
di pietra della sua cella; al posto della soffice distesa d'erba, sotto
di lei c'era il misero e scarno giaciglio sul quale si addormentava
tutte le sere.
Le uniche tracce di quel miraggio notturno erano rimaste in una vaga
sensazione di euforia e serenità e nel dolce sapore di fragola
che la ragazza avvertiva ancora sulla lingua.
Il piccolo squarcio di cielo visibile dalla finestrella della stanzetta
era tinto di un indaco chiaro, che si andava, pian piano, fondendo con
un timido rosa aranciato. L'alba era vicina e, a quanto pareva, si
prospettava una splendida giornata di fine primavera.
Era ancora presto per alzarsi, così Belle rimase ancora un po' sotto le coperte, rimuginando sul sogno di quella notte.
Non lo ricordava per intero, ma alcuni passaggi le erano rimasti ben
impressi, specialmente la parte che aveva preceduto il risveglio.
La domestica non poté fare a meno di arrossire ripensando alla
bocca di Rumpelstiltskin che toccava lievemente la sua, confondendosi
con la polpa morbida e fresca del dolce frutto estivo in un eccitante
gioco di sensualità e seduzione.
D'istinto, la giovane si sfiorò le labbra con un dito e chiuse
gli occhi, cercando di visualizzare il viso del folletto che si
accostava al suo, per poi riaprirli di scatto e darsi della sciocca.
Belle sapeva benissimo che non si può avere controllo su
ciò che la nostra mente ci fa vivere durante il sonno, ma sapeva
altrettanto bene che i sogni non sono altro che uno specchio di
ciò che alberga nei meandri più remoti del nostro animo,
e questa consapevolezza non faceva altro che spingerla ulteriormente a
riflettere e ad interrogarsi su quanto era accaduto in quell'ameno
prato verde e inondato di luce.
Avvertiva un curioso senso di felicità misto, per contro, ad una
profonda delusione. Delusione perché ciò che era successo
tra lei e Rumpelstiltskin faceva parte di un mondo ben distante da
quello della dura realtà in cui lei era intrappolata.
Belle sospirò e si stropicciò gli occhi. Era del tutto
inutile restare sdraiata sullo scomodo pagliericcio a indugiare su
quelle assurde fantasie, così la giovane si alzò e
indossò il suo abito celeste, dopodiché uscì dalle
segrete per dirigersi in cucina a preparare la colazione per il suo
padrone.
- Questo giorno entrerà nella storia, dearie. Sei in perfetto
orario e non hai nemmeno bruciato le uova. Sicura di stare bene? Devo
aspettarmi qualche altro miracolo in giornata? -
Rumpelstiltskin aveva appena fatto sparire dal piatto le uova nel
cestino che la sua domestica gli aveva cucinato, avendo cura di
mantenere il tuorlo liquido, proprio come piaceva a lui.
Belle gli scoccò un'occhiata di rimprovero. - Un semplice “grazie” sarebbe sufficiente. -
Così dicendo, prese il piatto vuoto e s'incamminò fuori dalla stanza, imboccando nuovamente la via delle cucine.
- Grazie. -
La ragazza si bloccò a metà strada e si voltò
verso il folletto. Non era certa di aver capito bene, eppure le era
parso...
- Avete detto qualcosa? -
- No, dearie. Non ho detto proprio nulla. Ora va' se non vuoi che ti trasformi in un rospo. -
Quando lei scomparve oltre la porta, il Signore Oscuro sospirò e
si lasciò andare contro lo schienale della sedia, soddisfatto
dell'ottima colazione appena consumata.
Doveva ammetterlo: le uova di Belle erano le migliori che avesse mai mangiato.
L'orologio della sala dell'arcolaio rintoccò sonoramente per
nove volte. Ciò significava che, per la governante dell'Oscuro,
era giunto il momento di mettersi al lavoro, come ogni mattina.
Belle stava già per prendere lo straccio che utilizzava per
spolverare la preziosa collezione di Rumpelstiltskin, quando
quest'ultimo le si avvicinò e la fermò, prendendola
delicatamente per un braccio.
- Oggi niente faccende per te, dearie. Ho un altro compito da affidarti. -
La ragazza fissò il suo padrone, sorpresa e incuriosita. Era la
prima volta che il folletto la sollevava dai suoi quotidiani incarichi
domestici. Cosa mai poteva avere in serbo per lei, quel giorno?
L'Oscuro fece apparire dal nulla una cesta di vimini e, senza tanti
complimenti, la mise in mano alla giovane, sempre più confusa.
- Voglio che tu vada nel bosco a raccogliere fragole e bacche. -
Belle credette di aver capito male. - Come? Avete detto fragole? -
- Sì, dearie. Fragole. Sai, sono quei frutti rossi con tanti
semini gialli che si possono trovare proprio in questo periodo. -
- So cos'è una fragola. - Ribatté la giovane, piccata.
- E allora perché continui a fissarmi come se ti avessi chiesto di andarmi a prendere la luna?! -
Lei si sentì arrossire mentre il ricordo del sogno di quella
notte tornava prepotentemente in superficie nella sua mente. Le loro
labbra dal sapore dolciastro che si accarezzavano, il brivido lungo la
schiena a quel contatto, lo sguardo intenso di lui...
Il Signore Oscuro iniziava a spazientirsi. - Ma si può sapere
che ti prende oggi? Quella cesta non si riempirà certo da sola,
dearie. Eppure mi sembra di averti dato un ordine abbastanza semplice! -
- Ehm, sì. Scusate. Vado subito. - Rispose Belle, scrollandosi
di dosso quei pensieri molesti, eppure così incredibilmente
piacevoli, che la stuzzicavano con malizia.
- Bene. E non perdere tempo in stupidaggini come raccogliere fiori o
gingillarti al sole. Quando avrai finito, ritorna immediatamente al
castello. -
- D'accordo. - Belle si trattenne a stento dall'alzare gli occhi al
cielo in risposta a tutte quelle raccomandazioni. Non era una bambina!
- E resta sul sentiero. Per me sarebbe una grande seccatura doverti venire a cercare se dovessi perderti, distratta come sei. -
- Ho capito. Non preoccupatevi. Farò come avete detto. -
- Lo spero, dearie. -
La sua domestica aveva lasciato il castello ormai da una buona
mezz'ora, eppure Rumpelstiltskin aveva la netta impressione di aver
dimenticato di dirle qualcosa e non riusciva a darsi pace. Inoltre era
piuttosto sicuro che si trattasse di una cosa importante.
Ma, come spesso accade, come per uno strano scherzo del destino,
più si cerca di focalizzare e afferrare ciò che si crede
di aver dimenticato, più questo, puntualmente, ci sfugge.
Il Signore Oscuro decise di non dare peso a quella sensazione e si
diresse al suo laboratorio per controllare il processo di ebollizione
del filtro magico al quale stava lavorando.
L'occhio gli cadde, casualmente, su un vecchio libro di ricette aperto
ad una pagina che spiegava in modo dettagliato e preciso la
preparazione di un antidoto al letale veleno della Vipera di Agrabah.
Fu proprio allora che gli venne in mente ciò che aveva dimenticato di dire alla sua domestica.
Nel bosco che circondava il Castello Oscuro si trovavano molte specie
di piante velenose, e una particolare varietà di queste
produceva frutti rossi e tondeggianti che assomigliavano molto alle
comunissime, e quantomai innocue, fragoline selvatiche.
Se Belle si fosse lasciata trarre in inganno dal loro aspetto e avesse
assaggiato uno di quei fatali frutti, le conseguenze sarebbero state
alquanto spiacevoli, a cominciare da febbre alta e paralisi degli arti.
Maledizione!
Come aveva potuto essere così stupido da dimenticarsi di mettere
in guardia la ragazza a proposito di una cosa tanto importante?!
Si precipitò immediatamente fuori dal laboratorio e poi dal
castello stesso, imboccando il sentiero che si addentrava nel bosco,
sperando di arrivare in tempo.
Belle camminava
senza fretta in mezzo alla vegetazione lussureggiante e rigogliosa,
canticchiando di tanto in tanto e godendosi il gradevole tepore di
quella giornata primaverile.
Era ormai mattina inoltrata; i raggi del sole penetravano qua e
là tra le fessure di quel tetto di fronde verdi che ondeggiavano
pigramente al vento tiepido e profumato che sapeva già di estate.
Era una splendida mattinata e la ragazza era felice di poterla
trascorrere all'aria aperta, accompagnata dall'allegro cinguettio degli
uccellini.
Tuttavia, la cesta di vimini era ancora vuota e la giovane non aveva
ancora scorto la minima traccia di fragole o bacche. Iniziava a
dubitare che avrebbe mai trovato i frutti che il suo padrone le aveva
richiesto, ma non poteva certo ripresentarsi al castello a mani vuote.
Finalmente, dopo tutto quel peregrinare, Belle raggiunse una radura
luminosa e soleggiata, colma di piante ornate da una grande
quantità di primizie scarlatte e fragranti, che si presentavano
quasi come dei piccoli gioielli, atti ad ornare i rami e le foglie.
La ragazza colse una di quelle gemme vermiglie e sorrise,
contemplandone il colore acceso e vivace e inspirando l'ottimo profumo
che questa emanava, come un'offerta allettante e irresistibile ad un
assaggio.
Il piccolo frutto si trovava già a pochi centimetri dalle labbra
della giovane, quando una voce alle sue spalle la fece sussultare.
- Ferma! -
Belle alzò gli occhi e rimase molto sorpresa di trovare il Signore Oscuro nel bosco.
- Rumpelstiltskin! Che ci fate qui? -
Il folletto le si avvicinò rapidamente e le tolse di mano la
bacca, annusandola ed esaminandola con occhio esperto, poi la
gettò via con una smorfia. - Evidentemente ti ho appena salvata
da una brutta intossicazione, dearie. Dovresti ringraziarmi. -
- Che intendente dire? -
L'Oscuro indicò le piante che circondavano la radura. - Questi
frutti sono velenosi. All'apparenza sembrano del tutto innocui, ma ti
assicuro che, se ne avessi mangiato uno, l'avresti rimpianto
amaramente. Per fortuna ho avuto il sospetto che ti saresti lasciata
ingannare dal loro aspetto invitante e così ti ho seguita. -
Rumpelstiltskin tralasciò volutamente il fatto di essersi
dimenticato di metterla in guardia. Dettaglio che, invece, non
sfuggì a Belle, che sembrava piuttosto infastidita.
- Avreste anche potuto avvertirmi! - Sbottò.
Il Signore Oscuro fece spallucce, come se la questione non avesse avuto
grande rilievo. Non avrebbe mai ammesso quella dimenticanza, non
davanti alla sua domestica almeno.
Belle sospirò stancamente: ormai aveva imparato che discutere
con lui non avrebbe portato a nulla, se non ad un inutile spreco di
tempo ed energie e ad una serie infinita di botta e risposta senza
uscita.
- Be', a quanto pare dovrete insegnarmi a riconoscere la differenza tra le piante velenose e quelle innocue. -
Il folletto annuì. - Direi di sì, dearie. Non voglio
certo finire avvelenato a causa della tua inesperienza. Immagino che
ciò significhi che dovrò accompagnarti nella tua ricerca
di questa mattina e, ahimè, sopportare le tue chiacchiere. -
Mezzogiorno era passato ormai da un pezzo.
Rumpelstilskin aveva mostrato a Belle come distinguere le bacche e i
frutti commestibili da quelli tossici e, alla fine di quell'inconsueta
lezione di botanica, la cesta di vimini si era riempita non solo di
fragole, ma delle più svariate primizie che si potessero trovare
nel folto del bosco in quella stagione.
La ragazza già pensava con entusiasmo alle deliziose torte e
marmellate che avrebbe potuto preparare con tutta quella frutta
freschissima.
Il Signore Oscuro e la sua domestica camminavano fianco a fianco, di ritorno al castello.
Ad un tratto, al rumore dei loro passi sul sentiero, al fruscio delle
foglie e al canto degli uccellini, si unì un lieve gorgoglio.
Il folletto sogghignò, lanciando uno sguardo divertito alla
giovane. - Oh, dearie. Lo stomaco di una principessa non dovrebbe
emettere certi suoni, così poco eleganti. -
Lei diventò paonazza. - Non è colpa mia se ho fame! -
Ribatté. - Dalla colazione di stamattina non ho più
toccato cibo, inoltre è praticamente l'ora di pranzo e siamo
ancora lontani da casa. -
Scoccò un'occhiata piena di desiderio al fragrante contenuto
della cesta, poi si rivolse a Rumpelstiltskin, speranzosa. - Forse
potremmo sederci sull'erba e mangiare qualche bacca. Guardate,
laggiù c'è uno spiazzo che sarebbe perfetto per fare una
pausa e riposarci un po' prima di tornare al castello; in fondo abbiamo
camminato tutta la mattina... -
L'Oscuro intercettò lo sguardo limpido della sua domestica e fu
un grosso errore dal momento che, una volta incrociati quegli occhioni
cristallini e innocenti, gli risultò impossibile rifiutare la
richiesta della ragazza e si trovò costretto ad acconsentire,
come se quelle iridi celesti lo avessero posto sotto un potente e
misterioso incantesimo.
- E va bene, dearie. Non sarò certo io a farti morire di fame. -
Cinque minuti dopo,
Belle e Rumpelstiltskin si trovavano seduti l'una accanto all'altro
sopra un soffice manto erboso e smeraldino.
La ragazza esaminò attentamente il goloso bottino costituito da
ribes, fragole, mirtilli, more e lamponi riposti nella cesta e, infine,
scelse una piccola mora, nera e lucida come la notte.
Rumpelstiltskin osservò la sua domestica mentre addentava il
piccolo frutto con la grazia che le era propria e che accompagnava ogni
suo gesto, e avvertì uno strano fremito propagarsi per tutto il
suo corpo, insieme ad un intenso, bruciante desiderio.
Quante volte aveva bramato ardentemente di sentire il tocco di quelle
labbra rosee e carnose sulla propria pelle, per poi farle sue e non
separarsene mai più! Quante volte si era sorpreso a cercare
d'immaginare il sapore della bocca di Belle sulla sua, nella sua!
Quale gusto avrebbe potuto avere un suo bacio? Probabilmente sarebbe
stato come assaggiare uno di quei deliziosi frutti di bosco: morbidi,
succosi, dolci e zuccherini, cresciuti liberi nella natura silvana e
alimentati dal calore del sole e dalla purezza della pioggia.
Un bacio di Belle avrebbe avuto il sapore della cioccolata calda dopo
una passeggiata nella neve, di un sorso d'acqua fresca in un giorno
d'estate, delle rose che ella tanto amava e dei libri nei quali
s'immergeva per vivere le avventure che aveva sempre sognato. Un bacio
di Belle avrebbe avuto il sapore di tutto ciò che c'è di
buono al mondo.
Un bacio di Belle sarebbe stato come un'esplosione di vita; quella vita
che, invece, aveva sempre avuto un gusto troppo aspro e amaro per
Rumpelstiltskin.
Senza neanche pensare a ciò che stava facendo, l'Oscuro
allungò una mano verso la cesta e prese una fragola, scegliendo
con cura una delle più belle e mature, dopodiché la porse
alla giovane.
- Perché non provi questa, dearie? Sembra ottima. -
A quel punto, la mente di Belle non poté non correre di nuovo al
ricordo, vivido e suggestivo, del sogno della notte prima. Per un folle
istante, immaginò di avvicinarsi al folletto e di mordere, dalla
sua mano, il frutto che le stava offrendo, proprio come aveva sognato
di fare.
La domestica avvampò e dovette distogliere lo sguardo dal suo
padrone per non tradire l'imbarazzante turbinio di emozioni che si
stava agitando in lei.
- Be'? Che ti prende? Ho forse detto qualcosa di strano? -
La ragazza si riscosse, cercando di allontanare l'insistente immagine di quel fugace, ma sensuale, incontro tra le loro bocche.
- Ehm, no. Certo che no. - Prese rapidamente il frutto dalle dita di Rumpelstiltskin. - Grazie. -
Diede un morso. La polpa era morbida e dolce e Belle pensò che
quella fragola fosse la più buona che avesse mai assaggiato in
vita sua.
Non avrebbe saputo spiegarsi il perché, ma aveva la sensazione
che quel sapore particolarmente intenso e gradevole fosse merito della
presenza del folletto al suo fianco e del fatto che fosse stato proprio
quest'ultimo a scegliere quel frutto appositamente per lei.
- È davvero squisita! -
Rumpelstiltskin annuì distrattamente.
- Voi non mangiate? -
- No, dearie. Non ho appetito. E ora che ti sei riempita lo stomaco
è meglio avviarci o arriveremo al castello a notte fonda
conoscendo il tuo passo da lumaca. -
Il Signore Oscuro si alzò, togliendosi la polvere dai pantaloni
di pelle nera, poi tese la mano alla sua domestica per aiutarla ad
alzarsi.
Lei accettò fin troppo volentieri l'offerta, stupendosi
dell'inusuale galanteria che, talvolta, caratterizzava i modi del suo
eccentrico padrone.
Mentre i due riprendevano silenziosamente il cammino, Belle si morse il
labbro. Una domanda la logorava ininterrottamente da quando, quella
mattina, si era svegliata nella sua cella: se non si fosse svegliata,
come sarebbe andato a finire quel dolce sogno?
Le sarebbe piaciuto molto scoprirlo ma, allo stesso tempo, temeva
quella risposta, forse perché, in cuor suo, la conosceva
già.
Da Stria93: Bentrovati, miei cari!
Mi sembra doveroso da parte mia iniziare questa nota scusandomi
infinite volte per questo indecente ritardo e ringraziandovi tutti per
la vostra pazienza.
Anche stavolta non è stato facile trovare un espediente che
mettesse in risalto il senso del gusto. Sono caduta vittima del blocco
dello scrittore e per quanto ci pensassi, non riuscivo proprio a farmi
venire in mente qualche idea carina per questo capitolo conclusivo.
Alla fine però, grazie anche all'arrivo della bella stagione e
ai banchi della frutta dei mercati che si sono riempiti di fragole, mi
è tornata l'ispirazione e, con essa, anche la voglia di
dedicarmi a questa raccolta.
Spero che questa ultima shot vi sia piaciuta e che possiate perdonarmi
per il tempo lunghissimo che è trascorso dalla pubblicazione
dell'ultimo capitolo.
Ma non posso naturalmente chiudere questa raccolta senza rinnovare i miei più sentiti ringraziamenti alle meravigliose dagaz, Euridice100, fantasy93, LadyViolet91, padme83, PoisonRain, Rosaspina7 per aver recensito il capitolo precedente; e ad Anya85,
Beabizz, ctdg, dagaz, Euridice100, fantasy93, fatinaviola, gionem,
LadyViolet91, padme83, PoisonRain, S05lj, seasonsoflove, valeego per aver inserito questa breve raccolta tra le preferite/ricordate/seguite.
Ovviamente ringrazio tanto anche tutti i lettori silenziosi. :)
Mi regalate sempre tanta gioia e mi spingete ad andare avanti a
scrivere e pubblicare i miei lavori e il minimo che possa fare è
ringraziarvi di tutto cuore. <3
Ora che questo esperimento è concluso, potrò dedicarmi al
proseguimento della mia mini-long, sempre a tema RumBelle, e
crecherò di aggiornare in tempi brevi - università ,
studio e impegni vari permettendo - .
A presto, fragoline!
Bacioni! :***