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Autore: Role    19/05/2014    4 recensioni
-Sherlock...l'angelo si è mosso.-
-John, non dire idiozie e lasciami lavorare.- Rispose frustrato il consulente investigativo.
-Sherlock, te lo giuro, l'angelo si è mosso di nuovo.- Esclamò il medico.
Genere: Generale, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Don't blink.



John osservò per l'ennesima volta l'amico che percorreva a grandi falcate il salotto del loro appartamento di Baker Street per cercare i cerotti alla nicotina.
 I suoi ritmici passi impazienti sembravano perfettamente sincronizzati con i respiri affannosi del medico che, silenziosamente, si stava interrogando sul da farsi o, per lo meno, su come poter essere d'aiuto
Tredici sparizioni in tutta Londra.
 Tredici, e Sherlock Holmes non era riuscito a trarre un singolo indizio.
Le persone sparivano, come se non fossero mai esistite.
Eppure non era così, e gli occhi arroganti dei loro familiari sembravano sempre pronti a rimarcare il concetto.
Il consulente investigativo, per la prima volta da quando si conoscevano, sembrava pienamente in balia di se stesso e John temeva quasi che ricadesse in vecchie abitudini.
Non erano le sue difficoltà a risolvere il caso a metterlo in crisi, sapeva accettare di non poter sempre vincere.
Era la sua impotenza nel dedurre a paralizzarlo.
Era così che si sentivano le altre persone? Completamente alla mercè del loro prossimo?
Era decisamente frustrante, nonchè incredibilmente noioso.
Avrebbe quasi giurato di vedere la polizia crogiolarsi nella sua incapacità, ma, visto che erano un branco di idioti era meglio non curarsene.
Era stupido pensare che sarebbero giunti ad un punto di svolta.
Se il rapitore era stato così talentuoso da coprire le sue traccie non avrebbe commesso un passo falso proprio adesso.
Naturalmente non poteva essere più nel torto di così.
Infatti poco dopo che John, saturo per la tensione accumulatasi nella stanza, aveva deciso di adempiere al più banale clichè inglese preparando un thè, che magicamente sarebbe dovuto rivelarsi un antidoto al nervosismo, il cellulare di Sherlock squillò.
John sentì unicamente l'amico che esprimeva sorpresa con espressioni colorite che poco gli si addicevano.
Lo conosceva così bene che calcolò che in quattordici secondi avrebbe afferrato cappotto, la sciarpa e si sarebbe presentato davanti a lui per trascinarlo, se necessario anche contro la sua volontà, a New Scotland Yard.
Ovviamente aveva ragione e, senza che gli fosse concesso di replicare o chiedere spiegazioni, fu spinto in un taxi diretto al Barts dall'amico, incurante delle sue difficoltà di deambulazione.

Non appena ebbero oltrepassato la fermata della circle line il consulente investigativo mutò la sua espressione di frenesia in quella che indicava che era arrivato il momento di porre le domande, e il medico non si fece pregare.
-Perchè stiamo andando al Barts?- Chiese vagamente sorpreso.
-Abbiamo un testimone, al  momento è lì in stato di Shock.-
Watson esalò un respiro di sollievo, e subito dopo sperò che l'amico non lo avesse sentito.
Era seriamente preoccupato per quella faccenda e quello sembrava lo spiraglio di luce tanto atteso.
Pertanto fu leggermente deludente scoprire che la donna, la cui credibilità era indubbiamente compromessa dalle analisi del sangue propense all'uso di varie droghe, riteneva che la causa della sparizione non fosse altro che una statua.
John, che era una brava persona e aveva onestamente pietà della donna, cercò di allontanare Sherlock prima che esternasse i suoi pensieri in proposito peggiorando una situazione già critica.
Lestrade captando il pericolo e deducendo qualcosa , Sherlock ne era sicuro, per la prima volta in vita sua, decise di condurre il detective nel luogo in cui Miss Sally Sparrow sosteneva di aver vissuto la sua esperienza paranormale personalizzata.
-La vittima si chiamava Katheryn Nightingale ed era disoccupata, nessun precedente o caratteristiche insolite...- Lungo tutto il percorso continuò a snocciolare informazioni che Sherlock, seppur profondamente annoiato, continuava ad ascoltare.
Dopo poco giunsero ai cancelli di una villa disabitata da tempo.
Davanti ad essa erano parcheggiate alcune auto della polizia con rispettivi proprietari all'interno intenti ad apprezzare la loro pausa caffè.
John poteva giurare di aver scorto un soddisfattissimo Anderson pronto a godere del fallimento dell'amico.
Mai come in quel momento desiderò che Sherlock risolvesse gloriosamente il caso dandogli una sonora lezione.
Tutti concordarono che se i consulenti fossero entrati da soli avrebbero avuto più probabilità di dedurre tutto il possibile.
Nonostante fosse plausibile che preferissero continuare il loro dolce far nulla.


La villa era immersa nel giardino incolto.
Era il tipico luogo in cui i ragazzini adoravano ubriacarsi e tentare prove di coraggio.
E probabilmente anche altro pensò John in riferimento alla loro brillante testimone.
Perso nei suoi pensieri, il medico quasi non si accorse di essere in procinto di sbattere contro una statua.
Ecco, quella era la sua definizione di inquietante.
Chi potrebbe volere nel suo giardino una cosa del genere?
Una statua di un angelo che, nell'atto di piangere, si copriva gli occhi occupava quasi pienamente la sua visuale.
Lo osservò per un po' per poi ricordarsi che non avevano tempo da perdere.
Leggermente stranito entrò nella casa trovando Sherlock che staccava la carta da parati.
-Finalmente John! c'è un messaggio quì...- disse senza degnarlo di uno sguardo, tutto intento ad analizzare la vernice con una piccola lente da analisi forense.
-E' di un uomo che dice di chiamarsi...il Dottore.- Continuò.
John si voltò.
-Sherlock...l'angelo si è mosso.-
-John, non dire idiozie e lasciami lavorare.-  Rispose frustrato il detective.
-Sherlock, te lo giuro, l'angelo si è mosso di nuovo.-  Esclamò il medico.
-Credi che se succedesse una cosa del genere non me ne accorgerei?- Urlò spazientito all'amico alzando lo sguardo.
-John? Dove..?-

E poi sbattè le palpebre.

-Sherlock, dove siamo...?- Chiese il medico cercando di non inciampare nel vestito di una donna di passaggio.
Cercò con lo sguardo qualcosa che risultasse familiare, ma vide soltanto ciminiere dell'epoca vittoriana.
-A giudicare dal grado di evoluzione delle macchine e dagli abiti..- Il giovane non credeva di poter dire una frase simile. - Siamo nel milleottocento.- 
John cercò di metabolizzare la notizia, ma con scarsi risultati, perciò fermò un giovane uomo che passava di lì.
-Ragazzo, cos'è una televisione?- Chiese tremante, quasi timoroso della risposta.
-Una cosa, signore?- rispose confuso scrutandolo sotto una fitta frangia di capelli castani.
-Niente, niente. - Disse congendandolo e maledicendo la capacità di Sherlock di non avere mai torto.
Poi ci ripensò.
-Ragazzo, come ti chiami?-
-Arthur, signore. Arthur Conan Doyle.-









Angolo autrice

Finalmente ho scritto e pubblicato questa cosa ** erano secoli che volevo farlo, l'ispirazione è giunta da un immagine che mi passarono alcune amiche e che non riesco a trovare, quindi...pazienza u.u spero vi sia piaciuta.

                                                                                                                                                      Role

  
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