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Autore: Amberle_Dubhe    22/05/2014    2 recensioni
L’interpellato si voltò lentamente verso l’ultimo rampollo dei Fowl, il signorino Artemis Junior. L’uomo ricorderà per sempre la prima volta che udì quella vocina acuta, perché fu una delle poche cose in grado di fargli rizzare i peli sul collo.
Genere: Comico, Fluff, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Angeline Fowl, Artemis Fowl, Artemis Fowl Senior, Domovoi Leale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SCUOLA







-Mamma! Non riesco a trovare il mio maglione!- Strillò Artemis agitatissimo correndo per i corridoi e cercando sua madre.
-Signorino, torni qui!-
-Ma Leale! Devo andare a scuola, siamo già in ritardo!-
L'uomo alzò gli occhi al cielo e diede un'occhiata all'orologio: erano appena le sette e mezza, tutto era pronto a esclusione del maglione scomparso e la scuola non  sarebbe cominciata prima delle otto e mezza.
Il desiderio più grande di Artemis (se si escludeva l'ottenere il permesso di costruire un razzo, già progettato, per andare a esplorare Marte), ossia poter andare a scuola nonostante avesse ancora solo cinque anni, si era finalmente avverato: l'intelligentissimo e astutissimo infante, con gli occhi spalancati nell'espressione più carina che sua madre gli avesse mai visto fare, aveva furbescamente chiesto come regalo di compleanno l'iscrizione alla scuola primaria "Molly Malone". Angeline dapprima sospettò che il bambino avesse usato del collirio per dilatare le pupille e rendere i suoi occhioni    adorabili, poi decise di telefonare all'istituto e, dopo un colloquio con la preside e una serie di test superati brillantemente, Artemis aveva finalmente conquistato il desiderato regalo.
 

-Visti i risultati che suo figlio ha ottenuto, avremmo benissimo potuto iscriverlo direttamente all'ultimo anno...- aveva detto la preside ai coniugi Fowl -Ma il nostro consiglio è farlo avvicinare all'ambiente scolastico in modo "normale", se capite cosa intendo...-
Il padre aveva corrugato le sopracciglia, lievemente infastidito.
-Abbiamo ritardato già di molto l'iscrizione di nostro figlio a scuola. Ho paura che in questo modo la sua intelligenza non potrebbe essere sufficientemente stimolata, e lui potrebbe sentirsi denigrato e sottovalutato. E' certa che questa sia la giusta soluzione?-
-Caro... Potremmo, inizialmente, fargli frequentare il primo anno, insieme ai suoi coetanei. Se davvero dovesse trovarsi male, facciamo sempre in tempo a rimediare il prossimo anno, no?- Angeline puntò lo sguardo sulla donna al di là della scrivania -Lei intendeva dire che sarebbe meglio, almeno all'inizio, far studiare Artemis insieme a dei suoi coetanei, vero?-
-Vostro figlio è davvero giovane, e, nonostante la sua intelligenza, è un bambino, e deve stare in mezzo ad altri bambini. Avete detto che ha già iniziato a studiare con un insegnante privato, no? Cambiare ambiente, relazionarsi con persone della sua età e fare nuove esperienze può solo fargli bene.-
Artemis Senior emise un sospiro e annuì, anche se appariva ancora dubbioso. La moglie posò la mano sulla sua e fece un lieve sorriso, come per rassicurarlo.
-La signora Prince ha ragione, Tim. Voglio vedere il mio piccolo giocare, ridere e scherzare con altri bambini, non solo chinarsi sui libri a studiare; non è giusto, ha tutta la vita per essere adulto.-
Gli occhi dell'uomo si colmarono di affetto e amore, ormai conquistato.
-E va bene, amore mio. Non dovrei nemmeno provare a discutere con te, alla fine ne esci sempre vincitrice- 
 

E così Artemis Junior il primo di Settembre, il giorno del suo compleanno, varcò la soglia della piccola scuola gialla dedicata a Molly Malone con il cuoricino che batteva emozionato e la mano stretta a quella di sua madre, mentre con l'altra faceva ciao a Leale, rimasto fuori dal cancello per non spaventare i piccoli studenti.
-Mamma, posso arrivare da solo alla mia classe, non c'è bisogno che mi accompagni fino alla porta- Brontolò il bambino, cercando di liberarsi dalla sua presa salda.
-Arty, fai un favore alla tua mamma preoccupata e non fare il guastafeste, ti prometto che sarà solo per questo giorno- Ribattè Angeline, ilare. Artemis sbuffò e si sistemò la cartella sulle spalle, poi iniziò a lisciarsi il maglione e toccarsi i capelli perfettamente pettinati, chiaramente nervoso.
-Bambino mio, perchè sei preoccupato? Hai paura?-
Artemis la fulminò con i grandi occhi blu.
-Ma', cosa dici? La mia è solo f-fretta.-
Angeline si chinò per posargli un bacio sulla testolina nera, intenerita.
-Capisco. Allora allunga il passo, la tua classe è la penultima in fondo a questo corridoio!- Il bambino deglutì e trotterellò avanti, poi si voltò verso Angeline.
-A-adesso puoi davvero andare, mamma. Sono pronto, lasciami entrare da solo, per favore. Sono grande ormai, ce la devo fare.-
Angeline si inginocchiò per portare il viso alla stessa altezza di quello del figlio e lo fissò con sguardo dolce. -Va bene, Arty. So che sei coraggioso, e io e tuo padre siamo fieri di tge, ricordalo. Ma, dimmi, sei ancora abbastanza piccolo per accettare un bacio dalla tua mamma?-
Artemis distolse lo sguardo, imbarazzato. -E va bene...- e sporse la guancia paffuta verso le labbra della madre, che vi schioccò sopra un grande bacio, e gli pizzicò il naso.
-Ci vediamo dopo, pulcino. Io e Leale ti aspetteremo fuori dai cancelli.-
-A dopo, mamma.-
E si incamminò per i pochi metri che lo separavano dalla porta arancione con il cartello "1^B", risoluto. Varcò la soglia e si guardò intorno, emozionato, studiando i particolari della stanza: piccoli banchi accoppiati, una grande lavagna nera sulla parete, una cattedra altissima, un mappamondo, un crocefisso, alcune cartine geografiche.Poi di dedicò all'osservazione della "fauna": alcuni bambini si erano portati dietro i genitori, altri piangevano a dirotto per chissà quale motivo, altri si guardavano intorno spaesati, abbandonando distratti la propria cartella. Artemis di diresse con passo sicuro verso un posto vuoto, in seconda fila, si mise seduto e iniziò a sistemare le sue cose sul banco. Poi lanciò uno sguardo vagamente altezzoso ad una bambina con le trecce che singhiozzava disperata nelle braccia di suo padre, e controllò l'ora impaziente. Quando sentì la campanella trillare sobbalzò sulla sedia, e subito controllò che nessuno avesse notato la piccola gaffe, ma fortunatamente tutti i bambini erano troppo impegnati a frignare, aggrappati ai genitori, o a litigare per i posti a sedere. Poco dopo fece il suo ingresso una donna alta, mora, che congedò gli ultimi, premurosi, padri e madri e prese posto dietro la cattedra.
-Buongiorno, bambini. Io mi chiamo Agatha, e sono la vostra maestra. Vedo che siete tutti un po' spaventati, ma non avete nulla di cui preoccuparvi: questa sarà la vostra seconda casa, d'ora in poi, e avrete occasione di conoscere nuovi amici fra i vostri compagni; so che questi primi giorni saranno duri per voi piccoli, e se avete dei problemi non esitate a venire da me. Giuro che non vi mangerò.- Concluse con un sorriso, facendo scorrere i dolci occhi scuri sui visi tesi dei bambini. -Adesso farò l'appello, per imparare subito i vostri nomi; dopodichè vi aiuterò a scriverli su un foglio che terrete sempre sul banco, per aiutarmi a memorizzarli, ok?-
Si levò un vaghissimo mormorio d'assenso, così la donna aprì il registro e iniziò a elencare in ordine alfabetico i nomi dei suoi nuovi alunni; su ognuno si fermava e scambiava due parole, per metterlo a suo agio
-Oh, tu ti chiami Roger? Anche mio nipote ha questo nome, sai?-
-Che belle trecce che hai, Marie. Te le ha fatte la mamma?
-Cosa succede, piccolo? Ti serve un fazzolettino per soffiarti il naso?-
-Artemis... Artemis, tu sei...?- 
-Sono Artemis Fowl, ho avuto il permesso di iscrivermi con un anno di anticipo, perchè l'avevo chiesto a mia madre come regalo di compleanno. Mi piace imparare, e sono molto intelligente quindi imparo in fretta.-
Agatha lo scrutò, incuriosita; le avevano parlato di quel bambino, ed era molto curiosa di sondare le sue capacità.
-Sono contenta di sentirlo; sicuramente ti piacerà frequentare la nostra scuola-
Con una punta di sufficienza, il bambino commentò -Spero sia all'altezza delle mie aspettative, allora-
La donna alzò un sopracciglio ma non ribattè nulla, e riprese con l'appello. Dal momento che era solo il primo giorno, Aghata decise di rimandare le lezioni vere e proprie ai successivi, e li lasciò liberi di scegliere l'attività che preferivano. La maggioranza dei piccoli votò per il disegno, cosa che lasciò Artemis un po' perplesso e deluso: ma come, il suo insegnante privato lo aveva istruito fin dal primo giorno, e ora lo mettevano a fare un disegnino? Ben presto decise lasciar perdere il compito che era stato loro assegnato per
abbandonarsi al filo dei propri contorti persieri.
-Perchè non finisci il compito? E se la maestra si arrabbia?-
Sorpreso, Artemis si voltò verso il possessore dell'acuta vocetta che l'aveva distolto dalle sue peregrinazioni mentali. -Non mi va, lo trovo inutile-
-Ma la maestra ha detto di fare un disegno a piacere. Perchè non obbedisci?
Il giovane genio, poco paziente di natura, preferì ignorare quell'impertinente forma di vita chiacchierona.
-Come ti chiami?-
-La tua cara maestra ha fatto l'appello poco tempo fa, non ricordi il mio nome?- Sbuffò Artemis sempre più infastidito. 
-Perchè, tu lo sai come mi chiamo?- Chiese quello con aria scettica.
-Ovvio. Ti chiami Roger- 
-Ma come fai a saperlo?!-
Artemis strabuzzò gli occhi e per qualche secondo fu seriamente tentato di prendere la zucca, evidente mente vuote, del suddetto Roger e sbattergliela sul banco per vedere quale ddei due risultasse più dura. E pensare che non si era mai ritenuto un tipo violento. Maledisse quel bambinetto fastidioso, proprio vicino a lui si doveva sedere?! 
-Lascia perdere. In realtà io sono un mago- Tanto quello lì era talmente tonto che gli avrebbe creduto di sicuro.
-Sul serio?! E che poteri hai?- Come volevasi dimostrare.
-Ho il potere di far tacere le persone fastidiose. Basta che io pronunci la formula magica "Pu Tuhs"*! e colui che guarderò dritto negli occhi dovrà rimanere in silenzio fin quando non lo deciderò io.-
-Caaaaavoli ma come fai me li insegn-
-PU TUHS!-
-Nnnh-
-Ah, ci voleva un po' di pace per le mie orecchie-
Roger si portò inorridito le mani alla bocca, convintissimo di non poter più proferir parola. Con uno sguardo disperato, si rivolse ad Artemis, mugugnando una preghiera che probabilmente voleva implorarlo a sciogliere "l'incantesimo". 
-Non ci sperare, ti libererò alla fine della giornata-
Il bambino emise un sospiro sollevato: infatti per un attimo aveva temuto che quel potente stregone (era evidente che non fosse un bambino, in realtà, ma che stesse agendo sotto mentite spoglie) lo tenesse imprigionato nel sortilegio per l'eternità.
Artemis, soddisfatto, si decise a riprendere in mano la matita colorata e riprese a disegnare, ignorando completamente l'ormai zittito compagno di banco
 
***

Finalmente le orecchie di Artemis vennero deliziate dal suono della campanella: il primo giorno a scuola era stato un po' deludente, ma non intendeva rassegnarsi, probabilmente i giorni seguenti sarebbero andati meglio. Tra la folla vide la madre che agitava la mano sorridente, e ancora più distante il bambino potè scorgere la figura imponente della su a guardia del corpo. Pochi passi lo separavano da Angeline, quando una serie di grugniti lo fece voltare: era Roger, che correva verso di lui indicando freneticamente le proprie labbra contratte, rosso in viso e chiaramente in debito di ossigeno. 
-Mmmmh! Mmmhmmmhhh!-
-Arty, caro, chi è questo bambino? Non si sente bene?-
Artemis alzò gli occhi al cielo, sconfortato. 
-In realtà no, mamma, non sta bene, ma non per il motivo che pensi tu- 
Sconsolato di fronte a cotanta dimostrazione di stupidità, Artemis si rivolse al bambino
-Sei libero dall'incantesimo, Roger. Ora puoi parlare-
-Puuuffff, meno male, grazie signor stregone! Non è che puoi-
Il genio gli voltò le spalle e con lo sguardo cercò l'aiuto di Leale: l'esperienza gli aveva insegnato quanto gli altri bambini potessero temere la sua colossale figura. A quella vista implorante, l'uomo azzardò qualche passo in avanti, cercando di non farsi notare dai marmocchi per non spaventarli. 
-Artemis, ti sei preso gioco di questo bambino, per caso?-
Intanto Roger seguitava a borbottare sottovoce cercando di attirare l'attenzione di Artemis, senza grandi risultati.
-Ti sbagli, mamma, ha fatto tutto da solo, davvero, non è colpa mia!-
-Signor mago!-
-Signorino Artemis, ha bisogno del mio aiuto?-
-Arty, esigo una spiegazione! Cosa vuole questo bambino da te?-
Ormai circondato, il giovane genio cercò di dominare il nervosismo e fare appello al formidabile cervello per risolvere la questione in fretta, prima che gli saltassero i nervi.
-Roger, questo è il mio assistente: domani ti insegnerò la mia magia, ma ora devi sparire prima che mi arrabbi e te lo scateni contro, intesi?-
Il bambino deglutì più volte poi, con un'ultima occhiata ammirata, zampettò via senza dire una parola ("Miracolo").
-Scusami, mamma, ma quello li si è convinto che io sia uno stregone...-
-Non devi prendere in giro gli altri bambini solo perchè sei più bravo di loro, Arty, non è corretto! Promettimi che domani ti scuserai con lui-
-D'accordo, mamma, d'accordo! Ora, per piacere, possiamo tornare a casa? Gli strilli che ha scatenato Leale mi stanno innervosendo-
Sbottò Artemis, al limite della sopportazione. Decisamente, il primo giorno di scuola si era rivelato un disastro su tutta la linea, pensò, massaggiandosi le tempie e al contempo lanciando occhiate assassine ai piccoli compagni in lacrime
-Mamma, Mamma! Un orco! Con la cravatta!-
Ecco, appunto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLINO DI AMBERLE
 
Ma salve! Come state tutti quanti? :D ho concluso il capitolo, che miracolo nè? Spero che ci sia ancora qualcuno che abbia voglia di leggerlo ahah xD 
Che ne pensate di Artemis a scuola? Io penso che lui non resisterà a lungo, soprattutto con un compagno di banco del genere, ahah! 
Ah, la piccola nota*: è una cavolata, semplicemente la formula è "shut up" scritta al contrario xD è imbarazzante, ma dovevo inventarmi pur qualcosa no? 
A presto! 
Amberle <3
   
 
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