Fanfic su attori > Cast Hunger Games
Segui la storia  |      
Autore: daxffodils    22/05/2014    3 recensioni
Jennifer Lawrence e Josh Hutcherson sono, agli ignari occhi del pubblico, sfavillanti giovani attori sulla cresta dell’onda, di bella presenza
e sempre con il sorriso a fior di labbra.
Ma, chi può dire di conoscere veramente bene gli affari privati delle persone famose, se non loro stessi?
Così, offro io un ipotetico zoom completamente personale e senza pretese sulla vita dei due, amabilmente narrato in terza persona.
Enjoy the freshness.
[Joshifer]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jena Malone, Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Sam Clafin
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fandom: Cast ‘Hunger Games’
Titolo: Cold never bothered me away.
Rating: Giallo
Warning: Ho inserito come avvertimento l'OOC (Out of character), per pura prevenienza. Mi spiego: non conoscendo realmente i personaggi della fanfiction, e trattando in ogni caso di persone reali, ho preferito giustificare così eventuali comportamenti che sarebbero magari fuori dagli schemi per gli attori nella realtà.
Disclaimer: Purtroppo, per mio grande dispiacere, Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson ed ogni comparsa in questa long-fiction non sono di mia proprietà, ho voluto estrapolare le caratteristiche di queste due grandiose persone e giocherellarci un po’. Il loro continuo negare attrazione reciproca non soddisfa le mie più che alte aspettative, ragion per cui la mia mente del tutto malata ha voluto sperimentare del sano Joshifer. Enjoy.


 

                                                                                             Cold never bothered me away.



The banner was made by→ I_Am_She.
So don't even copy.©

 
 
 
Andiamo, esci con noi, dicevano. “Ci divertiremo da matti, possiamo mangiare un boccone e poi fare un salto nel negozio vicino casa di Eric, noleggiamo un film a tua scelta e ci rimpinziamo di birra sul suo divano!”
Le traditrici parole di Stephen rimbombavano, vorticando come tornadi, nelle orecchie della vittima della bugia, Josh. Se avesse saputo soltanto poco prima quanto diamine si sarebbe annoiato, alle prese con le indicibili smancerie dell’amico che non staccava occhi – e bocca- dalla ragazza, Jeanine, da sempre amica comune, non avrebbe accettato l’invito neanche sotto la poco allettante minaccia di un attacco di dissenteria della durata di una settimana.  Lui, Stephen e Jeanine si trovavano in una piccola pizzeria italiana a produzione propria, situata a solo pochi isolati dal venditore di videogiochi, quel luogo in cui Josh si sarebbe volentieri buttato a capofitto e lasciato andare anche per il resto della vita. Ed invece, no. Era inesorabilmente caduto nella trappola tesa dai due storici amici, e si trovava così a fissare, con cipiglio annoiato, la linguetta metallica della sua diet coke. L’accecante noiosità della situazione gli aveva addirittura riportato alla mente il giochetto con cui si divertiva un mondo assieme a suo fratello, quand’era piccolo. Consisteva nel dondolare la levetta di metallo della coca-cola mentre ad ogni cambio di posizione si pronunciava una lettera dell’alfabeto, sino a staccarla. La lettera corrispondente all’ultimo movimento sarebbe stata l’iniziale della persona che avresti sposato, una volta cresciuto.  
 
«Stephen, Jeanine.» All’inaspettato suono della profonda voce di Josh, i due ragazzi si staccarono per un attimo, e distesero lo sguardo sull’amico, interrogativi. Si resero solo in quel momento conto che, effettivamente, l’avevano involontariamente lasciato un po’ a se stesso. Josh proseguì, serioso.
«Non vi andrebbe di, ehm, andare? Sapete, si è fatto tardi. Fra non molto Chuck chiuderà il suo negozietto e non potremo noleggiare il film per stasera.» La tensione era palpabile, era chiaro che i due neo-fidanzatini non volessero lasciar la presa per nessuna ragione. Eppure, avrebbero potuto evitare di coinvolgere Josh.
«Amico, vorrei ricordarti che siamo qui solo da mezz’ora!» Stephen corrugò la fronte assumendo un’espressione di disappunto, visibilmente contrariato. «E poi, tra non molto dovrebbero arrivare le nostre pizze. Offro io, è un affare!»  Rise poi, riacquisendo la serenità di solo qualche istante prima.
«Allora credo fermamente tu stia perdendo talento nei tuoi affari, McConnell.» Josh sollevò entrambe le sopracciglia a mo’ di presa in giro, poi afferrò la propria bevanda in lattina e la innalzò, come per invitare il compagno a brindare.  
«Questa è una vera e propria frecciatina, bello. Ma hai vinto una battaglia, ciò che conta è la guerra.» Sogghignò Stephen, a sua volta. Poi proseguì, con uno scopo ben definito.
«Be’ comunque, dato che la trattativa è per te così vantaggiosa, perché non accettare, Hutcherson?» Lo stuzzicò lui, alzando a sua volta il bicchiere riempito sino all’orlo di birra. Josh ricambiò il suo sguardo per un po’, soppesando i pro ed i contro. Probabilmente, se ci fosse stato sarebbero rimasti lì per tutta la serata, magari a vita. Ma, in ogni caso, non sembrava avesse molto da scegliere. Alzò il volto prima nascosto dall’ombra creatasi a causa dell’inclinazione del capo e del conseguente riflettersi della luce giallastra su un solo lato dell’attraente viso, poi annuì lentamente, rassegnato. Jeanine si lasciò sfuggire uno stridulo gridolino di gioia, breve ma intenso, poi riprese a sbaciucchiare Stephen, che, a detta del suo sguardo, aveva stampato in fronte un “GRAZIE” nei confronti di Josh a caratteri cubitali. Quest’ultimo sorrise un po’, poi riprese a ciondolarsi con la sedia in legno. Grandioso.
 
 
                                                                                                                                                                           ●●●●●●●●●
 
 
 
«Oh, e così mi stai dando della furbetta, eh! Ma come ti permetti?» Jena soffocò un risolino fra le grida. «Non rientra nei tuoi diritti, mio caro!» Scostò poi le lunghissime gambe coperte da una candida trapunta e accovacciate sull’ampio divano, dispettosa, percependo immediatamente il tepore del caldo corpo di Sam venire a mancare.
«Certo, che posso.» Una leggiadra e fugace smorfia di disappunto poi sostituita da un enorme sorriso enigmatico, deformò per qualche secondo il delicato volto di lui. Jena scorse le emozioni susseguirsi sul suo viso e ne rimase parecchio interessata.
 «Ah, per la cronaca, ho finito il tuo gelato al pistacchio di Ben&Jerry’s che era nel freezer, così impari. Ben ti sta!» Nell’udire quelle parole, Jena si portò la mano destra alla bocca e strabuzzò gli occhi, fingendo sgomento, quando la realtà era che poco le importava del gelato al pistacchio, potendo avere un Sam Claflin innamorato, famelico dei suoi baci, degli abbracci e delle carezze che solo lei poteva concedergli. Nonostante ciò, decise di reggergli il gioco. Mise su uno dei suoi bronci, nei quali sporgeva volutamente il labbro inferiore, come per rendersi infantile ma sensuale nello stesso momento; e non prima di aver scagliato contro il ragazzo il cuscino di piume decorato in Damasco, di cui avevano comperato l’intero set solo qualche settimana prima in una boutique fra la Cinquantanovesima e la Sessantaseiesima Lexington.
Sam rise allegro, alzando volutamente tono di voce, e le classiche fossette che Jena tanto amava presero forma agli angoli della bocca. Infine rivolse lei un sorriso giocoso, che nel frattempo aveva addirittura incrociato le braccia sul petto. Le diede un buffetto affettuoso sulla guancia, che arrossì istantaneamente.  «Jena Alyson Malone, prometto solennemente che ti comprerò un rifornimento di cinquanta barattoli di gelato ai gusti variegati di Ben&Jerry’s.» Sam portò la mano destra all’altezza del cuore, per suggellare il proprio giuramento in maniera ancora più evidente, senza che il sorrisino divertito sparisse mai dalla sua espressione. «Chiaramente, il patto sarà stretto solo ed unicamente nel caso la signorina qui presente decida di perdonare un povero golosone, magari con gli interessi consistenti in una cenetta con candele, magari stasera.» Il tono allusivo nella sua voce non lasciava alcuno scampo. Jena tornò a ridacchiare a sua volta.
«Non dovrei essere io a dettar legge, Claflin?»
«Neanche per sogno!» L’espressione più buffa che oltraggiata di Sam fece scoppiare ancora una volta l’allegria nella coppia, che rise all’unisono. Jena gli stampò un fugace bacio a stampo prendendogli il viso fra le mani, successivamente gli ravviò i capelli dorati e setosi. Infine prese parola, dopo il breve ma intenso frangente. «D’accordo.» Sam sorrise, genuinamente sollevato.
Vide poi lei saltar giù dal divano e scappare in direzione della camera da letto in punta dei piedi nudi. Quando si voltò, un secondo prima di metter piede nella stanza, aveva un –perlomeno, quasi- impercettibile ghigno in viso. «Ma magari domani. Fra un’ora dobbiamo essere in pizzeria a cinquanta chilometri da qui per incontrare Jennifer e Nicholas.» Prese una pausa, notando con gusto il colorito palliduccio che aveva preso Sam, ancora steso supino sul sofà. «E, ups, credo tu sia in ritardo!» Poi Jena entrò, dando le spalle ad un Sam sempre più disperato. 
 
 
 
 
                                                                                                                                                                              ●●●●●●●●●
 
 
 
«E di questo, cosa ne pensi?» Nicholas, nel vedere la sua compagna esibirsi in una grandiosa uscita in tutto il suo splendore, si accese d’una gioia che gli parve quasi stupida, se non fosse stato per l’orgoglio e il piacere dell’averla accanto.
Nonostante ciò, decise di punzecchiarla nel vivo, tanto quanto bastava per divertirsi prendendosi un po’ gioco dell’amata. Fece per alzare le sopracciglia, scoccandole un’occhiata del tutto indifferente, ancora con in mano il proprio laptop, dove successivamente tornò, fingendo, a concentrarsi. Poi alzò una mano a mo’ di cenno d’assenso. «Mmh.»
Al che la biondissima Jennifer corrugò la fronte, visibilmente irritata.
«Nicholas, cosa ne diresti di donarmi circa…» Si bloccò, alzò le dita una ad una, contando mentalmente. «Tre secondi del tuo prezioso tempo?» Lui smise di scorrere la schermata con il mouse. «Oh hey, scusami.»
«Le scuse non mi bastano! Inizia con il darmi retta, forse ti perdonerò dopo due pizze da Peeniss.»  Lui annuì, poi proseguì parlando, e indicò il pc. «Certo. Ma guarda quant’è bella Megan Fox nell’ultimo photoshoot!» Jennifer si voltò verso di lui, lanciandogli un’occhiata oltraggiata quanto velenosa.
«Scusami?» Il tono, volutamente alterato, fece esplodere l’avvenente ragazzo in una limpida risata.
«Ti prendo in giro, Jennifer.» Per tutta risposta, lei gli fece la linguaccia. «Lo sai che rimani sempre tu, la mia preferita.» La ragazza gli girò le spalle, portandosi con la mano i biondi capelli dietro l’orecchio, ed afferrò la piccola pochette che giaceva sull’appendiabiti; successivamente vi gettò dentro il lipstick Chanel, il BlackBerry, il portafogli ed aggiunse, nella piccola tasca interna, le chiavi dell’abitazione.
«Nick.» Il tono quasi apprensivo di Jennifer risuonò nell’ampio salone dell’appartamento di loro proprietà. Nicholas alzò istantaneamente il capo.  «Spegni quell’affare, per cortesia» Lui annuì di risposta.
«Siamo inaspettatamente in orario, cerchiamo di non rovinare tutto.» Jennifer rise, divertita dalla sua stessa affermazione, alludente alla ufficiale nomina di ‘ritardatari’ che sembrava i due avessero stampato sulle magliette.
 
 
 
 
                                                                                                                                                                                   ●●●●●●●●●
 
 
«Così Lynch mi ha detto che avrei interpretato Philip in ‘The Pirates of Caribbean’, al fianco di Johnny Depp!» Dal modesto tavolo cinquantasei per quattro persone, si alzò un fragoroso fremito di risa. Sam, circondato dai propri amici, si divertiva in maniera sconsiderata e rumorosa, portandosi alle labbra fra una frase e l’altra il calice di vino rosso che sostava morbidamente fra le affusolate dita della mano sinistra. Con l’altra, invece, era ben impegnato a stringere a sé la compagna Jena, che gli era seduta affianco, e che talvolta gli lanciava occhiate rassicuranti. «Quasi non riuscivo a crederci, davvero! E’ incredibile come certe occasioni si presentino così all’improvviso; si dice che alcuni treni passino soltanto una volta, ed infatti non ho potuto fare a meno di accettare.» Jennifer annuì di rimando, con un’espressione assente. Nonostante fosse sinceramente interessata all’evoluzione della carriera cinematografica dell’amico, non poteva 0rmai ignorare le intense fitte di nausea causate probabilmente da un qualche ignoto alimento ingurgitato, o dal troppo alcool, che le aveva letteralmente mandato in tilt l’apparato digerente. Sapeva che non avrebbe retto di lì a molto tempo, così prese in considerazione l’idea di congedarsi per qualche minuto; idea che accettò poi con molta facilità, quando il malore la intorpidì  talmente da farle mancare l’aria. A fatica, si alzò in piedi, poggiando una mano sul ventre e corrugando la fronte dallo sforzo.
«Scusatemi.» Sam, Jena e Nicholas cessarono immediatamente di alimentare il chiacchiericcio già formatosi, rimanendo addirittura con le braccia a mezz’aria a causa del precedente uso di esse nel gesticolare. Jennifer sospirò profondamente. «Non mi sento molto bene, penso che prenderò una boccata d’aria fresca.»
Nicholas la scrutò, tutt’un tratto preoccupato. «Vuoi che venga? »
«Oh no, grazie. Ce la faccio da sola.» Rivolse al fidanzato quel che riuscì a racimolare con le proprie forze che non poté esser considerato un vero sorriso, con la fronte imperlata di goccioline di sudore.
«Ne sei sicura?»
«Al cento per cento.»
Sam si intromise repentinamente nella discussione, con metà gamba già fuori dalla sedia.
«Okay, sta’ tranquilla. Paghiamo il conto e torniamo subito a casa, non c’è problema.»
Jennifer, a sua volta, tentò di sorridergli con la gratitudine che trapelava dagli occhi azzurrissimi, biascicò un “grazie” e si dileguò, sparendo dietro la prima svolta a destra, adiacente al portone d’uscita posteriore. Quest’ultimo dava su di un cortile posizionato strategicamente dietro il locale, per evitare l’appostamento di paparazzi.
 
 
 
  La ragazza si appoggiò, inspirando profondamente, al freddo muretto circondato dalle aiuole perfettamente curate del ristorante, e tentò di rilassarsi scrollando le spalle, nonostante la pungente atmosfera climatica non fosse molto d’aiuto. Si strinse ulteriormente nel cappotto bianco di cachemire, ed espirò dalle labbra schiuse la discreta quantità d’aria prima acquisita, che si raccolse in una piccola nube di condensa nell’aria. Strusciò pigramente i piedi sull’asfalto umido del marciapiede, quando si accorse, con uno sbuffo, che le nuovissime scarpe Prada erano ormai completamente rovinate, ad opera della pioggia che aveva colto poco prima alla sprovvista lei e Nicholas. Alzò gli occhi al cielo, innervosita, quando la visione della volta celeste coperta di nubi la rapì.
Nonostante fosse annebbiata, riusciva in qualche modo a scorgere una innumerevole quantità di minuscole stelle d'un bianco latteo che illuminavano, assieme alla pallida mezza luna a tratti nascosta dalle nuvole, il piccolo porticato in cui si trovava. Jennifer pensò che l'effetto d'insieme risultasse affascinante. Tirò ancora una volta un respiro profondo e rilassato, e percepì immediatamente sollievo nello scoprire che già si sentiva meglio; che il dirompente stimolo nel suo stomaco, il quale avrebbe originariamente dovuto farle sputar fuori anche l’anima, era tutt’un tratto cessato. Jennifer ringraziò mentalmente il cielo. Ne aveva colto tutti i segnali: la nausea pungente, il colorito palliduccio del viso, le gocce di sudorazione che scorrevano giù per la fronte, l’eccessiva salivazione. Già immaginava i pessimi titoli dei quotidiani come dei giornali di gossip più infimi, che avrebbero certamente giocato con le sue precedenti (ed imbarazzanti) apparizioni, come, ad esempio, le cadute agli Oscars. Fu davvero felice al pensiero di non doverli leggere.
Tuttavia, non riuscì a cogliere del tutto gli avvenimenti che si susseguirono rapidamente qualche secondo dopo. Poté udire indistintamente un coro di voci frastornanti che si insinuarono subdolamente nella sua testa, provocandole un tremito per il quale sobbalzò. Jennifer ebbe appena il tempo di alzare il capo per scorgere una marea di flash bianchi offuscarle la vista, dalla quale si coprì con l’avambraccio.
La sagoma curva di qualcuno che le si parò davanti.
I fremiti e il pianto sconvolto di ragazzine, a detta del suono acuto che le penetrava i timpani.
Infine, percepì le palpebre chiudersi con una lentezza estenuante, e le gambe sussultare mentre perdevano la presa sul muretto di mattoni per provare l’attrito del contatto con l’asfalto cementato.
Poi, il buio.



[2.252 words.]



Author's corner:
Allora, non la farò molto lunga.
Questa è la prima fan fiction che pubblico dopo l’eliminazione totale delle precedenti, e ammetto con una punta di insicurezza che sono stata veramente titubante riguardo ciò. Nonostante questo, spero vivamente che sia comunque gradita, perché ci sto mettendo davvero l’anima.
Chi mi conosce o che comunque mi seguiva prima sa quanto sia per me importante l’arte della scrittura, a dispetto dei miei lunghi tempi d’aggiornamento.
Per il momento posso solo invitarvi a lanciarvi in quest’avventura al fianco di Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson e tanta, tanta bella gente.
Mi piacerebbe ringraziare anticipatamente anche chi darà soltanto un’occhiata a questo esperimento; ma in particolare vorrei rendere un grazie a Konnichiwa, mia fedele alleata sempre al mio fianco per supportarmi anche nella vita quotidiana.

Grazie Konni, prometto che da lunedì porto tutti i libri a scuola ♥
Un bacione e alla prossima,
I_Am_She.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: daxffodils