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Autore: Nocturnia    23/05/2014    5 recensioni
È bravo, questo glielo devi riconoscere - ma lo è sempre stato, d'altronde.
Scivola tra le ombre e annusa l'aria - come un lupo - inseguendo i frammenti d'agonia e rabbia che spargi tra gli alberi, un marchio e una liberazione.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor Kenway, Haytham Kenway, Kaniehtì:io (Ziio)
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Haytham KenwayKaniehtí:io e tutti gli altri personaggi appartengono alla Ubisoft e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


"Siamo così intrappolati che qualsiasi via d'uscita riusciamo a immaginare è solo un'altra parte della trappola."

- Chuck Palahniuk -


Lasciati amare, lasciami odiare

1.

Corri.
Lo fai spesso negli ultimi tempi e insegui la nebbia con la stessa disperazione di prima.
Attraversi il bosco senza sentire la stanchezza - la fame, la sete, niente - tranne il ringhio del tuo stesso cuore.

Perché quello non ha mai smesso di battere, oscenamente gonfio di troppo.

Corri per notti e quando ti fermi torni sempre nello stesso punto, una semplice caverna e un utero che ha partorito lui.

Ratonhnhaké:ton.

"Ti ho trovato."
"Avresti dovuto smettere di cercarmi."
"Non potevo."
"Non volevi."
"Ziio..."

Le tue gambe si muovono ancora prima del pensiero.

2.

È bravo, questo glielo devi riconoscere - ma lo è sempre stato, d'altronde.
Scivola tra le ombre e annusa l'aria - come un lupo - inseguendo i frammenti d'agonia e rabbia che spargi tra gli alberi, un marchio e una liberazione.
Questa volta sei al fiume quando ti sorprende alle spalle, un ansito spezzato dalla fatica della corsa.
"È il peso che ti porti dietro a ridurti così." mormori incolore "Per quello che hai fatto; per quello che non farai mai più."
Non replica il lupo, ma si siede al tuo fianco, un profilo pallido illuminato da una luna ancora più bianca.
"Per quello che vale, mi dispiace."
"Non è vero."
"Non sto mentendo."
"Ma non è neanche la verità quella che pronunciano le tue labbra. Non lo è mai stata."
"Sei ingiusta."
Ti volti di scatto, contraendo le mani in pugni chiusi.
"Mi hai raccontato una menzogna."
"Anche tu."
"Io... era per il suo bene."
"O per il tuo, Ziio?"
Le sue dita sulla pelle sono così calde che quasi ti sembra di bruciare - e sarebbe così bello, così... giusto - che lo lasci fare.
Solo per stanotte sussurri al cielo solo...
Poi l'alba sorge e porta via ogni dubbio; ogni certezza.

3.

I ricordi fanno male.
Idiota chi dice il contrario e ancora di più chi li conserva come fossero un tesoro prezioso e irrinunciabile, perché tu ne hai assaggiati abbastanza da non volerne più per almeno altri cent'anni.
Vedere Connor crescere da solo ha fatto male, immergere le mani nel sangue di Haytham ha fatto male, sapere che era stato tuo figlio a ucciderlo ha fatto male; tutto ha fatto male.
Sono solo lame e vetro i ricordi, tagliano e incidono e scendono giù per la gola come aghi, artigliandoti il cuore e spremendolo come un frutto marcio e mai colto - un'agonia prolungata e senza cura alcuna.
Ti raccogli sulla poltrona di Achilles, osservando Connor bruciare ogni cosa a lui appartenuta.
Ha occhi asciutti e feroci tuo figlio, eppure sotto sono umidi di lacrime trattenute e dolori che lo riempiono come una vescica infetta.
Butta un altro foglio Connor e il volto di Haytham si accartoccia nella cenere, un pigolio insolito ad accompagnare quel gesto.
"Ratonhnhaké:ton." mormori tra i suoi capelli "Va tutto bene, figlio mio. Va tutto bene."
E gli premi i polpastrelli sulle tempie, lungo le spalle, sulle palpebre, fino a quando non scivola nel sonno quel tuo figlio bellissimo e indomabile, il fuoco un tenue rossore nel buio della stanza.
Solo dopo ti concedi di piangere.

4.

"Ho provato ad avvisarti."
"Non ti ho ascoltata."
"E come potevi?" replichi amara "Le mie parole erano solo rumori nel vento, tra di noi ben più della razza e dell'incomprensione."
"Parlavo del prima. Di quando eravamo ancora... insieme."
Storni lo sguardo dalla piana sottostante, riportandolo nei suoi occhi - acciaio e neve.
"Il tuo Ordine te lo impediva, così come il mio clan."
"Avrei potuto..."
"Cosa? Sottrarti a una guerra secolare? Sfuggire a Charles o a Hickey? Rinunciare ai tuoi sogni da Templare?"
"Avrei potuto salvarti."
La stanchezza è l'unica cosa che accoglie il battito esausto del tuo cuore.

5.

L'altra parte non è abbastanza grande per entrambi e te lo ritrovi davanti ancora prima di svoltare la curva.
Il tempo sembra averlo riportato indietro e tra i capelli non scorgi più alcun filo di grigio, ma è negli occhi - quegli occhi - che leggi tutta una storia di dolore e di perdita e infine rinuncia.
Non ti fa alcuna domanda, ma si limita a seguirti in silenzio, pago forse della tua presenza.
Percorre le strade annerite dalla violenza al tuo fianco, travi cadute e lo scheletro bruciato d'un villaggio che vi aveva visto crescere e rompervi insieme.
Ti fermi all'improvviso, osservando una costruzione triangolare e collassata su se stessa, il legno accatastato come una pira funeraria.
"È lì che è successo. È lì che Ratonhnhaké:ton mi ha visto morire." ti volti, prendendogli il viso tra le mani "Ha fatto male, Haytham." e serri le palpebre così forte da vedere scintille di rosso e bianco "Così tanto male..."
Le sue labbra hanno lo stesso sapore di allora.

6.

C'è qualcosa di macabro nel sentire un gemito così puro in un posto come quello.
C'è qualcosa che, una volta, avresti trovato inquietante, ma che ora ti sembra solo la naturale conseguenza delle tue azioni.
Haytham ti schiude le cosce con la mano libera, lasciando scorrere l'altra su per la schiena, fino alla nuca.
Ti inarchi contro le sue dita che, senza vergogna, scivolano morbide tra le tue gambe.
Il cielo ha lo stesso colore ferruginoso di quel giorno e ti spezza il respiro la sua pelle contro la tua.
Percorri con la lingua cicatrici vecchie e nuove, solchi di un'esistenza che l'ha visto lontano da te e dal quel figlio che non ha mai conosciuto - che non ha mai potuto conoscere davvero.
Haytham ti stringe i capelli - gli sono sempre piaciuti, così lunghi, così forti e scuri, la tenebra tra le dita e sulla bocca una voglia umida di rimpianti - e mormora qualcosa contro la tua spalla.
"Cosa hai detto?" gli chiedi, scostandoti da lui e sfiorandogli il petto con il seno "Non credo di essere più così abituata all'inglese, sai?"
Ma Haytham sorride e sussurra l'unica cosa che tu abbia mai voluto sentire.
"Kaniehtí:io."
Il vento solleva la cenere d'un tempo - d'un luogo - che non c'è più.

7.

"Charles è morto."
"Lo so."
"Anche gli altri lo sono; li ha uccisi Connor."
Haytham non cambia posizione e dondola sicuro sui talloni, prima di lasciarsi andare sul crinale della collina e invitarti a fare altrettanto.
"Lo trovo abbastanza... come dire... ironico."
Alzi un sopracciglio e cogli una punta latente di soddisfazione nella sua voce.
"Erano il tuo Ordine, i membri più fedeli."
"Non fingere che ti dispiaccia." ribatte fissandoti "Io stesso ho tradito l'Ordine per Connor. Io stesso ho visto la disobbedienza nei loro occhi. I Kenway sono maledetti." conclude, strappando un ciuffo d'erba.
"Assassini e poi Templari e infine ancora Assassini. Ora ne colgo davvero l'ironia."
Haytham rimane immobile, accarezzando con lo sguardo una farfalla in lontananza.
"L'Ordine veniva prima. O forse ero semplicemente io a farlo venire prima, perché senza uno scopo non ero nulla. Un figlio bastardo, un traditore, una macchia; nulla più."
"Un guerriero. Un lupo. Un idealista. Eri anche tutte queste cose, Haytham."
Sorride e stira le labbra in una piega che lascia scoperti solo i denti - denti da predatore e assassino.
"La Vita mi ha tolto tutto..." e ti cerca gli occhi con gli occhi, spietati - disperati "forse la Morte potrà restituirmi qualcosa."
"Forse."
E il dolore sembra spegnersi quel tanto che basta per tornare a respirare ancora.

8.

È un uomo fratturato quello che ti sei scelta - che ti ha scelta.
È un uomo incapace di riunire i pezzi della propria anima, un uomo che osserva la sua carne a brandelli e sutura con cuciture troppo larghe e poi troppo strette - l'incapacità di lasciare andare e di fare entrare.
Siede proprio al fianco di Ratonhnhaké:ton mentre parla con la tomba di Achilles, un'ombra e un fantasma invisibile agli occhi, ma non al cuore.
Lo vedi frugare i lineamenti di quel figlio Assassino alla ricerca di qualcosa e osservarne il cipiglio contrariato, la ruga di preoccupazione che si stende lungo la fronte e le ciglia tremanti.
"Sta per piangere." sentenzia asciutto.
"Ma non lo farà." replichi "Non ancora, almeno."
Annuisce distrattamente Haytham e gli sfiora una guancia con le punta delle dita, facendolo sobbalzare.
Connor vede il nulla alla sua destra, ma Haytham si riflette nel buio di occhi che racchiudono ancora un bambino spaventato e solo.
"Non possiamo parlargli; lui non ci sentirà."
"Tutto quello che volevo dirgli era in quel diario." mormora debolmente "Gli ho consegnato la verità - la mia, almeno; spero che sia stata sufficiente."
Connor è tornato a concentrarsi sulla lapide di Davenport e si copre il viso con il cappuccio, nascondendo una nudità di sentimenti più che di pelle.
Haytham ti allunga la mano e ti accomodi al suo fianco, ascoltando la voce contratta di Connor e tutte quelle scuse, tutta quella tristezza.
Eppure sorridi, perché non c'è nulla di più simile a una famiglia che quello strano momento di raccoglimento - tu, Haytham e Ratonhnhaké:ton.
Nulla di più simile a un sogno che è stato solo una chimera sfuggente e crudele.

9.

"Non ti ho ancora perdonato, inglese."
"Lo immaginavo."
"E non so se lo farò."
"Così dici."
Ridi leggermente nell'incavo del suo collo, perché questo è un vecchio gioco in cui non siete mai stati bravi né a vincere né a mentire.
"Sarà un grande Assassino." mormora all'improvviso Haytham "Ci distruggerà tutti."
"E questo ti rende orgoglioso?" gli domandi, sollevandoti dalle pellicce e appoggiandoti su di un gomito "Ti rende... felice?"
Resta in silenzio alcuni istanti Haytham, gli occhi al cielo e la sua mano tra le tue.
Sorride poi - e ti sembra di spaccarti in due per quanto è sincero, autentico - e non smette di farlo nemmeno quando cerca la tua bocca.
"Sì."
E le tue gambe - il tuo cuore - smettono, finalmente, di scappare.


   
 
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