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Autore: SylviaGreen    25/05/2014    2 recensioni
Quando Dante e Virgilio entrano nel cerchio dei lussuriosi dell'Inferno, non hanno la minima idea di chi stanno per incontrare ...
AVVERTENZA: Il testo è scritto sotto la forma di copione teatrale. Ho controllato nel regolamento, ma non mi sembra che sia vietato; in ogni caso, se lo è, segnalatemelo (riportandomi, per piacere, anche la frase precisa del regolamento) e io lo riscriverò!
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dante Alighieri, Virgilio
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La Commedia Divina … ma non troppo.
 
 

Personaggi (in ordine di entrata in scena):
Virgilio
Dante
Minosse
Beatrice
Lesbia
Catullo.


Si alza il sipario.
Gli attori che non interpretano Virgilio e Dante, senza travestimento, entrano e fingono di muoversi come trasportati dal vento per circa trenta secondi. Poi escono, lasciando il palco vuoto.
Entrano Virgilio e Dante, parlando.

Virgilio: dunque, Dante, ti dicevo: ti ricordi quel bel poema, chiamato Eneide, che ho scritto qualche secolo fa, no?
Dante: (impaurito) sì …
Virgilio: ecco, bravo … ma …
Dante: (utilizzando la compiacenza di Virgilio per rincuorarsi) sono bravo, vero?
Virgilio: sì, sei bravo, ma ora …
Dante: sono bravissimo, vero?
Virgilio: sì.
Dante: caramellina?
Virgilio: (cercandola) ecco, ti ricordi l’eroe Enea che incontra la sua amante Didone?
Dante: sì! Sì! La so, la so! Inter quas Phoenissa recens a vulnere Dido errabat silva in magna
Virgilio: ecco, bravo … ma …
Dante: sono bravo, vero?
Virgilio: sì, sei bravo, ma ora …
Dante: sono bravissimo, vero?
Virgilio: sì, ma io volevo dire che prima di vedere Didone, noi …
Dante: e la mia caramellina?
Minosse: (entrando in quel momento, urlando) o tu che vieni al doloroso ospizio!
Dante: (si spaventa) senza caramellina, non ci vengo!
Minosse: guarda com’entri e di cui tu ti fide!
Dante: Virgilio, ma ‘sto qua è un mostro!
Minosse: non t’inganni l’ampiezza de l’entrare!
Dante: mi scappa la pipì!
Virgilio: E che palle, Dante, ma portati un pannolino!
Dante: ma io la faccio qui!
Virgilio: no, ti prego …
Dante: e allora mandalo via, o mi fa la bua!
Virgilio (alza gli occhi al cielo, poi li riabbassa correggendosi): dunque. Minosse! Tu e Caronte! Sempre a dire a Dante dove deve andare, cosa deve fare, e la porta dell’Inferno è troppo grande, e la barca è troppo piccola … ma l’avete capito o no che l’ha detto Beatrice che ci deve andare, e che io non ci posso fare un accidenti di niente?
Beatrice: (sbucando in quel momento da dietro il sipario) non mettermi in mezzo, Virgilio!
Minosse sta per fare una domanda.
Virgilio (alza di nuovo gli occhi al cielo, poi si corregge e li riabbassa): è inutile che continui a fare domande, perché non l’ho voluto io, capito? Non – l’ho –voluto – io! Figuriamoci: me lo porto dietro da cinque canti, e non è che sia stata proprio una goduria … ma perché l’ho salvato dalle tre fiere, dico io? Non potevo lasciare che il leone lo sbranasse e amen? (alza gli occhi al cielo, poi si ricorda di essere un pagano e riabbassa lo sguardo e si mette una mano davanti alla bocca). Accidenti a lui e al suo sincretismo, guarda come parlo per colpa sua! Tra un po’ non invocherò le muse, ma lo Spirito Santo! Ma senti, Minosse … se lo butto nella terza bolgia, non se ne accorge nessuno?
Minosse: no, la terza bolgia no, che poi lì incontra Bonifacio VIII e scoppia la rissa! Senti, che ne dici della seconda? Una bella montagna di cacca per farlo stare zitto … dai, io lo faccio passare, ma poi lo voglio lì, eh!
Virgilio: andata. Quanto vuoi?
 
I due iniziano a contrattare.
Durante il dialogo, entra Lesbia.
 
Lesbia: allora, Minos? Quand’è che ti decidi a dire dove devo andare? Che io non ho mica tempo di stare qua tutto il giorno!
Minosse: Lesbia cara, ormai sei morta, che cosa hai da … (Lesbia sbatte le palpebre e lo seduce con lo sguardo. Minosse rimane folgorato e confuso). Oh. Giusto. Dunque … (incomincia a far girare la coda a caso) Dove ti mando … Virgilio, vieni qui e aiutami un po’ … dunque … 

Minosse e Virgilio si avvicinano e incominciano a contare sulle dita i giri della coda di Minosse, confondendosi un po’ e parlottando.
I loro discorsi sussurrati possono essere qualcosa del tipo:

Minosse: solo per questo, finisce nella seconda bolgia ...
Virgilio: ma no, lei non è mica una pagana? Dovrebbe venire al limbo con me ...
Minosse: e che ne so, io mica c'ero ...
 
Entra Catullo.
 
Catullo (ridendo e prendendo in giro Dante, che lo sta guardando con curiosità) Che vita di merda. Ma guardatelo, ‘sto sfigato. Friendzonato per tutta la vita, e ora si ritrova pure all’Inferno!
Dante: Maestro? Chi son quelle genti che l’aura nera sì gastiga?
Virgilio: ma non vedi che sono impegnato? Dunque, dov’eravamo? Uno, due, tre, quattro e … acci, hai sbagliato ancora! (sta continuando a contare i giri della coda di Minosse).
Catullo: e quell’altro? Publio Virgilio Marone … e Marone era il soprannome, eh! Chissà perché …
Lesbia: Catulloooo! Catullooo! Catulloooo!
Catullo: Lesbia? Lesbia? (si volta) Lesbia! Vivamus, mea Lesbia, atque amemus!
Dante: (a Virgilio) un po’ tardi per dire vivamus, che dici? Lui che è morto e sepolto … (Virgilio lo guarda male). Ah, scusa …
Lesbia: oooh, Catullo! Io farò ore e ore e ore l’amore con te!
Catullo: Aaah!
Lesbia: ahhh!
Dante fa un verso di scherno.
Virgilio: Lussuriosa … (contando) Minosse fa girare la coda (due volte)
Lesbia: Perché tu sei bello, bellissimo, e per me esisti solo e solamente tu!
Catullo: Aaaah!
Lesbia: aaaah!
Dante fa un altro verso di scherno, maggiore del precedente.
Virgilio: adulatrice … (contando)
Minosse fa girare la coda, ricominciando (otto giri più altri due, che lui conta confondendosi)
Lesbia: E io … io ti amerò per sempre!
Catullo: ahhh!
Lesbia: aaah!
Dante fa un terzo verso di scherno, superiore agli altri.
Virgilio: traditrice contro chi si fida … (contando)
Minosse fa girare ancora la coda, ricominciando (nove giri).
Dante (prendendo in giro Catullo) Mamma mia, Catullo, che schifo … fossi in te, mi vergognerei!
Virgilio (sussurrando): non ti immischiare!
Dante (ignorandolo): Ma guardala, la tua donna … che vergogna! Ascolta e impara: tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand’ella altrui saluta … (fa una pausa per creare suspense)
Lesbia: ch’ogne gamba divien tremando chiusa!
Dante: ooooh, come ti permetti di insultare la mia Beatrice?
Beatrice (entrando): la tua Beatrice? Guarda Virgilio, e Virgilio fa ‘no’ con la testa, come a dire “no, guarda, è proprio un indecente”.
Catullo: oooooh, come ti permetti di parlare così alla mia Lesbia?
Lesbia: la tua Lesbia? Guarda Virgilio, e Virgilio fa ‘no’ con la testa, come sopra.
 
Dante e Catullo sembrano non accorgersi dello scambio di occhiate tra Virgilio e le donne, e si guardano in cagnesco. Poi uno dei due attacca a offendere l’altro con la sua poesia, mentre Virgilio si avvicina a entrambe le donne e incominciano a parlare.
Minosse, nel frattempo, conta i gironi sulle dita e si annoda da solo con la coda, in disparte.
 
Dante: E mentre ch’io là giù con l’occhio cerco,
vidi un col capo sì di merda lordo,
che non parëa s’era laico o cherco!
 
Catullo: An vere fama susurrat
grandia te medii tenta vorare viri?
Sic certe est: clamant Victoris rupta miselli
ilia et emulso labra notata sero!
 
Dante: chi udisse tossir la malfatata
moglie a Catullo vate veronese
potrebbe dir ch’ell’ha forse vernata
ove si fa ‘l cristallo in quel paese.
 
Di mezzo Agosto la truovi infreddata;
or sappi che de’ far d’ogni altro mese!
E non le val perché dorma calzata,
merzé del copertoio c’ha cortonese.
 
La tosse, ‘l freddo e l’altra malavoglia
non l’addovien per omor ch’abbia vecchi
ma per difetto ch’ella sente al nido …

Piange la madre, c’ha più d’una doglia
dicendo: «Lassa, che per fichi secchi
messa l’avre’ ‘n casa del conte Guido!»
 
Catullo: Non (ita me di ament) quicquam referre putavi
utrum os an culum olfacerem Danti
Nilo mundius hoc, nihiloque immundius illud,
verum etiam culus mundior et melior:
nam sine dentibus est: os dentis sesquipedalis,
gingivas vero ploxeni habet veteris,
praeterea rictum qualem diffissus in aestu
meientis mulae cunnus habere solet.
Hic futuit multas et se facit esse venustum
et non pistrino traditur atque asino?
Quem si qua attingit, non illam posse putemus
aegroti culum lingere carnificis?
 
Urlano entrambi ed escono per menarsi.
Virgilio avanza, con una mano sulla spalla di Lesbia e una su quella di Beatrice.
 
Virgilio: e tra i due litiganti, il terzo gode! Ragazze, che faccio: vi porto in Paradiso?
Lesbia e Beatrice: aaahhhh!
 
Escono.
 
Minosse: ma, Virgilio, aspetta! Ma scusate, io qui me ne torno a Creta!

Esce.
 
Sipario.



Angolo autrice, con le traduzioni e le fonti.
La mia prof di italiano è un po' sadica: vuole che noi rappresentiamo, alla fine dell'anno, una scenetta che parli degli autori di letteratura italiana e latina che abbiamo fatto quest'anno. Il nostro gruppo utilizzerà Dante e Catullo, e questo è il nostro copione!
Il copione è stato scritto da me, ma alcune idee provengono dalle menti geniali delle mie compagne di classe, di cui faccio solo il nome: Alessia, Airish, Giulia, Astrid, Victoria, Rachele.
Parliamo invece delle poesie.
Il verso che cita Dante è tratto dal sesto libro dell'Eneide.
Il primo insulto di Dante a Catullo è tratto dal XVIII canto dell’Inferno, e il secondo è il sonetto della tenzone con Forese Donati, in cui ho solo cambiato da “moglie di Bicci vocato Forese” a “moglie a Catullo vate veronese”.
Grazie a dio Catullo era veronese, altrimenti non avrei saputo come fare la rima!
Passiamo invece a quest'ultimo e ai suoi carmina. Sono le poesie più volgari che io abbia mai letto in vita mia, ma vabbé che io non ho una grande esperienza … comunque, il primo insulto è tratto dal Carme 80, e questa è la sua traduzione:
 
O forse è vero, come si mormora
che sei ginocchioni un divoratore di cazzi?
Certo, è così: lo gridano le reni rotte di Vittorio,
poveretto, e le tue labbra macchiate dello sperma succhiato.
 
E vogliamo parlare del Carme 97, che ho riportato interamente? Eccone la traduzione:
 
Non è, buon Dio, che credessi differente
l’odore della bocca e del culo di Dante (nel testo originale, il tizio si chiama Emilio).
L’una non è più pulita o sporca dell’altro,
ma forse è meglio e più pulito il culo:
se non altro, è senza denti. La bocca ha zanne
enormi e le gengive come un carro vecchio;
spalancata, poi, sembra la fica slabbrata
di una mula in calore quando piscia.
E lui ne fotte molte, si crede stupendo:
ma mandatelo a far l’asino nei mulini!
Quella che va con lui si leccherebbe
anche il culo di un boia appestato.
 

Ultima nota, riguardo a EFP.
Dunque, non so se una cosa del genere si possa pubblicare, e non so nemmeno se ho messo gli avvertimenti giusti. Se ho sbagliato qualcosa, non esitate a segnalare!
Grazie mille per aver letto e ... beh, non mi farebbe male una recensione :D
Addio!
   
 
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