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Autore: Ray08    27/05/2014    2 recensioni
[A Feel Good Inc ♥]
Emma non sa spiegare con esattezza come sia finita seduta a gambe incrociate sul pavimento del negozio dei pegni - in mano una scatola ancora fumante di spaghetti di soia, nell'altra le due bacchette - e non riesce neanche a capacitarsi del fatto che questa situazione così insolita le risulti paurosamente familiare.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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GS nuova

Don't want to touch you but you're under my skin (deep in)


I want to love you, but I better not touch, don't touch
I want to hold you but my senses tell me to stop
I want to kiss you but I want it too much, too much)
I want to taste you but your lips are venomous poison




Emma non sa spiegare con esattezza come sia finita seduta a gambe incrociate sul pavimento del negozio dei pegni - in mano una scatola ancora fumante di spaghetti di soia, nell'altra le due bacchette - e non riesce neanche a capacitarsi del fatto che questa situazione così insolita le risulti paurosamente familiare.

C'è sempre stato qualcosa che l'ha spinta verso di lui e nonostante tutti - Regina con i suoi commenti velenosi, Henry con paragoni fantasiosi e perfino Granny con dei consigli sussurrati - abbiano cercato di metterla in guardia e portarla lontano, lei ha sempre fatto un passo in avanti in più verso quel negozio sul limitare della città, verso quell'uomo che giorno dopo giorno le sembra sempre più vecchio.

Emma prende un gamberetto, batte le palpebre e prova a snebbiare e riordinare i pensieri. È andata da lui perché aveva bisogno del suo aiuto - solo per questo - e hanno iniziato a parlare di una strategia per la sua elezione e le ore sono passate senza che nessuno dei due se ne rendesse davvero conto - non c'è niente di più, solo questo, lavoro - e poi lei ha proposto di prendere qualcosa da asporto, cinese magari.

E lui l'ha guardata e ha sorriso, fintamente affabile. "Le devo confessare che non ho mai avuto il piacere di mangiare del cibo cinese...”

Emma ha strabuzzato gli occhi d'istinto, e lui ha riso di quella espressione.

La cosa la sconvolge, Miss Swan?”

C'è qualcosa di davvero esagerato nel modo in cui Gold pronuncia il suo cognome, la dolcezza con cui calca sulla esse, ed Emma vorrebbe davvero che la smettesse – o che lo ripetesse ancora.

Non sa perché, ma le cose quando riguardano lui sono sempre fatte di opposti.
“Beh, ha un vaso cinese su uno scaffale del retro, pensavo...”


Forse la sua risposta non ha senso, comunque Emma non vuole chiedersi come e perché conosca così bene la merce del negozio dei pegni – la risposta in fondo la sa, la sanno tutti e due: Gold ha la decenza di non farglielo notare.


Vada per il cinese allora.”


Venti minuti dopo un uomo basso e tarchiato, con dei lunghi baffi neri, consegna in buste marroni la loro cena. Ha lo sguardo diffidente e scruta Gold con circospezione, quasi fosse spaventato. La sua espressione fa un contrasto strano con il volto pieno e sorridente del proprietario del ristorante, un certo Chien Po, che occhieggia dal logo disegnato sulla busta di plastica.

L'uomo scorbutico prende i soldi – Gold non lascia niente di mancia – ed esce in fretta facendo tintinnare il campanello.

Sono soli, realizza Emma, ed è una cosa assurda perché sono stati soli tutto il pomeriggio, ma la consapevolezza la investe in modo diverso.

Sono a cena da soli – ma è solamente per lavoro, si ripete.


Gold la riscuote dai suoi pensieri, sfiorandola sul braccio. “Si accomodi” dice, e con l'altra mano le mostra un tappeto violaceo con le nappe dorate. “Non vorrà far freddare le pietanze”


Emma si fa guidare docilmente e si siede a terra. Gold accende con un gesto fluido una candela che sparge un leggero odore di cannella. Vorrebbe commentare con qualcosa di arguto, una piccola stoccata che lui accuserebbe con un sorriso, ma sente un forte groppo in gola (perché?) ed ha paura a chiedere il motivo di quel gesto romantico.


E questo che ha preso lei è il famoso raviolo al vapore?” chiede lui, rompendo il silenzio, e si avvicina – le invade lo spazio, le ruba l'aria – spiluccando dal suo contenitore di alluminio.

Emma si irrigidisce, ma non si allontana. Lo fissa negli occhi, ma non respira.

Lui si lecca piano le labbra e dice qualcosa che a lei non arriva, troppo distratta da quel mezzo sorriso che ha stampato sul viso.

È di suo gradimento?” si sblocca poi, perché il suo silenzio sta diventando pesante.

Decisamente, mia cara...”

Non è un gesto così eccessivamente intimo?

Prendere dal piatto dell'altro, condividere ciò che si sta mangiando. La tensione si è sciolta, lei ha preso un po' del suo riso al curry e lui ha mangiato un'abbondante porzione dei suoi spaghetti di soia.

Gold si dimostra una compagnia sorprendente: le chiede della sua vita a Boston, ma con discrezione. Si ferma quando sa di poterla ferire, glissa quando la vede in difficoltà e passa a parlare di Henry e dei figli in generale, con un tono pieno di rammarico e comprensione. Rimane in silenzio quando lei non ha voglia di parlare. Emma sente un brivido freddo e qualcosa di caldo nello stomaco – ancora una volta questa storia delle reazioni opposte – perché lui sembra capirla più a fondo di quanto pensasse.


La rivelazione arriva inaspettata ed è come un'occlusione forte all'altezza dello stomaco – o forse più in alto, verso sinistra, fin dentro quelle cellule eccitabili che ora stanno esplodendo, aumentando considerevolmente il suo battito.

Sono simili.

Si alza di scatto e lui la guarda interrogativo, Emma non riesce a guardarlo, ma può sentirlo – resta, dice il suo sguardo, se solo sapessi, lei era bella e io l'ho perduta.


Miss Swan, cosa...?” resta perché so che sei un'anima disperata e lo sono anche io, ci siamo spezzati, ma possiamo...


I-io devo davvero andare.” - ricominciare. Raccogli ciò che rimane della mia anima, fa attenzione a non tagliarti con i frantumi e ricostruiscimi piano.


Mi dispiace” - Se solo sapessi, lui era tutto e io l'ho perduto.


La sera, nel suo letto, si chiede se un ipotetico bacio avrebbe avuto il sentore della soia e del curry (del dolore o del rimpianto) o se avrebbe sentito solo il suo sapore. Non riesce a dormire.


Salvami. Non lasciarmi andare.




Note autrice:

Idk da dove viene questa storia. So solo che un giorno ho ordinato cinese e ho pensato “Oh, Gold non avrà mai mangiato cinese, mentre Emma lo adorerà, perché non scriverci qualcosa?”

Volevo che il tutto finisse in raiting rosso, ma ovviamente non so scrivere e quindi finisce in modo stupido – in più perdonatemi, ma è troppo tempo che non scrivo su questi due e ok, me ne sono uscita con una storia trita e ritrita, ma ne avevo bisogno.

La cosa principale è che questa schifezzuola è tutta per mia moglia, la vera scrittrice del Golden Swan – se non l'avete ancora fatto filate a leggere le sue storie qui! Grazie per questi due anni insieme 

La storia è ambientata in quella bellissima stagione che è la prima, dove i miei bambini stavano insieme e c'era tanta UST, all'incirca nella 1x08, quando Gold aiuta Emma a diventare Sceriffo. Le raccomandazioni di Regina - He's a snake, Miss Swan. You need to be careful who you get into bed with. - in realtà arriverebbero dopo questa storia, ma passatemela come licenza.

Alcuni riferimenti ad altri film Disney scemissimi e piccolissimi.

Sì ok, prendiamoci due secondi per parlare della fine che non ha senso. Emma scappa perché è scema, Gold ripensa a Belle e poi ci sono parti in corsivo che possono andare bene sia per l'uno che per l'altro e il “Se solo sapessi, lui era tutto e io l'ho perduto” è per Bae E Neal.

Infine le tre righe finali possono essere benissimo sia dal punto di vista di Emma che da quello di Gold, a voi la scelta.

La canzone che fa da colonna sonora a tutta la storia – e che considero una delle canzoni più Golden Swan di sempre – è Poison (nella mia testa risuona la versione di Groove Coverage, che reputo più bella dell'originale di Alice Cooper). Il titolo riprende anche il titolo di Skin Deep, una delle mie puntate preferite in assoluto di OUAT.

  
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