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Autore: Gipsy Danger    29/05/2014    1 recensioni
"Cerca la Stella Polare".
"Vorrai, ma non Devi."
"Questa è l'ora di mostrare quanto siano forti i vostri artigli, e affilate le vostre zanne."

Anno 2049. La prima Divinità approda sulla superficie terrestre, gettando la sua ombra sull'umanità intera. Quattro fratelli si disperdono, mentre la storia viene riscritta.
[Spin - off della serie di Northampon][Prequel di The Long Mile Home][AU][Mikey!Centric]
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Michelangelo Hamato
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Our Solemn Hour'
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* Sing us the song of the century
louder than bombs and eternity
the era of Static and contraband
leading us into the Promised Land
Tell us a story that's by candlelight

Waging the war, and losing the fight *




Vesti la giubba { S o n g  of the  C e n  t u r y }

*

Il grammofono nell'angolo tossisce e graffia, inizialmente. Nella tuba a forma di corolla di Clematide risuona un gargarismo di polvere. Per un attimo gli torna in mente la fontanella che sputacchia e singhiozza nel cortile, mezza intasata dalla presa della ruggine. A come l'ha spaventato, quel suono piagnucoloso.
Anche i sussurri della ruota legata alla quercia spoglia da tempi immemori erano vivi, troppo umani, e hanno ottenuto su di lui lo stesso effetto. È troppo tardi per scrollarsi di dosso l'abitudine, quando ha fauci più strette di una tagliola? Sarebbe stato più ottimista, un altro giorno, ora non lo sa.
Sono altre, le urgenze. Più basilari. Più istintive.


- “Cerca la Stella Polare. Sai qual è, vero? A New York c'è troppa luce, non si vede mai,” dice Don, e le sue mani rese nodose dalle penne trattenute in mezzo alle nocche per anni volano sul bagaglio leggero. Ci mette dentro cose insieme familiari e sconosciute. “Fa parte della costellazione Ursa Maior. Orsa...”
“Maggiore, lo so. Neh, Donnie, perché non lo ricordi a Raph? È lui quello che nemmeno alza gli occhi al cielo, per paura di prendersi una lucciola in faccia.”
Non gli dice che non potrebbe mai dimenticarla, dopo aver letto American Gods,  con le tre Sorelle delle Stelle poste a guardia dell'Orsa stessa.
Non gli dice nemmeno che non vuole seguirla, quella dannata stella.
Non senza di loro. -


Si ferma. Perfino i topi tacciono, ai quattro angoli del solaio. L'eco rimbalza tra le cime degli alberi, una volta, due, da capo. Più vicino. Non ancora troppo, ma presto lo sarà; questo, dicono i marchi che si allargano sulla sua pelle. Li sente respirare, foglie mosse da un vento invisibile.
Ogni ora ferisce, l'ultima uccide. Prima di allora, avrà chiuso fuori il rumore, avrà scacciato la paura, sciolto la morsa del panico.
Un minuto. Un minuto da umano è tutto quello di cui ha bisogno.
Con infinita delicatezza, solleva la puntina e l'appoggia sulla superficie nera e piatta del vinile. Il grammofono gracchia ancora.
Dalla corolla sgorga un nettare di note, crudo, e tuttavia infinitamente dolce, struggente.


Recitar! Mentre preso dal delirio
non so più quel che dico e quel che faccio!
Eppure è d'uopo...sforzati!
Bah, seti tu forse un uom?
Tu sei Pagliaccio!


“Pagliaccio,” bisbiglia. La fattoria scricchiola e freme insieme alle sue labbra spaccate. Michelangelo avverte il sapore acre del sangue dilagare, rosso, rotolargli lungo il mento, nero, e cadere a macchiargli la coscia raccolta. Il dolore è una stilettata che gli riempie di sale la bocca. Inspira e si gonfia il petto di aria vecchia, profumata di legno. Ha il torace compresso.
L'inchiostro sale.
Fa fremere il  Segno, ancora sigillato.


- “Vorrai ma non devi,” dice Leo, e le sue mani indurite dai calli passano in rassegna le mappe del territorio di Northampon. Le legge a palpebre chiuse. Il seme è germogliato sulla sua fronte, i primi tralci già si allungano sui suoi zigomi. Don ha previsto che quando sboccerà, il Segno lo farà sui suoi occhi. Nessuno di loro vuole pensare a quale saranno le conseguenze.
“Che cosa significa?”
“Non lo so. È quello che mi dice la carta. Vorrai, ma non devi. In nessuna circostanza, finché non sarà finito tutto, non lo fare.”
Non gli parla del nodo di angoscia che gli ha fermato la voce in gola.
Non vuole ammettere che quello stupido seme, la causa della loro rovina, è riuscito a leggergli nell'anima.
Leonardo lo guarda. La cataratta ha proiettato un'ombra sulle sue iridi color ambra.
“Non tornare indietro. Mikey, ti prego, non lo fare – se anche uno solo di noi incontra l'altro...”
Cadrà il mondo?, vorrebbe rispondere.  Peccato che la risposta sia sì.
Sì, sì, sì. Sì. -


L'urlo si ripete. Stavolta, il riverbero squassa la terra, scatenando un terremoto su scala ridotta. Michelangelo abbassa lo sguardo e si costringe a guardare il bocciolo, tra un respiro strozzato e l'altro. Il suo fiore innominato, non ancora sbocciato. Annidato sulla sua spalla.
“Ti prego, ti prego, ti prego, tienilo lontano. Da solo non ce la faccio.”
Il terreno intorno alla fattoria trema -
 no, palpita
- trema.
Lui e i suoi fratelli sono camere separate di un unico cuore, destinati a non incrociarsi finché non saranno tutti completamente svegli. Non verrà nessuno in suo aiuto. 
Ha quattordici anni appena, e sta per affrontare la peggiore delle sue paure.

Si preme il dorso di una mano sulla bocca. L'altra, la posa sulle nunchaku.
Il grammofono, pietoso, continua a suonare.


Vesti la giubba, la faccia infarina
La gente paga e ridere vuole qua.
E se Arlecchin t'invola Colombina,
ridi, Pagliaccio, e ognun applaudirà!
Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto;
in una smorfia il singhiozzo e 'l dolor.


- Questa è l'ora in cui dimostrare quanto siano forti i vostri artigli, e affilate le vostre zanne.
Raphael non parla.
Guarda i bagagli, gli zaini ammucchiati in un angolo,  e il suo respiro è flebile come mai prima. La lampada appesa al soffitto dondola, un organo collegato ai muscoli da un semplice fascio di vene e tendini.
La luce va, e di lui si vedono sprazzi. Gli occhi sbarrati dietro la bandana rossa. Il pallore delle sue nocche, strette su sai troppo grandi per lui. La smorfia che gli scava il viso, ancora, di più. È l'unico a non gemere, l'unico a non farsi sfuggire nemmeno un suono. Il suo corpo parla, grida, piange per lui. Sono vicini, vicinissimi, schiacciati l'uno contro l'altro, addossati al muro.
La luce scappa. Sprofondano nel buio.
Tutto ciò che gli dice che non moriranno qui, che non finirà prima ancora di cominciare, con loro intrappolati nelle fogne come topi, è la risonanza del brivido di Raph.
Corre avanti e indietro tra loro, e dice che sono entrambi ancora vivi. -


È qui. È arrivato.

Il dolore si è fatto tanto intenso da scuotergli le ossa. Lancia stralci di radici sul pavimento e la fattoria intera risponde, chiudendosi su di lui. Ombre, assi, muri portanti, pavimenti sfondati.
Da fuori arriva il lezzo del mostro. Preme sulle vetrate sfondate come le centinaia, migliaia di mani delle vittime mietute sul suo cammino, da New York a Northampon.
Con un fruscio, il bocciolo si schiude. Un grappolo di infiorescenze delicate freme nella penombra. Bianche, con i bordi picchiettati di purpureo. Tra le piaghe livide che chiudono un'aureola intorno all'impianto del seme, sembrano infinitamente fragili.
Tsuta. Poison Ivy.
Non fa soffrire di meno, non caccia il tremito incontrollato che si è insinuato in lui. Rabbrividisce, e le fondamenta della fattoria rumoreggiano, minacciose.
Il respiro della divinità sfonda il tetto, freddo. Sa di acqua ferma, tempeste, oceani salati e immensi. Sa di minaccia e di furia.
E tuttavia, quando mai l'Edera ha temuto qualche goccia d'umidità?

Ridi, Pagliaccio, sul tuo amore infranto,
Ridi del duol che t'avvelena il cor!

Questo posto disumano crea mostri umani.
A un lungo miglio da casa, Hamato Michelangelo si prepara a combattere.

*

* They're playing the song of the Century
and it gets promises and prosperity
tell us a story into that good night

Sing us a song
for me *


Song of the Century, Green Day - Vesti la Giubba, Ruggero Leoncavallo.

N/A

Premetto che questa one - shot doveva essere tutt'altra cosa. Come si può intuire dall'ambientazione, è la conclusione del ciclo di Northampon che ho iniziato con Crystallize - eppure se n'è discostata di molto, tutto per colpa della Fan Fiction long che sto scrivendo sulle TMNT da un po' di tempo a questa parte. Si tratta di un'Alternative Universe, di cui questo vuole essere una sorta di prologo. Non appena avrò accumulato capitoli a sufficienza, comincerò a pubblicarla anche qui.
Per il resto...non mi sento di spoilerare più di tanto xD come avete potuto leggere, le tartarughe sono molto più giovani, in questo episodio. Separati, ognuno portatore di un Segno - che sarà mai? Ioooo non so niente *firulì, firulà* - e ognuno nei guai fino al collo.
Spero di aver incuriosito i lettori almeno un po'.

Kei
   
 
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