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Autore: Dotta Ignoranza    03/06/2014    5 recensioni
“Lacrima su di noi questa pioggia di rimpianti e delusioni.
Trafigge i polsi con le sue lame fredde chiedendoci di dissolvere noi stessi.”
Genere: Dark, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Dante
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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“Lacrima su di noi questa pioggia di rimpianti e delusioni.
Trafigge i polsi con le sue lame fredde chiedendoci di dissolvere noi stessi.”

 

Un pensiero distante colse la mente dell'uomo, ma niente gli parve più vivo e più vero in quel medesimo istante, di sicuro era più vivo della bestia straziata che giaceva sotto la possente forza dello stivale che gli premeva contro la gola.
Buffo e tetro il suo grugno deformato dalla morte sopraggiunta all'improvviso durante un banchetto salmastro di carni vergini, ma d'altronde cosa ci rimaneva? Si pose ancora quela domanda l'uomo dagli occhi soffocanti d'acqua. Cosa rimaneva a loro stessi?
Gli abomini di un dio che non li vuole avevano ormai smesso da tempo di infestare la terra dei baciati dagli angeli, e ormai il disagio, la corruzione, lo scontento di queste creature beate avevano reso più marcio la terra dei beati della Giudenca stessa.
Che amarezza, che tristezza, che spreco di anni, sudore, sangue, lacrime, morte, sacrifici, vittorie, scopate, rimpianti. Che amarezza che cosa ci rimane per noi stessi?
Martellava.
Martellava e martellava fino a fargli scoppiare il cranio, le dita inguantate dalla pelle nera traforata si strinsero maggiormente intorno all'elsa della sua spada. Un gesto brusco, il grido stridulo della lama, e la bestia putrida assunse lentamente le fattezze della sabbia, poi il pianto del Celeste la cullò, la sciolse e piano la sabbia parve diventare cenere e da cenere solo una chiazza malinconica sull'asfalto di quel vecchio vicolo fra la tredicesima e la Sunset Strip.

-Cinquanta.- Una voce gutturale e profonda si levò dal basso di quel miasma di terrore. L'uomo sistemandosi la prode compagna di mille mattanza dietro le ampie e poderose spalle, si guardò indietro notando le altre sagome annoiate dalla morte dipinte fra i muri e su i cassonetti.
Sbuffò, un alito umido e dalle tinte grigiastre.
Faceva stranamente freddo per quelle prime notti che preannunciavano l'Estate.
Cazzo persino il tempo era impazzito, e cazzo... continuò a pensare, se si era ridotto a riflettere sul tempo la sua nottata era veramente giunta agli sgoccioli, letteralmente, visto lo stato lacunoso dei suoi capelli commossi lungo le tempie e appiccicati sulla fronte.
Scosse la testa parendo un vecchio cane randagio.
Scosse la testa levando alto il naso affilato e importante, infilandosi le mani dentro alle tasche dei jeans dalle tinte vermiglie, il giaccone di pelle gli aderiva addosso, una seconda pelle di immondo varano variopinto.

I tacchi degli stivali dalla punta aguzza alla texana scandivano il ticchettio armonioso e discordato di quella pendola inesistente.
Cosa gli rimaneva? A tutti loro, rivoltanti esseri.
Ancora pensò testardo e ostinato, con quel suo passo annoiato ma deciso fra i rivoli di sangue che scorrevano verso i tombini, mentre una parte di se voleva solo fuggire da quel posto così medito di ricordi destabilizzanti.
Ma dopo tutto, loro cos'erano se non una proiezione più bassa, più fetida e più vera dei cuori degli uomini che il Cacciatore si ostinava a salvare? Meritavano forse un destino migliore? Quante volte aveva ascoltato il proprio abisso urlare?
Ammazzali tutti.
Dimentica il tuo giuramento fatto a tua madre morente.
Dimentica chi dici di essere.
Dimentica e fai giustizia a un millenarismo che mai verrà, eppure ancora ne perpetui la causa.
Illuso.
Coglione.
Bastardo.
Vomita te stesso dietro al cassonetto e cerca i frammenti della tua realtà fra le scaglie di quella nausea partoritasi da sola.

Nuovamente si ritrovò a levare il capo verso l'alto, strizzando un occhio per sfuggire alla luce aggressiva di un'insegna accattivante: Il nuovo volto dell'energia americana!
Dio, avrebbe voluto tornare dentro a quel vicolo e desiderare di essere una di quelle chiazze annoiate e stecchite sui muri.
Che mondo è mai questo per crescere dei figli?
L'uomo gli sorrideva saccente e pareva un pastore anziché il prossimo magnate dell'industria petrolifeca. Un pastore dalla mano trafissa da quel chiodo su cui piangono mille e più bambini orfani e affamati, in quella realtà puoi solo rimanere e uccidere oppure fuggire e morire.
Cosa cambiava?
In questo mondo faresti mai vivere i tuoi figli?
Sentì il bisogno di impugnare una delle sue fidate pistole, l'ebano nero, estrarla e trivellare di colpi quel manifesto, per mille aborti del mefistofelico nemico, un milione di uomini schiacciavano le ossa dei innocenti; e allora che fare?
Diventare un terrorista? Un martire? Per molti era già un santo... per altri un angelo, per altri ancora un aborto mal riuscito persino da un padre caduto.

Una mezza risata gli strusse le labbra doppie d'amarezza. La coscia destra si alzò stringendo a se la sella della moto.
Da quando aveva preso a pensare così in termini sociali?
Un calcio verso il basso, e il pedale sputò il rombo di motore che infranse la quiete tediosa, infame.

Ormai era divenuto come quei ridicoli super eroi dei fumetti stampati nelle edicole, no? Di notte a salvare la povera gente da mostri feroci e di giorno godersi le cure del focolare domestico.
Avrebbe voluto incendiare la copertina del proprio fumetto. Ridere in faccia all'eroe che per tutti quelli che lo conoscevano era divenuto.
Eroe afflitto che stremato da ogni nottata, voleva solo strascinare quel suo culo dentro all'uscio di casa, affondarsi tra le coltri del proprio letto e trovare il suo meritato paradiso.
Un po' di egoismo in questa vita. Un po' di passione per se e per ciò che si ama.

Il mio paradiso me lo sono costruito da solo. Lo difendo da solo, e lo vivo da solo, perché è mio e nessuno può strapparmelo.

A quel pensiero i dubbi, i dolori e la bile velenosa impressa nella gola si sciolse lentamente.
D'un tratto, un tremolio provenne dalla tasca posteriore dei pantaloni.
La mano umida lo raggiunse, un gesto del pollice fece scattare lo sportellino del cellulare.
-Sono Dante.- Deciso e fermo, eppure non passarono neppure due secondo perché sul volto del mezzo uomo apparisse un sorriso del tutto diverso dai precedenti che aveva rivolto a se stesso.
Gli incisivi addentarono divertiti il labbro inferiore.
-Fragola, crema al caffè, vaniglia e... sì, digli che va bene anche gusto puffo. Sì, mi ricordo le cialde. A-ah... croccanti ovvio! All right, baby.- Annuì paziente continuando a sorridere e ridacchiare fra se e se, senza accordersi che la pioggia aveva ormai smesso di lacrimare su di lui.
-Sono per strada, sto arrivando. Sì, aspettatemi alzati... a fra poco.- Qualche secondo di silenzio -Hey, piccola? Ti amo.- Un sussurro morbido ma graffiante con il suo solito tono rauco.
Un fremito dolce lo colse dall'altro lato e lo sportellino del telefono si richiuse su se stesso con un deciso clack.
Rimase a fissare l'asfalto bagnato davanti a se, mentre solo in quel momento si accorse di una musica che d'apprima soffusa iniziò a uscire dalle porte di un locale poco distante.
Il motivetto lo conosceva bene, fosse statogli inciso fra le corde dell'anima.

Si leccò le labbra e scoppiò in una risata di pancia chiudendo gli occhi in quel modo al limite dell'infantile e del pazzo.
Girò di scatto l'acceleratore, una fumata di bruciato grattò la ruota posteriore e la moto sfrecciò verso il centro di Beverly Hills con un urlo liberatorio del motore.
Nella testa di Dante e fra le sue labbra ancora quelle parole, ancora quella canzone a strillare chi lui era. Chi lui era diventato e chi lui non sarebbe mai smesso di essere.


Can anybody find me somebody to love
Each morning I get up I die a little
Can barely stand on my feet
Take a look in the mirror and cry
Lord what you're doing to me
I have spent all my years in believing you
But I just can't get no relief, Lord!
Somebody, somebody
Can anybody find me somebody to love?
I work hard every day of my life
I work till I ache my bones
At the end I take home my hard earned pay
all on my own I get down on my knees And I start to pray
Till the tears run down from my eyes
Lord - somebody - somebody
Can anybody find me - somebody to love?

 

 

 

Nota:

la canzone finale, nonché il titolo della storia è la canzone dei Queen “Somebody to Love”.
Un ringraziamento speciale alla persona a me cara, che mi ha fatto amare da anni questa perla miliare videoludica, quale Devil May Cry.  

  
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