RACCONTO STUPIDO 1

Guardo dalla finestra di camera mia la casetta accanto. Abito in una di quelle villette a schiera in periferia. È un bel quartiere e c’è bella gente. Soprattutto la mia vicina, una bella ragazza con due anni in meno di me, che frequenta la mia stessa scuola.

Mi balza alla mente un’idea un po’ matta. Esco velocemente dalla stanza, prima di poter tornare in me e salgo in soffitta. Qui apro la finestrella, che sbuca sul tetto. Uso alcune scatole come scalette e mi arrampico fuori dalla finestra. È la prima volta che lo faccio, ma non può essere così difficile: lo fanno in tutti i film, in fondo. Sul tetto mi siedo e fin qui va tutto bene. Ora dovrei muovermi, però. Alzo un piede, ma l’altro non è abbastanza forte per reggere da solo il mio peso e inizio a cadere.

La mia scivolata si arresta molto prima del previsto. Mi ritrovo su un solo piede nella grondaia e sdraiato, in stile stracchino, sul tetto. Ok, dai, riprendiamoci.

Con questa strana posizione proseguo fino ad arrivare al punto più vicino all’altra villetta.

E ora? Tento di rimettermi in piedi, ma non ho tempo di vedere quanto realmente io sia riuscito nel mio intento, perché sento la grondaia scricchiolare e il mio istinto di sopravvivenza mi suggerisce di saltare, il più in fretta possibile.

Mi lancio e in quel momento mi sento fichissimo. Oh-oh. Mi sa che ho calcolato male le distanze, perché mi ritrovo appeso alla grondaia dei miei vicini solo con le mani. Perciò, cerco di far presa con i piedi, ma il risultato è patetico e mi trovo a sgambettare come un forsennato.

In qualche modo (che sinceramente non saprei rispiegare…),comunque, riesco a sdraiarmi per metà sulla grondaia e per metà sul tetto. Non sarà la posizione più affascinante del mondo e neanche la più comoda, ma almeno mi sento stabile.

Striscio come un verme fino a quando non incontro un ostacolo: il nido di un qualche uccello. L’unica cosa da fare è alzarmi, possibilmente senza spiattellarmi al suolo. Mi tremano leggermente le gambe e mi alzo co davvero poca grazie. Tanto non mi vede nessuno. Scavalco l’ostacolo e, aggrappandomi ad un tubo attaccato al tetto, salgo.

I miei piedi, però, slittano leggermente e faccio cadere qualche tegola. Ops. Guardo giù, per assicurarmi di non aver ucciso nessuno. È tutto ok, penso.

Sono vicino alla sua finestra, manca poco, dai!

Sono arrivato punto più in alto del tetto, così mi lascio scivolare giù dolcemente fino alla grondaia. Ormai i tetti non hanno più segreti.

Mi metto a testa in giù e guardo dalla finestra. Ha le tende chiuse, ma, attirata dai rumori, suppongo, le scosta.

Mi trovo davanti una folta barba bianca.

-AAAAAH!- grida lui.

-AAAAAH!- grido io. Prima di accorgermene mi ritrovo per terra, in una posizione che non reputo proprio umana.

Mi siedo massaggiandomi la testa e guardo le villette: dalla cima del tetto ho sbagliato lato. Che stupido1

Mi alzo in piedi e, zoppicando, torno a casa.

***

NOTE DELL’AUTORE: Sinceramente non so se cadendo da tetto di una casa bassa ci si possa rompere soltanto una caviglia (è stato a lungo commento di conversazione con la mia migliore amica XD), ma lo scopo del mio racconto era di ricreare una scena surreale in stile film comico o cartone animato. Non saprei quindi dire se è una scena realistica o meno (men che mai proverei in prima persona!), ma comunque lo scopo non era quello ^_^ un bacione

Old Boy