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Autore: B e l l e    05/06/2014    10 recensioni
Voldemort ordina a Lucius Malfoy di portargli Severus Piton, ma la Rowling non ci racconta come vive, il primo, quel momento e neanche come reagisce il secondo. Ho provato a raccontarlo, per come vedo io il rapporto tra i due Mangiamorte.
Dal testo: "A lui, il compito più indegno: mandare un compagno a morire. Spesso Lucius si era sentito appellare con termini simili: infame, subdolo... poco gli importava. Stavolta, però, trovava l'ordine ricevuto, pur semplice che fosse in teoria, dannatamente complicato."
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[1° classificata al "Contest: scegli un personaggio" di Paperetta]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lucius Malfoy, Severus Piton, Voldemort
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'Tales of another broken home'
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Un compito indegno

 

 

 

« Vammi a prendere Piton ».
« Piton, m-mio Signore? »
« Piton. Ora. Ho bisogno di lui. Devo chiedergli un... servizio. Vai ».

 

L'uomo spaventato che, lentamente, zoppicando, usciva dalla stanza della Stramberga Strillante, presidiata dal Signore Oscuro, era solo l'ombra del ricco, potente, altezzoso Lucius Malfoy. La bellezza, l'eleganza, la classe lo avevano abbandonato, da quando Voldemort era risorto e il Ministero gli aveva confiscato tutti i beni. Adesso, il suo bel viso era sciupato dalle occhiaie e dalla barba incolta; i lunghi capelli biondo platino si stavano leggermente colorando di bianco e arricciando per la mancata cura; i suoi brillanti occhi di ghiaccio avevano perso la lucentezza e si mostravano vuoti e mezzi chiusi. Lucius Malfoy era stanco e disperato. Il suo corpo risentiva ancora dell'ultima punizione inflittagli da Voldemort, per essersi fatto sfuggire Harry Potter. L'ennesimo errore, l'ennesimo fallimento. Lucius Malfoy aveva perso tutto. Adesso, voleva solo ritrovare la sua famiglia. Voleva salvare sua moglie e suo figlio da un destino orribile in cui lui stesso li aveva trascinati. Sperava che il suo Signore gli desse ascolto, che interrompesse la guerra per permettergli di cercare Draco, ma così non fu. Non solo non aveva intenzione di fermare la battaglia, ma gli aveva anche ordinato di cercare Severus. Già, adesso i compiti importanti erano riservati a lui. Lucius non era più considerato all'altezza. Dannazione!
Forse però, era meglio così: una volta avvisato Piton, avrebbe potuto vagare nell'ombra, alla ricerca di suo figlio, o affiancare sua moglie. Il Signore Oscuro non aveva bisogno di lui.
Chissà cosa voleva da Severus. Non certo che gli portasse il ragazzo. Sembrava davvero sicuro che Potter sarebbe andato da Lui di sua spontanea volontà. Cos'avrebbe potuto chiedere di così importante, allora, al maestro di Pozioni? Cosa, che lui stesso non avrebbe potuto compiere, senza scomodare l'altro fedele Mangiamorte?

 

« Non c'è altro modo, Nagini »

 

Lucius sentì Voldemort mormorare qualcosa al suo adorato serpente, mentre si apprestava a lasciare la vecchia casa per eseguire l'ordine. Non c'è altro modo per cosa? – si chiedeva, riflettendo sulle parole del mago oscuro. Lo aveva visto girarsi tra le mani la potente Bacchetta di Sambuco, oggetto che bramava da tempo, ma non aveva percepito soddisfazione, nel breve momento in cui aveva osato guardarlo negli occhi, piuttosto... frustrazione. Possibile che il mago oscuro più potente dell'intero universo provasse qualcosa di simile, maneggiando la Bacchetta di Sambuco? Con quella, sarebbe stato oltremodo invincibile, ammettendo che non lo fosse anche senza. Sarebbe stato un gioco da ragazzi, per Lui, uccidere il giovane Potter, adesso che era il padrone di suddetta arma.
Il padrone. Quella parola risuonò nella sua mente per qualche attimo e, d'un tratto, Lucius capì.
La bacchetta apparteneva ad Albus Silente e, per averne pieno possesso, si doveva uccidere il precedente possessore. Per un attimo, gli si gelò il sangue nelle vene, pensando che Draco aveva l'ordine di uccidere il vecchio preside, ma subito si ricordò – e per la prima volta ammise – che suo figlio non era stato in grado di eseguire il compito. Dunque, Piton aveva commesso l'omicidio. Piton era il padrone della Bacchetta di Sambuco.
Lucius era stato mandato a chiamare Piton. Il Signore Oscuro voleva Piton. Voleva ucciderlo per avere pieno potere sulla bacchetta. A lui, il compito più indegno: mandare un compagno a morire. Spesso Lucius si era sentito appellare con termini simili: infame, subdolo... poco gli importava. Stavolta, però, trovava l'ordine ricevuto, pur semplice che fosse in teoria, dannatamente complicato. Severus Piton non era quello che normalmente si definiva un amico. Il loro rapporto non era mai stato fraterno. Condividevano, semplicemente, una missione. La missione del Signore Oscuro. Erano entrambi seguaci del mago più potente del mondo.
Dunque, per quale motivo trovava così difficile portare Severus Piton dal carnefice?
Lo conosceva dai tempi della scuola. Era lui stesso, il Prefetto che accolse quel bambino pallido e serio, al tavolo dei Serpeverde. Era lui che lo aveva indirizzato verso il lato oscuro. Adesso, era lui che doveva condurlo alla morte. Maledizione!
Lucius non era uno che si lasciava andare a sentimentalismi, ma non poteva negare di provare affetto verso il professore. Quell'uomo era stato vicino alla sua famiglia, mentre lui si trovava ad Azkaban; quell'uomo aveva protetto e salvato suo figlio. Non poteva tradirlo così, ma non poteva neanche disubbidire al Signore Oscuro. E se avesse avvertito Severus della trappola? Probabilmente, Piton non si sarebbe presentato al cospetto di Colui-che-non-deve-essere-nominato e, il suddetto, se la sarebbe presa con lui e con la sua famiglia. Non poteva aiutare Severus, ma lo avrebbe tanto voluto. Magari, Piton non era tanto vigliacco, come si diceva in giro, e si sarebbe presentato lo stesso, ma non poteva rischiare. Non poteva, diamine! Non aveva scampo.


Trovò l'ex professore di Pozioni al confine Nord della Foresta Proibita, poco distante dalla fine dell'area protetta, dove le barriere Anti-Apparizione perdevano il loro effetto. Se lo avesse avvertito, Piton, avrebbe potuto smaterializzarsi pochi metri più avanti e fuggire lontano. Lui, invece, aveva una famiglia da difendere, non poteva scappare. La decisione era presa. Doveva solo trovare il coraggio di spedire il proprio compagno verso l'inevitabile fine.
Fece qualche passo verso di lui. Piton lo fissava, immobile, con il solito sguardo ironico che lo contraddistingueva. Non c'era nessuno nei dintorni, ma, in lontananza, si sentiva il rumore provocato dal caos della guerra.
Zoppicando, lo raggiunse, fermandosi a pochi passi da lui. Il silenzio regnava tra i due Mangiamorte. I loro sguardi, incatenati l'uno nell'altro, per un attimo mostrarono lo stesso sentimento. Pena.
Lucius provava pena per il compagno che stava per spingere in una trappola mortale. Piton sentiva lo stesso per il Mangiamorte distrutto che aveva davanti.
I secondi passavano e nessuno si decideva a rompere quel silenzio, che iniziava a diventare pesante.
« Lucius... » disse, finalmente, Piton, lasciando volontariamente in sospeso la frase.
« Severus » rispose Malfoy, di rimando. Fece un sospiro profondo. Era il momento. Aveva perso già abbastanza tempo. Il Signore Oscuro non ammetteva ritardi.
« Non dovresti essere qui » azzardò, girando intorno alla faccenda.
Piton alzò un sopracciglio.
Probabilmente, Malfoy aveva ragione. Sarebbe dovuto essere nel castello, a difendere Harry Potter, come aveva sempre fatto; avrebbe dovuto guardare le spalle a Draco, cosa che aveva promesso a Narcissa, dal momento che l'uomo che aveva davanti non ne era in grado. Non era questo, però, che intendeva Lucius, con quell'affermazione.
« Potrei sostenere la stessa teoria su di te » rispose, infine, l'ex professore.
« Ti sbagli »
« Dunque, vorresti farmi intendere che, in questa battaglia, il tuo compito è quello di starmi accanto? » domandò, sempre più ironico, Piton.
Lucius sbuffò.
« D'altronde, senza bacchetta, non ci si può aspettare granché... »
« Smettila, Severus. Sai benissimo perché non ho la bacchetta con me » lo interruppe Malfoy, provando a difendere quel briciolo di orgoglio che gli era rimasto.
« Ebbene? » Piton incrociò le braccia.
« Il Signore Oscuro vuole vederti ».
Piton si fece pensieroso. Cosa voleva Voldemort da lui? Aveva di nuovo piena fiducia nei suoi riguardi, aveva finalmente capito da che parte stava, o almeno credeva. Dunque? In quel frangente, davvero non riusciva a capire cosa pretendesse ancora da lui.
« Tu non eri in grado di soddisfarlo? » chiese con una punta d'ironia il preside, teoricamente ancora in servizio.
Lucius lo gelò con lo sguardo. «A quanto pare no » rispose, secco.
Da quelle parole, come era ovvio che fosse, Piton capì che Malfoy non era a conoscenza di cosa, il Signore Oscuro, volesse da lui. Non c'era da stupirsi di ciò: ultimamente, Lucius non godeva del massimo rispetto da parte di Voldemort – o meglio, da parte di chiunque.
« Dove si trova? » chiese, allora, Severus.
« Nella Stramberga Strillante » rispose Lucius, abbassando leggermente gli occhi. « Ti accompagno » aggiunse.
I due Mangiamorte si misero in cammino, restando in rigoroso silenzio. Severus non aveva niente da dire a quell'uomo, niente che potesse trasmettere davvero ciò che pensava. Lucius, d'altro canto, avrebbe voluto parlare, ma non poteva. Stava eseguendo un ordine e, lasciato Piton al cospetto del Signore Oscuro, sarebbe rimasto a disposizione, sperando di non fare, prima o poi, la stessa fine.

 

La forza della magia di Voldemort si poteva avvertire anche a distanza. I due uomini si trovavano davanti alla Stramberga, quando un brivido di puro potere attraversò i loro corpi. Severus si irrigidì, ma rimase impassibile; Lucius, preso alla sprovvista, inciampò in una radice e rovinò a terra.
Piton aveva smesso da troppo tempo di sentire compassione per gli altri, quindi non avrebbe mai espresso apertamente il disagio che provava nel vedere la condizione del compagno. D'altronde, volenti o nolenti, avevano passato almeno metà della loro vita, fianco a fianco: a scuola, nelle schiere dei Mangiamorte, durante Prima Guerra Magica, negli anni successivi, e adesso, nel bel mezzo della Seconda Guerra Magica. Aveva visto Lucius Malfoy nel pieno del suo splendore, elevato all'ennesima potenza, e poi, lo aveva visto cadere a picco, come la profezia che gli era sfuggita di mano, quella notte all'Ufficio Misteri. Per un uomo come Lucius, superficiale, opportunista ed egocentrico, perdere la faccia era la cosa peggiore che gli potesse capitare. Nessuno poteva restituirgli la dignità, ma se, come sperava, la guerra fosse finita con la sconfitta del male, Lucius avrebbe dovuto almeno recuperare la forza per vivere. Aveva una famiglia da mantenere, doveva assolutamente risollevare la testa.
Guardò l'uomo accasciato ai suoi piedi e, invece di sorridere ironico, gli offrì una mano. Lucius, contro ogni aspettativa, accettò l'aiuto e si rialzò. Fissò i suoi occhi rossi e lucidi sul Pozionista e mormorò rocamente un « grazie ». Quel sussurro, nonostante fosse estremamente raro che uscisse dalla bocca di un Malfoy, sarebbe passato altamente inosservato, se non fosse stato per lo sguardo che il Mangiamorte aveva riservato all'ex professore. Severus, in quegli occhi, vide l'anima devastata di un uomo finito, che non ringraziava solamente per quel gesto di pietà, ma che riconosceva tutto l'aiuto ricevuto in quegli anni. Lucius Malfoy lo stava ringraziando per aver protetto la sua famiglia, quando lui era impossibilitato o incapace di farlo. Lucius Malfoy lo stava ringraziando per tutti i momenti passati insieme, quasi come se quella fosse l'unica possibilità per farlo. Piton ebbe, per un attimo, l'impressione che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto quell'uomo e si rese conto che nessuno dei due aveva mollato la presa sul polso dell'altro, mentre si fissavano.
Sentì il bisogno di dargli un ultimo consiglio, prima di congedarlo per raggiungere Voldemort.
Strinse più forte quel braccio, ormai quasi scheletrico, e la sua espressione si fece più seria.
« Vai a cercare tuo figlio, Lucius » sussurrò. « Portalo via da questo orrore ».
Senza aspettare una risposta che, sicuramente, avrebbe rovinato quel momento, lasciò andare il polso del compagno e, senza voltarsi, sparì nella penombra della vecchia casa.
Probabilmente, Lucius Malfoy era l'unico uomo che, nella sua vita, si fosse mai avvicinato alla definizione di amico, e adesso sapeva – lo aveva letto nei suoi occhi – che il sentimento era ricambiato.





 



 

 

NdA. Le parti in corsivo, messe a destra, appartengono a J.K. Rowling. Nella storia, c'è poca narrazione esterna: la prima parte è raccontata, perlopiù, dal punto di vista di Lucius Malfoy, mentre la seconda, dal punto di vista di Severus Piton. Spesso si possono notare i pensieri, anche se non sono espressi in prima persona, e le ripetizioni sono volute, trattandosi appunto di pensieri. Il nome di Voldemort non viene mai fatto da Lucius, neanche nei suoi pensieri, mentre dalla narrazione esterna e da Piton sì. 'Lui' riferito a Voldemort è scritto con la lettera maiuscola volutamente.
In alcuni punti c'è il rischio di cadere in OOC, ma ho descritto sia Lucius, sia il rapporto tra lui e Severus, per come li vedo io.

   
 
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