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Autore: Nocturnia    08/06/2014    6 recensioni
L'odio ruggisce nella gola ed Ellaria lo libera nel cielo nero di Approdo del Re, vegliando un corpo che è stato amico e amante - compagno, confidente, tutto.
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Oberyn Martell
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Oberyn Martell, Ellaria Sand e tutti gli altri personaggi appartengono a George R.R. Martin e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


"Noi promettiamo con le nostre speranze e manteniamo con le nostre delusioni."

- Henry Becque -



Promettimi


L'odio non consuma.
L'odio alimenta anime inquiete e acuisce il desiderio, danzando nella coscienza come sabbia impalpabile e rovente.

"Ti scontrerai con... quello?"

L'odio ruggisce nella gola ed Ellaria lo libera nel cielo nero di Approdo del Re, vegliando un corpo che è stato amico e amante - compagno, confidente, tutto.

"Io ucciderò quello."

Tace il buio di una fogna che chiamano capitale ed Ellaria gli sfiora ciò che rimasto della fronte, cercando tra i residui d'osso un viso che la divora come le tempeste del deserto di Dorne.

Oberyn.

È bellissima e distrutta Ellaria, trasfigurata nella grazia che solo le cose decadenti e spezzate possono avere.
Gli stringe la mano e in punta di dita ripercorre il contorno delle labbra -  il naso un po' schiacciato, i capelli corvini -  e cerca in orbite vuote occhi che l'hanno sempre guardata con rispetto e forza.

"Non lasciarmi sola in questo mondo crudele."

Oberyn le aveva sorriso, baciandola come faceva sempre - prevaricatore e affamato - e le aveva lasciato il sapore di una promessa sulle labbra- fiele cenere sangue.

"Mai."

Ha un nome, l'odio.

Lannister.

Ha un volto l'odio, l'arroganza di chi si crede padrone del mondo e di un leone che è solo un gattino che gioca a fare il predatore.
Ellaria si costringe a guardarlo ancora un volta - le orbite scavate, il cranio aperto come un frutto marcio, i denti saltati - e ne memorizza ogni dettaglio, perché se nei ricordi sarà sempre il suo Oberyn - corpo caldo e risata morbida - le femmine di Dorne non devono avere paura della morte.

Non più.

Il sudore di quella giornata le scivola lungo la nuca ed Ellaria sente l'odio montarle addosso come un pugno che stringe e stringe e stringe....

La Vipera Rossa sarà vendicata.

Non invecchierà con lei.
Non la farà più ridere e nemmeno potrà più consolarla quando il dolore si farà insopportabile.
Non sentirà più la sua pelle sulla propria, mani ruvide che la blandivano tra le cosce e sui fianchi.

No.

Oberyn è morto, sconfitto dalla sua stessa brama di giustizia - o vendetta; in un mondo in cui la Morte è menzogna e tradimento è difficile dirlo con sicurezza - ma il deserto ha già cambiato i suoi moti - ora più rabbiosi e violenti.

Mai inchinati...

Oberyn è morto ed Ellaria sceglie di non abbandonare le sue spoglie - non qui, non nella tana del leone.
Socchiude gli occhi la regina guerriera e ascolta il silenzio della notte, un brusio incerto, e snuda i denti nella parodia di un sorriso.

Mai piegati...

Il tanfo di Approdo del Re le invade le narici - inganni, merda e la putrefazione di un trono che gronda solo acciaio e veleno - ma Ellaria amplia il sorriso, il rictus di una donna innamorata e il cui dolore ha cauterizzato ogni sentimento.

Mai spezzati.

Le picche si alzano, impronte nerastre contro un sole nascente che morde e conquista un altro giorno - e poi sarà di nuovo semplice preda dell'oscurità e dei suoi fantasmi.

Mai inchinati, mai piegati, mai spezzati.

Ellaria Sand impugna l'orizzonte e sceglie di onorare l'ultima promessa - in punta di lancia e di lingua.

"Non sarà questo il giorno in cui morirò."

Oberyn le sorride dal luogo in cui dimora l'odio più puro - quello che nutrirà la serpe e avvelenerà il leone: il cuore.


   
 
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