LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
VENTUNO
I
ragazzi rientrarono in casa, uno più silenzioso di
quell’altro, ma non appena si ritrovarono nel salotto ancora
devastato dal
combattimento sembrò scoppiare il finimondo; Shary
crollò sul divano e scoppiò
apertamente in singhiozzi coprendosi il volto con le mani, Nudge
scivolò a
sedere per terra con la schiena appoggiata al muro e il viso affondato
nelle
ginocchia scossa dai singhiozzi, Angel abbracciò Max anche
lei in lacrime e
Gazzy si buttò sulla poltrona piangendo silenziosamente.
“E’
assurdo, è assurdo”, continuava a mormorare
Nudge con il viso ancora coperto. “Noi guariamo in fretta,
questo non ha
senso”.
“Lo
so piccola, niente ha senso”, cercò di
consolarla Max tenendo lo sguardo fisso in un punto imprecisato del
pavimento.
“E’
stata colpa mia”, sbottò ad un tratto Gazzy
senza avere il coraggio di guardare nessuno. “Lui si
è messo al posto mio. Se
non lo avesse fatto avrebbero sparato a me non a lui. E’
stata colpa mia”. Questa
volta alzò lo sguardo in direzione di Shary che scuoteva la
testa con gli occhi
pieni di lacrime.
“No,
tesoro, non è stata colpa tua. Lo avrebbe fatto
per chiunque, ha semplicemente reagito d’impulso. Tu non
c’entri assolutamente
nulla”, gli rispose la rossa in tono deciso. Non lo incolpava
di certo, povero
piccolo.
“Shary”,
la chiamò la sorella. “E’ meglio se tu
ti
vai a riposare, ok? Hai una faccia orribile. Noi invece penseremo a
ripulire
questo casino. Cerca di dormire un po’”.
La
sorella annuì e cominciò ad avviarsi su per le
scale sapendo benissimo però che non sarebbe affatto
riuscita a chiudere occhio.
Tuttavia era una buona scusa per restare un po’ da solo e
poter piangere
liberamente e sfogarsi.
“Lei
lo ama tanto”, biascicò Nudge non appena vide
la ragazza scomparire. “Si amano tanto. Non è
proprio giusto”.
Shary,
dopo essersi messa la sua camicia da notte
bianca e leggera, si era buttata sul letto a pancia in giù e
aveva stretto
forte a sé il cuscino dando libero sfogo alle lacrime. Non
aveva mai pianto
così tanto in vita sua, né alla Scuola e nemmeno
per la morte di Alex.
I
suoi pensieri continuava a girare soltanto attorno
a Iggy, al primo giorno che lo aveva incontrato, a quando lo aveva
guardato nei
suoi bellissimi occhi azzurri, a quando aveva capito di essersi
innamorata di
lui, a quella passeggiata sotto le stelle, al giro in moto, al loro
primo
bacio…
E
adesso… adesso sembrava che la vita glielo volesse
portare via; lui era la cosa più bella che le fosse capitata
in quella misera
vita e adesso sembrava andare tutto a rotoli. Era proprio ingiusto, la
vita era
proprio ingiusta.
Non
poteva crederci, non poteva nemmeno immaginare
di vivere senza di lui, senza i suoi occhi, senza i suoi scherzi e le
sue
battute, senza i suoi baci. Non potevano portarglielo via
così. E poi era così
giovane, potrebbe avere un sacco di anni di fronte a sé,
ancora non aveva visto
tutto quello che c’era da vedere.
Che
cosa avrebbe fatto lei se lui fosse…non riusciva
nemmeno a pensarci. Sapeva solo che se lui fosse… morto,
sarebbe morta anche
lei. Dentro sarebbe morta.
Le
parole della mamma di Charley ancora le
vorticavano per la testa; potrebbe non passare la notte… ci
vorrebbe un
miracolo.
Un
miracolo. Cazzo, non aveva mai creduto nei
miracoli ma adesso sperava proprio che avvenisse e che le ridesse il
suo Iggy.
Sentì
aprirsi la porta pian piano e qualcuno entrò;
non si voltò per vedere chi fosse, non le importava,
potevano benissimo anche
essere dei Camici Bianchi venuti per portarla via. Anzi, forse sarebbe
anche
stato meglio.
Sentì
questa persona salire sul suo letto e capì
immediatamente che era Angel.
“Stai
dormendo?” le chiese la bambina dolcemente.
La
ragazza però non le rispose ma Angel capì lo
stesso che la rossa era sveglia e che la stava ascoltando
“Non
dobbiamo perdere la speranza”, mormorò allora
la bionda sdraiandosi accanto a lei.
Sì,
la speranza era sempre l’ultima a morire. Ma ci
voleva un miracolo.
“Vedrai
che starà bene”, continuò la bambina
senza
mai ottenere risposta. “Come nei film quando il protagonista
sta per morire ma
poi invece sta bene e ritorna dalla sua amata”.
“Angie,
questo non è un film, tesoro”.
La
mattina dopo lo Stormo insieme a Jo stava seduto
in cucina a fare colazione, in silenzio. Quel giorno avrebbero saputo
se il
loro amico si sarebbe salvato oppure no. Era passata la notte e tutti
quanti
avevano ancora in mente quelle cinque parole dette dalla mamma di
Charley:
potrebbe non passare la notte.
Charley
aveva detto a Shary che l’avrebbe chiamata
proprio quella mattina per dirle come stava e tutti quanti si sentivano
il
cuore in gola e un macigno di dieci tonnellate pesava sul loro stomaco;
non
riuscivano nemmeno a mangiare.
A
un tratto videro arrivare anche la rossa in cucina
con un aspetto che faceva proprio paura; era ancora in pigiama, con i
capelli
spettinati e gli occhi gonfi e rossi. Si vedeva lontano un miglio che
non aveva
dormito ma che piuttosto aveva pianto per tutta la notte.
Si
lasciò cadere su una sedia senza dire niente,
nemmeno buongiorno. Dopotutto non lo avevano fatto neanche gli altri.
D’altronde
non era per niente un buongiorno.
La
ragazza non provò nemmeno a mangiare, se mangiava
qualcosa avrebbe vomitato di sicuro. Piuttosto continuava a lanciare
occhiate
al cellulare ogni dieci secondi per vedere se squillava.
Passò
così una buona mezz’ora in cui nessuno disse
assolutamente nulla; era una cosa raccapricciante, non fecero altro che
girarsi
e rigirarsi per tutta la cucina senza sapere bene che fare, in ansia e
col
cuore che presto sarebbe potuto esplodere.
Ma
all’improvviso, ecco che
il cellulare squillò; tutti
quanti fecero un balzo sulla sedia.
Shary lesse velocemente il numero ed esclamò guardando gli
altri:
“E’
Charley!”
“E
cosa aspetti a rispondere?”, la incitò la
sorella.
Shary
prese il cellulare con mani tremanti cliccando
il bottone verde.
“Pr…pronto”,
rispose col fiato corto.
“Ciao
Shary, come stai?” si sentì la voce allegra
dell’amica dall’altra parte. Ma la rossa
sembrò non notarlo
“Charley,
come cazzo vuoi che stia? Dimmi se Iggy
sta bene”.
“Ahahah,
sta calma”, cercò di calmarla Charley
ridendo divertita. “Sta bene. Iggy sta benissimo”.
“Dici…dici
sul serio?”
“Sì,
certo”.
Shary
esalò un grandissimo sospiro di sollievo
lasciando cadere la testa sullo schienale della sedia; si
sentì scivolare di
dosso almeno quattrocento cinquanta nove chili. Gli altri notarono la
sua
espressione e immediatamente sentirono illuminarsi i propri occhi e
alleggerire
lo stomaco e il cuore.
Charley
continuò: “O il miracolo è avvenuto o
il tuo
ragazzo ha la pellaccia dura. Mia madre e il dottor Hugger sono rimasti
piuttosto stupiti da quanto in fretta si è ripreso. Le bolle
d’aria che si
erano rotte sembra si siano riparate. Però è
ancora piuttosto debole e comunque
un rene lo ha perso, ma per il resto starà bene. Si
è già svegliato una volta
quando c’era mia madre e ha chiesto di te. Vuole vedervi
tutti quanti”.
“D’accordo,
lo andremo a trovare”, le rispose Shary
felice come non mai. “Grazie mille, è fantastico.
Ci sentiamo più tardi”.
Shary
riattaccò e guardò gli altri con un sorriso a
trentadue denti.
“Allora
sta bene!?” fece Nudge intuendo la risposta dalla
faccia della ragazza; infatti stava sorridendo.
“Sì,
ragazzi, sta bene. E’ fuori pericolo”.
“Grazie
al cielo!” esclamò Max abbracciando Angel.
Shary
entrò piano nella stanza di Iggy e lo trovò
ancora addormentato nel letto; almeno sembrava stare meglio rispetto
all’altro
giorno, forse perché aveva riacquistato un po’ di
colore o forse perché aveva
meno tubicini attaccati addosso.
Gli
si avvicinò e delicatamente gli prese una mano;
avrebbe aspettato che si fosse risvegliato.
Non
dovette aspettare molto; il ragazzo, dopo poco,
aprì lentamente gli occhi e volse il capo verso la ragazza,
probabilmente
attirato dal suo odore.
“Sha…Shary?”
la chiamò debolmente.
“Sì,
sono qui”, gli rispose avvicinandoglisi ancora
di più e stringendogli la mano ancora più forte.
“Come ti senti?”
“Come
se mi avessero fatto a pezzi il corpo e poi
ricucito”.
Shary
ridacchiò. “Beh, il paragone ci sta”.
Poi
rimase per un po’ a guardarlo negli occhi
azzurri, quegli occhi che per poco non aveva perso.
Iggy
tentò di mettersi seduto ma non poté evitare di
far uscire un grido di dolore.
“Cazzo!”
“Ma
che fai!?” lo sgridò ma poi lo aiutò a
mettersi
seduto sul letto appoggiato ai cuscini. Guardò attentamente
il letto e vide che
c’era un sacco di spazio accanto a lui così ci
salì sopra e gli si mise accanto
facendo molta attenzione a non fargli male. Aveva il bisogno di
sentirlo
vicino, di stringerlo fra le sue braccia.
“Ci
hai fatto prendere un colpo, a tutti quanti”, gli
disse lei dolcemente.
“Mi
dispiace, non era stata mia intenzione”.
“La
prossima volta però pensaci due volte prima di
farti sparare”.
“Ci
proverò”.
Rimasero
per un po’ in silenzio, abbracciati, poi
Shary sussurrò. “Hai detto che mi ami”.
“Anche
tu lo hai detto”.
La
ragazza rimase un attimo perplessa finché non si
ricordò di quello che gli aveva detto ieri.
“Allora mi hai sentita”.
“Io
ti sentirei anche in capo al mondo. Comunque è
vero, ti amo Shary”.
“Anch’io
ti amo”, gli rispose prima di dargli un
bacio passionale.
Quando
si staccarono, la ragazza esalò un gran
sospiro.
“Che
c’è?” le chiese Iggy.
“Niente”,
gli rispose lei troppo velocemente,
chiudendo e riaprendo gli occhi come se dovesse cercare una gran
concentrazione
per dirgli quello che doveva dirgli. “E’ solo che
ho avuto tanta paura di…
perderti”.
“Ehi,
guarda che non ti libererai tanto facilmente
di me”.
“Lo
spero. Anche perché me lo hai promesso”, rise la
ragazza. All’improvviso si sentirono delle voci e dei passi
concitati che si
avvicinavano; Shary scese dal letto, intuendo chi dovevano essere i
nuovi
arrivati.
“IGGY!”
urlò Gazzy saltando sul letto e abbracciando
di slancio l’amico senza preoccuparsi di stare attento a non
fargli male.
“…
orca troia!” si lamentò infatti il ragazzo che
aveva ancora lo stomaco e la spalla fasciati e di certo il peso
dell’amico
addosso non gli giovava. “Così sì che
mi uccidi!”
“Scusa,
scusa, scusa…”, continuava intanto a
mormorare il bambino, senza tuttavia spostarsi.
“Gazz…
ti dai una calmata?!” gli urlò Iggy facendolo
staccare da sé; il bambino lo guardò dritto negli
occhi.
“Mi
dispiace, io non volevo che ti succedesse quello
che ti è successo”, iniziò a parlare il
bambino senza neanche prendere fiato.
“Però è stata colpa mia
perché tu mi hai spostato e loro hanno sparato a te
mentre invece doveva succedere a me…”.
“Ehi,
frena un attimo!” lo interruppe Iggy fissandolo
in viso. “Che hai detto? Colpa tua?”
“Gazzy
si sente in colpa perché pensa che sia stata
colpa sua se tu sei rimasto ferito”, gli spiegò
allora Shary perché il bambino
non avrebbe smesso di farneticare.
“Cosa?!”
Iggy stralunò gli occhi. “Ma sei scemo? Non
è stata affatto colpa tua!”
“Ma
allora perché mi hai spinto via e ti sei messo
al posto mio?”
“Perché
non volevo che facessero del male a te. E
comunque volevo spostarmi anch’io ma non ho fatto in tempo.
Ma tu non c’entri
assolutamente nulla”.
In
quel momento arrivò anche il resto dello Stormo con
Jo e Total in braccio ad Angel. Ci furono altri abbracci e sospiri di
sollievo
e Nudge cercò pure di trattenere le lacrime di
felicità.
“Allora
Ig, come ti senti?”
“Leggermente
ferito e con un rene in meno. Ma per il
resto credo di stare alla grande”.
E
tutti quanti i
ragazzi scoppiarono a ridere contenti che il disastro fosse stato
evitato.
Speravano solo che non capitasse un’altra cosa simile, anche
se, considerati i
loro precedenti, non c’era tanto da sperarci.
MILLY’S SPACE
Salve!
Scusate se ci ho messo così tanto ad aggiornare,
ma con la scuola, lo studio, la tesina davvero non so quando trovare il
tempo.
Non vedo l’ora che sti esami finiscano.
Comunque, Iggy si è salvato e tutti sono felici e contenti.
Per il momento ^^
Che
mi dite? Lasciatemi qualche recensione e ricordatevi
di visitare la mia pagina facebook. https://www.facebook.com/MillysSpace
Baci,
M.
MAXBARBIE:
uuuuh, sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto ^^ non
pensavo di
aver reso così bene le sensazioni. Cosa mi dici di questo?
E’ un po’ più
allegro… un abbracci. M.
AXXX:
ma
pensavi davvero che avrei ucciso il mio personaggio preferito? Ahaha xD
per
quanto riguarda Charley… be’, leggi e scoprirai.
Un bacione. M.