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Autore: misslittlesun95    10/06/2014    0 recensioni
Viola ha 18 anni e una vita normale quando una sera sviene in un locale e si risveglia con una diagnosi di cancro al cervello che fa iniziare il suo primo giro all'inferno.
Unica speranza un delicatissimo intervento che per un periodo le farà perdere la possibilità di camminare.
Dopo un anno terribile la malattia è scomparsa e lei cammina, riprendendo tutto come prima.
A 23 anni però, di punto in bianco, lascia Parma e va a vivere a Torino, lontana da tutto e tutti, tagliando i ponti con la sua vecchia vita.
Sei mesi più tardi suo fratello si presenta alla sua porta, e la trova cambiata.
Il male è tornato, più forte di prima, e con lui l'inferno.
Da una parte la lotta a diciotto anni, dall'altra quella a ventitré, da una parte la famiglia e il ragazzo storico, Alberto, dall'altra lei sola con Ivan, l'oncologo che la segue e che di certo è più di un semplice amico.
Una sfida diversa ma uguale, un capitolo nel passato e uno nel presente, nella speranza di vincere di nuovo, questa volta per sempre.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
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Torino, 2013.

Il treno per Milano era un'altavelocità di quelle inaugurate su buona parte del territorio nazionale qualche anno prima con tanto di viaggio di prova del Premier del tempo.
Viola sedeva accanto al finestrino con il foulard abbinato alla maglietta chiara e la mascherina bianca che pareva proprio urlare al mondo la sua condizione di malata.
Fortunatamente aveva accanto a lei Vittorio, che tutto pareva meno che il compassionevole accompagnatore di una ragazza ammalata.
Ridevano e scherzavano, ed entrambi si chiesero se, per caso, qualcuno non li avesse scambiati per una coppia tanto stavano bene assieme.
Per entrambi, malgrado avessero rispettivamente ventitré e ventisette anni, era la prima volta nel capoluogo lombardo, e pur non avendo moltissimo tempo a disposizione, sarebbero arrivati poco prima di pranzo per poi vedersi con Ivan alle cinque e ripartire, sempre assieme al ragazzo ma questa volta in macchina, verso le otto, erano intenzionati a vedere qualcosa.
Infatti, appena arrivati, trovarono il modo per andare fino in Piazza del Duomo, visitare la famosa Cattedrale, e poi cercare un posto dove mangiare un boccone un po' perché affamati e un po' perché Viola doveva prendere alcuni farmaci a stomaco pieno.

Era una bella giornata di Marzo ma malgrado questo non si moriva di caldo neanche nelle prime ore del pomeriggio, anzi; un venticello fresco e parecchia ombra li accompagnarono fino al Castello Sforzesco mentre si facevano quasi le tre.
- Magari una volta, quando starò bene, potrei tornare qui e visitare la città con più calma e meno preoccupazioni. O potremmo farlo assieme.- Aveva detto Viola al fratello.
Lui aveva sorriso. - Ma sì, perché no?- Le aveva risposto sorridendo.
Dentro di se era stato ancora più felice, perché sentirla parlare di ciò che avrebbe potuto fare una volta guarita lo faceva sperare nel meglio.
Si ricordava la prima volta che era stata ammalata, quando all'inizio i medici dubitavano addirittura di una possibilità di guarigione.
Lei lo sapeva, fin da subito aveva spiegato che, essendo maggiorenne, voleva essere informata di tutto, anche delle cose peggiori.
- Sia ben chiaro che ho alcune cose da fare, prima di morire.- Aveva detto.- Quindi, se per colpa di questa malattia o di altro la mia fine è vicina intendo saperlo, non voglio nessun tipo di menzogna sulle mie condizioni, neanche se lo fate con il desiderio di non farmi soffrire, vi prego.- Queste le sue parole pochi giorni dopo aver saputo cosa stesse accadendo al suo corpo, e nessuno, amici, familiari o medici, aveva infranto la promessa fatta alla ragazza.
Malgrado quello, però, sempre fin dall'inizio Viola aveva manifestato un forte ottimismo, continuando a fare progetti per il futuro, immediato o meno che fosse.
Vittorio aveva sempre pensato che anche quel suo modo di fare fosse stato una parte della terapia, e proprio per quello sentendola felice anche in quel momento, quando la malattia, ancora più forte, era tornata nella sua vita, lo rendeva contento.
L'ora dell'incontro con Ivan e con gli altri medici arrivò presto, e senza neanche rendersene conto il ragazzo si ritrovò nell'atrio di un ospedale assieme alla sorella minore.
Il fidanzato di quella arrivò poco dopo, e le stampò un leggero bacio sulla mascherina, all'altezza della bocca, giurandole che presto si sarebbero potuti baciare realmente, senza i fastidiosi impedimenti che in quel periodo cercavano di preservare la poca salute della giovane.
Poi si presentò rapidamente a Vittorio, già sapendo che il ragazzo era stato informato di tutto.
Fu Ivan a guidare i due fino allo studio del chirurgo, il dottore che neanche Viola conosceva ancora.
- Se vuoi puoi entrare anche tu, dopo tutto sei un suo parente.- Aveva spiegato il fidanzato della ragazza al fratello.
Vittorio aveva annuito ed erano passati oltre la pesante porta scura.
Cinque minuti per conoscersi e poi subito avevano iniziato a parlare della situazione di Viola.
Il primo era stato l'oncologo, che aveva in breve riassunto ciò che era stato il percorso medico della giovane a Parma cinque anni prima e poi quello che stava facendo con lui da alcuni mesi a quella parte.
- Qualche miglioramento lo abbiamo avuto, nel senso che come ti dicevo ora la massa appare operabile, ai miei occhi. Ora però entri in gioco tu.- Aveva finito rivolto al chirurgo.
Mario Sindoli, il chirurgo, era un uomo di circa sessant'anni portati abbastanza bene, con alle spalle una carriera brillante e tutte le referenze possibili e immaginabili.
Non si trattava quindi dell'ultimo arrivato, ed era stato proprio questo a convincere anche Ivan e Viola della sensatezza di quell'incontro.
Edoardo Alvrandi, l'oncologo che curava la ragazza, conosceva Sindoli da una vita e quando aveva capito che un'operazione sarebbe stata di certo necessaria aveva subito pensato a lui.
Difficile era stato convincere la ragazza a pensare di sottoporsi ad un intervento, malgrado non vi fossero altre opzioni per guarire, poiché ancora spaventata dal dramma della perdita, temporanea, dell'uso delle gambe causata dal primo intervento.
Se però erano lì, seduti in quello studio milanese, era perché almeno nella teoria erano riusciti a convincerla.
- Bene. - Aveva esordito Sindoli. - Sarei un ipocrita se vi dicessi che la situazione è semplice e che l'intervento basterà a portare Viola ad una guarigione, e questo mi pare obbligatorio dirvelo fin da ora. È anche vero che le possibilità che la terapia sistemi tutto da sola sono bassissime, oserei dire nulle. So bene come è andata la prima volta e le paure che hai.-Disse rivolgendo lo sguardo verso la ragazza. - Ma devi stare tranquilla, la massa è dello stesso tipo della prima ma si trova in una zona completamente differente, il che impedisce gli effetti collaterali della prima volta. Anche qui devo dirti che potrebbero comunque essercene, il male è grave e l'operazione non è una passeggiata, però non certi come cinque anni fa. Al momento temo che dovrai sottoporti ancora ad almeno un paio di cicli di chemioterapia, sempre che continuino a fare effetto come hanno fatto finora, prima di poter valutare i come e i quando dell'intervento di rimozione della massa. Non è negativo, anzi. La terapia ha fatto davvero parecchio effetto, in questi mesi, e per quanto potrei già agire ora se riusciamo a ridurre ancora la massa diminuiamo ancor di più gli eventuali effetti collaterali. Per cui io direi che potremmo riaggiornarci tra un paio di mesi. Il dottor Alvrandi mi terrà comunque informato sui tuoi progressi, per cui anche se a distanza sarai sempre seguita anche da me.
Per quanto mi riguarda questo è tutto, so che speravate di poter ridurre i tempi, ma credo che abbassare le probabilità che qualcosa vada storto sia più importante, no? Avete qualche domanda? Tutti e tre, intendo, anche lei, dottor Caruso.- E indicò Ivan.- È giusto che vi leviate ogni curiosità fin da subito, se poi col passare del tempo ne avrete altre farò il possibile per soddisfare anche quelle.-
Concluse con un leggero sorriso, neanche troppo tirato, come se davvero tutto ciò che aveva appena detto fossero solo buone notizie.
Ivan e Vittorio scossero la testa, erano troppo pieni di pensieri, tanti negativi quanti positivi, per voler far domande, mentre Viola, timidamente, iniziò a parlare.
- So che non potete prevederlo ma... Vorrei sapere se, nel caso, in cui speriamo tutti, io riesca a guarire il male potrà tornare ancora. Ripeto, capisco che questa possa non essere una domanda a cui voi possiate dare risposta, o almeno credo non ora, ma se sapeste qualcosa mi piacerebbe... sì, ecco, poterlo sapere anche io.-
Come era ovvio la domanda non era apparsa strana a nessuno, dopo tutto quello della ragazza era un desiderio più che legittimo.
- Le certezze, purtroppo, non esistono. Né da una parte né dall'altra. Anche cinque anni fa credo te l'abbiano detto...- Sospirò Sindoli sapendo bene che lei sperasse in una risposta totalmente diversa. - Ma è anche vero che in cinque anni la medicina fa progressi. Al momento una risposta non posso dartela, ma quando tutto questo sarà finito ti prometto di dirti come stanno le cose.-
Viola fissò il medico negli occhi. - Anche se le cose non sono belle, vero?-
- Anche se non sono belle.-
Rimasero tutti in silenzio, forse spiazzati dalla frase della ragazza, poi si salutarono per bene e i due fratelli, accompagnati da Ivan, uscirono dalla stanza, dal piano e dall'ospedale stesso, cercando di allontanare il più possibile i brutti pensieri.
Chiesero alla giovane se volesse fare qualcosa prima di tornare a casa, magari un giro per distrarsi, ma ottennero risposta negativa.
Si rimisero dunque subito in auto in direzione Torino e nel silenzio sceso quasi immediatamente nel veicolo, Viola si era addormentata praticamente appena entrata, si domandarono quali fossero i giusti sentimenti da provare in quel momento.


   
 
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