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Autore: kannuki    30/12/2004    7 recensioni
Maret fa la killer, è cinica e spietata, ha un loft segreto e un guardaroba da infarto. Una sera sente una pistola puntata alla schiena : Jesus 'il salvatore' Cox è stato ingaggiato per ammazzarla. Una proposta d'affari la salva dalla morte ma il suo spirito ribelle non si piega. Nuova identità, nuova vita nell' America del Sud, nuovo lavoro..ma volente o nolente, arriva il momento di farsi 'salvare'.. NOTA BENE : Il nome del protagonista non vuole essere blasfemo ..mi piaceva e basta! ...e non riesco a trovare una categoria corretta!
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Jesus ancora imprecava, ogni volta che scorreva il numero di Maret sul cellulare

Jesus ancora imprecava, ogni volta che scorreva il numero di Maret sul cellulare. Quella disgraziata se n'era andata in gran fretta, era scomparsa dalla città,  si era licenziata dal lavoro e anche Lyse non ne sapeva più niente!

L’aveva cercata ovunque…nulla! Sembrava non fosse mai esistita: stava rincorrendo un fantasma!

Ogni volta che arrivava una telefonata sperava sempre che fosse lei, che gli comunicava il suo ritorno, ma non era mai la voce della ragazza quella che proveniva dalla cornetta e Jesus si abbruttiva ogni giorno di più, sprofondando in una cupa solitudine alleviata solo dall'alcool e dalle sigarette che fumava in quantità industriale ormai.

 

Messico: ora locale

 

Una donna se ne stava seduta con aria annoiata, sullo scomodo sgabello di uno squallido bar da quattro soldi.

Brutta gente là dentro, pensò guardandosi attorno: anime smarrite nella lussuria e nel dolore, ladri, rapinatori…assassini.

Lo specchio le rimandò la sua immagine, abbassò gli occhi pesti di sonno. Le veniva voglia di sputarsi in faccia ogni volta che si specchiava.

“Il solito, Val?” domandò una voce gutturale.

Maret annuì appena “ fallo doppio” mormorò tenendo la testa appoggiata sulla mano destra. Continuava a rigirare un tappo di ferro piegato a metà senza guardarlo veramente. Gli occhi nocciola, cerchiati da occhiaie profonde, restarono impassibili quando il barista le mise davanti la sua ordinazione.

Pepita, la sola puttana del bar con cui avesse un rapporto, le si sedette accanto pesantemente.

Què pasa esta noche?” le chiese con la sua cadenza dolce e leggermente strascicata. Le labbra secche e senza rossetto di Maret, strette in una linea sottile, continuavano a restare serrate.

..mi sento un vero schifo..

Prese il bicchiere guardando il liquido trasparente. Un forte odore di alcool le aggrediva le narici.

Fece una smorfia, bevendolo. Era forte… le bruciava lo stomaco e gli occhi le si riempirono di lacrime.

Mh !Che ironia...le uniche volte che riesco a piangere è per colpa della tequila!

Posò il bicchiere spingendolo davanti a sé con un dito.

“Nada..” Mormorò nel suo spagnolo stentato ”la solita storia..

Pepita accese un cigarillo “Hombres de mierda!” esclamò passandole la lunga sigaretta.

Maret fece un tiro e restò a guardare la puttana che beveva accanto a lei. “Quanto ti pagano per questo lavoro?” le chiese seria.

“Mai abbastanza..” Le rispose con voce cupa.

“Vorresti lavorare con me?” domandò d’un tratto. Pepita alzò lo sguardo e la fissò ridendo “e mettermi contro Jeriko? Te lo scordi, tesoro”

Con un lento e sensuale movimento scese dallo sgabello, planando sui tacchi alti. “la vida es cruel, niňa ” le disse prima di andarsene, con un’ombra triste negli occhi.

 

Maret ci pensò su. L’amore…un grosso sbaglio.

 

Il barista la stava osservando da tempo: quella donna era strana..sempre sola, con quella faccia assente...

Veniva ogni sera, ordinava la solita cosa e restava ore con quel bicchiere in mano a giocarci, senza berlo mai del tutto.

Aveva saputo il suo nome per puro caso.

Appoggiò un braccio su bancone, gettandosi lo straccio umido d’acqua sulla spalla “qual è il tuo problema?” le chiese a bassa voce.

Maret alzò gli occhi vacui, sollevando le spalle abbronzate “il mio cervello, credo” rispose distratta.

L’uomo sospirò sconsolato e riprese il suo lavoro, strusciando per l’ennesima volta lo straccio umido sul bordo del bicchiere.

Un tramestio improvviso disturbò la quiete del locale. Maret non degnò di un’occhiata i nuovi arrivati, continuando a guardare il liquido trasparente...

“Ehi barista, birra per tutti!” esclamò una voce allegra.

Un ragazzo si avvicinò al bancone, notando Maret che giocava col tappo piegato. Le lanciò un’occhiata. Lei lo guardò per un attimo e tornò alla sua ‘occupazione’

“Ti posso offrire qualcosa?” le chiese gentilmente, restando a guardarla con un sorriso.

Maret si alzò meccanicamente, lasciando una banconota sul tavolo e allontanandosi.

Il ragazzo la vide uscire con le spalle incurvate. Alzò un sopraciglio perplesso.

“Lasciala stare, quella” l’avvertì la voce del barista “è strana...non vuole scocciatori”

Il ragazzo lo guardò prendendo le birre “ grazie dell’avvertimento. Mormorò guardando la porta socchiusa del locale.

 

La mattina dopo

 

"Tutto a posto Valerie, il carico è pronto a partire " comunicò il pilota a Maret. Nuova identità, nuovo lavoro: trasportava la droga oltre il confine e la rivendeva all'ingrosso. Jacob, il suo pilota, si stava preparando ad un altro voletto. Avevano pestato i piedi alla mafia locale con i loro traffici e c'erano stati molti problemi.

Maret aveva cercato di contrattare più volte con Jeriko, il capo della potente organizzazione, ma non aveva voluto sentire storie: erano solo i pesci piccoli, in quell'oceano in cui loro erano i padroni incontrastati. Le aveva mandato parecchi avvertimenti, ma la ragazza non si era lasciata spaventare.

Se il carico fosse partito nuovamente non sapeva cosa sarebbe successo, ma stava facendo soldi a palate...perchè doveva rinunciare al denaro, solo per colpa di quell' untuoso stronzo, sempre circondato da belle fighette poco vestite?

Vai ai fatti fottere, pensò dando l'ok a Jacob.

Il pilota si alzò in volo e Maret lo guardò allontanarsi sempre di più...si voltò per tornare alla macchina quando una fragorosa esplosione la fece girare allarmata.

Brutto figlio di puttana!!

L'aereo stava precipitando in fiamme: 350 kg di marijuana andati letteralmente in fumo!

Si faranno una canna fantastica quelli del piano di sopra! Pensò cinicamente senza neanche preoccuparsi della vita del povero Jacob che lasciava una moglie con un bambino appena nato.

 

Tornò a casa, senza fretta alcuna…casa! Quella topaia con un tetto e 4 muri non poteva certo definirsi una casa!

Quando era arrivata in Messico, c'erano parecchie 'stamberghe' con piscina che poteva comprarsi, con tutti i soldi che possedeva, ma aveva preferito quel buco…era più intimo e lei aveva bisogno di stare da sola.

Non ci aveva pensato due volte quella notte! Era scappata come una ladra da casa sua...da Jesus...si, era scappata per causa sua! Per quello che le aveva detto!

Parcheggiò quella carriola di macchina che possedeva, nel giardinetto dall'erba secca e la terra riarsa e restò seduta, a guardare il tramonto, arrotolando una sigaretta con abilità.

Aveva imparato a fare un sacco di cose in quei 7 mesi. Fumò lentamente aspirando ogni boccata...aveva fatto bene ad andarsene? Che sarebbe successo se fosse rimasta? Fra loro due…che sarebbe successo?

..sarebbe stato magico...

L'aveva fatta sentire così...un brivido le passò lungo la schiena, le succedeva sempre quando ci ripensava.

Che stupida...ti sei fatta fregare proprio per bene da quello!

Pensavi di sapere tante cose...invece non sapevi un cazzo, cara Maret. Hai sbagliato tutto, da quando sei nata...hai sbagliato con tua madre, con i ragazzi con cui uscivi. Hai messo su la farsa di donna indistruttibile, nata sotto il segno della iena, quando alla fine è bastato che ti toccassero nei punti giusti per far crollare il tuo bel castello dorato.

Si toccò i capelli...o almeno quello che ne era rimasto.

Quei capelli che lui le aveva accarezzato a lungo…li vedesse adesso, pensò guardando la lunga ciocca ricoperta di quella strana sostanza che la faceva sembrare un verme.   

 

Aprì la porta della sua topaia e la trovò devastata. Un sorriso stanco…ecco, ti pareva. Scritte sui muri la incitavano a trovarsi un altro lavoro, il tutto condito con una serie di appellativi che non la fecero infuriare come succedeva una volta.

Il telefono squillò proprio in quel momento "dimmi " rispose calma, stringendo il cappello di panama fra le mani non più curate come prima.

"E’ il mio ultimo avvertimento...la prossima volta toccherà a te" le disse l'uomo nel telefono.

Un 'clic' tolse la comunicazione lasciandola leggermente inquieta.

Si sedette sulla sedia di vimini facendo due conti: Jacob era andato e si doveva trovare un nuovo pilota.

La casa era un disastro… non importava, una mano di vernice avrebbe sistemato tutto.

Finchè non toccavano lei o i suoi campi andava tutto bene...ma era meglio fargli uno scherzetto a quello stronzo pieno di sé.

La notte stessa s’intrufolò nella villa di Jeriko, il tempio della cocaina.

Fece fuori in bel di uomini alle sue dipendenze. Un cane arrivò fino da lei scodinzolando : ecco il suo beniamino.

"Tesoro.." Gli disse un momento prima di farlo secco. La bestiola si accasciò a terra guaendo.

Maret soddisfatta, uscì come era entrata, mentre gli allarmi strillavano impazziti in tutta la casa.

 

La mattina, quando si recò ai campi a controllare la raccolta, trovò i suoi dipendenti che osservavano i campi bruciati. Maret impallidì, portandosi una mano alla bocca "brutto figlio di puttana!" esclamò incazzata. Stavolta si, che gliela faceva pagare!

Tornò a casa e..non la trovò! Un incendio la stava devastando, mentre una macchina nera e lucida l' aspettava, parcheggiata nel giardinetto secco.

Due scagnozzi impomatati la trascinarono nell’auto a forza.

Al suo interno, un gigantesco nero attendeva, accarezzando un cagnolino che scodinzolava allegro.

Maret si ritrovò a fissare due pupille nere e decisamente incazzate.

"Valerie tesoro, non mi è piaciuto molto lo scherzetto che mi hai fatto!" le disse secco, quando la portiera si chiuse con un tonfo.

 

L’imponente statura dell’uomo la metteva a disagio, i vestiti di buona qualità che portava con molta eleganza, non riuscivano a nascondere il fatto che fosse un ragazzo uscito dal ghetto. Si era fatto le ossa in strada, tra la gente peggiore che Maret riuscisse ad immaginare.

Completamente calvo, grosse labbra negroidi arricciate in un sorriso tranquillo, portava collane d’oro attorno al collo e un anello di diamante al dito medio della mano destra. Jeriko Durante, 44 anni, un portoricano arricchito sulla pelle dei poveracci.

Il re della droga dell’America del Sud.

 

L’aria condizionata della macchina fece venire i brividi a Maret… dentro ribolliva di rabbia.

“Mi hai fatto saltare l’aereo, hijo de puta!” lo aggredì con una smorfia disgustata alla ragazza discinta che sedeva accanto a lui.

Jeriko posò il cagnolino in braccio alla donna che cominciò ad accarezzarlo lentamente, guardandola con un sorrisetto di derisione.

“Dì alla tua puttanella di finirla, mi sta dando sui nervi!” esclamò Maret fissandola a sua volta.

Il nero la guardò sorridendo...e quando faceva quella faccia non prometteva niente di buono, pensò Maret inquieta  

"Mon me lo dovevi ammazzare, il mio piccolino" le disse tranquillamente. "Senza campi sarà difficile continuare il tuo lavoretto part-time..." esclamò serafico mentre un uomo le apriva la porta "Attenta...se sgarri di nuovo, la prossima volta ci occuperemo di te" la minacciò a voce bassa, trattenendola per un braccio.

Maret lo liberò con uno strattone e una smorfia di disgusto "Prima o poi verrò a farti visita, Jeriko e te ne farò pentire amaramente !” lo avvertì fissandolo con odio.

Un cenno dell'uomo e il gorilla la tirò via, richiudendo la portiera "occupatevene voi" disse ai suoi ragazzi che ben volentieri obbedirono agli ordini del capo. Pestarono Maret e la lasciarono sulla strada polverosa a tossire e a sputare sangue.

 

Li guardò allontanarsi in preda alla rabbia e con una gran voglia di vendicarsi. C' era un altro appezzamento di terreno di cui Jeriko non era a conoscenza…ma aveva bisogno di aiuto per far fuori quello stronzo, visto che la sorveglianza era stata sicuramente triplicata, dopo la sua visita.

  

Era arrivato il momento di chiamare l’Armatore.

  
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