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Autore: Claire Knight    13/06/2014    1 recensioni
< Ma che ti prende? > esclamò poco dopo, cercando di spingere via l'amico.
Axel afferrò saldamente il polso dell'altro, fermando a mezz'aria la mano con la quale aveva provato inutilmente a spostarlo. La sua presa era salda, ma attenta a non fargli male.
< Tranquillo, Roxy. Stavo solo pensando ad una cosa... >.
< Non puoi pensare qualche metro più in là? >.
L'altro scosse la testa: < No, ho bisogno di stare così >.
< Perché mai, scusa? >.
Il ragazzo coi capelli rossi gli prese anche l'altra mano e lo spinse gentilmente con la schiena a terra. Roxas si dimenò: < Lasciami andare! >.
< Tranquillo! Non ti faccio nulla! >.
< Certo, come no >.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Stars and blue sky.

 

Il tramonto in quella città si tingeva sempre di meravigliosi colori caldi, pieni di luce, mutamento, sfumature. Quando il sole, scomparso oltre l'orizzonte, faceva risplendere ancora coi suoi tiepidi raggi i minuti del crepuscolo, Roxas sentiva sempre che il tempo si sarebbe fermato, da un momento all'altro, per mostrargli tutti i giorni passati e perduti che non riusciva a ricordare. La sua vita sembrava così monotona, eppure sapeva che doveva esserci qualcosa di più, che il suo destino non si compiva tra le quattro mura di casa. Era una silenziosa certezza, non una vana speranza, egoistica presunzione di essere speciale in quel mare di nessuno tutti uguali gli uni agli altri. Ormai era uno stereotipo comune dire che si era diversi, che il proprio futuro sarebbe stato grande, che non sarebbe finito tutto in un mare di rimpianti, ma chi era in realtà ad esserne convinto? Il peso delle parole lo giudica il vento, portandole via o permettendo loro di trasformarsi in atti, gesti, occasioni concrete. Protagonisti di film, libri e avventure, tutti loro avevano destini diversi da quello della gente comune. Chi avrebbe mai scritto un intero racconto dal punto di vista di un personaggio secondario, completamente estraneo allo svolgersi degli avvenimenti? Ma non avevano forse tutti il diritto di ricevere eguale importanza, le emozioni non erano degne di attenzione allo stesso modo? A quanto pareva, no. Lui invece voleva credere in questo più che sembrava aspettarlo dietro l'angolo.

< Dove vanno a finire i sogni che non realizziamo mai? > domandò all'improvviso.

Il ragazzo dai capelli rossi al suo fianco, che dondolava spensieratamente una gamba nel vuoto tenendo l'altra piegata sul cornicione esterno del palazzo, smise d'un tratto di giocare col bastoncino del ghiacciolo appena mangiato. Alzò un sopracciglio con fare perplesso, squadrando l'espressione assorta e concentrata dell'amico, segretamente intento nel cogliere ogni sua reazione.

< Come mai questo pensiero? >.

Il biondino non si mosse di un centimetro: < Non hai risposto, Ax >.

Passarono alcuni secondi di silenzio, in cui Roxas si domandò chi dei due potesse essere il protagonista adatto ad una vera avventura. Axel era l'unico, tra tutte le persone che aveva conosciuto, ad essere diverso, un po' come si sentiva lui. Col tempo avevano imparato a non curarsi tanto delle voci che giravano sul loro conto, perché in quella discordanza col mondo esterno erano riusciti a trovarsi e a non essere più così soli. Infine, Axel si passò una mano tra i capelli, imbarazzato: < Se devo essere onesto, non ci ho mai pensato prima, quindi non so >.

< Puoi farlo ora >.

< Okay, adesso però tocca a te rispondermi >.

Roxas si voltò verso di lui e, allontanatosi leggermente da limitare del tetto, incrociò le gambe all'indiana. Axel gli regalò un sorriso senza che ce ne fosse motivo: sembrava improvvisamente divertito, come se qualcosa nei suoi gesti gli avesse svelato ogni cosa.

< Allora > iniziò il biondo, guardandolo fisso negli occhi, < Stavo pensando al fatto che spesso vorremmo tanto far qualcosa di bello per noi, o comunque tutti quanti abbiamo sogni che vorremmo realizzare, ma è impossibile riuscire a farlo sempre... perciò, dove vanno a finire le aspirazioni lasciate a mezz'aria? >.

< Siamo in vena filosofica, stasera? >.

Roxas gli diede un pugno sulla spalla, < Dai, sii serio! >.

< Ehi, vacci piano, scricciolo > ridacchiò l'altro, < Comunque... se hai un sogno non aspettare, agisci. Chi non combatte fino in fondo per i propri sogni semplicemente non li vuole davvero realizzare >.

< E se io combattessi fino in fondo, con tutte le mie forze, ma comunque mi fosse impossibile? Non è detto che dipenda sempre tutto da noi: il mondo continua a girare anche se stiamo soli io e te qui, sul tetto dell'orologio >.

Il roscio si zittì per un po', mentre il suo sguardo tornava a perdersi oltre l'orizzonte.

< In questo caso, non lo so > fiatò dopo qualche minuto, dal momento che l'affermazione di Roxas era piombata in modo quasi lapidario, riportando il silenzio. < Però se saremo consapevoli di aver fatto il possibile, senza dubbio non avremo rimpianti >.

< Io non voglio avere rimpianti >.

I loro occhi si trovarono di nuovo.

< Ne hai? >.

Un piacevole brivido di fresco serale scosse il corpo di Roxas, che abbassò lo sguardo, provocando in Axel l'istinto di avvicinarsi, prendere tra le mani il suo viso e costringerlo a guardarlo, con quegli occhi luminosi dello stesso blu che presto avrebbe assunto il cielo. Ma restò fermo, in attesa di una risposta che non tardò ad arrivare.

< Sì... cioè: se non dovesse esserci un domani, avrei moltissimi rimpianti >.

< Per esempio? > lo stuzzicò.

Roxas si decise a puntare di nuovo la sua attenzione su di lui ed accompagnò le parole con gesti, come se stesse disegnando l'elenco nell'aria: < Sai... il senso di soffocamento che mi danno i miei genitori, i problemi con Sora che vorrei risolvere evitando di discutere ogni volta, l'indecisione sul futuro, cose così. Inoltre, prima di morire devo ufficialmente mandare a fanculo il nostro prof di matematica – ricordamelo quando avrò finito con il liceo >.

Axel scoppiò a ridere mentre Roxas ancora parlava, interrompendolo senza badarci troppo, < Altroché! Sarò con te quando lo farai! >.

< Grazie > fece l'altro divertito a sua volta: < Comunque, insomma... questo >.

Quello smise di ridere e restò a fissarlo, scettico. Poi si avvicinò, sporgendosi verso di lui col busto: < Sicuro non ci sia altro? >.

Il tono della sua voce era strano, come se nascondesse qualcosa. All'accorciarsi delle distanza tra i loro corpi, Roxas sentì il fiato mancargli ed il cuore incastrasi nella gola.

< Beh, non so... > rispose, tentando di non mostrare il turbamento.

< Ma che ti prende? > esclamò poco dopo, cercando di spingere via l'amico.

Axel afferrò saldamente il polso dell'altro, fermando a mezz'aria la mano con la quale aveva provato inutilmente a spostarlo. La sua presa era salda, ma attenta a non fargli male.

< Tranquillo, Roxy. Stavo solo pensando ad una cosa... >.

< Non puoi pensare qualche metro più in là? >.

L'altro scosse la testa: < No, ho bisogno di stare così >.

< Perché mai, scusa? >.

Il ragazzo coi capelli rossi gli prese anche l'altra mano e lo spinse gentilmente con la schiena a terra. Roxas si dimenò: < Lasciami andare! >.

< Tranquillo! Non ti faccio nulla! >.

< Certo, come no >.

< Ma non ti fidavi di me? >.

< Hai detto bene: fidavo. Da quando in qua prendi certe iniziative? Mollami! >.

Cercò di tirargli una ginocchiata tra le gambe, cosa che gli avrebbe fatto male – e ciò gli dispiaceva – ma che soprattutto lo avrebbe allontanato. Avere Axel così vicino, a gattoni su di lui, ad una distanza talmente sconveniente, non era il modo migliore per mantenere la calma o stabilire una situazione di quiete emozionale. Il cuore gli batteva così forte nel petto che aveva paura si potesse sentire, se solo fossero rimasti in silenzio per un po'.

Il tentativo andò a vuoto: Axel gli bloccò facilmente le gambe prima che il colpo del biondino colpisse nel segno e lo costrinse a stare fermo.

< Vuoi darti una calmata?! > bisbigliò tra i denti.

Roxas, così immobilizzato, si vide costretto ad arrendersi con un profondo sospiro.

< Mi lasci le mani? > domandò dopo qualche secondo.

< Basta che poi non mi ci prendi a pugni >.

< Va bene > sbuffò l'altro.

< Promesso? >.

< Promesso >.

Allora Axel lo lasciò andare e Roxas incrociò le braccia al petto, mentre l'altro poggiò i palmi aperti ai lati del suo viso. Si guardarono per un po', poi il biondo non ce la fece più a sopportare il silenzio. Axel lo guardava così intensamente... serrò la mano destra e puntò con forza contro la sua pancia. L'altro, preso alla sprovvista, non riuscì ad irrigidire i muscoli in tempo e si piegò per il dolore.

< Ehi, ma avevi...! > biascicò senza fiato.

< Scusa, non ho resistito > disse tirando un sorriso sarcastico ed incrociando di nuovo le braccia al petto. < Prometto che non lo faccio più >.

Axel, dopo un po' di incertezza, volle credergli: < D'accordo, ultima possibilità però >.

Non passarono che pochi secondi di ritrovato silenzio, perché Roxas dovette interromperlo di nuovo. Non riusciva davvero a sostenere quella situazione. Non riusciva a guardarlo negli occhi per troppo tempo, ma lui occupava la maggior parte della sua visuale, aveva il controllo completo sui suoi pensieri. Il perché Axel si stesse comportando in quel modo, cosa fare, come reagire, erano incognite insolvibili nella sua testa.

< Allora... quando la smettiamo? Che vuoi fare? >.

< Come sei impaziente > gli fu risposto, < Mi sto mettendo alla prova >.

< Ma di che parli? > fece allora irritato, arrossendo in viso per la frustrazione.

< Cerco di capire se da questa situazione ricaverò un rimpianto oppure no >.

Il cuore di Roxas perse un battito ed un'idea lampeggiò prepotentemente nella sua mente, togliendo spazio ad ogni altro pensiero finché il roscio riprese: < Per il momento credo di no, comunque >.

Il più piccolo quasi non capì, < Quindi non mi farai nulla? >.

< All'improvviso sembri dispiaciuto > sussurrò Axel con la sua voce profonda, avvicinandosi al suo orecchio, provocandogli una scarica di adrenalina.

< Non è così! >. Roxas scosse la testa con forza: < Però non prendermi in giro! >.

Le parole gli morirono in gola quando sentì la lingua di Axel accarezzargli languidamente il lobo sinistro, mentre i suoi respiri gli riempivano la testa, stordendolo. Arrossì così forte che sentì la faccia in fiamme. Inoltre aveva paura che questo potesse bastare ad eccitarlo e lo terrorizzava la possibilità che lui se ne accorgesse. Il profumo dei suoi capelli era così forte, buono, familiare e al tempo stesso sconosciuto. Lo sentiva nelle narici, risalire fino al cervello, fargli perdere la testa, dandogli la certezza che non lo avrebbe più abbandonato.

< Ah-Axel smettila > riprese a dimenarsi, ma con poca energia.

Sorprendentemente, l'altro ubbidì, ma non lo lasciò andare. Gli passò un dito sulle labbra, facendogli cenno di non parlare, come se lui non avesse effettivamente fatto niente. Quando si fu calmato un po', mentre Axel era passato ad accarezzargli i capelli e la guancia con il pollice, Roxas gli ordinò ancora di “farla finita con quel teatrino”.

< Davvero vuoi che smetta? > domandò il roscio prendendolo in contropiede, < Come ho già detto... se veramente lo vuoi, devi metterci tutto l'impegno possibile. Altrimenti mi fai solo capire che vuoi che io rimanga qui e che, anzi, continui... >.

< Ax, basta! Il momento filosofico è passato da un pezzo ormai! >.

< Lo so > sospirò in un sussurro quasi inudibile, < Sei così bello, Rox... >.

< Ma cos- > farfugliò l'altro, < Proprio non ti capisco! >.

< Facciamo un gioco, allora. Forse può aiutarti >.

Roxas lo guardò scettico, ma non aveva tante altre alternative: < Sentiamo... >.

< Guardami >.

Obbedì senza dire una parola.

< Adesso non distrarti. Concentrati solo su di me. Sul mio viso, i miei occhi... >. La sua voce sussurrata accompagnava lo sguardo di Roxas, che indugiava senza la solita fretta su quel volto, perché per una volta non doveva nascondersi. < La linea del naso... le labbra... >. Presto non ci fu nemmeno più bisogno che Axel lo guidasse, entrambi scivolarono nel silenzio di quegli sguardi per un tempo che parve infinito, in uno scambio di silenziosi pensieri. D'un tratto Roxas mosse una mano verso di lui, lentamente. Percorse con le dita i lineamenti del suo viso, mentre Axel si beava del tocco della sua pelle e strusciava ad occhi chiusi la guancia contro il palmo aperto. Intenerito, non resistette e con entrambe le mani gli pizzicò le guance, tirandole scherzosamente. Gli bastò un sorriso ed una mezza risata dell'altro per ritrovare quella serenità che aveva temuto di poter perdere per sempre.

< Roxas >.

< Sì? >.

< Non pensi che stare così vicini in fondo non sia male? >.

Il ragazzo sorrise raggiante, < Guarda che puoi anche smetterla di tenermi le gambe >.

Axel non se lo fece ripete due volte e subito dopo, senza alcun preavviso, coprì la distanza in cui si intrecciavano i loro sguardi. Roxas sentì le sue morbide labbra sulle proprie lasciargli un bacio veloce, goffo, imbarazzato. Il contatto si ruppe quasi subito, assieme ad un: < Ti prego, scusami, non ho resistito! >.

Roxas nascose la sorpresa dietro uno sbuffo divertito: < Me lo aspettavo dall'inizio >.

< Ora non ho il rimorso di non averlo fatto >.

< Bravo > rise il biondino. Finalmente fece leva su braccia e gambe libere, tirandosi a sedere e costringendo Axel a fare altrettanto. Ma non si fermò qui, in meno di un secondo si ritrovarono con le posizioni invertite. < Ed io non ne avrò più nessuno presto >.

Lo baciò senza lasciargli un attimo di respiro. Cercò volontariamente di dischiudere le sue labbra, al ché l'altro non si oppose e le loro lingue si trovarono. La bocca di Axel era calda, accogliente, sensuale. Il bagnato e la passione di quel bacio lo eccitavano più di ogni altra cosa. Il roscio gli cinse la vita con le braccia e lo costrinse ad abbassarsi, facendo aderire il loro corpi. Roxas, a gambe aperte su di lui, accoccolato sul suo petto, sentì presto la propria eccitazione crescere e indurirsi, attraverso i vestiti, contro quella di Axel. Prese a strusciarsi sul suo corpo, dapprima quasi impercettibilmente e via via sempre di più, senza riuscire a trattenersi, facendo aderire, privo di ogni ritegno, il proprio bacino al suo, mentre l'altro gli accarezzava la schiena e massaggiava le natiche.

< Come ansimi forte, Roxy... > gli sussurrò il più grande, < Così mi ecciti da morire... >.

Poi gli morse il labbro inferiore, gli passo la lingua sulla bocca, di nuovo scambiò le posizioni e scese lentamente lungo il suo collo, baciandolo, leccandolo, mordendolo e succhiando la pelle. Roxas gemeva così forte che Axel penso che, se lo avesse registrato, gli sarebbe bastato riascoltare la registrazione a casa, da solo, per avere un orgasmo.

Si fermarono soltanto perché ormai si stava facendo buio, perché il telefono di Roxas era almeno la quinta volta che squillava, perché il pavimento era scomodo e freddo, perché se non si fossero fermati si sarebbero entrambi cacciati nei guai. Axel riaccompagnò a casa Roxas, sfrecciando insieme a lui sui vialetti della città. Mentre lo guardava correre e affrettarsi, animato dal pensiero di non fare troppo tardi a casa, con le guance imporporate di rosso ed il fiato corto, si ricordò improvvisamente della domanda che il biondino gli aveva posto all'inizio.

< Sai, credo che i desideri che non realizziamo tornino alle stelle e restino lì in attesa finché abbiamo tempo per vivere >.

Roxas lo guardò interrogativo, poi capì di cosa parlava: < Che vuoi dire? >.

< Sai... finché non muori, puoi ancora ritentare >.

< Hai ragione. Ma cosa c'entrano le stelle? >.

< Probabilmente me lo ha detto quel secchione del mio amico Saix, ma la parola “desiderio” viene dal latino e significa “dalle stelle”. Come se si trattasse di qualcosa che chiediamo loro affinché si avveri >.

< Bello... > sussurrò sinceramente colpito l'altro, < Non lo sapevo >.

< Eh, lo so, scricciolo >.

< Ancora con questo soprannome > sbuffò il biondo girando l'angolo prima di lui, uscendo dall'area di luce creata dalle luminarie. < Quando la smetterai? >.

Aspettò che anche Axel svoltasse e gli si puntò davanti, cercando di alzarsi sulle punte senza farlo notare. Quello gli mise le mani sui fianchi, ridendo di cuore. Faceva ancora un po' strano stare così vicini, abbracciati, ma entrambi ci si sarebbero abituati facilmente.

< Ma dai, guarda come sei bassino >.

< Sei tu ad essere troppo alto! >.

< Guarda che, anche se ti ho baciato, tra di noi le cose non cambieranno mica! > esclamò Axel con un sorrisone che la sapeva lunga. Roxas sbuffò e riprese a camminare.

Ormai erano arrivati nel vialetto di casa Strife ed entrambi sapevano che probabilmente sua madre lo stava aspettando con gli occhi incollati alla finestra. Non appena fossero entrati nel suo campo visivo, sarebbe stato troppo tardi.

< Baka! Mi hai fatto pure far tardi, complimenti >.

Axel lo afferrò per un polso e attirò a sé nell'ombra, zittendolo con un leggero contatto di labbra. < Buona notte, Roxas >.

Si diedero un ultimo bacio, durante il quale Roxas gli morse la lingua a tradimento e scappò via correndo, consapevole che l'altro non avrebbe potuto seguirlo per fargliela pagare.

< Ahia! >.

< L'hai detto tu che le cose non cambiavano! Notte! >.

Infatti, pensò il roscio, resti il solito stronzetto di sempre.

Lo osservò salire gli scalini, bussare, voltarsi per fargli una linguaccia un attimo prima che sua madre apparisse sulla soglia, avvolta in una svolazzante vestaglia rosa e con un'aria piuttosto arrabbiata. Poi entrarono ed Axel rimase fuori al buio ancora un po', sperando di vederlo apparire ad una delle finestre da un momento all'altro. Ma, forse, aveva approfittato del momento per mettere in chiaro qualche cosa coi suoi genitori - avendo parlato tutta la sera di rimpianti e come fare per evitarli. Quando se ne andò, non poté sentirsi più leggero, sereno e consapevole del fatto che scrivere la storia di ogni giorno era un compito che spettava solo a loro e a nessun altro.



Angolo autrice.
Salve a tutti. Questa è la mia prima fanfiction nel fandom di Kingdom Hearts, all'interno del quale finora sono sempre stata una lettrice pressoché silenziosa. Spero con tutto il cuore che questa fiction possa esser piaciuta a qualcuno e sarò felicissima se qualcuno vorrà lasciarmi un parere. Sto cercando di riabituarmi a scrivre dopo un periodo piuttosto lungo di inattività ed ogni consiglio o critica mi aiuterà tantissimo! Come si sarà capito, comunque, sono accanita fan dell'akuroku e spero di pubblicare altro su di loro in futuro *-*
A presto e buona giornata a tutti!

Claire Knight.

  
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