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Autore: crige    14/06/2014    7 recensioni
Un mese dopo quella notte.
Quella Notte che ha cambiato le vite di molti.
Quella Notte che tutti ricorderanno per sempre.
Una storia struggente, sulle note di "Invece No", di Laura Pausini.
Consiglio: per chi sta leggendo "Love Of My Life" e non ha letto "Save Me", NON LEGGA questa one-shot!
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Piccola cosa prima di lasciarvi alla lettura: La struttura di questa shot è un po' diversa. In mezzo a essa, troverete delle parti in corsivo, ecco quelle sono parte del testo di "Invece No" della Pausini.
Ora, non dovete per forza conoscere la canzone o non deve per forza piacervi la cantante, quelle parole servono solo per farvi capire il contesto.
Quindi, non dovete necessariamente leggerle cantando, ma dovete prestar loro molta attenzione.
Spesso sentiamo le canzoni, senza ascoltarle veramente.
Magari poi capita una volta che l' ascolti davvero per la prima volta e ti accorgi di quanto sia vicina a te.
Detto questo, vi auguro una buona lettura!



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Le persone parlano troppo.
Sono spesso inopportune.
Vomitano parole su parole.
Non hanno ancora capito che, molte volte, la scelta più giusta è quella di rimanere in silenzio.

Quando succedono queste cose, non si ha bisogno di frasi fatte.
Di consigli.
"Passerà..".
"Se hai bisogno ci sono".
"Il tempo aiuta".

Bhé, sapete una cosa?
Sono tutte stronzate.
Non è vero un cazzo di tutto ciò.

Il tempo non aiuta.
No, peggiora tutto quanto.
Non è una un fatto che si può capire.
Non si può capire, se non si è provato.
E io, io spero che voi non capiate mai.

Perchè quando succede è un po' come l' inizio della fine.
Il mondo ti crolla addosso.
Ogni certezza va a puttane.
La tua fede inizia a vacillare.
Quando una persona che ami se ne va, tutto perde d' importanza.

La prima cosa che senti è il dolore.
Quel dolore che ti esplode nel petto.
Che ti sale in gola.
Che poi sfocia in un pianto e in una rabbia che non riesci a controllare.

Dopo subentra il senso di colpa.
I rimorsi.
Le mille domande accusatorie verso te stesso.

"Gli avrò dimostrato quanto gli voglio bene?"
"Sapeva quanto era importante per me?"
"Era a conoscenza di quanto contasse?"
La consapevolezza che non avrai mai risposte, ti uccide.

Il tempo non aiuta.
Perchè quello che le altre persone non capiscono, è che questo dolore non è a ondate.
Non va a giorni alterni.
No, è costante.
Non ti abbandona mai.
Neanche per un secondo.

C'è quando ti rendi conto che da ora in poi ogni Natale, Pasqua o altra festa che sia, sarà tutto diverso.
C'è quando il suo volto inizia a sfocare.
C'è quando la sua voce è solo un eco lontano che non riesci a ricordare.
C'è in ogni canzone triste.
C'è in ogni posto in cui sei stato con egli.
C'è...c'è sempre.

Quindi, è inutile parlare.
Le parole non sono di conforto.
A volte è molto meglio tacere.
Qualche volta, un abbraccio, uno sguardo sono meglio di qualsiasi altra cosa.



                                                                                **********


Parcheggio l' auto.
Spengo il motore.
Sgancio la cintura, sfilo le chiavi.
Chiudo gli occhi, prendo un respiro profondo.

Non credo di potercela fare.
Perchè se entro lì.
Se vedo quella lapide.
Allora sarà veramente tutto reale.
Sarà tutto fottutamente vero.
E le mie speranze, le mie illusioni, andranno a farsi fottre.

Eppure sento che devo farlo.
Ho bisogno di uno schiaffo in faccia.
Di mettere un punto a tutto ciò.
Ho bisogno di rendermene conto.

Riapro gli occhi, sospirando.
Scendo dalla macchina.
Sto per sorpassare l' enorme cancello in ferro battuto, quando noto un negozietto di fiori accanto ad esso.
Decido di entrare al suo interno.

Il negozio non è grandissimo.
Anzi, posso dire che è praticamente un bucco pieno zeppo di piante di ogni genere.
Quasi neanche vedo la proprietaria dietro al bancone.

E' una donna anziana d' aspetto gentile e curato.
Capelli bianchi, corporatura piccola.
Indossa un grembiule verde.
Solo dopo che mi sorride, mi decido ad avvicinarmi.

-Salve-

-Salve a te- risponde con un enorme sorriso -in cosa posso aiutarti?-

-Io...avrei bisogno di un fiore-

-Di che tipo?- domanda, facendo il giro del banco così da essermi di fronte.

-Lei cosa userebbe per chiedere scusa a qualcuno?-

Ci pensa un po'.
Si guarda intorno, portandosi l' indice della mano destra sul mento.
Mi ricorda molto mia nonna...

-Una rosa bianca- risponde, qualche minuto dopo -viene regalata quando dobbiamo farci perdonare qualcosa-

-Perfetto- mormoro -me ne dia una, per favore-

-Subito- 

La vedo recuperare una rosa, per poi avvolgerla con della carta.
La maneggia con cura.
Come se avesse paura di farle del male.

-Ecco a te- me la porge, sempre con quell' immancabile sorriso -fanno tre euro-

L' afferro, lasciandole subito dopo le monete richieste.
Ringrazio e mi dirigo verso l' uscita.
Mi sento chiaramente il suo sguardo addosso.
La vedo distintamente sospirare, prima che sorpassi quel cancello.


Forse bastava respirare 
solo respirare un po' 
Fino a riprendersi ogni battito e non cercare l'attimo per andar via.
Non andare via 
Perché non può essere abitudine Dicembre senza te 
Chi resta qui spera l'impossibile...




Supero alcune lapidi in marmo bianco e nero.
Foto di persone.
Poche frasi che riassumono una vita intera.
La storia di una persona, si riduce veramente solo a questo?

Mi blocco quando raggiungo quella di mio interesse.
Neanche mi accorgo di cadere in ginocchio davanti ad essa.
Quando vedo quella foto, la sua foto, quel dolore che percepivo nel petto esplode tutto insieme.
Le lacrime iniziano a solcarmi il viso senza che io possa fare niente per fermarle.
In un attimo, tutto diventa reale.
Tutte le mie speranze, le mie illusioni se ne vanno a puttane.


Invece no 
non c'è più tempo per spiegare 
Per chiedere se ti avevo dato amore 
Io sono qui… 
E avrei da dire ancora, ancora... 



Quando mi sono svegliata in quella camera di ospedale è stato strano.
La prima cosa che ho pensate è che avevo vinto io.
Che avevo visto in faccia la morte e l' avevo fregata.
Poi però quel brutto presentimento, quella strana sensazione ha preso consapevolezza in me.
E lì ho capito che era esattamente il contrario.
Non è riuscita a prendere me e allora si è presa lei.
Lei ha vinto, lei mi ha fregato.


-Ciao- sussurro tra le lacrime, dopo essermi ripresa leggermente -mi dispiace- mormoro, poggiando una mano sull' immagine del suo volto sorridente -non doveva andare così. Dovevo esserci io qui. Mi dispiace-

E' passato un mese da quella notte.
Quella notte che ha rovinato la mia vita.
Che ha fatto ripiombare il buio intorno a me.
Quella notte, che ha spento la mia luce.

Non ce l'ho fatta a venire prima.
Mi sono pure rifiutata di andare al funerale.
Non volevo vederla in quella bara.
Fredda, rigida.
Senza il suo bellissimo sorriso sul volto.
Non era quella l' ultima immagine che volevo avere di Lei.

-Avrei dovuto proteggerti. Io avrei dovuto provare a sterzare, ad evitare quella maledetta macchina...- continuo a piangere senza controllo -mi avevi promesso che non mi avresti mai lasciato, che ci saresti sempre stata- tiro un pugno sul marmo, ferendomi le noccole -come faccio senza di te? Come puoi pretendere che io continui a vivere? Sei tu la mia vita, Fede!- urlo quelle ultime parole, come se lei potesse ancora sentirmi -io ti amo..ti amo..-

Mi illudo di poterla sentire rispondere.
Di poter ancora sentire la sua voce.
Di poter ancora percepire il suo delicato tocco sulla mia pelle.
Di poter ancora bearmi del suo profumo...
Della sua risata..

-Continuano tutti a dirmi che passerà, che andrà meglio. Ma non è vero, cazzo! Non è vero!- la voce spezzata dal pianto, il respiro affannato -Mi manchi. Mi manchi ogni secondo di ogni fottuto giorno! Mi manca persino quel ridicolo soprannome! Pagherei adesso per sentirti chiamarmi "Fefè". Per sentirti darmi della musona- 

Piango il mio dolore.
Piango la consapevolezza che non la rivedrò mai più.
Piango tutto l' Amore che provo per Lei.

-Avremo tutti i bambini che vuoi, ma ti prego torna! Torna da me! Non lasciarmi così- schiaccio tutti e due i palmi delle mani, contro quella piattaforma gelida -è solo colpa mia. Mi dispiace. Nene aveva ragione, la dovevi ascoltare. Non ti dovevi innamorare di me, dovevi lasciarmi perdere!-

Mi appoggio completamente contro il marmo.
Mi lascio andare ad un pianto interminabile.
Come ancora non avevo fatto.
Un pianto di dolore.
Di sensi di colpa.

-Io ti amo- continuo a ripetere come un disco rotto -io volevo un futuro con te. Io..-



Perché si spezzano tra i denti le cose più importanti 
Quelle parole chhe non osiamo mai.
E faccio un tuffo nel dolore per farle risalire 
Riportarle qui…, una per una qui. 
Le senti tu… pesano e si posano per sempre su di noi 

E se manchi tu 
Io non so ripeterle 
Io non riesco a dirle più! 





Come potrò sorridere di nuovo, adesso?
Come farò ad alzarmi ogni mattina dal letto, sapendo che lei non c'è?
Come posso continuare a vivere?

Lei era il senso di ogni cosa.
Di ogni mio gesto
Di ogni mia parola.
Lei era il senso di me.

Era la parte più bella di me.
Quella che mi rendeva migliore.
Lei mi ha ridato la vita.
E io, invece, mi sono presa la sua.

Lei mi ha insegnato cosa volesse dire amare.
Mi ha fatto sentire amata.
Mi ha fatto capire che pure in me c'è del buono.
Che anche io sono in grado di amare.

Mi ha insegnato a sorridere alla vita.
A non vedere sempre e solo nero.
Ma a prendere atto di ogni sfumatura.

Il suo sorriso era il mio sorriso.
Ma adesso che il suo sorriso non ci sarà mai più, come posso pretendere di riavere il mio?
Come posso fare, se l' unica cosa alla quale riesco a pensare è di volerla raggiungere?


-Sei tutta la mia vita, Federica..- 


Invece no 
qui piovono i ricordi 
Ed io farei di più di ammettere che è tardi 
Come vorrei… 
Potere parlare ancora, ancora 
E invece no! 
Non ho! 
Più tempo per spiegare 
Che avevo anch'io, io! 
Qualcosa da sperare davanti a me 
Qualcosa da finire insieme a te 



Gli occhi rossi.
Il respiro corto.
Questo dolore così nuovo e ormai così familiare che mi attanaglia lo stomaco.
Così, come sono adesso, mi sento tornata la Francesca di prima.

Quella Francesca rabbiosa e scontrosa.
Quella senza una speranza.
Quella Francesca sola e amareggiata dalla vita.
Quella che non aveva una ragione per continuare a vivere.

-Ricordo ancora il primo giorno che ti ho visto- fisso lo sguardo sul suo bellissimo sorriso -mi chiedevo cosa avessi sempre da sorridere, solo dopo averti conosciuto ho capito- lascio andare un sospiro, cercando di non scoppiare a piangere di nuovo -mi dicevi che c'era sempre una ragione per sorridere, che non ci si può far abbattere dalla vita, ma che siamo noi che dobbiamo abbattere lei e dominarla. Siamo solo noi a decidere cosa farne. E io, adesso, voglio solo raggiungerti. Voglio quel per sempre che ci promettevamo, voglio quel futuro che progettavamo- le lacrime riniziano a scendere sulle mie guance -torna da me, torna indietro- grido osservando quei due smeraldi verdi che amo da impazzire -mi dispiace, Amore Mio, mi dispiace-

Continuo a piangere senza darmi un freno, fino a terminare le lacrime.
Cerco di riprendere fiato.
Mi passo una manica sulla faccia, asciugandomi il volto.

Mi metto in ginocchio.
Ficco una mano in tasca, rufolandoci.
Pochi secondi dopo, tiro fuori una scatolina.
La apro, rivelando un anello al suo interno.

-Questo lo avevo preso per te- sorrido amara -no, non ti avrei chiesto di sposarmi o almeno non ancora. Questo, serviva per sigillare la mia promessa. Quella che ti avrei amato per tutta la vita, che avrei fatto di tutto per renderti felice. La promessa, che sarei stata per sempre tua- mormoro tristemente -quello che non sai, è che questa promessa te l'ho fatta tanto tempo fa. Te l'ho fatta, quando i miei occhi hanno incrociato per la prima volta i tuoi-

Scavo una piccola buca di fianco alla lapide.
Appoggio delicatamente la scatolina al suo interno.
La fisso per qualche minuto, prima di ricoprirla.

-Sarò tua per sempre e ti amerò per tutta la vita-

Mi alzo in piedi.
Recupero la rosa bianca che avevo abbandonato lì vicino.
La deposito con cura ai miei piedi.

-Mi dispiace-

Una rosa bianca.
Una rosa spoglia.
Una rosa con qualche petalo mancante.
Una rosa testimone del mio dolore.
Una rosa, per un Amore del quale adesso rimangono solo le spine.


Forse mi basta respirare 
solo respirare un po' 
Forse è tardi, forse invece no.




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ANGOLO AUTRICE:

Salve a tutti ^^
Non ho molto da dire, in realtà.
Si sa, la notte porta con sé molti pensieri, ricordi.
Sensazioni che durante il giorno riesci a sopprimere.
Ma quando ti ritrovi da solo, nel buio della tua stanza, steso sul letto intento a fissare il soffito, non puoi fare a meno di ripensare a certe cose.
Perchè come ho detto, certe volte il tempo non aiuta.
Alcuni dolori, rimangono costanti.

Spero che questa shot vi sia piaciuta.
Mi sono accorta che mancava, in effetti, questa scena.
Scena che in LOML non sarà presente.
Quindi, ho pensato che potesse servirmi per trasformare i miei pensieri in parole.

Passate una buona nottata!
A presto con gli aggiornamenti delle altre storie.
Un bacio a tutti e buona notte :)

Ps: onde evitare altre domande simili, no, non ho perso la persona che amo; no, non sono Feffe; Si, "Save Me" è totalmente inventata.
Ricordate che eistono molte forme d' Amore.
Non soltanto una.


-A te che mi sopporti.
-Alla mia Nene così simile e allo stesso tempo così diversa da quella di questa storia e che mai leggerà tutto ciò.
-A voi due, che ridate petali a quella rosa spoglia.




  
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