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Autore: Kafkaesque    15/06/2014    5 recensioni
[Contiene spoilers sulla 2x13]
Sul blocco di appunti, Hannibal cancella “Sindrome di Asperger” e lascia il punto di domanda.
L'anamnesi clinica della patologia di Will Graham, in parte trascritta, in parte mai scritta.
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hannibal Lecter, Will Graham
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Attenzione: nel finale ci sono spoilers per la 2x13; violenza psicologica; se avete voglia di leggere qualcosa scritto in modo sensato rompete il pc a martellate ora; Will/Hannibal, ma più pre-slash che slash (e c'è solo perché Hannibal shippa Hannigram più di tutte noi messe insieme); also, elenchi. Elenchi ovunque.
 



 
 
Anamnesi
 



 
 

 
 
La prima volta che lo vede ci sono muri di pietra tra le loro menti e i loro sguardi si incrociano solo per sbaglio, solo per un istante, ma Hannibal Lecter è il miglior psichiatra della città e capisce subito quale sia il suo potenziale, e che un giorno dovrà ucciderlo. Sa già che sarà un vero peccato.
 
 
 
La sera stessa, su un blocco di appunti scrive ‘Will Graham’ sul margine superiore di una pagina e annota:
- sindrome di Asperger (cancellato e riscritto con un punto di domanda)
- le sue occhiaie, la sua giacca mal stirata, i suoi capelli spettinati, la sua barba non rasata (collegati da una linea e ‘paura di guardarsi allo specchio’)
- il modo in cui le sue dita si contorcono e si annodano sotto la scrivania, in cui i suoi occhi fuggono verso l’angolo più buio della stanza
- ma non è proprio timore, è panico
- il sorriso triste con cui parla delle vittime, il sorriso tagliente con cui parla del carnefice
- tremante, come un filo di metallo
 
Non annota:
- “Non le piacerò sotto psicanalisi” e la visione celestiale che Hannibal aveva avuto allora, Will come un mostro candido e gli occhi pieni d’innocenza e le mani sporche di sangue e la bocca colma di carne
- “Mi permetta di dissentire” e “Posso vedere le sue dita su un coltello” e tutte le altre cose che Hannibal avrebbe detto se fosse un uomo che ama dire ciò che pensa
 
 
 
Will lo lascia invadere la propria casa, il giorno dopo.
I suoi occhi sono blu, ma Hannibal li guarda assorbire colori finché non vi si vede riflesso (un uomo senza testa; Will non vuole rischiare di incontrare ancora il suo sguardo), ed è allora che dice, “Posso entrare?” e Will annuisce impercettibilmente. Si scosta, gli lascia libero l’ingresso. Se Will Graham sa che a volte un patto col diavolo consiste solo nel lasciarlo entrare, non lo dà a vedere. Beve il succo di melograno che gli ha versato e, quando parla del caso, l’omicidio riaffiora sulla sua pelle in linee violente, nelle sue pupille dilatate, il cervo e la carne e i corvi e il campo di grano, e Hannibal Lecter vuole.
 
“Io e lei siamo uguali. Liberi da problemi,” dice, guardando le ciglia di Will fremere e le sue labbra chiudersi intorno a un boccone di fegato umano. “Niente in noi che ci faccia sentire orribili.”
 
 
 
Sul blocco di appunti, Hannibal cancella “Sindrome di Asperger” e lascia il punto di domanda.
 
 
 
 
*
 
 
 
 
Will uccide Garrett Jacob Hobbs e, vedendolo tremare e stringere la gola aperta della ragazza, la prima cosa che Hannibal pensa è (indossa la morte e la paura come una corona ed è mostruoso ed è bellissimo) che il blocco di appunti non basterà, dovrà comprare un quaderno.
Will uccide Garrett Jacob Hobbs e, sulla poltrona dello studio, la sua postura riflette quella di Hannibal mentre scandisce piano, come fosse un nuovo sapore sulla sua lingua, “Mi è piaciuto.”
 
 
 
Sul quaderno che porta il nome di Will Graham al margine della prima pagina, Hannibal copia i suoi appunti. Poi ci traccia una linea sopra (non perché fossero sbagliati, ma ora – ora l’ha visto coperto di sangue) e la sua mano rimane sospesa su una pagina bianca, la punta della stilografica perde una goccia di inchiostro. Scrive:
- pura empatia
 
Poi lo chiude.
 
 
 
“Sa come si dice: non guardare troppo nell’abisso, o l’abisso guarderà te – o qualcosa del genere?”
Will torna sempre, anche se ha smesso di fissare appuntamenti, e quando parla non c’è una sola linea che non si muova nel suo volto, ogni muscolo in tensione; Will vibra, come curve cancellate e ritracciate e di nuovo cancellate, sfocate, e se Hannibal Lecter amasse dire ciò che pensa direbbe con orgoglio, Non riuscirei mai a farti un ritratto.
“Nel mio caso è più,” Will si schiarisce la voce, e ha quel tono leggero che usa solo quando vorrebbe poter mentire, “non guardare nell’abisso, o ti ricorderai di esserci già dentro.” Nel riflesso del suo sguardo Hannibal non ha ancora un volto e nella sua mente sgozza Abigail Hobbs con un movimento fluido del polso. “Sul fondo,” Will sorride, un sogghigno che maneggia tremando come fosse un’arma da fuoco, “coperto da un velo di polvere.”
 
 
 
Sul quaderno che porta il nome di Will Graham sulla prima pagina, Hannibal non annota:
- il modo in cui Will osserva senza sbattere le palpebre le sue dita stringersi intorno a un bicchiere di vino, al collo di Abigail, a un bisturi, a una matita, a un coltello, intorno alla propria spalla, la sera in cui scopre che Hannibal ha nascosto un cadavere per salvare Abigail; la sua spalla destra
- il modo in cui non si scosta
- imparerà presto
- se gli è bastata una telefonata per vederlo uccidere, fino a che punto può portarlo? (fino a se stesso)
- ma un giorno dovrà ucciderlo, l’ha capito la prima volta che l’ha visto; forse piangerà, una lacrima sola, perché è giusto piangere quando qualcosa di bello muore
- Will Graham è uno specchio, e l’arte imita la vita
 
 
 
“Sia sincero, dottore,” Jack Crawford si china verso di lui, poggiando i gomiti sulla scrivania del suo ufficio alla sede dell’FBI, e lo psichiatra trattiene un sorriso, perché sa che uomini come Crawford usano frasi del genere solo quando vogliono credere disperatamente alla risposta, “pensa davvero di poter costruire il profilo di Will Graham?"
Hannibal Lecter pensa alle ossa di Michelangelo e alle crepe nella Cappella Sistina, e dice, “Farò del mio meglio.”
 
               
 
 
 
*
 
 
 
 
 
Quando la sua malattia arriva, è una benedizione e profumo intenso di febbre. Questa è l’entropia che lo purificherà, pensa, guardando Will sudare e cadere tra le braccia di fantasmi. Il mondo si fa più veloce, confuso, e Will disegna orologi che mutilano il tempo e Hannibal è il cuore d’aria stagnante di un uragano. Per questo sono uguali, perché gli estremi di concetti opposti sono lo stesso punto di un cerchio – Will diventa, ogni istante e ogni respiro, e (dovrà ucciderlo senza guardarlo negli occhi e dovrà piangere una lacrima sola) Hannibal è immobile, lo aspetta. “Non so più chi sono,” mormora Will una sera, e ruggisce una notte, e piange una mattina prima di svenire, ma continua a ripeterlo e ogni volta che lo dice è una persona diversa – stringe i suoi cani dopo averli salvati dalla strada, stringe Alana Bloom mentre la bacia, stringe Hannibal dopo un attacco epilettico e nei sogni stringe Abigail perché il coltello recida meglio la sua carotide.
 
L’encefalite, però, ha sintomi troppo evidenti, e Will non è abbastanza ingenuo.
Se avesse permesso che rimanessero solo loro due, loro due e le sue allucinazioni, nella penombra dello studio, o intorno a una tavola imbandita, e Will che trattiene un gemito di piacere masticando filamenti di cuore cotto con vino rosso e spezie – se si fosse fidato di lui, tutto sarebbe finito nel migliore dei modi. Ma Will ha ancora paura dei suoi occhi, e crede ancora che essere salvato significhi ritornare alla vita di prima, alla solitudine, lo sguardo abbassato, la mano di Jack pesante sulla sua spalla. Will vuole essere salvato, e vuole una visita da un neurologo ad ogni costo. È il giorno in cui Hannibal smette di prendere appunti.
 
Dovrà ucciderlo, ma non lo farà, decide. Si limiterà a distruggergli la vita, sperando un giorno di poter avere l’onore di incollare insieme i frammenti.
 
Le ultima note che lascia a fondo pagina, prima di accompagnare Will dal Dr. Sutcliffe, sono:
- lo scan cerebrale non ha mostrato nulla di anomalo
- peggioramento
- paranoia
- pericoloso
 
 
 
 
*
 
 
Il momento in cui Hannibal sorride e vede le proprie labbra riflesse negli occhi di Will, attraverso le sbarre della sua cella, è uno dei momenti più squisiti della loro amicizia.
 
 
 
*
 
 
 
 
Crawford ovviamente fa cercare nei suoi quaderni. Purtroppo per lui, l’unico che potrebbe aiutarlo è quello che Hannibal non ha scritto.
 
 
(Non ha mai scritto:
- “Non so chi sono” e il modo in cui Will lo ripeteva durante i suoi attacchi e si morsicava le lingua, sputava sangue, e la volta in cui Hannibal ha mormorato “Io lo so”
- di quanto fosse bello con le vene ricolme di droghe e la sua risata le sue crisi le sue unghie e i segni che Hannibal copriva con cerotti e su cui posava le labbra di notte, per sentirli caldi; i suoi deliri e la luce pulsata del metronomo che andava e calava nelle sue pupille come fasi lunari e Will che mormorava “Chi sei? Sei Dio?”
- e Hannibal non rispondeva mai, ma chiedeva “E tu chi sei?”, e Will rideva e rideva e gli spasmi dell’epilessia, “Sono il tuo specchio"
- di come fosse stato semplice, naturale, calmarlo e far scorrere le dita tra i suoi capelli, mentre gli spingeva l’orecchio di Abigail in gola
- delle radiografie che ha rubato dall’ufficio di Sutcliffe, e di come non se la sia sentito di distruggerle; nel negativo blu e giallo del lobo frontale ci sono chiazze rosse e pigmenti di viola, un capolavoro dell’espressionismo, e Hannibal darebbe qualsiasi cosa per poterlo appendere di fianco alle sue icone bizantine
- della pistola che Will ha puntato contro di lui, mirando alla sua fronte, e del fatto che Hannibal sperava quasi che sparasse, sarebbe stato un momento sacro e l’arco brillante di una metamorfosi – morendo avrebbe chiesto “Mangiami il cuore”
- del fatto che ora Will sa, sa di essere stato la tela su cui Hannibal ha visto rifiorire la propria opera, uno strumento, il suo strumento, e i denti che hanno masticato il suo scempio
- ora possono guardarsi negli occhi, possono stringersi la mano)
 
 
 
 
 
*
 
 
 
Will manda un sicario a crocefiggerlo e Hannibal potrebbe offendersi, o dire al silenzio Ti penso sempre anch’io.
 


Bacia Alana Bloom e sente ancora Will sulle sue labbra. (e allora morde, e Alana geme)
 

 
*
 
 
 
 
Quando lascia la sua cella, Will Graham non è la persona che ha conosciuto. Ha gli occhi opachi e le sue dita non tremano sull’impugnatura quando gli punta la pistola contro, di nuovo, mirando alla fronte – e Hannibal trattiene un respiro di sollievo, perché se la persona che ha davanti non è quella che ha incontrato nell’ufficio di Crawford, allora (non dovrà ucciderlo) la sua è stata una vittoria, dopotutto.
Will è finalmente se stesso, ed è il suo specchio e, naturalmente, abbassa la pistola.
 
Hannibal uccide e Will mastica piano, come una preghiera; Will uccide e Hannibal gli lava le mani nell’acqua fredda, con un panno, con devozione. Gli bacia le nocche. Basterebbe questo, giorno dopo giorno per l’eternità.
 
Hannibal gli insegna come usare davvero un coltello. (e Will non gli insegna nulla, ma ad Hannibal basta che il suo nuovo sorriso affilato sia sincero, gli basta donare e vedere le mani di Will congiunte a chiedere di più)
 
Will uccide Freddie Lounds e Hannibal gli porge il coltello per il manico, lasciando che la lama sfiori la punta del proprio indice. Ama questo istante e ama, per una volta, la lista dei suoi errori:
- Will è arte e artista, sente ogni colore, la gioia dell’essere profondamente umano e capire il disumano, sorride intorno alla forchetta e deglutisce carne al sangue
- ed è come lui, e forse (Hannibal non è mai stato altro che lo specchio di Will Graham) più di lui
- e non dovrà ucciderlo, mai
 
 
“Puoi dirmi, ora, perché hai... ucciso Abigail,” ogni tanto i suoi occhi diventano scuri e Hannibal avverte una strana vibrazione all’altezza del petto: conosce i sintomi, e consulta diversi manuali di neurologia, ma ancora non se la sente di chiamarla paura.
“Dimmi, Will,” svia il discorso, e spera che capisca che la sua è una risposta, “cosa chiederesti a Dio, se per un giorno trovassi la fede?”
Will sogghigna e le sue sopracciglia si aggrottano, “Dio lo saprebbe.”
Se Hannibal fosse un uomo che ama dire ciò che pensa, gli direbbe che Abigail è al piano di sopra con gli occhi rossi per gli incubi, e che Will è fortunato, perché forse Dio non gli presta attenzione, ma c’è qualcuno che lo ascolta sempre.
“Non è forse onnipotente?”
Gli basterebbe chiedere.
 
 
Li troveranno, Hannibal dice, quando Will se ne va, ma li troveranno insieme. E punteranno entrambi alla gola di Jack, guardandosi negli occhi.
 
 
 
*
 
 
Il suo Giuda si dimentica di baciarlo e il suo Calvario è il sentore lieve di un profumo alla cannella, il profumo di Freddie Lounds. È squallido come finale, nel silenzio del suo studio, nessuna processione o torture o cori in latino, nessuno sarà salvato. 
 
Bruciano i suoi quaderni insieme, l’anamnesi clinica della malattia che hanno condiviso, e Will lo ha tradito e lo tradirà e lui lo sapeva, dalla prima volta che lo ha visto. Brucia anche il quaderno che non ha scritto.
 
(L’ultima cosa che non ha scritto è stata:
- finché morte non ci separi)
 
 
 
 
*
 
 
 
“Credevi di potermi cambiare,” dice, con disgusto, e un coltello tra le mani, “come io ho cambiato te?”
 
“Ti ho già cambiato.”
 
 
 
 
Lo uccide, come pensava di ucciderlo la prima volta che l’ha visto, ma lo guarda negli occhi, e anche se è bellissimo non usa neanche una lacrima.
 
Nel corridoio in cui ha lottato, il riflesso di Hannibal Lecter è immobile e completo anche se lo specchio è in frantumi.
 
 
 
 
 
 




Note inutili:

Che cos'è, bo', non lo so, ditemelo voi. È da un sacco che sto cercando di scrivere una Hannigram: ne ho scritta una, si è cancellata, ho pianto sangue, ne ho scritta un'altra, faceva schifo, e pure un'altra, e poi stamattina è arrivata questa e BASTA.
Non so perché, ma Hannibal mi dà l'idea di uno che riesce ad essere introspettivo solo negli elenchi. Suvvia, sostenetemi. (in realtà è lo stream of consciousness che comincia a farsi sentire e, notare, ora le parentesi sono tonde e non quadre, questo io lo chiamo Progresso) No, scherzi a parte, non riesco più a scrivere come una persona normale, capite che diventa un problema quando l'unica parte di questa storia che mi è venuta senza pensarci è quella delirante e senza virgole. Ho ascoltato questa canzone (che non mi piace poi tanto, ma per è me È l'Hannigram) e Blue Velvet, che però non linko perché ccc'ho l'amor proprio.




 
  
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