Note dell’autore: Eccovi il primo
capitolo di Midnight, non nascondo di avere avuto non poche difficoltà,
soprattutto per questa prima parte, credo che alla fine questa storia avrà solo
due capitoli e sarà incentrata soprattutto su Rose, a parte la parte finale.
Beh aspetto le vostre recensioni come sempre, al prossimo capitolo.
Beta: Paolettazza
Disclaimer: Doctor Who e tutti i suoi personaggi non
sono di mia proprietà (purtroppo), tutti i diritti sono dei legittimi
proprietari, il mio è solo un divertimento.
Midnight
Capitolo I
Andare avanti da soli
Dopo una tazza di tè caldo, uscì dalla cucina, mani nelle
tasche e diretto verso la camera di Donna, le aveva dato il tempo di una doccia
e di cambiarsi i vestiti, ora era arrivato il momento di sgranchirsi le gambe,
aveva voglia di un'altra avventura.
Bussò alla porta della sua amica e aspettò che lei lo
invitasse ad entrare, per fare capitolare la sua testa nella stanza.
“Pronta per un'altra avventura?” chiese con il suo
migliore sorriso, che scomparve quando la vide indossare uno dei suoi piagiama.
“Stai scherzando vero?” chiese la rossa.
“Perché hai addosso un pigiama?” chiese lui sconcertato.
“Dottore, credevo di essere stata chiara, ho bisogno di
dormire un po’” gli ricordò lei.
“Argh Donna, come puoi pensare di dormire con tutto
quello che l’Universo può offrirti?” continuò ad insistere lui.
“E’ da giorni che andiamo su e giù senza mai fermarci” si
lamentò ancora la rossa.
“Abbiamo dormito la volta scorsa” le ricordò lui.
“Io ho dormicchiato, in una stalla con degli animali che
sembravano cavalli, tu hai passato tutto il tempo a giocare con non so cosa che
faceva bip ogni due secondi” continuò a lamentarsi la rossa incrociando le
braccia al petto. Donna aveva ragione, da quando aveva lasciato …. Da quando
avevano lasciato la Terra, non si era voluto più fermare un attimo sul Tardis,
quasi per paura di essere assalito dalla tristezza e soprattutto dalla
tentazione di correre ancora da lei. Donna aveva ragione, lei doveva riposare,
e lui avrebbe approfittato di quegli attimi per fare un po’ di manutenzione
alla sua macchina.
“Dammi solo un paio di ore per recuperare, ok?” chiese
più dolcemente. Annuì silenziosamente e lasciò la stanza permettendo alla sua
amica di dormire un po’.
Con le mani in tasca e cercando di deviare i suoi
pensieri ai lavori di manutenzione si recò nella stanza della console, sospirò
guardando la colonna centrale e tirò fuori il cacciavite, prima di potersi
anche solo avvicinare un bip proveniente dallo schermo attirò la sua attenzione,
speranzoso di una richiesta di aiuto.
Purtroppo per lui non fu così, sullo schermo apparvero
delle coordinate, le ultime che in quel momento lui voleva vedere, infastidito
schiacciò un paio di pulsanti, facendoli scomparire dallo schermo, ma tornarono
subito dopo, sbatté con forza il pugno sulla console.
“Smettila, è stata una sua decisione, non posso più
tornare indietro” urlò verso l’alto, il Tardis sembrò rispondergli parecchio
infastidito senza smettere di mostrare quelle coordinate sullo schermo.
“Ha preso la sua decisione, fattene una ragione” disse
ancora furioso perché la sua nave sembrava non riuscisse a capire quanto male,
faceva tutto quello. Il Tardis sembrava non cedere comunque, si allontanò dallo
schermo e con il cacciavite in mano s’immerse sotto i comandi, ignorando i
“grugniti” della sua vecchia amica. Rose aveva deciso di lasciarlo, lui non
poteva farci niente, anche se aveva lasciato un vuoto incolmabile in lui,
doveva continuare a viaggiare, del resto aveva sempre saputo che prima o poi
sarebbe successo.
Si svegliò di colpo respirando a fatica, tremava, per
istinto portò la sua mano attorno alla chiave del Tardis che tiene sempre con
sé. Per l’ennesima volta aveva fatto lo stesso incubo, la battaglia di Cannary
Warf e lei e il Dottore su una spiaggia. Guardò la sveglia sul comodino, sbuffò
notando che erano solo le quattro del mattino, e sapeva che riaddormentarsi era
inutile, avrebbe rifatto lo stesso sogno. Aveva sperato che lasciando il Tardis
anche quel sogno l’avrebbe lasciata, ma era passata una settimana da quando era
a casa, e ogni volta che cercava di dormire rivedeva quelle stesse scene.
Si alzò dal letto e si affacciò alla finestra, stringendo
la chiave del Tardis alzò gli al cielo chiedendosi lui dove fosse e cosa stesse
facendo. Una fitta di dolore le attraversò il petto, gli mancava terribilmente,
da quando era scesa dal Tardis, sentiva un vuoto, e sapeva giorno dopo giorno
che non sarebbe riuscita a colmarlo, neanche tra un centinaio di anni. Si
sentiva una stupida, aveva deciso lei di andare via, lo aveva tradito e
abbandonato quando gli aveva promesso di rimanergli accanto per sempre, e
invece eccola lì nuovamente intrappolata in una vita che non le appartiene più,
che forse non le è mai appartenuta davvero, neanche l’amore di sua madre potrà
colmare quell’immenso vuoto che prova.
Fine
Capitolo I