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Autore: Nocturnia    17/06/2014    12 recensioni
Alfred non ha dimenticato Gotham, perché quando qualcuno si porta via tutto quello a cui tieni è impossibile cancellarlo.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alfred Pennyworth, Batman aka Bruce Wayne, Catwoman aka Selina Kyle, Due Facce aka Harvey Dent, Rachel Dawes
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Selina Kyle, Bruce Wayne, Rachel Dawes, James Gordon, Harvey Dent e tutti gli altri personaggi appartengono a Bob Kane, alla DC Comics e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


"Le città portano le stigmate del passare del tempo, occasionalmente le promesse delle epoche future."
- Marguerite Yourcenar -



Medea

#1

A Gordon la città non piace.
Morirebbe per lei e le ha dedicato gli anni migliori della sua vita - quando ancora credeva, quando ancora sperava - ma non gli piace.

Ma non scegliamo noi chi amare, giusto?

Si accende una sigaretta, la terza da quando ha iniziato il turno, e aspetta, osservandone le luci spettrali e le geometrie asimmetriche.
La Wayne Tower è un mostro di acciaio e metallo nel mezzo di tutto quel nero - un buco, a ben pensarci - e gli ricorda la stessa forza con la quale l'uomo si protende al cielo - illuso.
Dondola sui talloni, ispirando con calma e buttando l'occhio oltre il cornicione, dove Gotham si dispiega come un delicato intrico di strade e di miserie umane, l'odore ammorbante del piscio e dei falafel andati a male - marci, come tutta la metropoli.
"Volevi vedermi?"
Gordon sobbalza, più irritato che sorpreso, osservando l'ospite da dietro le lenti appannate degli occhiali.
"Dovremmo rivedere la tua entrata in scena, sai? Morire d'infarto non è tra i miei obiettivi a breve termine."
Il pipistrello non ride - e quando mai l'ha fatto? - ma gli rivolge un cenno del capo, quasi a dire ho capito, ho capito; la prossima volta farò ancora di peggio.
"Crane?"
"No." replica Jim, sfregandosi le palpebre e buttando la sigaretta "Rapine a mano armata. Duplice omicidio. E ha il gusto della teatralità, come te. Lascia il biglietto da visita." e gli porge una piccola busta trasparente "Ho pensato che potesse essere... come dire... un avvertimento più nelle tue corde."
Batman osserva la carta da gioco, passandoci sopra i polpastrelli e memorizzandone ogni dettaglio.
"Il Joker?" articola neutro "Almeno ha il senso dell'umorismo."
Gordon sorride - più un tiepido stirar di labbra - ma è davvero contento che lui sia qui, perché ha come l'impressione che Gotham si stia risvegliando e che Crane ne fosse solo l'avanguardia, il primo cucciolo d'una nidiata di maschere oscene e follie ancora peggiori.
"Lo andrò a cercare."
"Non ne dubito."
Una sirena emette il suo lamento in lontananza e Gotham rumoreggia sotto i loro piedi, la rugiada della notte che diventa più il pianto disperato della prossima vittima.
Distratto, Gordon coglie un movimento al suo fianco e il pipistrello è già sul bordo dell'edificio, in equilibrio precario - come sempre.
"Non ti ho mai detto grazie."
Batman lo fissa, immobile, una gargolla di pietra e ombra.
"E non dovrai mai farlo."
Quando si lancia, a Gordon sembra quasi che la città apra gli occhi - un neon verdastro e malato - e rida di lui.

#2

Rachel non ha mai temuto Gotham - non veramente, almeno.
La osserva dall'alto, dove l'attico di Bruce offre una vista magnifica, una costellazione di edifici luminosi e verticalità da togliere il fiato.

Per sempre.

Wayne le regala uno sguardo pieno di tutto e Rachel lo ignora, inspirando con forza e ricostruendo il volto di Harvey, un sorriso sincero e labbra morbide alle quali ha affidato il proprio futuro.
"Un giorno Gotham non avrà più bisogno di Batman."

Menzogna.

"Non puoi chiedermi di aspettare quel giorno."
"Sta arrivando, sta succedendo adesso: è Harvey l'eroe. Ha messo in gabbia la metà dei criminali di Gotham e non ha avuto bisogno di una maschera per farlo."
"Bruce..." ma la verità le si blocca in gola, soffocata.

Mai.

Rachel storna lo sguardo, riportandolo su Gotham e cogliendone nuove sfumature - diverse, grottesche, inquietanti.
Il cielo pare incupirsi sopra la sua testa e qualcosa le sfiora l'anima - è la voce di tua madre, Rachel, la voce di Gotham.

No.

Ne aveva percorso i viali alberati come i vicoli cenciosi, Rachel, calpestando un suolo che sapeva di bitume e caldo, un vapore nerastro che l'aveva avvolta più volte, infilandosi nelle narici, in bocca, bruciandole gli occhi e, senza che lo sapesse, persino le speranze.

Non sarà mai libero.

È così bello Bruce, così vicino, che per un istante vorrebbe cedere.
Per un solo, debole, istante è tentata di baciarlo, di lasciare andare via tutte le incertezze - di regalarle a Gotham, una metropoli che forse ha compreso troppo tardi.

Mai.

Ma l'istante passa e Harvey li interrompe, un po' imbarazzato e decisamente sospettoso - è di Bruce Wayne che stiamo parlando, d'altronde; ha mai avuto cura di nulla che non fosse se stesso?
"Organizza delle belle feste, Wayne, gliene devo dare atto." si infila una mano in tasca Harvey, nascondendo un pugno chiuso - di rabbia, forse. Oppure d'incertezza, perché Bruce ha quello strano sguardo, una malinconia che brucia, che divora fino all'osso e diventa ossessione "Posso rubarle Rachel?"

Vattene.

Rachel sospira, sollevata.
Non dovrei esserlo pensa, stretta al suo braccio Bruce è un mio amico e non dovrei...
Ma Bruce non c'è più.
Ha negato questo pensiero - l'ha persino nascosto e condito con qualche balla psicologica che ricordava dall'università - ma il suo Bruce, quel ragazzino superficiale e gentile, non c'è più da molto tempo.

Mio.

"Tutto bene?"
Annuisce Rachel e non si volta indietro, ignorando la città che pare spegnersi alle sue spalle e muoversi - strisciare forse - come un'oscurità viva e pulsante, oscenamente rigonfia.

Solo mio.

Il sorriso di Gotham è l'ultima cosa che ricorderà prima di morire.

#3

Selina è una figlia di Gotham e in quanto tale non può esimersi dall'aver contratto un debito.

Sono nata, brutta puttana, e tanto basta ad avermi condannato qui, con te.

L'ha vissuta sulla sua pelle fino all'ultima goccia, un lento e inesorabile stillare di sangue e fatica.
Messa al mondo per poi essere masticata e mal digerita, ne cerca i contorni sfumati dalle lacrime, un ammasso di neve e fango e catrame.
Seduto sul bordo della strada, Gordon la fissa senza proferire parola, avvolto in un silenzio rassegnato - sconfitto.
"Se ne è andato."
Selina annuisce, percependo qualcosa spezzarsi.

E spero proprio che sia il tuo cuore, metropoli del cazzo.

"Bruce Wayne... " mormora poi, scuotendo la testa "E tutta questa gente non lo saprà mai... "

Come io non saprò mai com'era il sapore della sua pelle, senza il kevlar e la paura a fare da scudo.
Come io non saprò mai come sarebbe stato fare l'amore con lui, senza il tempo a premerci sui fianchi.
Come io non saprò mai com'è amare qualcuno fino alla fine dei giorni.

Deglutisce Selina e si perde a osservare i ponti divelti, gli edifici crollati, persino le più piccole crepe che corrono lungo il manto stradale.
Vorrebbe ridere, ma le pare di cattivo gusto - ai funerali non si ride, vero? - e sente il respiro di Gotham sulla pelle, una città che la guerra ha reso solo più bella, trasfigurandola in una figura d'incubo, un dea guerriera e implacabile.
"La polizia arriverà a momenti." la interrompe Gordon "Credo che sia giunto il momento di salutarci... signorina Kyle."
Selina ne studia il profilo piegato dai mesi appena trascorsi, le spalle curve, i baffi ingialliti dalla nicotina, gli occhiali storti e la cravatta slacciata.
Gli stringe la mano e si allontana senza dire altro, perché il pipistrello le ha insegnato che le parole non hanno alcun valore senza le azioni e lei ne aveva sbagliate fin troppe.

Come consegnarti a Bane.

Si dirige verso la Bowery e infine l'East End, ascoltando un silenzio che pesa come un macigno.

"Vieni via con me. Hai già dato tutto a questa città, tutto."
"Non tutto. Non ancora."

Gotham è accarezzata da un'alba sfacciata, una giornata così luminosa che morire pare quasi un insulto.

Eppure tu l'hai fatto.

L'edificio è vuoto e Selina è sola con i suoi passi, rintocchi funebri che Gotham ascolta con lo stesso rapimento di un innamorato.

"Userai il pilota automatico?"
"Non c'è il pilota automatico."

Si toglie la maschera Selina, raggomitolandosi contro la porta del suo appartamento e chiudendo gli occhi.

"Potevi andare ovunque e invece sei tornato."
"Anche tu."
"Si vede proprio che siamo due idioti."

Quando li riapre, l'aurora di Gotham è ancora più fredda di prima.

#0

Alfred non ha dimenticato Gotham, perché quando qualcuno si porta via tutto quello a cui tieni è impossibile cancellarlo.
È tornato solo per trovarla svuotata d'ogni bellezza, una puttana sgualcita di cui rimanevano solo i vecchi fasti - una Medea moderna e allucinata, molecole di follia e disperazione che nutrivano la sua costante paranoia.

Mi dispiace tanto, Bruce.

Si era perso tra le stanze vuote del Manor, luoghi che parlavano di lui e di un bambino morto tra i suoi vicoli, sangue vapore cordite.
Ha raccolto ciò che rimaneva - un'eredità scomoda e dolorosa - facendo poi rotta verso Firenze e i suoi cieli azzurri e privi di nuvole, circondato da persone che vivevano la città, non che se ne facevano dominare.

Avevo un sogno, tanto tempo fa.

Ascolta il pigro scorrere dell'Arno alla sua sinistra e si illude con suggestioni antiche, un'idea che aveva accudito con la stessa tenerezza con cui si era preso cura di Bruce.

Non ci saremmo detti una parola, ma entrambi avremmo capito che ce l'aveva fatta.

Firenze non è Gotham.
Non possiede le sue cupe geometrie, i suoi vigilanti di roccia e sangue, quello strano connubio tra gotico e moderno che la rendevano asimmetrica e terribile, uno storpio capace di lacerarti la carne a morsi.
No, Firenze non è Gotham, ma il ricordo fa ancora male e...

Non è possibile.

Alfred sbatte le palpebre un paio di volte, poi sorride - inevitabile.

"Adesso mi vuoi sistemare con una ladra?"
"Anche uno scimpanzè andrebbe bene, a questo punto."

Selina gli dà le spalle e il viso pulito le conferisce un aspetto ancora più giovanile, una donna a cui Gotham aveva strappato tutto - restituendole poi l'unica cosa a cui tenesse davvero solo a debito saldato.

Bruce.

Sorride anche Wayne e annuisce, una muta comprensione che non ha bisogno d'altro che di un cenno del capo.

Ce l'ha fatta. Alla fine, ce l'ha fatta.

A Gotham, il più grande atto di coraggio di ogni madre: quello di lasciar andare i propri figli.
   
 
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