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Autore: Euphemia    20/06/2014    2 recensioni
"Quando Ishimaru l’aveva avvertita della disgrazia, spiegandone la serietà, Chihiro era a casa, a programmare come al solito. Non aveva avuto alcun tipo di esitazione ad alzarsi di scatto dalla scrivania della sua stanza, non appena aveva sentito il moro parlare, tra i singhiozzi, delle gravissime e drammatiche condizioni del loro amico più caro, in seguito a un incidente stradale.
[...]
Non può essere vero.
[...]
Non può finire così."
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Piccola OneShot AU dedicata alla Chihimondo con accenni Chishimondo. Molto triste. Molto.
Spero possa piacervi!
{Avvertimenti: Riferimenti femminili per Chihiro.}
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Fujisaki Chihiro, Ishimaru Kyoutaka, Oowada Mondo
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tempo scaduto.




Sebbene le sue adorabili ballerine bianche non fossero le scarpe adatte alla corsa, lei si affrettava il più velocemente possibile verso la camera d’ospedale che le avevano indicato qualche attimo prima. Quel minuscolo scricciolo dal volto solitamente dolce sembrava in quei momenti di sfrenata corsa una vera e propria saetta, che, pur di raggiungere la stanza, intralciava il cammino dei dottori e di altri pazienti, facendoli ogni tanto cadere a terra, ma senza fermarsi a soccorrerli.
Non c’era tempo. Non ne aveva più.
Il respiro affannoso era percettibile alle orecchie di chiunque, per quanto era forte. I polmoni le stavano scoppiando, il cuore martellava così tanto che aveva l’impressione che ben presto sarebbe schizzato fuori dal piccolo e fragile petto a dir poco martoriato. Sarebbe potuta svenire da un momento all’altro, continuando così da un tempo che a lei era sembrato infinito, senza curarsi in alcun modo della sua cagionevole salute; ma non le importava, non le interessava nulla di sé. Doveva raggiungere la camera, immediatamente; era già passato fin troppo tempo.
Quando Ishimaru l’aveva avvertita della disgrazia, spiegandone la serietà, Chihiro era a casa, a programmare come al solito. Non aveva avuto alcun tipo di esitazione ad alzarsi di scatto dalla scrivania della sua stanza, non appena aveva sentito il moro parlare, tra i singhiozzi, delle gravissime e drammatiche condizioni del loro amico più caro, in seguito a un incidente stradale. Si era precipitata giù per le scale con le lacrime agli occhi, con il cuore che, dopo essere sprofondato fino allo stomaco, aveva cominciato a battere come un martello pneumatico. Dopodiché, era uscita senza neanche avvisare suo padre, lasciando la porta aperta, e si era messa a correre per raggiungere al più presto l’ospedale che Ishimaru le aveva indicato, mentre le diceva di fare presto – e che le condizioni del Gang Leader si stavano facendo sempre più critiche.
Non può essere vero.
Le sembrava tutto un grande, orribile, spaventoso incubo. La testa le girava, fino a renderle il mondo che aveva davanti del tutto confuso, tra la gente contro cui andava a sbattere, i corridoi biancastri e vuoti dell’ospedale, l’odore di medicinali nell’aria. Voleva risvegliarsi subito, nel letto della sua stanza, durante una delle solite mattine in cui si sarebbe dovuta preparare per andare a scuola e per poter raggiungere i suoi amici, per poter stare con Ishimaru e... Mondo.
Le lacrime non smettevano di scendere, alla sola immagine del volto sorridente del Gang Leader nella sua mente: era terrorizzata dal pensiero martellante e oppressivo di non poter più rivedere quel sorriso sulle labbra della persona a lei più cara.
Non può finire così.
Svoltò l’angolo nell’agitazione più totale: finalmente, dopo un’eternità, riuscì a scorgere, seppur nella sua confusione mentale, il numero della stanza dove Mondo era stato portato. Strinse i denti e i pugni, si avvicinò di corsa alla porta biancastra; ma proprio mentre afferrava la maniglia, qualcun altro aprì l’uscio al suo posto. Un chirurgo con il volto coperto dalla mascherina fissò Chihiro nei suoi grossi e lacrimanti occhi nocciola, prima di sospirare e di scuotere il capo lentamente, posando sulla spalla della Programmatrice la mano guantata.
“Sei sua amica, vero?” sussurrò, spostando lo sguardo da un’altra parte verso il basso. “Va’ a salutarlo.”
Un urlo seguì quelle parole, che avevano fatto venire i brividi a Chihiro: un grido agghiacciante, fin troppo familiare.
Ishimaru.
Il chirurgo scostò la piccola e tremante figura della Programmatrice e, seguito da altri medici, si diresse all’esterno della stanza, avviandosi lungo il corridoio silenzioso dell’ospedale. Ma Chihiro non poté vedere dove erano diretti, se si stavano allontanando da lì o meno; il suo sguardo era concentrato su quello che aveva davanti.
Il letto di fronte a lei era occupato dalla figura quasi irriconoscibile di Mondo. Era pallido, ferito in qualsiasi punto del suo corpo, sanguinante da ogni parte. Respirava affannosamente, con gli occhi socchiusi che fissavano il vuoto o qualcosa che, probabilmente, solo lui riusciva a vedere, mentre accanto a lui Ishimaru lo scuoteva tra i singhiozzi e le urla di disperazione. Un macchinario accanto al letto mostrava un battito cardiaco debolissimo.
No, non è vero.
Chihiro avrebbe voluto urlare, strapparsi i capelli, fare qualsiasi cosa necessaria, pur di porre fine a quel dolore martoriante che provava all’altezza del petto. Avrebbe voluto correre da Mondo, abbracciarlo, urlargli di restare con loro, con Ishimaru, con lei. Non voleva che se ne andasse, non voleva che la lasciasse sola; avevano ancora tante cose da fare, insieme, e lei aveva ancora qualcosa da dirgli. Si pentì del tempo perso ad avere paura e ad esitare: perché era stata così stupida? Perché non aveva avuto il coraggio di dirglielo?
Perché accade tutto questo?
L’unica cosa che in quel momento riusciva fare, nonostante tutto, era rimanere immobile sulla soglia della porta. Tremava come una foglia, con le lacrime che non smettevano di uscire dagli occhi e che le rigavano le guance marmoree, mentre la sua mente si riempiva dei ricordi dei momenti che aveva passato con Mondo, del suo sorriso, il suo bellissimo sorriso. Non poteva credere di non poterlo rivedere mai più.
Si avvicinò lentamente al letto, con le gambe che sembravano due pezzi di legno, per quanto erano rigide. I suoi passi delicati emettevano un suono quasi impercettibile, ma, nonostante questo, Mondo riuscì a sentirli. Voltò lo sguardo vitreo dal volto disperato di Ishimaru, che aveva guardato per qualche attimo, agli occhi color nocciola della Programmatrice, che invece fissava i suoi color lavanda. Quel contatto visivo non poté che provocare una fitta al cuore di Chihiro, così forte che dovette fermarsi all’improvviso, a solo poca distanza dal letto dove giaceva il Gang Leader.
Il tempo era scaduto. Era stata sciocca a credere di averne infinito a disposizione; avrebbe dovuto saperlo. Era come se qualcuno, lassù, avesse cronometrato il tempo che le aveva regalato: seppur le avesse dato più di una chance, adesso era terminato. E Chihiro l’aveva solamente sprecato.
“O... Oowada-kun...”
Avrebbe voluto parlare a voce più alta, ma questa, tremolante, sembrava essere intrappolata nella sua gola, tra i singhiozzi che andavano sempre più crescendo.
“Oowada-kun... Mi dispiace... M-Mi dispiace...”
Ishimaru, accanto al Gang Leader, continuava a piangere, preso dalla disperazione più totale. Il dolore lo aveva reso completamente sordo, tanto che non si era nemmeno accorto né della presenza di Fujisaki all’interno della camera né delle sue vacillanti parole.
Chihiro non aveva più tempo. Ogni istante, ormai, era divenuto prezioso, e questo lo sapeva benissimo.
Non le importò più nulla delle sue insicurezze, non esitò più, al pensiero di quello che avrebbe fatto: fece dei passi più decisi verso il letto dove giaceva Mondo, si inginocchiò per terra e afferrò la mano del Gang Leader senza alcuna incertezza, stringendogliela forte, mentre ricominciava a singhiozzare più intensamente, mentre le lacrime cadevano più copiose sul braccio muscoloso e nudo della persona che amava.
“Oowada-kun... M-Mi dispiace... Mi dispiace...! S-Sono stata una stupida! Ho avuto t-tanto tempo, e l-l’ho sprecato... Io... Io... Oowada-kun, t-tu... Tu mi piaci, Oowada-kun! T-Ti prego... N-Non andartene!”
Chihiro scoppiò in un pianto pieno di dolore, incapace di potersi trattenere. Avvicinò la mano di Mondo al suo viso, la strinse forte a sé, posando le sue labbra su di essa, bagnata di sangue e delle sue lacrime.
Alzò lo sguardo solo per un attimo, per poter vedere ancora una volta gli occhi color lavanda del Gang Leader; con sua enorme sorpresa, constatò che sul suo viso c’era un debole sorriso – il sorriso che Chihiro aveva paura di non poter rivedere più.
Mondo respirò affannosamente, prima di pronunciare qualcosa con un immane sforzo. I suoi occhi socchiusi brillavano, mentre guardavano quelli bagnati della dolce, piccola Programmatrice.
“F... Fujisaki... Anche... Tu... Mi pia...”
Le parole del Gang Leader furono spezzate dal rumore assordante e continuo del macchinario del battito cardiaco. Chihiro, tra le lacrime, guardò il monitor.
Una linea piatta si stagliava sullo schermo.

 
  
"Tempo scaduto, Fujisaki Chihiro."
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
 
Rieccomi di nuovo su questo Fandom, con una nuova OS sulla Chihimondo – e stavolta, ci ho messo anche qualche accenno Chishimondo, perché amo anche quella shipping. <3
Insomma... Prima di partire, volevo lasciarvi con qualcosina, così ho optato per questa qui, scritta un bel po’ di tempo prima, ma che ero indecisa se pubblicare o meno. Alla fine, ho deciso di pubblicarla comunque, perché voglio assolutamente portare il culto della Chihimondo e della Chishimondo anche sul fandom italiano. Sono delle ship bellissime, perché nessuno le ama qui su EFP?-- *piange*
E niente... Questo AU è stato un po’ triste da scrivere, anche perché l’idea di Mondo che muore sotto gli occhi di Chihiro e Ishimaru mi spezza il cuore. Ho preso ispirazione da una headcanon che avevo letto – e che giustamente ora non trovo più, ma ok-
Ah, un’altra cosa! Per Chihiro, ho utilizzato il “lei” perché non si tratta del mondo originale della storia, dove appunto Chihiro decide di "diventare più forte", ma di un AU dove non è ancora subentrata la Disperazione e dove Chihiro non ha questa necessità – come dimostrano le foto precedenti al gioco che Junko ha creato per quei poveri figli. Inoltre, a me piace Chihiro sia vista come una lei sia visto come un lui, quindi per questa FanFiction volevo sperimentare Chihiro vista come “lei”.
Ecco tutto... Spero possa piacervi! Mi ci sono messa d’impegno, per poterla scrivere. C: Non posso nascondere di essere ancora un po’ insicura... Se avete consigli, li accetto più che volentieri!
Vi ringrazio per aver letto, in ogni caso. <3
Alla prossima,
Euphemia >.^
  
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