Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Ser Balzo    22/06/2014    29 recensioni
In una notte buia e tempestosa, un autore frustrato ha una pessima idea…
Una storia folle, presuntuosa e (si spera) divertente, scritta a quattro mani dal sottoscritto e dal suo irritante e insubordinato personaggio.
CIAO STELLINE XD QUESTA E LA PRIMA FF K SCRIVO QUINDI NN VACCOLLATE SE SCRIVO MALE :) SONO PRESENTI SCENE PERVY E ROBA FORTE, QUINDI SE AVETE IL PANCINO DELIKATO NON ROMPETE E NON LEGGETE
…ma che sei matta? Non puoi aggredire i potenziali lettori in questo modo! E da quando ci sono "scene pervy e roba forte"?
ODDIO NON TI ACCOLLARE ANKE QUI POI TI SPIEGO OK???
Eh sì, poi mi spieghi. Bella idea ho avuto, proprio una bella idea...
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A







Bene, socia, ci siamo.

L’ultimo capitolo.

L’ultimo capitolo. 

Fa uno strano effetto, non è vero?

Cavolo se lo fa.

Bene, direi che abbiamo tergiversato abbastanza.

Abbiamo cosa?

Tergiversato. Voce del verbo tergiversare: rinviare una decisione, perdere tempo evitando di manifestare il proprio pensiero...

No sì, so cosa vuol dire... è solo che... mi ci devo ancora abituare.

A cosa?

A tu che, beh... parli italiano.

XD

AAAGH!

Ehi calma, stavo scherzando...

...sì, hai ragione, scusami.

Fa niente, figurati!

Ok. Solo una cosa...

Dimmi.

...non farlo mai più.

Ahahah va bene! Sei sensibilino però, eh...

Sei meglio te, allora. Ordunque, sei pronta per l’ultimo capitolo?

Pronta.

Magnifico. Rullo di tamburi, signori e signore... si va in scena.

 



Quattordici.

Che non a caso sono gli anni miei meno sette

Epilogo

o

Ommioddio non ci credo, 'sta storia la finisco serio

 

 

 

Esterno, ambientazione agreste, giorno. Colonna sonora:‘Til Kingdome Come, dei Coldplay

 

Il frinire dei grilli si mischiava a quello delle cicale, in una antica armonia fatta di pietre spaccate dal sole e quieti sonnellini all’ombra degli alberi. Le spighe di grano si lasciavano cullare dolcemente dal flebile soffio del vento. Il sole splendeva alto nel cielo, riscaldando piacevolmente le nuche dei due ragazzi che fendevano l’ondeggiante campo dorato.

Lei indossava un vestito blu, lui dei jeans e una maglietta rossa. Si incontrarono proprio a metà del campo.

«Ehi» disse lui, sorridendo mestamente, mentre una mano andava a nascondersi timorosa in mezzo ai capelli ricci.

«Ehi» rispose lei, spostando una ciocca bionda con le punte rosse dal volto.

«Allora... come va?»

«Bene, direi. E tu?»

«Oh, io bene. E tu?»

Lei ridacchiò. Lui avvampò, lo sguardo fisso sulle scarpe da ginnastica quasi del tutto nascoste dalle spighe giallastre. 

«Sai... non sei come ti aspettavo.»

Lui sollevò timoroso gli occhi verdi. «Cioè? Dovevo vestirmi meglio? Maledizione, lo sapevo che...»

Lei ridacchiò di nuovo. «Ma no. Sei semplicemente... normale.»

Lui cercò disperatamente di sorridere, ma riuscì a sollevare soltanto uno storto ghigno sofferente. «Normale buono o normale cattivo?»

Il sorriso di lei stracciò impietosamente quello di lui. «Normale... normale. Ti ho sempre considerato come una specie di... dio» disse, arrossendo lievemente mentre pronunciava l’ultima parola.

«Oh, beh, wow» balbettò lui in risposta. «Fico.»

«... ma in fondo, tu sei come noi. Come me.»

«Beh, questo mi pare ovvio. Perché mai avresti dovuto pensare il contrario?»

«Non lo so. Io... per paura, credo.»

«Paura di cosa?»

«È sempre più facile amare qualcosa di irraggiungibile. Almeno sei sicura che non ti farà del male.»

Il volto di lei si adombrò. Gli occhi le si velarono di lacrime. Lui venne preso dal panico. Deglutì, ma la gola era completamente secca. 

Andiamo, fai qualcosa!

Il corpo agì in automatico. Le dita di lui saettarono in avanti, e si andarono a schiantare sul dorso della mano di lei. 

Oh cielo, sei un disastro.

Con uno sforzo immane, riuscì a sollevare le dita traumatizzate e a farle atterrare sulla spalla scoperta di lei. La pelle era calda, asciutta, rassicurante. Lei sollevò lo sguardo. Lui si sentì improvvisamente più tranquillo.

«Beh, sai come si dice: tutto quello per cui vale la pena di vivere necessita di una certa sofferenza per essere ottenuto.»

«Come puoi esserne sicuro?»

«Non lo sono, infatti.»

«E se dopo la sofferenza non ci fosse niente? E se provarci fosse del tutto inutile?» Lei deglutì, poi fissò un punto a qualche centimetro dalla spalla di lui. «Tanto vale continuare a sognare, almeno lì le cose vanno come dico io» mormorò, abbassando di nuovo lo sguardo.

«Ehi.» Con un gesto che sorprese anche se stesso, lui le prese delicatamente il mento e le sollevò il volto. «So quello che ti passa per la testa. Lo dico davvero. Lo pensiamo tutti, quando le cose non vanno bene. Ma è giusto così. È questo che ci rende vivi.» Lui sorrise, e questa volta lo fece come si deve. «Guardati intorno. Soltanto nello spazio che separa me e te ci sono così tante cose che solo al pensiero mi manca il fiato, pensa nel mondo intero! E sopratutto, ci siamo noi. Possiamo dipingere, cantare, suonare, giocare ai videogiochi, costruire un razzo, andare a caccia di belle ragazze o bei ragazzi, scoprire cosa c’è dentro il Sole... possiamo fare tutto! Costruiamo ciò che siamo ogni giorno della nostra vita... e diciamocelo, senza rabbia, dolore e tristezza le cose non sarebbero altrettanto interessanti. O no?»

«Io... penso di sì...»

«Noi abbiamo un enorme potere, e da grandi poteri derivano grandi responsabilità, si sa. Fuori di noi c’è un mondo intero, dentro di noi universi sconfinati: l’enormità di tutto questo ci sconvolge. Ma per quanto la vita possa sputarti in faccia, per quanto tutto intorno a te possa far schifo, solo tu puoi decidere del tuo destino. Perché, in fondo, l’unica cosa che ti rende meravigliosa... sei tu.»

Appena l’ultima parola venne inghiottita dal vento, lui si sentì un gran cretino. Per qualche istante non ci fu altro che silenzio, poi sul volto di lei comparve un delicato, timido sorriso.

«Sai perché cadiamo, Bruce? Per imparare a rialzarci» mormorò.

Lui aggrottò le sopracciglia, poi si guardò intorno, confuso. «Bruce? Che Bruce?» 

Lei ridacchiò. «Niente, lascia stare. Belle parole, comunque.»

«Beh, in teoria è questo il senso di quello che canto. Ma mi sa che non si è molto capito...»

I due si guardarono per qualche istante, poi scoppiarono a ridere. Il loro schiamazzo si riverberò fino agli alberi, dove le cicale, offese da tanto baccano, aumentarono l’intensità del loro coro.

Lei rise fino a farsi venire le lacrime. Quando non ebbe più fiato, si asciugò le lacrime dagli occhi, ansimando come un centometrista al traguardo. «Io... grazie. Grazie davvero.»

Lui si schiarì la gola, gli occhi ancora lucidi. «Dovere, mia cara.»

«A volte, tutto quello di cui uno ha bisogno è solo una piccola spinta.»

«Già.»

Tra i due scese di nuovo il silenzio. Lui si grattò la nuca, impacciato.

«Ok...»

«Sì...»

«Ehm, dunque... vuoi fare sesso?»

Gli occhi di lei si spalancarono. Guardò lui per qualche istante, poi scoppiò di nuovo a ridere.

«Beh, sì, insomma, bastava anche un no...» borbottò lui, ficcandosi le mani in tasca e strusciando il piede a terra avanti e indietro, lo sguardo basso e sconfitto.

«S-scusa... non volevo...» disse lei, fra i singhiozzi. Cercò di calmarsi, ma un accesso di risa particolarmente violento la costrinse a piegarsi in avanti.

«No, prego, fai con comodo» disse lui, sempre più mortificato.

Lei prese un paio di respiri profondi e sembrò riprendere il controllo. «No, non è colpa tua. Deve essermi rimasto appiccicato addosso qualche rimasuglio di potere...»

«Qualche rimasuglio di che?»

«Meglio che tu non lo sappia. Ah, ecco perché!» Lei si mise una mano in testa e tirò. La liscia cascata bionda si sollevò, liberando una folta zazzera crespa di capelli castani. «Ecco, così va meglio» sentenziò, buttando la parrucca in mezzo al grano. «Andiamo, devo farti vedere una cosa...»

 

(Ahò, che je devi fa’ vedé? Che sta succedendo? Non fare di nuovo la cavalla pazza eh...)

(Ehi, tranquillo! Abbi fiducia, socio)

(...va bene, mi fido)

 

Il bar era una struttura semplice, interamente di legno, con una tettoia di paglia a riparare dal sole i tavolini di plastica. Un centinaio scarso di metri più avanti, il mare argenteo sonnecchiava placido come una gigantesca creatura assopita.

Harry sembrava perplesso. «Che ci facciamo qui?»

«Aspetta e vedrai.»

Chino sul bancone davanti ad un frappuccino ghiacciato, un ragazzo chiacchierava amabilmente con il barista, un giovane dagli occhi nocciola e i capelli scuri pettinati in una cresta.

«... le prime puntate resterai un po’ scettico, è normale: ma prima che tu possa rendertene conto, è amore. Fidati, non te ne pentirai.»

«Se lo dici tu... a me sembra un po’ troppo tarocca. Voglio dire, è pure una serie di culto... ehi, ma c’è la mia ragazza preferita!»

Alle parole del barista, il giovane si girò. I suoi occhi incontrarono quelli di Harry. Per un istante, parve che anche il tempo si fosse fermato a guardare.

«Harry, ti presento il mio amico Louis. Louis, lui è Harry.»

I due si squadrarono intensamente. Sembravano entrambi sul punto di dire qualcosa, ma nessuno dei due sapeva bene cosa. Migliaia di parole invisibili spingevano sulle loro gole, impossibilitate ad uscire.

Poi qualcuno gridò.

«Zayn! ZAYN! Ho FAME! Voglio una capricciosa, di quelle che sai fare tu!»

Un ragazzo in pantaloncini da surf irruppe prepotentemente nella scena. Scagliò il suo asciugamano su una sedia, facendola cadere rovinosamente a terra, e scosse violentemente la testa come un cane bagnato, seminando schizzi d’acqua dappertutto.

«Niall, per la miseria!» ribatté il barista «smettila di fare casino! E poi lo sai che le pizze si fanno solo di sera...»

«Non fare il pakistano con me, Zayn» ribatté Niall, lasciandosi cadere su uno sgabello davanti al bancone «Non fai così tanto il fiscale con Alexis...»

«Alexis? Chi è Alexis?» chiese Louis, incuriosito.

«Nessuno» borbottò con troppa foga Zayn.

«Un gran bel pezzo di nessuno» disse Niall con malizia, rubando il frappuccino di Louis e cominciando a succhiare avidamente dalla cannuccia. «La conosci quella regola, Malik? Gli amici prima delle donne...»

«Stai facendo di nuovo il galletto, Niall?» 

Un altro ragazzo in costume da bagno si unì al gruppo, andandosi a sedere accanto a Niall e scompigliandogli i capelli bagnati.

«Piantala, Josh! Lo sai che mi secca.»

«Ooh, mister Horan non gradisce essere toccato... ora non fai più tanto lo spavaldo, eh?»

«Louis, digli qualcosa, per favore.»

«Josh, sono piuttosto sicuro che Niall ne voglia ancora.»

Per tutta risposta, il ragazzo afferrò il giovane biondo per il collo e cominciò a strofinargli energicamente le nocche sulla testa.

«Ahia... AHIA! Questa è l’ultima goccia, Josh... te la farò pagare!»

«Sono terrorizzato a morte...»

Paonazzo in volto, Niall si agitava come un invasato, smanacciando e dimenando forsennatamente le braccia. Doveva offrire uno spettacolo molto comico, perché Louis e Zayn furono travolti da un delirante scroscio di grasse risate. Per qualche istante il bar fu in preda a una gran baraonda, fin quando Josh decise di averne avuto abbastanza e rilasciò la sua povera vittima.

«L’hai voluto tu!» esclamò Niall, incenerendo con lo sguardo Josh. «Ricordi la promessa di non dirti chi aveva vinto tra la Montagna e la Vipera Rossa?»

Gli occhi di Josh divennero due fessure. «Non oserai...»

«Povero, povero principe di Dorne, finire così, con la testa aperta come un cocomero...»

«MALEDETTO!» Josh scattò in piedi, tendendo le braccia verso Niall. Il ragazzo evitò agilmente l’affondo nemico, e si lanciò in una rapida quanto disperata fuga.

«And so he spoke... and so he spoke...» canticchiava allegramente Niall, con fare provocatorio.

«Traditore infameavrò la tua testa!»

Louis osservò i suoi due amici allontanarsi sempre di più, per poi sparire dietro una grossa duna di sabbia.

«Louis... giusto?»

Il ragazzo si girò. Harry lo guardava, un timido sorriso dipinto sul volto.

«Giusto. E tu devi essere Harry.»

«Esatto.» Harry si sedette accanto a lui. «Sono divertenti, i tuoi amici.»

«Oh sì... il primo giorno dicono tutti così.»

Harry ridacchiò. Poi si accorse che Louis lo stava fissando, e si fece improvvisamente serio.

«Tutto bene?»

Louis rimase qualche istante in silenzio. «Sicuri che non ci siamo mai visti prima?»

«Noi due?»

«Eh.»

«Mmh... no, non credo. È la prima volta che vengo da queste parti.»

Louis sorrise. «Allora era solo una mia impressione.» Tese la mano verso il suo nuovo amico. «È un grande piacere conoscerti, Harry.»

«Oh, il piacere è tutto mio» rispose il ragazzo, mentre si accingeva a ricambiare la stretta.

Poi toccò le sue dita, e tutto scomparve con un lampo.

Una serie di flash gli passarono davanti agli occhi. Erano uno più veloce dell’altro, ma riusciva a distinguerli tutti nitidamente.


A che pensi, Harry?

A niente, Louis.

Maledizione, Louis! Ho dimenticato in classe gli appunti di Inglese.

Tranquillo, Harry, ti aspetto qui.

Va tutto bene. Resta con me, poi una volta finite le lezioni ti libererò.

Attento a quello che chiedi, Niall... potresti essere accontentato.

Non temere, herr Doppler. Sarai ricompensato per il tuo lavoro. 

Aah, ora di pranzo! Potrei vendere mia madre per un piatto di pasta!

No, Louis! Aspetta!

Bieber kaputt! Baciate il mio culetto irlandese, patetiche schiappe!

Quindi, se io muoio... Harry sarà salvo?

 Ti prego, Harry... mi racc-comando... sii felice. Con me... o sen-za... di... me.

 

Poi, così come era venuto, tutto sparì. 

«Harry?»

Harry aprì gli occhi.

Louis lo guardava perplesso.

«Tutto bene, Harry?»

Harry si guardò intorno. Era di nuovo nel bar. Il sole splendeva, il mare era piatto come una tavola.

Si girò verso Louis. Il ragazzo aveva sul volto uno strano sorriso incompleto, tanto era diviso fra la preoccupazione e la divertita curiosità.

Era un sorriso orribile, eppure Harry non aveva mai visto niente di così bello.

«Va tutto bene, Louis.»

Harry inspirò profondamente. Per la prima volta, forse nella sua vita, quella non era una frase fatta.

Andava tutto bene.

«Sono a casa» disse.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oh diamine, dopo queste ultime parole ti voglio proprio bene.

Troppo gentile...

Piuttosto, come diavolo hai fatto? Il Pathos... le regole...

Dimentichi chi sono, caro. Ce lo sai che so’ la peggio, no?

Diamine sì. Beh, che dire, tutto bene quel che finisce bene, no?

Viste come sono cominciate le cose, senza alcun dubbio.

(Qui lo dico e qui lo nego, eh... ma devo ammettere che è stato... piuttosto divertente!)

(lo so!)

(Poi calcola che da quando sono finito su Facebook co sta storia mezzo che ci rimorchio abbomba)

(Direi che non sono stata poi una gran brutta idea, allora...)

(Dio ti benedica, ragazza, Dio ti benedica.) 

...comunque sì, fa proprio uno strano effetto.

Che cosa?

La fine.

Diamine, è vero. Quasi quasi non me ne rendo conto. La mia prima multicapitolo finita. Ed è una fanfiction sugli One Direction.

Chi l’avrebbe mai detto, eh?

La vita è piena di sorprese, piuttosto anzichenò.

Beh... è stato bello.

Anche per me. Ehi!

Che succede?

Mi sono appena reso conto che hai rifiutato un’avance spintissima da parte di Harry Styles.

Oh... è vero.

Direi che sei guarita.

No, solo distratta... un giretto su Harry me lo sarei fatto più che volentie...

Eddai, non rovinare tutto!

Ahahaha va bene, va bene.

Perfetto.

Immagino che ora potrai tornare a concentrarti su cose serie.

Oh sì. Ho giusto un paio di storie che necessitano di...

Io veramente mi riferivo agli esami.

...ah. Beh sì, anche quello.

Ecco. Mi raccomando, eh.

Ehi, sono io quello serio dei due. Non mi rubare il ruolo.

Non fare troppo il rompiscatole che ricomincio con le kappa eh.

Ehi, su certe cose non si scherza!

Io non scherzo. Lo sai.

...ok.

Ahahahahaha è divertente metterti sulle spine!

Oh mio Dio, mi sto scassando dalle risate.

Eddai su, ormai è tutto finito, possiamo permetterci di prenderla un po’ a ridere.

Se lo dici tu. Piuttosto, ora che è tutto finito... tu, che farai?

Ah. Ecco, io... pensavo di... andare in giro, conoscere persone, vedere luoghi... credo che mi farà bene.

Mi sembra un’ottima idea.

Ok. 

E quando hai intenzione di partire?

Io... il prima possibile. Subito, credo.

Subito?

Sì. Sai, non si sa mai...

Già, giusto. 

Sì.

Beh... allora buon viaggio: e stammi bene, mi raccomando.

Anche tu.

 

 







...aspetta!

Sì?

...a presto?

...a presto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cavoli, se n’è andata davvero. Tutto questo silenzio mi fa un po’ strano. Non che la caciara di prima fosse una gran cosa, per carità. Però... beh, a modo suo era divertente. Poi giusto quando mette la testa a posto e comincia a citare il Signore degli Anelli piglia e se ne va. Bah, le donne.

Che dire: siamo alla fine. Già, lo so, non ci credo neanche io. Confido che tutto questo baraccone vi sia piaciuto: io mi sono decisamente divertito a scriverlo. Tornare a fare cose serie sarà un brutto colpo.

E niente: grazie, davvero, tanto, sentitamente, a tutti quanti, dal primo all’ultimo. Vi voglio bene.

 

Detto ciò, vi saluto! Tante carissime cose, e alla pros-

 

Ehi!

Ehi! Sei tornata! Ah, sapevo che non...

No, tranquillo. Mi sono solo dimenticata di dirti una cosa!

...ah ok.

Potresti farmi un piccolo favore, socio?

Beh... certamente, socia.

Bene! Allora, c’è mia sorella che...

...tua sorella?

Sì, che non lo sapevi?

Assolutamente no.

Beh, lei è tanto carina, e le ho raccontato di te. Lei sogna di fare la scrittrice, e vuole assolutamente conoscerti!

Io... immagino che si possa...

Ah, fantastico! Sapevo che avresti detto di sì. LISABETT, VIE’ QUA!

...lisabett?

Sì, mamma stava guardando in tv Pirati dei Caraibi e le è piaciuto il nome. 

...ma non si scrive...

Guarda, è un vero amore. Farete subito amicizia, ne sono sicura!

EKKIME CHECCIÈ???

Lisabett, lui è l’Autore. Ti insegnerà a scrivere come si deve come ha fatto con me!

DAJJEEEEEE FIKO QUANDO NCOMINCIAMOOOO??????? XD

Ma veramente io... io non...

Oh grazie, sei davvero un tesoro! Allora torno, presto, eh! Ciao cari, statemi bene!

Ehi, no! Aspetta! Aspett-

CIAO ALLORA MI PRESENTO SONO LISABETT C’HO UNDICI ANI E SONO N OTAKU XD ME PIACENO NARUTO E SEILOR MUN MA SOPRATTUTO NARU KE FACCIO DELLE NARUSASU DA URLO 

Oh mio Dio no! NO! Non può essere vero...

POI ME PIACE ANKE DETT NOT E UAN PISS XD ALLORA QND SE KOMINCIA???? CIO GIA NMENTE NA STORIA KE NTE DICOOOOOOOOOOOO!!!!!!

 

Giosy! 

 

GIOSY! 

 

LO SO CHE CI SEI!

 

GIOSYYYYYY!!!!!!!

 

GIOSYYYYYYYYY,  MALEDETTISSIMA PUTTA-

 

TUTTI PAZZI PER GIOSEFIN

(che ora si chiama Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So)


(La colonna sonora dei titoli di coda è gentilmente offerta dal mio amico Bo)

 

SCRITTO E DIRETTO DA

Ser Balzo e Giuseppina Scafandra

 

SOGGETTO ORIGINALE

Ser Balzo

 

PRODOTTO DA

EFP Fanfiction

 

 

CAST

 



GIUSEPPINA SCAFANDRA 

as 

Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So

 

SER BALZO

as

l’Autore

 

HARRY EDWARD STYLES  

as 

Harry

 

LOUIS WILLIAM TOMLINSON 

as 

Louis

 

NIALL JAMES HORAN

as

Niall

 

LIAM  JAMES PAYNE

as 

Liam

 

ZAYN  JAWAAD MALIK

as

Zayn

 

JOSH DEVINE 

as 

Josh

 

GEORGE PHINEAS PERCIVAL ATTENBOROUGH III

as

il Riccio

 

JUSTIN DREW BIEBER

as 

l’Essere

 

PETER CAPALDI

as

Maresciallo Demonico Krumpf

 

JESSE ARTHUR MCCARTNEY

as

Dalek

 

KEVIN, JOE e NICK JONAS

as

Cuccioli di Godzilla

 

MILEY CYRUS

as

Miley

 

e con la partecipazione straordinaria di 

ALISON BRIE

as

Studentessa sfigata con l’apparecchio

 

 

 

CONSULENTE STORICO

Wikipedia

 

ASSISTENTI DI MR BALZO

L’evidente disagio mentale delle directioners e altri fandom

L’imbarazzante disagio degli utenti di Tumblr Italia

Il disagio mentale delle fanwriter di EFP

 

ASSISTENTI ALLA PRONUNCIA DI MRS SCAFANDRA

Zerocalcare

The Pills

Comunità indigena di Ponte Milvio

Comunità indigena di Collina Fleming

Comunità indigena di Vigna Clara

 

SPECIAL THANKS TO

Il Peggio di EFP

 

 

 

 

© dal 2001, EFP (ww.efpfanfic.net). Creato da Erika.

 © dal duemilacredici, Ser Balzo (http://serbalzo.wordpress.com). Creato da Ser Balzo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 












«...te lo giuro, è davvero fico. È come tornare bambini!»

«Beh, se lo dici tu...»

«Poi è pieno di buoni sentimenti. E lui non è neanche armato: ha solo un cacciavite. Un cacciavite! Un eroe armato di un cacciavite dove mai l’hai visto?»

«Me lo devi proprio far vedere, allora.»

«Oh sì: non te ne pentirai.»

«Stasera hai da fare?»

«No, tu?»

«Liberissimo. Allora potremmo andare a mangiare da qualche parte, e dopo mi fai vedere qualche puntata. Che ne dici?»

«Andata!»

Liam ascoltava distrattamente i due ragazzi immersi in una fitta conversazione. Sbuffando seccato, girò una pagina del giornale che teneva tra le mani.

«“Abbiamo dato il massimo”... certo, come no. Buttati fuori dopo due partite, e questi ancora che vogliono Roy Hodg...»

Liam si bloccò. Qualcosa dietro il giornale aveva appena lanciato un timido squittio.

Un timido squittio maledettamente inconfondibile.

«Tu.»

Saldo sulle sue quattro zampette, il riccio lo fissava con i suoi piccoli occhietti neri.

Liam si guardò intorno con fare cospiratorio, poi si piegò verso l’animaletto.

«Che cosa vuoi ancora da me? Non ti è bastato tutto quello che hai fatto?»

Il riccio continuò a fissarlo, poi squittì gioiosamente e si alzò sulle zampe posteriori.

«Che fai, mi prendi per il cu...»

«Ehi, ma quello è un riccio? Oddio, che carino!»

A parlare era stata una ragazza dal viso tondo e un gran bel paio di floride guanciotte. Senza attendere risposta, si sedette sul tavolo davanti a Liam e avvicinò un dito al riccio. L’animaletto le afferrò l’unghia con le zampette anteriori, provocandole una risatina squillande. «Oddio, è adorabile. È tuo?»

«...mio?» borbottò Liam, ancora sconvolto da quella piega inaspettata degli eventi. «Veramente...»

Il riccio non attese che il ragazzo finisse la frase. Più svelto di un topo in trappola, si arrampicò sul braccio di Liam e si appollaiò sulla sua spalla, strusciando il musetto sul collo del ragazzo con fare adorante e sottomesso.

La ragazza batté le mani. «Oh cielo, l’hai addestrato tu? Ma sei bravissimo!»

«Io, ehm» boccheggiò Liam «...sì, credo di sì.»

«I miei complimenti, davvero!» La ragazza tolse la treccia con cui erano legati i suoi capelli castani dalla spalla. «Uffa, questa stupida cosa. Non la sopporto!»

«Beh... scioglitela, no?» disse Liam, cauto.

«Ah, magari potessi! Ma per lo stupido contratto devo andare in giro con questa stupida pettinatura finché non finiscono le stupide riprese!»

«Riprese? Tu sei... un’attrice?»

La ragazza ridacchiò di nuovo. «Perbacco, sei davvero simpatico! Posso offrirti da bere?»

«Oh no, ci mancherebbe. Ma potresti venire a cena con me, stasera.»

La ragazza fece una smorfia divertita. «Pizza?»

«Pizza.» Qualcosa nella testa di Liam ronzava. Dove aveva già visto quella ragazza? «Io sono Liam, comunque.»

«Jennifer, molto piacere.»

Liam le strinse la mano, poi improvvisamente i muscoli della mascella smisero di funzionare, spalancandogli la bocca in una smorfia di completo stupore.

«Jennifer... quella Jennifer?»

«Non so, penso di... sì?» disse la ragazza, vagamente confusa.

«Oh, wow, io...» Liam si lascio sfuggire una risatina nervosa. «Diamine, io... fico

La ragazza aggrottò le sopracciglia. «Tutto bene?»

Liam guardò la ragazza, poi il riccio, poi di nuovo la ragazza.

 

 

 

 







«Porca puttana, Jenny, non potrebbe andare meglio.»






 

Fin.

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 29 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Ser Balzo