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Autore: _eco    23/06/2014    3 recensioni
A Gabry
[Annie centric] [Annie/Finnick/Bimbo Cresta-Odair]
Perché deve dar ragione ai passanti che la guardavano stizziti, con finta e gelida compassione, che la schernivano alle spalle, che dicevano che non era pronta, non lo sarebbe mai stata?
Annie la pazza che cresce un figlio.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annie Cresta, Bimbo Cresta-Odair, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tento qualcosa
A Gabry e al suo piccolo ♥


Sarà difficile chiederti scusa
per un mondo che è quel che è
io nel mio piccolo tento qualcosa
ma cambiarlo è difficile
Elisa, A modo tuo.

Sopra la cappa del camino c’è una graziosa rete da pesca, fili intrecciati l’uno all’altro in saldi nodi, legati da mani esperte. Mani forti, robuste. Mani che tremavano di rado, perché c’erano già le sue, quelle della fragile, delicata Annie, a fremere febbrilmente. Troppo spesso, davvero troppo spesso perché Finnick potesse far tremare le sue.
Finnick era la roccia che svettava tra i flutti di un mare che portava alla deriva corpi emaciati, mutilati, urla disperate, urla di morte e distruzione e sangue e voglia di vivere. Ancora. Solo per un altro istante, solo per un millesimo di secondo. Urla di chi si dimenava implorando il suo aiuto.
Era spaventata, Annie. Tremava come una foglia. Aveva sempre tremato.
Ecco perché non era brava a fare nodi, che richiedevano dita ferme e svelte. Tuttavia, Finnick non si stancava mai di aspettare. Conosceva i suoi tempi, i suoi punti deboli, ma – e questo lo rendeva diverso da tutti gli altri – conosceva anche i suoi punti di forza. Perché sì, la dolce, candida, fragile Annie era forte, a suo modo.
Era forte quando lui le sfiorava il dorso delle mani e lei tornava in sè, quando gli sorrideva amabilmente dopo una notte insonne, quando camminava per strada, le spalle un po’ curve, il passo spedito, ostentando indifferenza alle occhiate curiose e indagatrici dei passanti. Era forte, Annie, quando, nei rari momenti di quiete che la vita serbava loro, lo accompagnava a pescare in riva al mare. Era forte, Annie, quando, nonostante la paura, nonostante il reflusso dei ricordi, immergeva appena le punte dei piedi nell’acqua gelida.
Poi si ritraeva come una timida mimosa. Ma a Finnick questo bastava. La sua forza scheggiata, la sua determinazione che riaffiorava nei momenti più inaspettati.
Era paziente, Finnick, quando Annie si innervosiva e lanciava per aria le reti da pesca che, ogni tanto, lui le insegnava ad annodare.
Era paziente, Finnick, quando credeva in lei.
Ogni tanto, Annie si scusava debolmente. Più spesso, Finnick le faceva capire che non ce n’era bisogno.
 
Sean osserva spesso la rete inchiodata sopra la cappa del camino. Sembra un normale pezzo d’arredamento, abbastanza comune in un distretto noto per la sua vicinanza al mare e la sua attitudine alla pesca.
Agli occhi di Annie, somiglia più a una reliquia. È l’unica rete da pesca tessuta da Finnick che le sia rimasta.
A volte, Sean vuole sfiorarla. Annie lo prende tra le braccia – che tremano, accidenti!, tremano sempre – e lo solleva più che può, mentre il piccolo tende le mani paffute verso gli intrichi di spago che si susseguono ordinatamente, che sembrano celare segreti inconfessabili e tradiscono la perizia di chi l’ha intrecciata.
Già, chi l’ha fatta, quella bella rete, mamma?
Annie teme sempre che Sean possa porle simili domande. Ha quasi quattro anni, una lingua sciolta e un bel caratterino impertinente. È un bambino curioso, com’è normale. È una creatura candida, ammantata di spontaneità e tenera impulsività, adornata di una sensibilità insolita.
Ha un curioso dono, Sean. E Annie se n’è accorta non appena ha iniziato ad articolare le prime parole. Ha il curioso dono, Sean, di fare, dire, borbottare, mimare sempre la cosa giusta per farla tornare in sé.
Talvolta, basta che le accarezzi inavvertitamente la caviglia, mentre striscia giocando per terra e lei sta lì, seduta nel divanetto del piccolo soggiorno, a pensare, a perdersi.
Ha il curioso dono, Sean, di trovarla. Sempre.
Annie si sente spesso in colpa. Dovrebbe essere lei a trovarlo, ad accarezzarlo. Dovrebbe essere lei il genitore. Dovrebbe essere lei a proteggerlo.
 
Sean ha sei anni da poco compiuti e non c’è più bisogno che Annie lo prenda fra le braccia per fargli sfiorare la rete da pesca. In ogni caso, sarebbe troppo pesante per lei, per la debole, gracile Annie.
Le ha posto la domanda che tanto temeva, Sean.
Le ha chiesto, accarezzando i nodi saldamente intrecciati, chi avesse fatto quella rete da pesca.
Lo sapeva già, in cuor suo, Sean, ma gli piaceva l’idea che fosse sua madre a dargli la conferma di ciò che pensava.
Tuo padre, gli ha risposto Annie, lo sguardo perso chissà dove.
Poi, Sean le ha sfiorato la mano. No, non esattamente la mano. Il dorso. Per qualche strana ragione, il moto tranquillo dei suoi piccoli pollici sul dorso della sua mano sottile la tranquillizzano.
La trova sempre, Sean. È paziente, Sean. Si chiede spesso se, in qualche modo, qualcosa di suo padre gli sia rimasta incastrata dentro.

Sean ha otto anni. È molto alto, per la sua età, e Annie scommette che entro qualche altro anno la supererà di una decina di centimetri.
Tiene i capelli lunghi, Sean, un po’ sopra le spalle. Non vuole rasarli da un anno buono. Per l’esattezza, da quando ha visto una foto di suo padre e ha creduto che il modo migliore per somigliargli fosse quello di far allungare i suoi riccioli biondi.
La guarda ancora con ammirazione e un pizzico di amarezza, la rete da pesca inchiodata sopra la cappa del camino. C’è sempre stato qualcosa di indefinibile ad attrarlo, in quell’intrico infinito di nodi. Deviazioni improvvise, intrecci perfetti.
A volte, in silenzio, Sean sogna di poter realizzare una rete da pesca in tutto e per tutto simile a quella.
 
Sean ha nove anni. E ha capito che non basta portare i capelli lunghi per somigliare a suo padre.
- Insegnami a fare i nodi, mamma. –
Annie deglutisce. Le dita iniziano a fremere, sono fuori dal suo controllo. Come sempre.
Non è mai stata brava, Annie. O paziente. O decisa.
- Non sarei una brava insegnante. – risponde, anche se la sua voce risulta imprevedibilmente rauca, come se qualcosa la stesse graffiando.
Non Annie, ma proprio la sua voce. C’è qualcosa che stride contro le sue parole.
Sean si rigira fra le mani un pezzo di spago. Sospira profondamente e si siede sul divano accanto a lei.
- Sei l’unica insegnante che ho, mamma. –
Annie si morde il labbro inferiore. È ancora troppo debole, ancora troppo sprovveduta. Non è pronta per insegnare a suo figlio come si annoda un filo di spago. Non è pronta a insegnargli i trucchi della vita.
Non è pronta a vivere la sua, di vita. Come potrebbe guidare suo figlio?
Se Finnick fosse qui…
Già immagina le sue dita robuste che si dilettano nell’intrecciare nodi articolati, che sono pazienti nel guidare le mani inesperte di Sean.
Ma non c’è. Non ci sarà mai.
Sean l’ha capito, perché lei si ostina a vivere nel castello di cristallo che si è costruita? Perché continua a scappare, a rintanarsi in quelle mura che la alienano dal mondo, dal suo bambino?
Perché deve dar ragione ai passanti che la guardavano stizziti, con finta e gelida compassione, che la schernivano alle spalle, che dicevano che non era pronta, non lo sarebbe mai stata?
Annie la pazza che cresce un figlio.  
- Potresti… potresti almeno provarci. – la incoraggia Sean, porgendole il filo di spago. – Io sto qui ad aspettare. – 

Annie sfiora il filo di spago. Le dita iniziano a vibrare.
 
 
Sarebbe bello poter dire che Annie, quel giorno, ha realizzato un nodo perfetto in un minuto e nemmeno. Sarebbe bello poter dire che Sean, quel giorno, ha imparato a intrecciare una rete da pesca.
Sarebbe bello, ma sarebbe una bugia.
 
Annie trema ancora quando impugna un filo di spago.
Sean la aspetta, guida le sue dita con una pazienza sorprendente.
Sean ha imparato da solo.
Ed Annie… Annie, per lo meno, nel suo piccolo tenta qualcosa.

 
Okay, non so da dove sia usicta fuori.
Ogni volta che tiro fuori HG scrivo cose ANGST da paura. 
Pardon. Non so nemmeno se abbia senso, se Annie sia IC e tutto il resto. Non scrivo su HG da secoli e secoli, amen.
Spero che Gabry voglia perdonarmi per questa ondata di angst. L'idea era scrivere qualcosa di fluff, carino e coccoloso, ma... meh.
Ditemi cosa ne pensate e tiratemi tutti i pomodori che volete ♥
Lov iu.
S.
 
  
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