Problemi
di vestiario.
Leo
era disperato.
Non sapeva se ridere o piangere per la situazione orribile in cui si
era
ritrovato. Da quando era tornato da Ogigia insieme a lei, si erano
messi
insieme ed erano, persino, riusciti a farla stare al Campo Mezzosangue.
Aiutava
il signor D a tenere a posto i campi di fragole. Gli Dei non erano
molto felici
che lei fosse libera, ma Leo aveva finalmente capito come far
funzionare la
bussola a cristalli. Ed eccoli lì, nella piccola stanza che
lui aveva costruito
a posta nel bunker 9, per ospitare lui, dato che ancora non poteva
andarsene
dal campo e non aveva posto dove stare.
Accanto c’era una cucina, un bagno e un’altra
camera per Calipso. Molti lo
prendevano in giro, ma senza cattiveria, sul fatto che dormissero nello
stesso
posto.
Solo che, in quel momento, uno di quegli scherzi si era trasformato in
realtà.
Calipso lo stava fissando con aria interrogativa, quasi innocente, che
si
addiceva poco alla situazione. Infatti lei teneva in mano un completo
di intimo
da donna in pizzo rosso.
“Leo, per favore, mi dici cos’è
questo?” Chiese, ancora una volta, la ragazza,
interrogativa.
Leo era indeciso se ridere o scappare il più lontano
possibile.
“Ecco… è un regalo.”
Provò a dire, evasivo.
“Questo l’avevo capito.”
Precisò Calipso, scocciata, mentre tutti i tentativi
di fuga del figlio di Efesto andavano in fumo.
“Solo… che cosa me ne dovrei
fare?”
“Ecco… indossarlo, forse?”
Commentò lui, sentendosi avvampare. Controllò le
mani, non stava ancora andando a fuoco.
“Indossarlo?” Chiese lei, sempre più
perplessa. “E… dove lo dovrei indossare?”
Il
ragazzo si dette una manata sulla fronte,
maledicendo Afrodite per averlo fatto innamorare dell’unica
ragazza che non ha
vissuti gli ultimi duemilacinquecento anni di storia del vestiario. Va
bene che
lui non era un amante della moda come le amiche di Piper, ma un minimo
di Boxer
li teneva sotto i pantaloni.
Non aveva considerato che, il primo intimo femminile era stato
inventato nel
medioevo e che Calipso era rimasta alle tuniche greche antiche. Infatti
l’unico
cambio d’abiti che aveva operato era stato quando Leo stesso
era atterrato con molta irruenza (Altro
metodo per non dire precipitato)
Sull’isola di Ogigia. Lì, Calipso, aveva iniziato
ad indossare jeans e
maglietta dicendo che erano più
pratici
per alcuni lavori., dopo aver visto il ragazzo usarli per costruire la
sua
piccola fucina.
Così aveva fatto il cambio d’abiti in modo
più moderno. (Anche se, quando non
lavorava, indossava ancora tunica e abiti antichi). Solo che Leo non
pensava
che il cambio d’abiti fosse avvenuto solo per la parte esterna del vestiario. Così,
per scherzo, aveva detto a Travis e
Connor, che avrebbe regalato a Calipso qualcosa di provocante.
Aveva davvero pensato di tutto: che si arrabbiasse, che diventasse
comprensiva,
che gli urlasse contro, che gli tirasse un attrezzo da giardinaggio. Si
era
preparato ad ogni reazione possibile, creando piani di fuga e metodi
per farla
calmare, ma non si era aspettato quello.
Non che lei gli chiedesse che farsene.
“Allora,
me lo vuoi dire o devo chiedere a qualcun
altro?” Chiese, di nuovo, la ragazza, sventolandogli davanti
il reggiseno
rosso, mandandogli in tilt il cervello.
Leo deglutì, notando che i suoi abiti avevano iniziato a
fumare. Stava
rischiando una combustione spontanea, immaginando Calipso che se ne
andava in
giro per il campo chiedendo a cosa servisse un completo di intimo
femminile
come quello.
“D’accordo… ehm… prometti di
non uccidermi? Sai, ultimamente ci sto tenendo
alla mia vita, da quando ho sconfitto Gea e non ho più
incubi.” Rispose,
alzando le mani in segno di resa, sfoderando il suo migliore sguardo da
cucciolo di koala tanto bisognoso di affetto, sperando di ammorbidirla.
Calipso
rilassò le spalle e sospirò.
“D’accordo.” Concesse. “Giuro
che non farò nulla del genere, anche se non
capisco perché dovrei.”
Leo si alzò dalla sedia, allontanandosi un po’
dalla scrivania dove teneva i
suoi progetti e si avvicinò strategicamente alla porta, in
caso necessitasse di
una fuga veloce.
“Allora… ecco… tu sai
cos’è un completo intimo, vero?”
iniziò, con cautela.
“Certo.” Rispose subito, la ragazza. “Quello
per coprire le parti intime, te ne ho cuciti un paio, se ricordi bene
te ne ho
cuciti un paio, quando eri sull’Isola. Così ho
fatto lo stesso per me.”
Leo strabuzzò gli occhi dalla sorpresa:
“Tu… tu indossi boxer!?”
Calipso parve sorpresa dal suo stupore.
“Certo… insomma… non capisco cosa ci
sia di strano… li indossi tu, perché non
dovrei indossarlo anche io?” Chiese perplessa.
Leo era sul punto di scoppiare, e non solo dal ridere. Non ci poteva
credere:
Calipso indossava effettivamente, dell’intimo, ma non quello
giusto. Provò ad
elaborare la possibile reazione di Calipso quando l’avesse
scoperto.
Decise di tentare con la verità.
“Ecco… c’è differenza, sai?
Quello che… tu hai cucito è intimo maschile.
Quello
che ti ho dato è fatto a posta per le donne.”
Buttò fuori in una volta,
cercando di apparire naturale e per nulla spaventato.
Osservò la porta. Era a pochi metri, poteva raggiungerla
prima che Calipso gli
spezzasse il collo.
La ragazza. Però non sembrava in vena di idee assassine.
Fissava il completo
regalatole da Leo con una certa curiosità. Emise un
“Oh” Sommesso, come se
avesse realizzato qualcosa di importante, poi si avvicinò al
ragazzo e gli
dette un bacio sulla guancia.
“Ma perché non me lo volevi dire? Non mi sembra il
caso di preoccuparsi tanto,
dovrò provarlo e magari ne cucirò altri per me,
magari di modelli diversi,
questo sembra un po’ troppo…
appariscente.” Disse, sorridendogli tranquilla,
lasciando il figlio di Efesto stupito e tremendamente sollevato.
Calipso si doresse verso la sua stanza, lasciando
il ragazzo da solo,
finalmente sollevato dalla situazione in cui si era infilato da solo.
Guardò la
scrivania, con tutti i suoi progetti. Nonostante volesse rimettersi a
lavoro,
era troppo teso per farlo. Decisi di uscire e di prendere una boccata
d’aria.
Era quasi arrivato alla porta quando la voce di Calipso lo
richiamò: “Leo, puoi
aiutarmi ad indossarlo? Non riesco a metterlo!”
Il ragazzo si irrigidì di colpo, arrossendo e prendendo
fuoco automaticamente
per un attimo, maledicendo la sua stupidità.
“Lo sapevo che era troppo
facile.”
Pensò, sentendosi avvampare.
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[Angolo dell’autore che presto verrà
rinchiuso in un ospedale psichiatrico]
Salve
gente! :D
Vi aspettavate che il sommo ritardato vi lasciasse
in pace? Invece
nooooo! Sono ancora qui a propinarvi un'altra impossibile, divertente
storia su
Leo e Calipso questa volta. (Giù le mani, fangirl che
shippano Leo con Hazel,
Nico e compagnia, lui è di Calipso -_- )
Ok, probabilmente il caldo dell’estate mi ha fuso il
cervello, per questo sto
scrivendo queste inutili OS su varie coppie ma…
cioè… io sto sclerando! XD
Quindi, gente, spero che questa Caleo vi piaccia, se vi è
piaciuta, lasciate un
commento ;)
AxXx