Fumetti/Cartoni americani > I Pinguini di Madagascar
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Autore: Syugi    23/06/2014    4 recensioni
[Missing Moment su "The Hoboken Surprise" | No pairings]
Che Hoboken fa schifo è un dato di fatto.
Puoi chiederlo a Clemson, l’esuberante lemure sociopatico.
Puoi chiederlo ad Hans, il più pericoloso pulcinella di mare della Danimarca.
Puoi chiederlo a Savio, l’infido e letale boa.
Puoi chiederlo a Rhonda, il tricheco agente spia.
Puoi chiederlo a Lulu, la scimpanzé gentile ma tosta.
Ti risponderanno tutti la stessa cosa.
Hoboken è l’Inferno in Terra.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Clemson, Hans, Savio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Flip flop
I passi veloci di Clemson a contatto del cemento umido e ammuffito creavano una serie di suoni che risuonavano nell’aria, gli unici a rompere il silenzio e a dimostrare che là sotto c’era ancora vita.
Flip flop
Che stava accadendo là fuori? Doveva essere giorno, ma sì, certo che era giorno; di sicuro il cielo splendeva, gli uccelli cinguettavano e bambini e visitatori riempivano quel teatrino di zoo sotto lo sguardo serafico della bionda malata.
Flip flop
Ma allora sarebbero davvero marciti lì dentro? Lui sarebbe marcito lì dentro? Nel sottosuolo, in quella fogna, senza cibo né acqua, circondato da un’insulsa manica di plebei incompetenti e soprattutto senza avere mai posato sul capo la tanto sospirata corona reale per più di cinque minuti? Non poteva assolutamente accettar..
–  Oh, senti, hai finito? – tuonò di botto Rhonda. La tricheco stava sdraiata in un angolo – non che normalmente facesse qualcosa di diverso! – cercando di schiacciare un pisolino, almeno per non pensare ai suoi – loro – problemi. Ma con quella sottospecie di ratto isterico era impossibile rilassarsi, diamine!
–  Le tue rotelline, unite ai tuoi passetti, girano così velocemente da dare il mal di testa persino a me!
–  Almeno io so pensare – fu la replica pronta e asciutta del lemure rosso. Ma come osava?!
–  E che vuoi? Una medaglia? Dubito che gli intelligentissimi pensieri di vostra maestà ci tireranno fuori di qui!
–  Ragazzi… –  sospirò stancamente Lulu da una rientranza del muro.
–  Non rompete le scatole – finì Hans, accucciato anche lui in un’insenatura che formava un giaciglio di pietra. Il pulcinella era in una posa da mummia, sdraiato sulla schiena, le ali incrociate al petto e lo sguardo rivolto al soffitto, cercando di isolarsi almeno mentalmente da quei compagni scocciatori. –  In trappola, senza luce, senza da mangiare, da bere, ci manca solo che voi due iniziate a litigare.
–  Veramente, ci sarebbe da mangiare – Savio il cobra alzò appena la testa da quel groviglio che era il suo corpo.
–  Non oserai! – alzò la voce Clemson stizzito, arretrando di un passo.
Persino lui temeva il cobra e d’altronde come biasimarlo? Sarebbe stato da stupidi, specie per lui, sua preda naturale, non temerlo. E Clemson era sociopatico, non stupido.
Perché, certo, Lulu era una tipa tosta, Rhonda aveva dalla sua una notevole mole, Hans era un imbroglione professionista e Clemson coltivava con cura spietata ambizione e focosa determinazione, ma sommando i vari fattori il più pericoloso di tutti là dentro era Savio.
–  No che non oserà – disse Lulu con fermezza – vero, Savio?
Si sarebbe potuto dire che il serpente fece spallucce, se solo avesse avuto effettivamente delle spalle.
–  La mia era una semplice constatazione – spiegò con calma – quando la fame imperversa, non esistono freni che tengano…
–  Stai lontano! – quasi urlò Clemson e indietreggiò ancora.
Savio gli sorrise amabilmente. – Amico mio, sai bene che non dipende da me…–   notando che Lulu stava per ribattere si affrettò ad aggiungere – ma farò del mio meglio per resistere il più a lungo possibile. D’altronde non farei altro che prolungare la mia agonia.
Clemson tuttavia non si rilassò affatto, anzi, si affrettò a raggiungere uno dei buchi alle pareti con l’intenzione di rimanerci fino alla fine.
Ah, ovviamente non erano sempre stati così belli tranquilli per tutto questo tempo. All’inizio avevano urlato, picchiato le pareti, setacciato ogni singolo centimetro quadrato di quella cella in cerca di una via di fuga, ma era stato tutto inutile. Ora non rimaneva altro che… che aspettare.
–  Ehi… –  si fece risentire Rhonda dopo un po’, scoprendosi suo malgrado incapace di prendere sonno anche e nonostante l’innaturale calma di Clemson – ma davvero quella non ci porterà da mangiare?
–  Tu che ne dici? – rispose Hans indispettito, non mutando minimamente la sua posizione – Mi pare ovvio che la cara guardiana – ricalcò quelle parole con tutta l’ironia di cui era capace – ci vuole morti e della morte peggiore di tutte!
–  Non dirlo – implorò Lulu, per quanto sapesse che era la nuda e cruda verità.
E la sua voce suonò così dolce e pietosa che Hans preferì non infierire.
Non riusciva a essere scortese con lei. Cavoli, era l’unica a posto là dentro!
Si voltò nella sua direzione, avvicinandosi appena.
–  Ehi, Lulu…Stai bene? – ah, che domanda sciocca!
–  Abbastanza – rispose, nonostante si sentisse stanca e affamata. Eppure non voleva chiudere gli occhi. Aveva paura di non riaprirli mai più.
–  E tu?
–  Abbastanza – rispose, nonostante lo stomaco reclamasse almeno un pescetto da un po’. –  Accidenti, se sapessi volare sarei già fuori di qui! – borbottò sbattendo le ali.
–  Inutile scervellarsi su quello che faresti se potessi, non ti pare?
–  Già…
Ne aveva conosciuto di gente matta, ma quella Frances Alberta era un vero caso da manicomio…
–  La nostra unica speranza è che qualcuno ci scopra – ragionò poi a voce alta.
–  Ma come si può? – intervenne Clemson – Mi rincresce dirlo, ma sono belle copie, copie perfette!
–  Ci vorrebbe qualcuno che vada oltre le apparenze – pensò Savio.
–  Qualcuno che non si lasci ingannare da questo spettacolino – aggiunse Lulu.
–  Un maniaco fissato ultraparanoico – commentò asciutta Rhonda.
–  Ci vorrebbe qualcuno come…–  iniziò Hans, ma si interruppe, l’ultima parola gli morì sul becco e rimase sospesa nella sua mente, chiara e risonante.
…qualcuno come Skipper.
Ma che idiozia!
Scosse la testa, dandosi dello stupido. Certo, il pinguino odiava lui – ed era reciproco, per carità – e gli altri, ma di fronte a un simile crimine neanche uno pseudo paladino della giustizia qual era lui avrebbe voltato lo sguardo, giusto?
Il vero problema era che… che Skipper si trovava nel suo adorato zoo carino e profumato di Central Park e per nessuna ragione al mondo si sarebbe spostato da lì per mettere piede nell’odiata Hoboken!
Era impossibile.
Povero, piccolo, sfortunato pulcinella, il tuo cervello vagheggia… meglio che ti metti a dormire.
E così Hans tornò a sdraiarsi e il silenzio calò sugli animali di Hoboken.
 
***
 
– E’ tutto troppo perfetto! Non mi fido!
Skipper guardò i suoi sottoposti che si divertivano alla fontana del formaggio, insieme agli abitanti dello zoo di Hoboken. Tutti felici, sorridenti, educati, gentili. Tolta magari la scimpanzé con il fiocco rosa, come poteva essere possibile che quei quattro malvagi fossero diventati tutti cittadini modello? Non poteva, punto. L’ultima volta che aveva visto Hans, quell’infido pulcinella gli aveva soffiato il quartier generale e ora eccolo lì a offrire biscotti a Soldato. E quel lemure rosso, Clemson, quello psicopatico affamato di potere? Aveva davvero abbandonato il desiderio di diventare un re? E Savio, quel boa assassino? No, no, era sbagliato! Sembrava di essere in un mondo capovolto.
– Tsk. Pensi che qualche stuzzichino possa corrompermi, Kowalski? Qui c’è qualcosa che non va. E puoi giurarci che capirò cos’è.

  
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