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Autore: Artemiss    23/06/2014    1 recensioni
Leo desiderava poter inventare una macchina del tempo. Sarebbe tornato indietro di due ore e avrebbe annullato ciò che era accaduto.
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Leo, dopo l'attacco a Nuova Roma, desidera una macchina del tempo per poter tornare indietro ed evitare la furia dei Romani. Ad aiutarlo ci penserà un uomo in una cabina blu, del blu più intenso dell'universo. Andrà tutto bene?
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{Percy Jackson/Doctor Who}
Non è strettamente necessario seguire Doctor Who, in quanto farò dei chiarimenti nelle note d'autore
Hope you like it :)
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Leo Valdez
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una macchina del tempo per Leo
 
III: Un ultimo saluto (per ora).


Il Dottore prese Leo per le spalle e lo allontanò, abbassando i suoi occhi verdi verso in piedi di Leo. Il ragazzo imitò l’uomo e, con orrore, notò che i suoi piedi erano dissolti, e man mano si dissolvevano anche le gambe. Leo fu preso da un moto di panico.
“Cos’è, questo? Uno scherzo?” chiese con voce stridula. Continuava a fissare il suo corpo che si dissolveva nel nulla.
“Spostando la nave hai evitato di bombardare questo posto. Tu provieni da un futuro in cui qui sotto è stato tutto distrutto dalle fiamme, un futuro di colpevolezza. Ora, invece, il bombardamento non avverrà e tu… scomparirai.” La voce del Dottore era bassa, e non guardava Leo nei suoi occhi scuri e vispi. “Ovviamente, il te del passato continuerà a vivere la sua vita, ma senza il peso di un bombardamento e…”
“E senza averti conosciuto.” Concluse Leo, che era sparito fino a metà cosce. Il Dottore annuì, e Leo guardò verso il Campo che si erano lasciati alle spalle poco prima, per evitare l’attacco.
Leo non voleva andarsene, non dopo aver conosciuto il Dottore e aver viaggiato nel tempo –anche se non erano tornati in chissà quale epoca antica– con lui. Però sapeva che non era possibile. Per una vittoria, c’è sempre un prezzo da pagare. E poi, non è che stava morendo. Stava solo dando spazio ad un Leo più tranquillo. Un sé stesso più tranquillo. Leo tornò a guardare il Dottore, che aveva gli occhi antichi velati di tristezza. Sorrise copiosamente, e il Dottore accennò un sorriso malinconico.
“Be’, Dottore, sono stato forte, non è vero?” chiese Leo, con il suo solito sorriso, mentre del suo corpo restava solo dall’ombelico in su.
Il Dottore sorrise dolcemente al ragazzo che stava scomparendo. “Lo sei stato eccome, Leo Valdez.” Rispose. “più forte di un cravattino, ad essere sinceri.”
Leo si esibì nella sua classica risata cristallina, piena di allegria, capace di contagiare anche l’essere più triste dell’universo. Il Dottore rise con lui.
Leo smise, e guardò il Dottore.
“Ci incontreremo di nuovo, vero, Dottore?” chiese, speranzoso. “Voglio dire.. non noi, ma tu e lui.” Aggiunse, alludendo ovviamente al Leo Valdez che stava dando di matto per la nave.
“Be’, chi lo sa cosa ci riserva il futuro.” Rispose il Dottore.
“Apri bene le orecchie, Dottor Ti-Piombo-Sulla-Tua-Supertecnologicaefantasticanave-Con-La-Mia-Cabina-Blu-Del-Telefono-Che-Ospita-Il-Mondo-Intero-Là-Dentro-E-Che-Viaggia-Nel-Tempo-Con-Un-Cravattino, prova a non farti rivedere…” disse Leo, mentre gli rimaneva davvero poco.
Il Dottore scoppiò a ridere. “D’ora in poi alla domanda “Dottore chi?” rispondero Dottor Ti-Piombo-Sulla-Tua eccetera eccetera.” Risero di nuovo insieme.
Leo era poco più di una testa fluttuante, adesso. Resosi conto di ciò, fissò negli occhi il Signore del Tempo.
“Ci si vede, Dottore.” Disse, sorridendo.
“Buona fortuna, Leo Valdez.” e Leo sparì, lasciando il Dottore da solo  sul ponte dell’Argo II, con un sorriso sul viso.
Il silenzio regnava sovrano. Il venticello gli muoveva leggermente il ciuffo, ma era piacevole. Guardò i comandi fusi della nave, e cosa poteva fare lui, se non ripararli? In un certo senso, lo doveva a Leo. Neanche dieci secondi dopo, un rumore di motori, un rumore dolce che amava con tutto se stesso, e la sua TARDIS era lì, in quel blu splendente.
Il Dottore si avvicinò.
“Sempre io e te, da soli, Sexy” Sussurrò, per poi entrare nella sua macchina per prendere degli attrezzi e riparare i comandi che aveva distrutto.
Mentre riparava, sorrideva al ricordo di Leo. Sarebbe stato un ottimo companion, quel Leo. Lo era stato per un po’. Era un tipetto simpatico, pieno di sorprese, allegro ma triste in realtà.
Un po’ come te, Dottore.
Sentì la voce di Amy, la sua Pond, sussurrargli quella frase. La malinconia prese il sopravvento. Si stava dando del vecchio ammattito a causa dell’età, perché sentiva voci di persone che non c’erano più al suo fianco. Però doveva dare ragione alla voce fantasma della sua vecchia e cara amica. Leo e lui erano simili. Gli sarebbe piaciuto terribilmente rincontrare quel semidio iperattivo dal sorriso allegro e dalla battuta pronta. Lo avrebbe fatto. Lo avrebbe ritrovato.
Aveva ritrovato Clara – l’originale, per di più – dopo averla vista morire in epoca Vittoriana, poteva trovare di nuovo Leo.
Con malinconia, però, ricordò che Clara non aveva idea di chi fosse lui, quando l’aveva rivista. Solo un tizio strano con una cabina telefonica blu –assolutamente non per le pomiciate, come invece pensava la ragazza -, nient’altro. Così sarebbe stato con Leo.
Leo non lo avrebbe riconosciuto. Sospirò, triste, continuando a sistemare quei comandi.
 
✾✾✾
 
Leo  non credeva ai suoi occhi. La sua nave, la sua bellissima nave, era stata spostata da chissà chi chissà dove. Aveva abbandonato Ottaviano, che cercava di raggiungerlo inciampando nel suo vestitino romano, per dirigersi a tutta velocità verso il luogo in cui era stata “parcheggiata” l’Argo II. Giurava di aver visto qualcosa cadere dal parapetto.
Fa che non sia qualcosa della nave.
Pregava Leo, disperato, mentre correva a rotta di collo. Ottaviano imprecava dietro di lui, ordinando gli di fermarsi, ma Leo, ovviamente, lo ignorava.
Arrivato sul posto, vide un biglietto.
“Tranquillo, amico. Sto solo salvando la situazione. Parcheggio l’Argo II poco fuori di qui.”
Erano le parole stampate sul pezzo di carta, firmato LV. Leo rimase immobile per un po’, scioccato da quel biglietto, e Ottaviano riuscì a raggiungerlo.
“Ma sei sordo, razza di un greco?! Ti ho urlato di fermarti ininterrottamente! Che è successo alla tua nave?! Cos’hai in mano?!” la voce irritante dell’augure fece venire voglia a Leo di fare un falò sui suoi capelli.
“CHIUDI IL BECCO, OTTAVIANO!” urlò spazientito. Leo non era quel tipo di persona che si spazientiva ed urlava contro tutti infuriato, ma Ottaviano era impossibile. L’augure era inorridito dall’affronto  di Leo, e gli strappò con impertinenza il biglietto dalle mani.
“chi è questo.. trentacinque?” chiese, con superiorità.
“Non è trentacinque.” Rispose freddo Leo. Questo non era da lui. “Senti, Mr. Squarto-Peluche-Per-Vivere, sono le iniziali di un nome. Indovina di quale. Senza squartare un peluche, magari.”
Ottaviano era sempre più indignato.
“Mi verrebbe da dire Leo Valdez ma…” disse l’augure.
“Oh, ma bravo piccolo visionario!” lo lodò Leo, battendo le mani. “Ma come è possibile? Questa è la mia scrittura, la mia firma… ma io non l’ho mai scritto!”
“Stai forse beffeggiandoti di Roma?” lo accusò Ottaviano, puntandogli l’indice contro.
Leo posò la sua mano sull’indice pallido del ragazzo, e lo abbassò. “Non sto beffeggiando nessuno, Peluche Man.” Ottaviano lo guardò fuorioso. “Ok, forse te sì, ma… sai cosa? Vado a prendere la mia nave. Tu vai pure a… fare quelle cose romane che fai di solito. Con permesso.” E se ne andò, nella direzione in  cui era scomparsa la nave. Ottaviano non lo seguì, se ne stette con il bigliettino in mano fumante di rabbia.
 
✾✾✾

Leo vedeva la nave in cielo. Aveva camminato parecchio – alla faccina del vicino! – ed ora eccolo davanti alla sua opera d’arte. La scaletta toccava terra, così fu facile per lui salire su fino al ponte per capire cosa stava succedendo.
Quando salì trovò tutto in ordine sul ponte. Comandi perfettamente a posto, albero maestro dritto in piedi, una cabina telefo.. che ci faceva una cabina telefonica blu sulla sua nave?!
Le porte si aprirono,  e la testa di un uomo uscì. Vide Leo e sorrise, ammiccando. Lasciò cadere un foglio di carta, e fece per rientrare. Ma Leo lo richiamò.
“Hey, tu! Chi sei?” chiese, fissando la figura umana nella cabina. Lui si girò con un sorrisetto.
“Dottor Ti-Piombo-Sulla-Tua-Supertecnologicaefantasticanave-Con-La-Mia-Cabina-Blu-Del-Telefono-Che-Ospita-Il-Mondo-Intero-Là-Dentro-E-Che-Viaggia-Nel-Tempo-Con-Un-Cravattino” e sparì nella cabina. Un rumore di motori, e la cabina andava scomparendo, alzando del vento e facendo arrivare sul viso elfico di Leo un foglietto bianco.
Quando staccò il biglietto, sulla nave non c’era più nulla.
“Ma che…” prese il biglietto per leggerlo.
Non era la sua calligrafia, ottimo.
“Non guidare da solo Leo, o non guidare proprio. Buona fortuna, con la tua missione. Ci si vede.
Dottore”
 
FINE
 
Eeeee siamo arrivati alla fine, miei cari cwc.
Siete felici di non vedermi più. Ammettetelo. Però… temo di dovervi dare una brutta notizia… TORNERÒ! Sì, esatto! Tornerò con il continuo di questa storia –non so quando ma…- e vedremo Eleven e Leo buttarsi in una nuova ed “entusiasmante” avventura! Felici? (((ovvio che no!)))
Vaaa bene, veniamo alle spiegazioni :3
 
  • Il Dottore chiama la TARDIS “Sexy” perché le ha dato questo nome, anche se lo usa solo quando, appunto, sono soli. {Ep. The Doctor’s Wife} Sono tenerissimi, non trovate?
  • Amelia “Amy” Pond è stata una companion di Eleven. [mi pare giusto metterci ora SPOILER ALERT, nel caso qualcuno volesse seguire la serie o comunque la segue ma non è ancora arrivato a ciò] Amy è morta, insieme a suo marito Rory. Sono stati uccisi da un angelo piangente (evitate di conoscerli) davanti al Dottore, e quest’ultimo è rimasto devastato da questa perdita (come me). {Ep. The Angels Take Manhattan}
  • Clara Oswald, The impossibile girl, è l’attuale companion di Eleven (sarebbe più corretto dire Twelve…). [Anche qui: SPOILER ALERT] Clara ha, non completamente volontariamente, diviso se stessa in tante versioni di sé, sguinzagliate nel tempo e nello spazio con l’intento di proteggerlo. Eleven fa riferimento all’Eco-Clara Clara Oswin Oswald, una ragazza dell’Inghilterra vittoriana morta collaborando con lui. Dopo quest’avvenimento, il Dottore capisce che Clara è ancora viva, o almeno esiste un’altra lei, anche perché ne aveva “”vista”” una prima di allora di nome Oswin Oswald, e riesce a trovarla. Ma quando la vede… lei ovviamente non ha idea di chi sia il Dottore. {Ep in ordine di citazione:The Name Of The Doctor; The Snowman;The Asylum of the Daleks; The bells Of St. John}
Grazie per aver seguito questa storia, per me significa tanto :3
Grazie a Miss Metal Detector per la recensione (scusami se non ho risposto ew).
Grazie a Anonima_14 per aver messo la storia fra le preferite.
Grazie a Francesca lol e Feli_007 per aver messo la storia fra le preferite.
GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO CAGATO QUESTA STORIA!
Ve se ama, e alla prossima!
Un bacio,
Iz ^^
  
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