Haymitch beve







 
 
Haymitch beve.
 
Prima non gli piaceva bere, ma dopo è diventato essenziale per lui.
 
Bere lo aiuta ad andare avanti quando nulla, ormai, gli da una ragione per andare avanti.
 
Bere rende tutto più lontano, più irreale, più confuso, più semplice.
 
Bere lo anestetizza dalla sua solitudine e dal suo dolore.
 
Bere gli fa sopportare, almeno per un po’, l’incubo che è la sua esistenza.
 
Bere fa sbiadire nella sua memoria quel maledetto giorno in cui smise di vivere e iniziò a morire, il giorno in cui il suo nome venne scelto durante la Mietitura per puro caso, tra tanti altri, condannandolo per sempre.
 
Bere l’aiuta a scordare per qualche momento la paura e l’ansia di quei giorni in cui era sospeso sull’orlo del baratro, pronto a tutto per non morire o, almeno, per morire alle sue condizioni.
 
Bere l’aiuta ad affrontare gli incubi a occhi aperti e chiusi che gli fanno rivivere le ore terribili del suo calvario, dei giorni passati nell’Arena.
 
Bere l’aiuta a non piangere quando la sua mente torna alla sua compagna dai capelli biondi e dagli occhi intelligenti, la ragazza che ha condiviso quel inferno con lui, la fanciulla morta tra le sue braccia senza che lui potesse fare nulla, la sua Maysilee, uccisa dalla crudeltà di Capitol City.
 
Bere lo aiuta a dimenticare il proprio dolore per la sua morte e per la morte di tutti i ragazzi dei suoi Giochi, semplici bambini spaventati che cercavano solo di sopravvivere, come lui.
 
Bere l’aiuta a sopportare il pensiero della sua famiglia, dei suoi amici, del suo mondo distrutti da Capitol City per il suo gesto di ribellione.
 
Bere l’aiuta a non crollare al ricordo di quei quarantaquattro ragazzi del suo stesso Distretto, quarantaquattro vittime innocenti che ha dovuto accompagnare al macello e vedere morire senza poter fare nulla.
 
Bere l’aiuta ad affrontare la memoria di Violet e Giordan, Cassandra e Gabriel, Elisa e Moris, Donata e Raphael, Berenice e Oliver, Pervinca e Damian, Crystal e Erasmo, Giada e Nicolas, Shirley e Alarico, Roxanne e Ethan ,Sharon e Jacob, Grace e Nathan, Jane e Samir, Mariam e Brigham, Daisy e Gord, Ermione e Nolan, Leila e Nathan, Luana e Sheard, Selene e Matthew, Luxa e Gregor, Joanne e Micheal, Suzanne e John, i loro volti che rivede in sogno e da sveglio, che lo guardano disperati chiedendogli di aiutarli a restare vivi, che ora sono nel regno dell’aldilà anche per colpa sua, che non è riuscito a salvarne neanche uno.
 
Bere l’aiuta a farsi forza quando pensa a Katniss e Peeta, i suoi ultimi ragazzi, gli unici del Distretto Dodici ad essere sopravvissuti ai Giochi dopo di lui, gli unici ad aver sfidato Capitol City ed a uscirne vivi, e che hanno pagato e continuano a pagare per il loro coraggio nel peggiore nei modi.

Bere l'aiuta a dimenticare ciò che è stato costretto a fare per abbattere Capitol e riportare a Panem l'ideale di libertà e pace.
 
Bere l’aiuta a sopravvivere.
 
Perché, da quando è uscito da quella maledetta Arena, lui non vive più, ma sopravvive.
 
Proprio come gli altri Vincitori, che poi tanto vincitori non sono.
 
Perché, come ha detto lui stesso a Katniss mentre bevevano dopo l’annuncio della Terza Edizione della Memoria, ci sono sopravvissuti, non vincitori.
 
E lui è un sopravvissuto.
 
Un sopravvissuto che ha fatto della bottiglia la propria ancora di salvezza.