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Autore: Aanya    28/06/2014    4 recensioni
Alejandro e Heather stanno insieme. Ma come? Quando è successo? Come è possibile che questi due rivali abbiano capito finalmente che sono fatti l'uno per l'altro?
Curiosi?
Mia visione personale su come sono andate le cose...
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Heather, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Alejandro/Heather
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Il suo sorriso smagliante le apparve davanti agli occhi.
-Ciao Alejandro!- esclamò lei entusiasta.
-Buonasera chica- rispose lui tra il sensuale e lo scherzoso -Per caso la tua coinquilina è pronta o sono troppo avanti per lei?-
Erin non ebbe il tempo di rispondere.
-Ti pare che io possa essere in ritardo..- fece eco Heather mentre scendeva le scale con agilità, mentre era intenta ad agganciarsi un braccialetto al polso -..Alejandro?-
Erin e Alejandro la fissarono, mentre prendeva alcune cose dal mobiletto all'entrata e le infilava nella borsa che aveva appena afferrato, cercando di sviare allo sguardo degli altri due. Eppure non poteva nascondere quell'abito blu oltremare che le fasciava il corpo magnificamente, mettendo in risalto le sue curve. Le gambe restavano scoperte per la maggior parte e sembravano più lunghe del solito grazie alle scarpe tacco dodici che indossava. Per di più, il velo esterno del vestito non poteva essere meno appariscente. Sembrava avvolgerla in una soffice nebbia brillantata. Heather finalmente si girò, notando le facce perplesse e stupite dei due.
-Che c'è?- domandò scettica alzando un sopracciglio.
Erin sapeva di non averla mai vista vestire in quel modo. Certo, Heather era appariscente e voleva sembrare sempre al meglio, ma non l'aveva mai vista tutta così tirata. Forse perché non era mai uscita con un ragazzo, per quello che ricordasse, da quando vivevano insieme?
-Heather..sei bellissima- commentò la bionda, ammirandola.
-Sì certo..come no- ribatté, portandosi verso la porta. Quando fu davanti al ragazzo, questi si spostò, lasciando andare la mano che teneva appoggiata alla cornice del portoncino.
-Ciao-
La ragazza fece qualche passo, poi, non vedendo che lui la seguiva, si voltò.
-Allora?-
Alejandro le sorrise. Poi si girò verso Erin.
-Beh Erin..noi andiamo..sai che non posso farla aspettare- commentò, scuotendo leggermente la testa.
Erin ricambiò il sorriso.
-Buona serata- disse ad alta voce, per far si che anche Heather la sentisse.
Alejandro le fece un cenno col capo e si allontanò lungo il vialetto, accostandosi all'asiatica.
-Divertitevi...e mi raccomando..usate le protezioni!-
Heather spalancò gli occhi come se non potesse credere a ciò che aveva sentito. Si girò di colpo, nell'istante in cui la sua coinquilina aveva chiuso la porta di casa.
-Io giuro che l'am..-
Alejandro le posò una mano sulla spalla.
-Dai..su su, non farci caso- disse ridendo.
Heather lo guardò storto.
-Non capisco cosa ci sia di così tanto divertente!-
Il ragazzo alzò le spalle, sorridendo.
-Comunque ha ragione..-
Heather stava pensando di mollargli un ceffone in faccia.
-..sei bellissima stasera-
La ragazza aprì il cancelletto che li portava in strada.
-Vorresti dire che normalmente non lo sono?-
-È una domanda trabocchetto?- fece lui, richiudendo il cancelletto dietro di lui.
-Hai paura a rispondere Alejandro?- disse, con aria di sfida.
-Certo che no..chica..- fece, aprendole la portiera del taxi -Solamente credo che qualunque cosa direi troveresti il modo di farmi sentire un idiota- le sorrise, chiudendo la portiera come risposta.
Heather incrociò le braccia al petto. Odiava ammettere che aveva ragione.
Quando il ragazzo fu seduto al suo fianco, lo guardò.
-Dov'è che andremmo stasera?-
-Lo scoprirai..chica- le rispose il latino, sorridendole beffardamente.
-Cos'è? Un segreto?- domandò lei con aria di sufficienza.
-Può darsi- disse alzando le spalle e guardando di fronte a sé.
-Odio quando fai così- commentò lei, voltandosi verso il finestrino.
-E io che pensavo mi odiassi sempre- aggiunse Alejandro.
Heather chiuse gli occhi, maledicendosi per come gliela stava dando vinta.
-È una bella serata oggi- continuò il ragazzo, sapendo che probabilmente non sarebbe stata lei a portare avanti il discorso.
Infatti Heather non disse una parola, si limitò ad emettere un debole mugolio che dimostrasse di trovarsi d'accordo su quello che aveva appena detto.
Alejandro la guardò.
-Sei nervosa?- le domandò alzando un sopracciglio.
Non sembrava la Heather che conosceva. Certo, come vocabolario tagliente c'eravamo, ma parlava troppo poco rispetto al normale.
-No..perché dovrei esserlo?- rispose lei di getto. Risposta che la tradiva in pieno. Già, lei, la acida e presuntuosa Heather, era nervosa, o perlomeno non si sentiva a suo agio di fianco a lui. Anche se in quei giorni il loro rapporto aveva subito una trasformazione esemplare, Heather non era stata mai così lucida come in quel momento. Il suo eterno rivale l'avrebbe presa in giro per sempre se avesse saputo che non aveva mai avuto un appuntamento ufficiale con un ragazzo. Lei era la tipica ragazza che amava far cadere i ragazzi ai suoi piedi, ma che oltre ad usarli per il proprio interesse, non valutava neppure. Non aveva mai avuto una storia seria e questo non sapeva se fosse da ostentare come motivo di vanto o di vergogna. Probabilmente neanche Alejandro aveva mai avuto qualcosa di serio con una ragazza, ma per quanto ne sapeva a lui andava bene qualunque ragazza. E lei ultimamente si stava comportando come una di quelle “sgualdrine”. Quanti altri appuntamenti così aveva organizzato per altre ragazze? Si stava comportando “seriamente” con lei o era solo l'ennesima cavia?
-Puoi almeno dirmi a cosa stai pensando?-
La calda voce di Alejandro la portò fuori dai suoi pensieri.
-Non sto pensando a niente- rispose calma lei, alzando le spalle.
Il ragazzo la scrutò ancora di più, accentuando un mezzo sorriso. Di risposta lei incrociò di nuovo le braccia.
-Cosa vorrebbe dire quel sorrisino?-
-Non vuol dire niente- continuò lui sorridendo.
-Se..come no- disse lei con tono di sfida.
-Dovrei sentirmi altamente fortunato stasera ad uscire con te, vero Heather?-
Heather lo squadrò. Come doveva rispondere ad una tale domanda? Se gli diceva che non accettava gli inviti da nessuno lui si sarebbe gasato per tutta la serata e oltre.
-Guardando alla mia agenda fitta di impegni direi di sì- rispose, voltandosi nuovamente verso il finestrino. Come se fosse una donna in carriera o una ragazza piena di amici.
-Beh...sono contento che questo sia il nostro primo appuntamento-
-Appunto..è il nostro primo appuntamento..- disse voltandosi verso di lui e puntandogli un dito al petto -..quindi non credere che io mi lasci andare tanto facilmente-
Il ragazzo sorrise maliziosamente.
-Mi sembra che quello lo avessi già fatto-
Heather lo guardò in cagnesco. Ancora una volta aveva la ragione dalla sua parte.
-Ecco..si fermi qui- disse Alejandro al conducente del taxi, poggiandogli una mano sulla spalla.
-Qui?- domandò Heather alquanto perplessa.
Si guardò attorno. Davanti, il lago Ontario sembrava estendersi a vista d'occhio, ma il quartiere in cui si trovavano ora era uno di quelli tranquilli, non sembravano esserci ristoranti nel punto in cui si erano fermati. Si voltò perplessa verso Alejandro, che aveva appena pagato l'autista.
-Qui non siamo davanti ad un ristorante-
-Già- le sorrise -Ora scendi- le fece, aprendo la portiera e scendendo dal taxi.
Heather si domandava se la stesse prendendo in giro. Si decise a scendere, senza degnare di un saluto il tassista.
-Che ci facciamo qui?- domandò di nuovo al ragazzo quando fu davanti a lui, mentre il taxi riprese lentamente il suo percorso.
-Pensavo che potevamo fare due passi prima di cenare-
-Due passi?- lo guardò lei allibita -Spero siano solo due passi perché altrimenti queste te le tiro dietro- fece, indicando le scarpe che indossava.
-Sei solo capace di lamentarti?- le domandò, comunque sorridendo.
Heather gli fece una smorfia.
-No-
Alejandro spostò lo sguardo verso il lago.
-Non ti sembra una vista che non si può perdere questa?- commentò, indicando con lo sguardo il lago, mentre le luci degli alti edifici che lo costeggiavano si riproponevano con i loro riflessi sull'acqua.
Heather voleva rispondergli ancora di no, ma purtroppo anche lei adorava quella vista. E il verbo adorare non era certo nel suo abituale vocabolario. Viveva a Toronto da abbastanza tempo per poter dire di conoscerne ogni angolo, ma non era così. Neppure il suo famoso lago era qualcosa che si era mai soffermata a vedere. Troppo una cosa da romanticoni. Ma ora erano lì, che passeggiavano lentamente uno di fianco all'altro, senza parlare. L'asiatica si stava chiedendo se lo avesse pianificato oppure no. Probabilmente sapeva che era la prima opzione, ma non ci fece molto caso. Sorprendentemente si sentiva a proprio agio in quel momento, mentre passeggiavano sul marciapiede così vicini. Credeva che lui le avrebbe preso la mano, ma non lo fece. Fortunatamente. Non avrebbe saputo come comportarsi.
Alejandro scostò lo sguardo dal paesaggio verso di lei. Poi le sorrise, per l'ennesima volta.
-Che c'è?-
-Niente...ti ho già detto che sei bellissima?-
-Certo Cascamuerto- fece lei alzando gli occhi al cielo -Non sperare che io dica la stessa cosa di te- fece squadrandolo, constatando comunque che la giacca nera sopra la maglietta bianca e i jeans gli stavano a pennello.
-Non serve...tanto lo so già- sorrise maliziosamente.
-Sei un idiota-
-So anche questo..- aggiunse, avvicinandosele.
Heather non disse altro. Le sue intenzioni erano più che chiare, eppure sentiva di volerlo maledettamente anche lei. Era a pochi centimetri da lei quando gli occhi della ragazza si spalancarono, poi lo respinse.
-Hey!- commentò il ragazzo, deluso del suo comportamento.
Ma la ragazza non disse nulla. Puntava con un dito un edificio. Alejandro guardò verso l'alto. Da uno degli appartamenti usciva del fumo. Subito dopo alcuni secondi si sentì un urlo acuto, sembrava quello di un bambino.
Alejandro guardò Heather.
Un secondo urlo che conteneva la parola “mamma” presupponeva che ci fosse proprio un bambino da solo in quell'appartamento.
-Vado a vedere- disse il ragazzo.
-Cosa??- fece lei preoccupata.
-Non vorrai mica che me ne stia qui quando c'è un bambino in pericolo?-
-Ma..ma..c'è del fumo..- non sapeva che dire -..del fuoco..-. E lei sapeva come Alejandro non potesse più sopportare la vista del fuoco.
-Chiama il 911...io vado- le disse, dandole la giacca e correndo già dall'altra parte della strada, verso l'edificio.E prima che potesse dire altro lui era già sparito.


Quando lo vide uscire, tenendo in braccio un bambino che a occhio dimostrava sugli otto anni, poté finalmente tirare un sospiro di sollievo.
-Mio Dio..credevo non saresti più uscito- fece indicandolo con la mano che ancora stringeva il cellulare.
-Paura eh?- disse lui sorridendo, ma aggiungendo una smorfia di dolore quando poggiò il bambino a terra.
I due erano solamente un po' scuri per il fumo, ma non sembravano riportare particolari ustioni.
-Hai chiamato?-
La ragazza annuì.
-Saranno qui a momenti-
Poi guardò il piccolo. Sembrava un po' scosso, ma non sapeva cosa dirgli per rassicurarlo.
-Tutto bene piccolo?- fece, cercando di dimostrare comprensione.
Il bambino annuì, poi alzò lo sguardo verso il suo soccorritore e sorrise debolmente.
-Ho provato ad avvisare quelli che abitano vicino all'appartamento, ma sembra non ci sia nessuno stas..-
In quell'istante il rumore delle sirene cominciò a farsi sentire, sempre più assordante. In pochi secondi comparvero un'autoambulanza e un camion dei pompieri, dal quale si precipitarono fuori un gruppo considerevole di uomini, con idranti ed estintori. L'autoambulanza si fermò a pochi passi da loro. Ne scesero quattro persone, due donne e due uomini.
-Che cosa facevi a casa da solo?- gli domandò Alejandro allora, che finalmente poteva tirare un sospiro di sollievo per l'arrivo dei soccorsi.
-Hanno chiamato mia mamma per andare a lavorare. Sapete..mia mamma è brava e la chiamano spesso alla tavola calda- spiegò il bambino orgoglioso, facendo vedere loro che la paura era passata.
A Heather scappò un sorriso.
-Ragazzi! State bene?- domandò loro una delle donne dell'autoambulanza, avvicinandosi.
Alejandro annuì, mentre l'altra donna, sicuramente un'infermiera, stava controllando che il bambino non riportasse ustioni.
-È tuo fratello?- domandò l'altra al ragazzo, dandogli del tu, già immaginandosi una negligenza da parte sua.
-No, no...passavamo di qua e abbiamo sentito le urla. Ho visto che dall'appartamento usciva del fumo e sono subito salito a vedere..-
La donna sorrise.
-Ben fatto ragazzo!- esclamò uno dei due uomini battendogli una mano sulla spalla.
Heather intanto guardava l'infermiera che stava parlando al bambino, mentre lo disinfettava. Era riuscita a comprendere che si chiamasse Henry e che vivesse da solo con la madre perché suo papà lo aveva lasciato “per andare a fare un qualche viaggio”. In quel momento provava pena per lui. A sua madre sarebbe venuto un colpo quando le avrebbero riferito che era scoppiato un incendio che aveva attentato alla vita di suo figlio solo perché lui aveva tentato di cucinarsi delle uova alla coque.
-Hey..ma anche tu hai bisogno di essere disinfettato, dovremmo porti delle bende..-
Heather a quelle parole si voltò.
-Nah...non è niente..solo qualche piccola escoriazione- commentò lui sorridendo, sicuramente mandando in trance anche l'infermiera.
-Dai vieni- si girò la donna, sicura che il ragazzo l'avrebbe seguita.
Prima di andarle dietro Alejandro gettò un sorriso ad Heather, scuotendo leggermente la testa. Lei rimase ferma per qualche secondo.
-Come sta lei, signorina?- le domandò, avvicinandosele, uno degli uomini dell'autoambulanza.
Heather si riscosse.
-Ah...bene, bene..io non sono entrata nell'edificio..ho solamente chiamato- disse flebilmente, come se si vergognasse di non aver fatto abbastanza come Alejandro.
-Beh..se non avesse chiamato noi non saremmo arrivati ora..non crede?- fece lui sorridendo.
Heather rispose al sorriso.
-Ora che fate col bambino?- domandò curiosa.
-Resteremo con lui fino all'arrivo della madre e poi arriverà chi di competenza per raccogliere le informazioni sull'incendio e sbrigare alcune pratiche. Intanto sono state fatte evacuare le famiglie che vivono nell'edificio- disse, indicando delle persone, ammassate in strada, dietro di lui -Fortunatamente nel week-end molti sono fuori casa- sorrise mostrando di essere sollevato.
La ragazza annuì, poi girò lo sguardo verso Alejandro. Le sue espressioni disgustate le facevano intendere che stava soffrendo mentre lo medicavano. Si diresse verso di lui nel momento in cui l'infermiera ebbe finito.
-Non credevo che un ragazzo forte e duro come te soffrisse così tanto per una semplice disinfezione- lo istigò sorridendo. In realtà era sollevata del fatto che tutto fosse andato per il meglio e che nessuno si fosse fatto male. Poi guardò le sue braccia. Parecchie parti di pelle risultavano ustionate. Non se ne era accorta.
-Oh..scusa..non pensavo che..-
-Nah..fa niente...-
-Ma...-
-Figurati questo non è nulla...-
Heather lo guardò negli occhi. Possibile che stesse per terminare la frase con un “Non è nulla in confronto a quella volta del vulcano?”. Dei brividi le percossero la schiena. Dei brividi che sembravano portare il nome di rimorsi.
-Ma non dovresti farti mettere delle bende o qualcosa del genere?- lo guardò preoccupata.
-Heather..ti stai forse preoccupando per me?-
La ragazza spalancò gli occhi.
-Cioè..io intendevo dire..- fece, abbassando lo sguardo, guardando con la coda dell'occhio le sue braccia nude.
Alejandro la guardò sorridendo.
-Non mi sono fatto nulla...possiamo continuare la nostra serata se ti va-
-Ma sicuro che non preferisci andare a riposarti?- disse indicando le scottature sulle braccia.
-Direi che non c'è niente di meglio che rilassarsi stando con te..-
Heather arrossì lievemente, ma sperò che le luci soffuse dei lampioni non lo dessero a vedere.
-E poi io avrei anche una certa fame-
-Hey scusateci..- s'intromise una delle infermiere – Ci sarebbe qualcuno che vorrebbe ringraziarvi..- fece, posando le mani sulle spalle del bambino, che stava davanti a lei.
Henry si avvicinò ad Alejandro e lo tirò per una mano, costringendolo ad accucciarsi. Poi gli stampò un bacio sulla guancia. Il ragazzo rimase sorpreso. Poi il bambino guardò timidamente Heather e altrettanto timidamente si portò verso di lei. Chiese conferma con lo sguardo alla donna e fece la stessa cosa con la ragazza. Poi esclamò un “grazie”. L'asiatica restò senza parole. Era come se non sentisse di meritarsi quell'affetto.
-Di niente- fece Alejandro sorridente rivolto al piccolo. -Scusi..- proseguì rivolto alla troupe dell'autoambulanza, riunita di fronte a loro -Noi avremmo un impegno...potremmo andare o dobbiamo restare per testimonianze o roba del genere?-
Rispose uno degli uomini.
-No..potete andare...a meno che non vogliate restare per ottenerne i meriti- disse sorridendo.
Il ragazzo alzò le spalle.
-E di che? Alla fine lo avremmo fatto tutti, no?- disse rivolgendo uno sguardo a tutti.
-Credimi ragazzo che non tutti la pensano così- fece una delle infermiere.
Heather si sentì coinvolta in quelle parole. Dopo alcuni secondi di silenzio Alejandro continuò.
-Beh...noi andremmo- sorrise -Mi raccomando ometto- disse abbassandosi verso il bambino -Stai attento la prossima volta-
Sapeva che probabilmente non sarebbe stato più lasciato da solo. Il gruppo sorrise loro, dopodiché s'incamminarono nuovamente.
-Penso che ormai abbiamo perso la prenotazione..ma io tenterei lo stesso- fece, rivolto alla ragazza.
Heather rispose annuendo, ostentando un mezzo sorriso.


Alejandro si stava dirigendo verso il locale, senza accorgersi che la ragazza si era fermata ad ammirare il posto.
-Non vieni?- le domandò, voltandosi.
Heather aveva gli occhi spalancati, ma cercò di trattenere lo stupore quando sentì gli occhi del ragazzo su di lei.
-Tu vorresti portarmi qui?- disse, indicando sopra, davanti a sé.
Il ristorante si trovava su una struttura che sembrava una grande barca. File di luci illuminavano il posto, riflettendo sull'acqua del lago ed enormi tende bianche ricadevano verso il ponte della barca, anche se dal basso non si poteva vedere molto. Una musica leggera avvolgeva il posto in un'atmosfera quasi magica.
Heather fece una smorfia.
Ci mancano solo le lucciole che ci volteggiano attorno a formare un cuore.
Era scettica. Alejandro sapeva benissimo che lei non era la classica ragazza che andava matta per le cose romantiche e per le prove d'amore e, per quanto lo conosceva lei, neanche Alejandro era un tipo del genere. Allora perché aveva scelto un posto del genere? Per non parlare che un locale come quello non era certo dei più economici. Non che non le piacesse questo trattamento, ovviamente, anche lei era una ragazza, col cuore di pietra dicevano, ma pur sempre una ragazza. Sperava solo che il motivo per il quale l'avesse portata lì non fosse per farle pagare il conto.
-Perché? Non ti piace?- le domandò lui, perplesso.
-Sì..è che...-
-Che?-
Heather scosse la testa.
-Niente...sono già le dieci passate..se hai fame ti conviene muoverti- concluse, indicando con lo sguardo le scale davanti a lui.
Alejandro le sorrise.
-Prima le signore- fece, tendendole una mano.
Heather non rispose, lo guardò solamente torvo, accettando la sua mano e salendo lentamente la breve rampa di scale che la conducevano sul ponte della barca.
L'atmosfera che si respirava una volta saliti l'aveva mandata ancor più in confusione. Tavolini rotondi dalle candide tovaglie bianche si accompagnavano con eleganti sedie nere e lanterne retrò volteggiavano sopra le loro teste, appese a dei fili. Ovviamente la clientela era costituita da coppiette. In altri casi quell'ambiente le avrebbe dato il voltastomaco, ma appena Alejandro fu di fianco a lei, con le braccia che riportavano i segni del suo piccolo atto eroico di poco prima, capì che nonostante tutto si trovava bene vicino a lui.
Una ragazza molto carina e ben truccata si avvicinò quasi subito ai due.
-Buonasera-
-Buonasera- le rispose prontamente Alejandro sfoggiando uno dei suoi meravigliosi sorrisi, che sembrò avere un certo effetto sulla cameriera, tanto da lasciarla per qualche millisecondo senza parole.
-Un tavolo per due?- domandò, lanciando un'occhiata anche ad Heather, un'occhiata che sembrava squadrarla domandandosi come un tipo come Alejandro poteva stare con una ragazza come lei.
Heather le lanciò un'occhiataccia che costrinse la ragazza a spostare subito lo sguardo verso il ragazzo.
-Sì...avevamo prenotato, ma abbiamo avuto un imprevisto, quindi non credo che il tavolo sia ancora libero..-
-Oh il tavolo? No certo che no..è ancora libero...quando abbiamo ospiti come voi sappiamo aspettare- concluse sorridendogli, ovviamente guardando sempre e solo Alejandro.
Ovvio. Ci conosce. E ovviamente mi odia in quanto fan di Alejandro.
-Venite- fece voltandosi e accompagnandoli pochi tavoli più in là.
Il tavolo a cui stavano per sedersi era uno dei migliori perché era situato in un angolo, vicino alla balaustra, proiettando la vista direttamente sul lago illuminato.
-Vi lascio i menù-
La ragazza lasciò i listini sul tavolo prima di congedarsi. Ovviamente non prima di aver sorriso ad Alejandro e aver ricevuto risposta.
Gatta morta.
Heather la guardò andare via, mentre un'espressione di disgusto si dipingeva sul suo viso. Alejandro seguì la traiettoria del suo sguardo.
-Non sarai mica gelosa della cameriera?- le domandò ridendo.
Lei si voltò immediatamente.
-Ma sei idiota?-
Alejandro continuò a ridere, mentre prendeva in mano il menù.
-Figurati se io sono gelosa di quella gatta morta lì- rispose, portandosi il menù davanti alla faccia.
Alejandro alzò a malapena lo sguardo per poterla intravedere. Gli sfuggì un altro sorriso. Heather non poteva immaginare come questo lo rendesse felice.
-Che prendi?- le domandò con tono calmo.
-Mmmh...- la ragazza era intenta ad analizzare la carta che aveva tra le mani -Credo che prenderò un halibut alla griglia servito con patate al cartoccio, quark alle erbe e contorno d'insalata- disse, alzando leggermente lo sguardo.
-Direttamente un secondo?-
-Mi hai portato qui per farmi ingrassare?-
-Certo che no- sorrise, riportando gli occhi sul suo menù -Io penso che opterò per la carne invece, una bistecca e un'insalata Caesar-
Appena ebbe finito di parlare la giovane e carina ragazza che li aveva accompagnati al tavolo poco prima li interruppe.
-Per caso volete già ordinare?- domandò gentilmente mostrando un sorriso bianchissimo.
Heather la guardò storto.
Ma che ha? Gli ultrasuoni?
Ripeté anche a lei ciò che aveva deciso prima che perdesse troppo tempo a cercare lo sguardo del ragazzo.
-Per me invece una bistecca e un'insalata Caesar- disse, spostando lo sguardo verso la cameriera.
-Al sangue, media cottura o ben cotta?-
-Media...e..per il bere direi...- dette un'occhiata al listino -..vino?- domandò all'asiatica chiedendo conferma.
Heather alzò le spalle.
-Senti..- fece rivolto alla cameriera -..io non sono un esperto di vini..fatti consigliare un rosso che si abbini anche col pesce e portaci il migliore che avete-
Il migliore che hanno?
Heather lo guardò perplessa.
-Ah..per me anche una “pie à la mode”- s'intromise prima che la ragazza si congedasse.
Alejandro la guardò.
-Chica...i dolci dopo- fece sorridendo ironicamente.
Il modo in cui lo aveva fatto, gettando un'occhiata anche alla cameriera l'aveva fatta innervosire. Sembrava volessero prendersi gioco di lei.
-Puoi andare- disse il latino alla ragazza, regalandole un altro dei suoi sorrisi che di certo l'avevano fatta congedare non poco felice.
-Senti..se vuoi un appuntamento con la cameriera non hai altro che dirmelo- disse squadrandolo.
Alejandro le sorrise. Un sorriso che le faceva capire che la sua gelosia era evidente e che lui ne godeva.
-Non dirmi che tu pensi che io sia gelosa di te?- lo guardò con sufficienza.
Il latino sorrise ancora prima di parlare.
-Sei diventata così prevedibile Heather- fece, spostando poi lo sguardo verso gli altri tavolini.
-Ti sbagli ovviamente..come sempre- replicò lei tranquillamente.
Alejandro si voltò di nuovo verso di lei. Possibile che il suo sorriso la facesse così imbestialire?


Si portò alla bocca un pezzo di pesce che aveva appena tagliato. Il suo sguardo ricadde sulle braccia ustionate del ragazzo. Lo stomaco sembrò chiudersele. Perché si sentiva così? Dopotutto lei non ne poteva nulla per quello che era successo alla fine de “Il tour”. Eppure dei crampi allo stomaco le indicavano che lei in quello che era successo ci centrava eccome.
-Ti si è bloccato l'appetito?- le domandò lui quando vide il suo sguardo perso nel vuoto.
Gli occhi di lei saettarono nei suoi. Posò la forchetta e rimase qualche secondo in silenzio.
-Senti...- cominciò, cambiando posizione sulla sedia. Sembrava dover trovare quelle parole che non le venivano o che comunque non voleva trovare -Lo so che è stata colpa mia..-
Alejandro la guardò perplesso. Anche lui aveva smesso di mangiare. Heather notò il suo sguardo tra l'interrogatorio e l'ironico.
-È che vederti così...- fece indicando le sue braccia con lo sguardo.
-Così come?-
-Forza Alejandro..non dirmi che non ti fanno per niente male- disse spostando leggermente la testa di lato.
Il ragazzo alzò le spalle.
-Una cosa sopportabile-
Heather lo squadrò.
-Non sto mica morendo-
-Appunto...- aggiunse lei, ritornando a guardare oltre a lui, rivolta ai tavoli dietro.
L'espressione di Alejandro le fece capire che non stava capendo dove volesse arrivare.
-Quella volta avresti potuto...- cominciò allora lei, cercando di non guardarlo ancora negli occhi -...e tutto quello che ti è successo non è stata che colpa mia..- ricongiunse lo sguardo con il suo -Non ho mai voluto credere che lo fosse, anzi, ho dato tutta la colpa sempre a te e credo che fosse per non poter vivere con il rimorso. Se io non ti avessi fatto quello che invece ho fatto tu avresti potuto agire diversamente. Non so cosa hai dovuto subire o passare per essere così come sei ora, ma il mio sbaglio è stato anche quello di non aver avuto nessun interesse per questo. Ho lasciato che il passato fosse tale e solo ora mi rendo conto che non è così. Mi sono comportata così solo per non vedere i miei sbagli e per non avere rimorsi..ma ora che sei ritornato nella mia vita e che sei costantemente vicino a me non posso sopportare oltre. Io lo so come sono Alejandro..sono meschina, sono calcolatrice, sono cattiva..ne ho sentite così tante su di me che credo sia stata definita in ogni mia sfumatura. All'inizio credevo che tu fossi tornato solo per vendicarti..e così è stato..ma sono stata così stupida da credere che un'eliminazione fosse equiparata a ciò che io ti ho fatto passare...-
Alejandro le passò una mano sulla guancia, accarezzandola lentamente. Heather prese la sua mano e la tenne ferma al suo viso. Ciò che aveva appena detto le era costato uno sforzo enorme, ma quel contatto l'aveva ricompensata.
-Alejandro...-
Il ragazzo la guardò sorridendo appena e poggiandole l'indice sulle labbra.
-Vieni- disse prendendole la mano e alzandosi dalla sedia.
Heather spalancò gli occhi.
-Che? Dobbiamo finire di mangiare..-
-Vorrai pure concedermi un ballo dopotutto?-
Fissando i suoi occhi non poteva che acconsentire. Si alzò comunque lentamente, sperando che la sua espressione lo facesse desistere.
-Non puoi dirmi che non sai ballare perché ormai so che non è vero-
Heather alzò gli occhi al cielo nel momento in cui lui le diede le spalle per portarsi verso il centro del ponte della barca, in uno spazio ampio che era adibito a pista da ballo. Heather si sentiva in imbarazzo. Erano poche le coppie che stavano ballando dato che quasi tutti erano seduti ancora ai tavoli a cenare.
-Non possiamo rimandare a dopo?-
-Perché?- disse voltandosi verso di lei dopo esseri piazzato al centro del ponte -Io non ho fame adesso- disse sorridendole.
-E poi questa musica non mi sembra ad..-
-Dici?- fece, cingendole fulmineo la schiena con la mano destra e tenendole la mano con l'altra -Non dirmi che una ballerina come te non ha mai ballato un tango...o forse..non sai ballare come dici?- disse sorridendole.
Heather lo guardò inarcando un sopracciglio. Riconobbe le note di Libertango, uno di quei pezzi che, nonostante non fosse il suo genere preferito, adorava. Il ragazzo prese a muoversi e l'asiatica cominciò subito a tenere il passo. Con moderati movimenti iniziarono a divorare la pista, prima tenendosi in un abbraccio aperto, poi diminuendo sempre più la distanza. Sentiva il suo respiro davanti a lei, mentre i suoi occhi di un verde penetrante non si staccavano dai suoi. Ovviamente Alejandro sapeva ballare il tango meravigliosamente, d'altronde aveva sangue latino, e quello doveva essere un ballo in cui si sentiva padrone di sé. Lei sapeva cavarsela, era stata una ballerina certo, ma il suo genere era un altro. Il tango lo aveva ballato poche volte, ma dopotutto aveva sempre saputo che l'improvvisazione era ciò che più contava e sapeva che lei era una maestra nell'improvvisare.
In quell'istante il ragazzo effettuò una parada, interrompendo con il piede il passo di lei. Lei si avvicinò al torace di lui, sollevò la gamba e fece un mezzo giro per riportarsi davanti a lui. Heather lo guardò intensamente sollevando un sopracciglio, dimostrandogli che anche lei ci sapeva fare. Proseguì con un ocho in avanti, disegnando un otto con i piedi. Heather e Alejandro si tenevano stretti, girando camminando agevolmente attorno all'asse della coppia. Un'altra parada e nuovi passi. L'asiatica si sentiva addosso gli sguardi dei clienti del ristorante. Si sarebbe sentita in imbarazzo davanti a tutta quella gente, tra le braccia di Alejandro peraltro, ma guardando nei suoi occhi ritrovava quella sicurezza che la faceva sentire la Heather di sempre, quella che non aveva paura di nulla, quella che voleva far vedere a tutti che era la migliore. Un passo indietro, due in avanti, Alejandro unì i piedi e la guidò in un incrocio, poi ancora avanti, di lato, insieme. Era una semplice sequenza di passi, ma lo spettacolo che stavano inscenando era qualcosa di più. Era passione, rivalità, voglia di mettersi in mostra, gioco di sguardi. Heather ritornava a sentire ciò che aveva provato intensamente pochi giorni prima, quel sentimento che la avvolgeva interamente portando all'ennesima potenza tutti i suoi sensi, la avvolgeva come quella musica che stavano ballando, come le braccia di lui che la tenevano con delicatezza, ma allo stesso tempo con energia, come se non potessero staccarsi l'uno dall'altro. Non aveva mai provato quelle emozioni mentre ballava, forse perché per la maggior parte l'aveva fatto da sola o perché non aveva mai ritenuto degni di lei i partners con i quali doveva condividere le coreografie. E invece lui era diverso, le sarebbe seccato doverlo ammettere, ma era perfetto. Chiuse un attimo gli occhi, lasciandosi trasportare da lui, mentre sfiorava le sue gambe. Ora sfiorava il suo viso, in un abbraccio molto chiuso, molto vicini con le spalle e lontani con i piedi. Poteva sentire il suo delizioso profumo e ispirò a fondo prima di allontanarsi nuovamente e riprendere a volteggiare. Dall'esterno sembrava che le gambe dei due giovani si muovessero da sole, trasportandoli da un lato all'altro della pista. Si sfioravano e si allontanavano, si riavvicinavano e giravano su se stessi. Alejandro guidava i passi di lei e lei seguiva alla lettera. Non una stonatura, non uno sbaglio. Altri passi e un altro abbraccio aperto, tenendo lontane le spalle e vicini i piedi. Sentiva la sua mano sulla schiena che scendeva sempre più giù. D'istinto si girò e, dandogli le spalle, scivolò verso il basso, tenendo una gamba a lato. Poi si rialzò lentamente, molto lentamente, strofinandosi contro di lui. Inarcò la testa all'indietro a lato della sua. Sentì il respiro di lui sul collo, mentre la teneva per le braccia. Si voltò di nuovo, ritrovando il contatto visivo. Altri passi veloci in circolo, non staccando mai lo sguardo. Erano così vicini da poter sfiorare le loro labbra. Heather avrebbe scommesso che l'avrebbe baciata, ma stranamente lui sembrava più lucido di quanto credesse. O forse stava facendo uno grande sforzo per far sì che quello fosse solo un ballo. Sentiva l'aria altamente carica di passione tra di loro, qualcosa che non poteva spiegare, qualcosa che le faceva sentire dei brividi lungo la schiena e le braccia. Un altro passo, poi, sempre tenendole la mano, Alejandro l'allontanò da sé, allungò la gamba verso l'esterno tendendola verso di lei e la riavvicinò a sé. Heather fece un piccolo salto e si portò a sedere sulla sua gamba. La musica si era interrotta proprio in quell'istante.
Uno scroscio di applausi li investì. I due si guardarono intensamente, col fiato corto, il viso vicinissimo. Poi Heather staccò lo sguardo e si riportò coi piedi per terra incrociando le gambe. Alejandro tenne lo sguardo fisso su di lei prima di ricomporsi e accogliere i sorrisi e gli applausi del pubblico che si era fermato a guardarli. Le offrì la mano per ritornare al loro tavolo.
-Non ho molta fame..ti dispiace se rimaniamo un po'qui?- gli domandò indicando con lo sguardo la balaustra alla quale erano vicini. In quel punto arrivava una piacevole brezza che le scompigliava alcune ciocche di capelli, sfuggite allo chignon.
-Stanca?- le domandò ironico, sorridendo.
Probabilmente stanco lo era anche lui, ma non lo dava a vedere. Heather lo guardò male.
Il ragazzo posò gli avambracci sulla ringhiera, portandosi a lato di lei.
-Sai..ci sai fare..- le disse, guardando il lago.
Heather, che non si aspettava un complimento, rimase zitta.
-Sei una ballerina magnifica-
-Grazie- rispose, anche lei non staccando lo sguardo dalle luci riflesse sull'acqua.
Rimasero qualche secondo in silenzio.
-Comunque ti perdono..-
Heather girò lo sguardo verso di lui.
-Mi sembrava di averlo già fatto..ma d'altronde tu sei una persona testarda- continuò, fissando gli alti edifici al di là del lago.
Lei rimase ancora in silenzio. Cosa poteva dirgli? Si sentiva come un essere insignificante che aveva commesso qualche crimine e Dio gli dava una seconda possibilità. Più o meno era ciò che pensava in quel momento. Anche se Alejandro non poteva certo essere paragonato a un dio.
Il latino si voltò finalmente verso di lei. Poi l'abbracciò d'istinto. Lei non se l'aspettava e rimase contro di lui, stupita.
-In realtà tu non hai un cuore di pietra Heather..direi più...- si fermò un attimo per trovare il termine adatto -..un cuore di gesso...-
Lei rimase in silenzio, aspettando l'ennesima stronzata che avrebbe detto.
-..è pur sempre un minerale..ma si può scalfire...-
Heather rimase ancora in silenzio.
-Ti amo Heather- disse, senza staccarsi da lei.
Sentì quelle parole e spalancò gli occhi, anche se lui non poteva vederla. Nessuno gliel'aveva mai detto e non avrebbe mai immaginato che il primo sarebbe stato proprio Alejandro. Il cuore cominciò a batterle ancora di più e sperava che lui non lo sentisse. Non sapeva come rispondergli, sapeva quali erano i suoi sentimenti ormai, ma non era da lei esternarli in quel modo.
-Io..io..- cominciò, stropicciando con una mano la maglietta di lui -..io ti odio..Alejandro-
Alejandro sorrise.
-Non sai più mentire quando sei con me Heather- commentò a voce bassa, stringendola ancora più a sé.
-Che hai detto?-
-Nada-
L'asiatica poté sentire il sorriso di lui dietro le sue spalle.
-Idiota- esclamò irritata stringendosi a lui.
Il latino continuò a sorridere. Ovviamente sapeva che a parlare era l'imbarazzo. Guardò la città illuminata davanti a lui. Forse per quella sera lei era stata già fin troppo sincera.





Angolo autrice

Buongiorno! Eccomi qui..di nuovo..per l'ultima volta..dopo secoli, ma meglio tardi che mai aggiungerei. Questi mesi sono stati molto impegnativi quindi la scrittura, che in sé non richiederebbe troppo tempo, è passata in secondo piano nel mio sempre minore tempo libero. Ecco che anche la mia seconda long su efp è terminata..se avete notato il capitolo è il doppio delle altre volte..volevo dividerlo, ma non avrebbe reso per niente come atto finale dato che l'avevo pensato tutto insieme.
Per prima cosa comunque volevo ringraziare chi ha recensito costantemente la storia, grazie 1000 per i vostri complimenti, sempre troppo buoni..chi l'ha seguita e chi l'ha aggiunta ai preferiti..chi l'ha solamente letta e magari apprezzata...penso di aver compreso un pò tutti...
Passando alla storia..come vi è sembrato questo ultimo capitolo? Può essere degno per scusarmi dell'attesa?? Lasciate un commento.
So che magari vi aspettavate un bacio..forse all'inizio avevo anche contemplato il fatto di inserirlo..ma non avrebbe sortito lo stesso effetto...Nella scena del tango quando ballavano così vicini doveva sentirsi l'elettricità tra di loro, percepire il gioco di sguardi...un bacio avrebbe rovinato tutto...mentre alla fine idem..Heather aveva già dato fin troppo come "romanticismo"..l'abbraccio senza guardarsi negli occhi, ma sentendo solo ciò che uno diceva all'altro, mi sembrava preferibile e un bacio superfluo.
Bene..ultima cosa..se volete date un'occhiata al video sull'Alether che ho montato in questi giorni..tanto per restare in tema...un video che avevo cominciato tempo fa, ma che per problemi con il programma di video making ho dovuto posticipare...se siete curiosi il link è questo:
https://www.youtube.com/watch?v=FFZhdB7Br94&feature=youtu.be#
(o comunque il canale è AleAnyaxoxo)
E se volete avere un'idea della scena del tango vi consiglierei di leggerla ascoltando la musica "Libertango"..è famosa penso la conosciate...
Credo di aver detto tutto, o almeno quello che mi viene in mente adesso..mi sto dilungando troppo...quindi..se vi va lasciate una recensione (per l'ultima voltaxD)...bye bye...alla prossima? Forse...
See y'all! ;)
Anya
 

 

   
 
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