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Autore: pocketsizedtitan    29/06/2014    31 recensioni
Levi/Eren | Coffee Shop AU
Eren Jaeger lavora come barista nel caffé di sua madre, ed è uno specialista di Latte Art. E poi c'è Levi, che non è esattamente il cliente tipico perchè è brusco e rozzo (il che in realtà, secondo Eren, non è poi così diverso dal cliente tipico), ma che soprattutto non fa altro che confondere il tenero cuoricino di Eren.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Rivaille, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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The Little Titan Café
CAPITOLO 21: Lieto fine

Grazie per essere venuti al Little Titan Café!


Tre mesi dopo – maggio


“Eren,” Levi si tolse gli occhiali proprio mentre Eren si girava verso di lui, le sopracciglia aggrottate in un dolore atroce. Lo fissò implorante e speranzoso – Levi stava per offrirgli qualche saggia, utile parola per aiutarlo a superare questa fase difficile della sua vita? Gli adulti erano pieni di queste cose, no? Consigli utili. E così sembrava dal modo in cui Levi tenne lo sguardo di Eren,, risoluto, le sue stesse parole un flusso infinito di sicurezza di sé. “Scrivere un saggio è come quando non riesci ad andare in bagno. Devi sforzarti.”

Due sedie più in là, Armin annuì. “Ha ragione, Eren.”

“Quindi questo è il consiglio di un adulto, eh.” Mikasa prese un lungo sorso del suo smoothie al lampone, scambiandosi di traverso occhiate ostili con Levi. In qualche modo erano riusciti a sopportarsi negli ultimi due-tre mesi. Parola chiave: in qualche modo. Avevano ancora molto su cui lavorare, ma Eren era contento di vedere che stavano imparandosi a tollerarsi.

Ma tale contentezza ebbe vita breve.

“Molto maturo, Levi.” Si lamentò Eren, lasciando sbattere la fronte contro il bancone.

“Questo è il tuo ultime esame, no?” Armin sorrise incoraggiante. “Perlomeno il tuo professore non vi ha fatto sostenere una verifica.”

“E’ vero.” Sospirò Eren, alzando la testa. Non sarebbe riuscito a studiare su internet abbastanza da passare un vero esame, quello era certo, e soprattutto non quando non aveva nemmeno letto il materiale che gli era stato assegnato durante l’ultimo semestre. Doveva solo scrivere quest’ultimo saggio per il professor Frankstein e poi sarebbe stato libero.

Solo fino ad agosto, ma non voleva pensare a un futuro così lontano, non quando quello vicino implicava le vacanze estive, andare al mare, parchi dei divertimenti, forse più ore di lavoro, traslocare nel suo nuovo appartamento con Armin e Mikasa e più tempo da passare con il suo fidanz – con Levi. Sì, fidanzato non suonava molto bene per varie ragioni e ogni volta che Eren pensava a quella parola si faceva tutto rosso in viso e imbarazzato e – “Eren, perché stai arrossendo?”

“Stai zitta, Mikasa. Non sto arrossendo.”

“Probabilmente sta pensando al suo fidanzato.” Disse Levi, rimettendosi gli occhiali a posto.

Eren deglutì, scegliendo di ignorarlo e di mettersi a fissare con odio il foglio vuoto a righi posato sul bancone. Ipoteticamente avrebbe dovuto essere nel pieno della stesura del suo saggio. Giusto. Ma come poteva quando la primavera era arrivata e più il clima si faceva caldo, più Levi si vestiva in maniera informale? Ad esempio, oggi aveva addosso una t-shirt aderente. Un t-shirt che era particolarmente attillata sul petto e sui bicipiti. E sì, era fin troppo affascinante con quegli occhiali dalla sottile montatura nera. Più maturo. Non che non sembrasse già maturo considerando che era più grande di lui ed un adulto, ma era sempre sembrato più giovane della sua età mentre con gli occhiali sembrava più grande ed Eren aveva veramente bisogno di smetterla di blaterare nella sua stessa testa quando aveva cose su cui concentrarsi.

Anche Eren era un adulto. O perlomeno si supponeva che lo fosse. Ma quale studente universitario si poteva dire veramente un adulto?

Forse era una cosa degli adulti-più-vecchi, o una cosa di Levi, ma sembrava che lui sapesse sempre cosa Eren stesse pensando perché nel momento in cui Eren alzò lo sguardo, si accorse che Levi lo stava fissando, come se sapesse tutto e ne fosse anche compiaciuto. Ma c’era anche una nota di tenera adorazione, e questa fu la cosa che lo fece imbarazzare più di ogni parola di scherno.

“V-voi avete già finito i vostri esami?” Eren chiese ai suoi amici, nel disperato tentativo di distrarsi.

“Ah sì. Ho finito la settimana scorsa.” Mikasa era stata fortunata perché aveva fatto tutte le verifiche nella prima settimana di sessione di esami.

“Devo solo consegnare la mia tesi.” Armin fece spallucce.

La faceva semplice, lui. “Ugh. Tu sei troppo intelligente, Armin.”

“Non avresti dovuto mettere da parte gli esami su materie non inerenti all’arte per così tanto tempo.”

“Sì, sì.”

E probabilmente non avrebbe dovuto battere la fiacca all’università, lavorando di più e seguendo meno corsi, perché ora ci avrebbe messo un semestre in più a laurearsi.

Mikasa terminò il suo smoothie in un ultimo sorso. Prese il suo borsone da palestra, posandolo sul bancone un attimo prima di metterselo in spalla. “Devo andare ora. Ci vediamo la settimana prossima.”

Armin si spostò un pochino al lato, per darle più spazio per aggiustarsi la borsa. “Divertititi.”

“Mi sarebbe piaciuto venire alla festa.” Disse lei accigliata. “Se solo si sarebbe potuta spostare la settimana di campeggio che la mia famiglia organizza ogni anno…”

L’attenzione di Levi fu attratta momentaneamente da Mikasa che scendeva dallo sgabello, e il suo sguardo cadde sulla scritta ‘Ackerman’ segnata con il pennarello indelebile nero su un pezzo di scotch. “Ackerman, eh.”

“Conosci la mia famiglia?”

“Hm. Chissà.”

“Che cosa vorresti dire?”

“Anche il mio cognome è Ackerman.”

Tre paia di occhi si girarono a fissarlo.

“Il mio nome è Levi Ackerman.”

“Cosa?”

“Perché sei così sorpreso, Eren?” Mikasa girò intorno a lui, con le spalle che si strinsero in tono difensivo.

“Ehi, non ho mai saputo il suo cognome, okay?”

“Quindi sei uscito con lui tutto questo tempo ma non conoscevi nemmeno il suo cognome?”

“Come se lui sapesse il mio.”

“Jaeger.”

“Quando l’hai scoperto?”

“Tu me l’hai detto.”

“Quando?”

Levi fece spallucce.

“Okay, aspetta.” Eren fece un cenno con le mani, mentre i suoi occhi guizzarono da Mikasa a Levi, che entrambi lo stavano fissando con la solita espressione impassibile. Se era vero – se era possibile che fossero imparentati – be’, Eren sarebbe riuscito a capire il motivo delle loro inspiegabili somiglianze, questo era certo. “Quindi voi due, siete parenti?”

Mikasa e Levi si studiarono a vicenda, le loro espressioni intellegibili. Passarono tre pesanti secondi di silenzio prima che si girassero e pronunciassero un brusco: “No.”

“Come se potessi essere imparentata con questo gnomo.”

“Deve essere una coincidenza.”

Una coincidenza. Doveva proprio essere una coincidenza. Perché Mikasa doveva avere qualche relazione con la mafia se il nome Ackerman era legato alla stessa. Eren era abbastanza sicuro che l’avrebbe saputo se la sua migliore amica d’infanzia avesse avuto legami con la mafia. Doveva essere così, no?

Giusto?

Giusto! Il solo aver considerato la possibilità che Mikasa fosse legata alla mafia era ridicolo. Era meglio mettere da parte certi pensieri stupidi e non perdere tempo a rimuginarci sopra. Aveva cose più importanti a cui pensare, tipo il suo saggio o se voleva mangiare messicano o cinese a cena. Probabilmente messicano. Si sarebbe preso un paio di burrito.

L’ignoranza è beatitudine.

“Ah, ehi ragazzi!”

Christa e Ymir rimasero in piedi vicino a loro, tenendosi a braccetto, un sorriso piacevole stendeva le labbra della biondina. Eren fece un cenno della testa. “Ehi, Christa. Non è che sei un’Ackerman anche tu ora? Non hai qualche oscuro e profondo segreto di famiglia? La tua famiglia non è un gruppo di delinquenti, vero?”

Okay, forse Eren ancora non aveva smesso di pensarci.

“C-cosa stai dicendo, Eren?” Christa rise nervosamente, e un gemito le uscì dalle labbra non appena Ymir le diede una gomitata nel fianco.

“Che cosa sto dicendo?” Eren si grattò il retro della testa facendo una risatina. “Scusa. Devo essere impazzito per un attimo. Il mio cervello è fritto dagli esami. Come se tu potessi far parte della mafia.”

Armin era il più confuso di tutti. “Chi ha detto qualcosa sulla mafia?”

L’ignoranza è veramente beatitudine.

“Be’, cosa vi posso portare signorine?”






Quella sera il Little Titan Café rimase chiuso durante il normale orario di apertura.

Sasha stava incespicando in giro con gli occhi bendati, al centro del negozio, con una finta coda in mano mentre giocava ad ‘Attacca la coda a Connie’. Macho man (Reiner, ma Eren preferiva sempre chiamarlo ‘macho man’) urlava direzioni dal lato: “Alla tua sinistra! Fuochino, fuoc – no, acqua, acqua ora!”

Connie agitò il sedere, canzonando la sua collega e migliore amica. “Forza, Sasha!”

O, perlomeno, quella che presto sarebbe stata la sua ex-collega. Questo era l’ultimo giorno di Sasha e Connie al Little Titan Café quindi Carla aveva deciso di chiudere il negozio in anticipo per una festa d’addio.

E proprio la proprietaria del negozio sedeva con il figlio ad uno dei tavoli, una guancia posata sulla mano mentre sorrideva affettuosamente alla scena. “… E’ un po’ triste, vero? Ma sono felice per loro. Avranno un impiego migliore e saranno più felici.”

“E’ anche strano,” Disse Eren, guardando Sasha finalmente riuscire ad attaccare la coda di plastica sul sedere di Connie. Lui fece una risata compiaciuta mentre gli altri esultavano. Sasha si tolse la benda e mise le braccia intorno al collo di Connie, che la alzò e la fece volteggiare in aria, posando un bacio a schiocco sulla sua guancia. Entrambi stavano sorridendo a trentadue denti. Così felicemente. La loro felicità era reale e contagiosa e persino Eren non riuscì a non sorridere. “Una volta si infilavano a vicenda le cimici nei vestiti durante le scuole elementari, e ora sono fidanzati ufficialmente.”

“State tutti finendo l’università, presto anche tu te ne andrai e io non vi vedrò più in giro per il locale.” Carla fece un sospirone.

“Ah mamma, per favore. Non iniziare di nuovo.”

“Non posso farci niente se non sentirmi sentimentale.”

“Sono sicuro che ognuno verrà ogni volta che gli sarà possibile.”

I clienti andavano e venivano sempre. Alcuni Carla li vedeva una volta e mai più, altri tornavano dopo un sacco di tempo di assenza. Alcuni erano senza volto e impossibili da ricordare mentre altri frequentavano il caffè ogni volta che potevano. Poteva ricordarsi di qualcuno, conoscere i nomi di altri, memorizzare gli ordini frequenti sino ai dettagli.

Con i dipendenti, invece, era sempre lo stesso. Si ricordava di tutti quelli che aveva assunto. Eren, Sasha e Connie erano stati lì dall’inizio: dall’epoca in cui avevano sedici anni e lei aveva aperto il negozio la prima volta.

E ora stavano lasciando lei e il Little Titan Café. Ma lei non osò credere che non sarebbero più tornati. Perché l’avrebbero fatto. Perché erano cresciuti in questa città. Perché avevano ancora le loro famiglie e gli amici qui, e avevano un posto familiare in cui tornare, avevano ancora questa caffetteria quando non c’era nessun altro posto dove andare.

“Sì.” Concordò Carla.

(Era il turno di Berthold di giocare ad ‘Attacca la coda a Connie’. Finì per attaccarla sul naso di Annie, con suo grande orrore.)

“Quei due passano sempre più tempo insieme.”

Eren guardò nella direzione dove era rivolto lo sguardo di sua madre. Marco e Jean erano seduti ad un tavolo a farsi gli occhi dolci. Era l’unico modo per descrivere il modo in cui si stavano guardando, tutto cuoricini e con l’infatuazione ad annebbiare i loro sguardi, come se si vedessero solo l’un l’altro (anche se, ad essere sinceri, ogni tanto si permettevano di guardare lo spettacolo che stava dando Berthold, sudando nervosamente sotto lo sguardo della ragazza bionda e bassina). Era felice che i due si fossero trovati bene da subito, che Jean non era più ossessionato da Eren e che ora potevano parlarsi come due normali ragazzi che non avevano niente tra loro.

“Ah sì, sono coinquilini ora.”

Carla ridacchiò. “I ragazzi di oggi vanno così veloci.” Poi si girò per sorridere ad Eren. “E, a proposito, spero che tu e Levi vi stiate prendendo il vostro tempo e che se siete già arrivati a quel punto stiate usando la giusta protez – ”

“M-mamma!”

Ah se solo la terra avesse potuto ingoiarlo. Eren era decisamente mortificato dal fatto che lei avesse deciso di parlarne, ma ancora più mortificato dal fatto che si stavano prendendo il loro tempo e usare protezioni o no non era un problema quando non erano ancora arrivati al punto in cui ne avevano bisogno, e in un certo senso questa era una cosa ancora più imbarazzante da ammettere.

Ma Eren non l’avrebbe detto a sua madre.

Sprofondò nella sua sedia, rosso come un pomodoro. “Papà mi ha già parlato della cosa, okay?”

“Volevo solo assicurarmene!”

Non preoccuparti, mamma. Tuo figlio non ha avuto rapporti sessuali con il suo ragazzo più grande di lui. Ragazzo. Uomo. Tuo figlio non ha avuto rapporti sessuali con il suo uomo perché è troppo codardo.

Uomo non andava bene. Fidanzato, ecco. Dannazione.

Eren era troppo impaurito dal fare sesso con il suo fidanzato perché era passato molto tempo da quando l’aveva fatto con qualcuno, e cosa sarebbe successo se non fosse stato all’altezza delle aspettative di Levi?

Era ridicolo che un uomo come lui fosse preoccupato da cose del genere?

Forse. Ma la loro intera relazione era stata lenta dall’inizio. Dal momento in cui si erano incontrati, dal momento in cui Levi era entrato nel negozio, tutto si era mosso lento e veloce. Tutto era nato da un fiammella che era cresciuta improvvisamente e sempre più brillante e calda con tutte le piccole cose che avevano scoperto l’uno dell’altro, con ogni sguardo e breve carezza.

Il bacio era arrivato improvviso e dopo era tutto quello che erano riusciti fare. Tutto quello che avevano voluto fare. Da quell’inverno, da quella notte nevosa, tutto era bruciato con passione. Eren si era sentito bollente, dalla punta dei piedi che si era piegata nelle scarpe. Queste sensazioni che Levi gli suscitava gli facevano sempre piegare le dita dei piedi con anticipazione e felicità, con desiderio e amore.

Levi era sempre stato paziente nonostante l’impazienza fosse sempre in agguato. Lo pressava, ma mai troppo.

E qualcosa su tutto ciò, qualcosa sul sapere, sul vedere l’impazienza e il desiderio che spesso Levi era costretto a tenere sotto controllo rendeva Eren nervoso. Gli torceva lo stomaco, facendogli sentire le farfalle.

Qualcosa nel modo in cui Levi teneva fermo il suo sguardo su di lui anche se era dall’altra parte del negozio, gli faceva martellare il cuore nel petto selvaggiamente. Tutto ciò che c’era nei suoi occhi, tutti i giorni e le settimane e i mesi in cui si era trattenuto. Tutti i modi in cui voleva Eren. Tutti i modi in cui voleva amare Eren se lui sarebbe stato d’accordo.

“Pensavo che mi avreste parlato di Rivaille.” La voce di Nile interruppe il flusso di pensieri di Levi.

“Ho detto qualcosa del genere?” Chiese Erwin, mescolando il suo caffè freddo con una cannuccia.

L’espressione di Nile non era contenta. “Invece siamo a questa specie di festa. Che perdita di tempo.”

“Hai bisogno di rilassarti ogni tanto, Nile. Stare sempre a stressarti su ‘Rivaille questo’ e ‘Rivaile quello’ ti ha fatto venire un sacco di capelli grigi.”

“Dovrei tingermi i capelli come fai tu, per nascondere il grigio?”

“Io non ho nessun capello grigio,” Disse Erwin. “Sono troppo giovane per queste cose.”

“Abbiamo la stessa età.”

“Eppure tu hai i capelli grigi. Non lo vedi cosa ti fa lo stress?”

Hanji era impegnata con il suo cellulare quando vide qualcosa che fece stirare le sue labbra in un sorriso. Fece una risatina, “Ah, Leviii.”

Quando lei cantilenava il suo nome in quel modo, lui aveva sempre un sentore spiacevole. Levi non spostò il suo sguardo da Eren. Voleva vedere il ragazzo contorcersi, arrossire fino a quando tutto il suo corpo sarebbe stato rosso. “Cosa c’è, Hanji?”

“Ehi Erwin, ti ricordi di questa?”

Al posto di farlo vedere a Levi, Hanji agitò lo schermo del telefono di fronte ad Erwin e Nile. La pelle di Nile sbiancò mortalmente, mentre un rantolo mortificato usciva dalle sue labbra. Erwin sorrise. “Ah sì. Questo mi fa pensare che anche io ho una foto simile di Eren.”

L’attenzione di Levi si rivolse a loro, sospettosamente. “Che foto?”

L’ultima cosa che si sarebbe aspettavo era di vedere una foto di Eren la sera in cui il Little Titan Café aveva organizzato una giornata a tema cameriere.

“Che diavol – ”








“Tornate presto, okay?”

Connie e Sasha non fecero nulla per nascondere le lacrime che stavano cercando di trattenere mentre abbracciavano Carla. Lei sorrise e li abbracciò nello stesso modo in cui abbracciava sempre Eren, Mikasa ed Armin.

“E abbiate cura di voi. Sono così felice per entrambi.”

Inutile da dire, il loro arrivederci non fu un arrivederci senza lacrime, e per il momento in cui la festa fu finita e tutti se ne erano andati, Eren aveva consumato un intero pacchetto di fazzolettini per far asciugare gli occhi a sua madre. Le donne emotive non erano mai state facili da gestire per lui.

“In qualche modo tutto è stato sorprendentemente tollerabile.”

Eren annuì, concordando. Vide Armin ed Annie andare verso il parcheggio, e il biondo gli fece un sorriso nervoso mentre si avviava. Eren sorrise a sua volta e alzò i pollici incoraggiante. Armin intendeva chiedere ad Annie un appuntamento, ed lui poteva solo sperare che sarebbe andato tutto bene.

Il negozio era chiuso, l’aria era calda anche se era sera e uno dei lampioni si spegneva e accendeva ad interruzione. Era sorprendente che la lampadina fosse sopravvissuta così a lungo nonostante lo facesse continuamente.

“Grazie per essere rimasto, Levi.”

“Non sono rimasto con intenzioni innocenti.”

Eren si leccò le labbra, rallegrandosi di non essere faccia a faccia con Levi. Anche la sua pazienza aveva un limite, ed Eren lo sapeva. Sapeva già da molto che prima o poi questo sarebbe successo e il solo pensiero gli faceva venire le ginocchia molli. “…Sai, non è giusto.”

Poteva quasi vedere il modo in cui Levi aveva alzato il sopracciglio sottile.

“Eccomi qui, impaurito e nervoso. Mi sento così… imbarazzato quando ci sei tu. Non posso nascondere quanto arrossisco. Non posso far smettere il mio cuore di battere così velocemente. Non riesco a stare calmo a prescindere da quello che faccio, e davvero credo che non sia affatto giusto. Specialmente considerando quanto mi distrai, tu, e le tue stupide braccia – ” A quello, il sopracciglio di Levi si alzò ancora un pochino, ma Eren non poteva comunque vederlo. “ – e quanto bene ti sta quella maglietta e quanto ti stanno bene quegli occhiali e quanto tu sia più maturo di me e quanto io sia ossessionato da te. E' stato così per tanto tempo, sai? Non è per niente giusto.”

“E pensi di essere il solo?”

“Eh?” Eren guardò oltre le proprie spalle, con sospetto e nervosismo. Levi sospirò, facendogli un gesto per farlo avvicinare. Eren lo fece, senza pensarci.

“Anche io sono ossessionato,” Disse Levi, schietto e semplice, come se fosse la cosa più ovvia del mondo per lui. Guardò Eren come se avrebbe dovuto essere una cosa ovvia, perché per lui lo era. C’erano così tante parole che voleva dire ad Eren, così tante cose che voleva mostrargli, ma per qualche ragione era difficile esprimersi a voce alta. Sì, lui era uno scrittore, ma ciò non voleva dire che sapeva come parlare alle persone. Non sapeva come dire ad Eren quanto era bello ai suoi occhi, quanto era rimasto affascinato da lui, sin dal primo giorno, come nessuno dei suoi pensieri era puro e tutto quello che provava era egoista. Avrebbe potuto dire qualcosa come ‘sei bello’, ma non bastava. “Mi dico sempre che dovrei essere più maturo. Ma è difficile e non voglio più esserlo. Voglio solo te, Eren. Tutto di te.”

Il modo in cui Eren abbassò le ciglia era maledettamente distraente.

“Devo dirlo, Eren? Devo dire quella parola che inizia per A – ”

Eren piantò entrambe le mani sulla bocca di Levi, gli occhi spalancati nel panico. Sembrava pronto ad esplodere. “Non credo di essere ancora pronto.”

Levi avvolse le dita attorno ai polsi di Eren con gentilezza.

“Ti voglio anche io, Levi.” Eren ammise, con voce flebile.

Levi allontanò le mani di Eren e lo baciò, piano e con dolcezza. Non credeva fosse possibile sentirsi così eccitati e sollevati contemporaneamente – per quanto tempo aveva bramato di sentire quelle parole? E ora il suo cuore stava battendo così velocemente che Levi era certo di star avendo un infarto.

E lì, sotto quella luce altalenante ed un cielo senza stelle, solo Levi poteva sentire il respiro sottile di Eren. Solo lui poteva vedere la luce nel verde smeraldo, poteva sentire il modo in cui Eren stava tremando leggermente, poteva sentire il proprio cuore forte e pulsante di agitazione. Levi carezzò la mascella di Eren con le dita.

“Vieni a casa con me, Eren.”

“Okay,” Disse Eren. Si lasciò andare contro Levi, e i loro volti si toccavano, le ciglia brune sbatterono contro la pelle pallida della guancia di Levi nel momento in cui si avvicinarono ancora. Tutti i muri erano crollati. “Okay.”








Sei anni dopo


Non ho mai creduto nel lieto fine, è una cosa creata per le favole. Il lieto fine non appartiene ad un mondo dove i giganti mangiano gli umani e le persone muoiono ogni giorno in modi tragici. L’unica cosa in cui potevamo sperare era di sopravvivere.

Non avevo mai creduto che avrei vissuto fino a questo giorno, ad essere onesto. Pensavo che sarei morto ad un certo punto, ma non così presto da lasciare le cose a metà. Pensavo che avrei combattuto la mia battaglia, avrei annientato gli Eoten, abbastanza che l’umanità potesse guadagnare un vantaggio in questa guerra – e solo allora sarei morto e la mia storia avrebbe avuto una fine.

Non credevo in un lieto fine per me stesso perché la realtà era troppo crudele.

Eppure eccomi qui. Eccoci qui.

Liberi.


Levi si tolse gli occhiali e si stese sulla sedia, riguardando le ultime frasi. Questa era la fine. C’erano ancora delle modifiche che dovevano essere fatte, probabilmente un sacco di aggiustamenti e revisioni che Hanji lo avrebbe costretto a fare, ma con questo, il suo quarto e ultimo libro, la sua serie Attack on Eoten era finita.

Era una sensazione strana – finire una storia. Lo faceva sentire vuoto e compiaciuto allo stesso tempo, come se una grossa parte della sua vita fosse arrivata alla fine.

Ma non importava. Aveva ancora cose di cui scrivere. C’erano altre storie da raccontare, altre idee che voleva buttare giù, ancora qualche lieto fine che sentiva il bisogno di condividere. Patetico, davvero. Levi a scrivere storie dal lieto fine. Ma la sua mentalità era cambiata e lo erano anche le sue prospettive, e mentre Levi alzava lo sguardo per trovare Eren che disegnava qualcosa di fronte a lui, pensò che un lieto fine era una cosa che si poteva scrivere.

Mentre sentiva lo sguardo di Levi su di sé, Eren alzò il volto, gli occhi lucenti e inquisitori e curiosi per natura. Piegò un pochino la testa e spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Negli anni Eren aveva tagliato e lasciato crescere i suoi capelli un sacco di volte. Oggi somigliavano allo stesso taglio che aveva la prima volta che Levi l’aveva visto al Little Titan Café: una massa indomabile di capelli bruni, e poi occhi brillanti. Ancora giovane e bello come il primo giorno.

“L’hai finito, Levi?”

“Nh.”

Eren posò il suo quaderno degli schizzi e si allungò con entusiasmo. “Posso leggere?”

“Puoi. Dopo.”

Eren mise il broncio mentre giocherellava con l’anello argentato sull’anulare della mano sinistra. Era un’abitudine che aveva acquisito nel tempo. “Va bene. Ah, a proposito. Dovremmo proprio andare. Mamma ci aspetta per cena.”

Levi annuì e chiuse il pc, mettendolo nella sua borsa insieme all’album degli schizzi di Eren. Si sentì una voce infantile, seguita da uno scintillio. “Papà!”

“Ah, eccoti qui.” Disse Eren, prendendo in braccio il bambino di tre anni.

Anche se era stato adottato, Levi non poteva far a meno di pensare che si somigliassero, Eren e il loro bambino.

“Stavi di nuovo infastidendo Marco?”

Marco era il manager del Little Titan Cafè.

“No!... tì.”

Eren strinse il suo nasino con un sorriso giocoso. “Sei pronto ad andare dai nonni?”

“Tì!”

Il verde dei suoi occhi non era lo stesso di Eren. Ma erano grandi e brillanti come i suoi, e Levi poteva vedere Eren nel modo in cui il bambino sorrideva, a trentadue denti e sempre entusiasta. Stringendo un braccio alla spalla di Eren, il bambino tese l’altra manina cicciottella, serio e impaziente.

“Perché tai lì fermo, babbo? Andiamo.”

E come Levi prese la sua manina e lasciò il negozio con la sua famiglia, pensò che un lieto fine non era così male.

FINE.








Sulla 104esima strada, tra lo stupefacente negozio di magia di Daz e il negozio di fiori di Hannah & Franz, troverai una pittoresca caffetteria chiamata Little Titan Café. Magari ti fermerai tornando da lavoro, o durante una pausa, o dopo l’ultimo corso della giornata all’Università di Shiganshina. Magari prenderai una tazza di caffè da portare, o forse proverai uno degli speciali del giorno.

Potrai sempre venire al Little Titan Café quando avrai bisogno di scappare dalla realtà. Provare uno dei nostri tè o infusi mentre ti rilassi in una delle nostre sedie con un libro. Gustare un dolce o una cheesecake al cioccolato chiacchierando con gli amici. Assaggiare uno dei nostri cappuccini, con un adorabile disegno fatto da uno dei nostri talentuosi baristi.

Che tu abbia bisogno di rilassarti o preparare qualche compito per la scuola, che tu sia qui per scappare o per aver un posto dove riposarti, i nostri baristi ti saluteranno sempre con un sorriso e un “Benvenuto al Little Titan Café!”.

Quindi se sarai mai da queste parti qualche volta, facci una visita!

Grazie per essere venuto al Little Titan Café!

Speriamo di rivederti presto.











Salve a tutti! Grazie per aver letto fino a questo punto. Grazie per aver lasciato uno o venti commenti, e grazie a chi ha inserito la storia tra i preferiti, i seguiti o tra le storie da ricordare. Grazie a chi ci ha accompagnato fino a questo punto. Ci sono tantissime cose da dire, quindi vedrò un po' di dividere tali cose in sezioni, così che possiate leggere quello che vi interessa!
SULLA TRADUZIONE: errori blablabla... Credo di non avere nulla da dire per la prima volta? xD

Un messaggio dalla traduttrice: A parte i ringraziamenti di sopra, che valgono sia per me che per l'autrice vi volevo ringraziare sinceramente di tutto il supporto che ho avuto, in maniera particolare con i commenti, durante questo viaggio. E' stato abbastanza difficile e decisamente impegnativo tentare di essere puntuale e precisa ma, nonostante tutto, sono felice di aver deciso di tradurre questa storia. Non solo ho avuto modo di entrare a contatto con tutte le persone splendide che l'hanno letta, ma ho avuto delle soddisfazioni incredibili, che mi hanno aiutato molto soprattutto perchè l'ultimo anno universitario è stato molto pesante per me e c'era veramente bisogno di qualcosa che mi distraesse e mi facesse felice. Vi sono veramente grata anche perchè non mi sarei mai aspettata che un tale numero di persone avrebbe letto ed amato questa fanfiction come me e questa cosa sicuramente si aggiunge alla serie di quelle che mi hanno resa così felice. Grazie davvero a tutti! (grazie a Heichou21 che mi ha corretto TUTTI gli errori di battitura in tutti e 20 i capitoli *^*)
Altre traduzioni: ad essere sincera questa non è la prima storia che avevo pensato di tradurre, ma, essendo l'altra un lavoro abbastanza complesso, sei mesi fa, quando ho iniziato questa l'ho fatto sia perchè pensavo ne valesse veramente la pena, sia per mettermi un po' alla prova. Penso di aver superato la prova e nelle prossime settimane inizierò a pubblicare la mia seconda traduzione... è un'altra storia ereri, ma è di un'altra autrice ed è abbastanza diversa da questa. Si intitola 'The 6th Ward' e l'autrice si chiama 'coldmackerel'. Non sto qui a parlarvene nei dettagli, ma forse se vi è piaciuta questa potrebbe piacervi anche quella. Il resto lo dirò nelle note del primo capitolo. Quindi ci rivediamo presto ;) (vorrei riuscire a tradurre e rispondere a tutti i vostri commenti prima di iniziare a pubblicare e forse tradurrò e risponderò a scaglioni, quindi se rispondo in ritardo ai commenti abbiate un pochino di pazienza <3).
Un messaggio dall'autrice: “Grazie mille a tutti per essere stati pazienti mentre scrivevo l’ultimo capitolo. So che la maggior parte di voi non era abituata alla lunga attesa di cui ho bisogno per scrivere, quindi mi scuso per questo! Spero solo che vi siate goduti la fine per quella che è, e sono grata per ogni singola persona che ha lasciato una parola gentile. In maniera particolare sono grata alla mia traduttrice che si è presa il tempo di tradurre questa storia e anche i vostri commenti… Onestamente non avrei potuto chiedere una traduttrice migliore o dei lettori migliori. Attendevo sempre di ricevere i vostri messaggi e ora mi sento un po’ triste perché non potrò più sperare di trovarli nella mia casella di posta ;_; . E’ stato un tale piacere ricevere tutti i vostri pensieri e il vostro apprezzamento. Siete veramente fantastici e spero che questa umile fanfiction vi abbia portato un po’ di felicità o anche solo un sorriso. Grazie mille per averla letta dall’inizio alla fine, ne sono veramente onorata <3.”
Altre storie dell'autrice: sono la prima a voler tradurre qualcos'altro scritto dall'autrice, ma per tutta una serie di motivi con cui non vi voglio annoiare, non ho qualcosa da tradurre. In cambio ho chiesto in regalo per me e per voi una one-shot ereri di raiting rosso, che molto probabilmente sarà uno spin-off di The Little Titan Café. Ovviamente sta a voi leggerla o meno, ma non appena l'autrice la pubblicherà, io la tradurrò, quindi ogni tanto venite a controllare questo profilo se vi interessa leggerla ;). Non è detto che nel futuro possa decidere di tradurre altro dell'autrice, ma dipende da un sacco di fattori, quindi potreste rivedere questo nickname o no.

Credo che sia tutto. Volevo anche dire che io continuerò sempre a controllare periodicamente questo account e che tutti i messaggi e i commenti che mi arriveranno continueranno ad essere tradotti all'autrice anche se sarà passato molto tempo, quindi se qualcuno ha voglia di lasciarci un pensiero è sempre apprezzatissimo. Un bacione!





  
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