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Autore: xmaliksmilk    30/06/2014    1 recensioni
“Noi essere a Pluckley, città più infestata di Inghilterra”, risponde allegramente l’uomo.
“No, veramente intendevo…”, comincia Niall.
“Come infestato?!”, mi intrometto cercando di restare calma.
“Infestato. Lei no sapere? Qui a Pluckley esserci tanti fantasmi! Se essere fortunata lei trovare anche vampiri e lupi mannari!”, spiega tranquillamente il vu cumprà.
“D-davvero?”, domando preoccupata.
“Certo. Anche Show dei Record avere premiato questa città come più infestata di Inghilterra!”, spiega il vu cumprà.
“Fico”, commenta Niall.
Genere: Comico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho saputo dell’esistenza di questo “particolare” paesino inglese e gli ho voluto dedicare una OS.

“Ora tu, emerita testa di cazzo, mi spieghi perché dobbiamo andare proprio a Pluckley!”, urlo esasperata.
“Ma che hai contro Pluckley, scusa?”, sbotta Niall.
“Ecco… il nome somiglia al suono che si sente quando un pezzo di merda cade nel cesso”, spiego in un sussurro.
Il biondo strabuzza gli occhi. “Tu sei tutta matta.”
Io e il mio migliore amico Niall abbiamo l’abitudine di organizzare quasi ogni week-end delle escursioni fuori Londra, scegliendo a turno le mete da raggiungere. Questa settimana la decisione è toccata a lui, che ha intenzione di portarmi in un paesino inculato nel Distretto di Kent. E come al solito ci ritroviamo a litigare sulla scelta.
“E poi vogliamo parlare di dove mi hai costretto ad andare settimana scorsa?!”, continua il biondo.
“Ma cos’hanno che non va i Gabinetti Vittoriani, scusa?!”, mi difendo offesa.
Il ragazzo alza le braccia al cielo. “Viola, mi hai portato a vedere i cessi dell’Ottocento!”
“Sì, ma solo perché abbiamo perso l’autobus e siamo dovuti rimanere qui in città”, mi giustifico io.
Niall inarca un sopracciglio. “Certo, perché con tutte le attrazioni che ci sono a Londra, i Cessi Vincenziani sono senz’altro l’unica scelta disponibile!”
“Gabinetti Vittoriani”, lo correggo distrattamente. “E comunque come hai intenzione di arrivare a Pluckley?”
“Prenderemo l’autobus”, mi informa il biondo. “Dov’è il pranzo al sacco?”
“Quale pranzo?”
Il mio amico si sbatte una mano sulla fronte. “Quello da portare in gita.”
Ah. Non mi sono nemmeno degnata di prepararlo.
Niall dal mio sguardo fra il terrorizzato e il mortificato, capisce subito. “Non fa niente, compreremo qualcosa lì. Hai preso i soldi?”
“Merda”, sussurro.
Non ho il tempo di constatare quello che sta succedendo, che mi ritrovo Niall alle calcagna mentre io corro più rapidamente che posso diretta a casa mia.

Arrivo sotto casa col fiatone, mentre Niall mi insegue ancora. Apro il portone del condominio e me lo richiudo violentemente alle spalle.
“Ahia”, si lamenta il biondo con voce strozzata mentre si massaggia il naso.
“Ops”, dico per poi incominciare a ridere nervosamente.
Riapro velocemente la porta per far entrare il biondo e ricomincio a correre su per le scale.
Sento alcune lamentele da parte dei condomini. Riesco a captare solo un: “’Sti giovani d’oggi” e un: “Questa è Fucsia, la ragazza cretina”.
Alzo gli occhi al cielo. “Mi chiamo Viola!”, urlo riferendomi alla seconda voce sentita.
“Sì, sì, stessa cosa”, commenta la voce femminile.

“Ciao papà!”, urlo entrando in casa e afferrando il denaro che avevo poggiato sul tavolino all’ingresso apposta per non scordarli.
“Ciao, caramellina!”, esclama di rimando mio padre da un’altra stanza. “Ah, Niall, ci sei?”
“Sì”, annuisce il biondo.
“Ricorda quello che ti ho detto: se si agita una padellata sulle tette e torna come prima!”
Papà!”, sbotto strabuzzando gli occhi.
“Che c’è?! Siamo nel 2014, bisogna modernizzare i nostri sistemi di difesa!”, si difende lui.
“E tu dove vai?”, domando rivolta a Niall che si sta avvicinando furtivamente alla cucina.
“Vado a… prendere una padella”, bisbiglia lui.
Il mio sguardo omicida lo induce a tornare subito indietro, dopodichè usciamo dall’appartamento diretti alla fermata dell’autobus.

“Hai preso i biglietti per il pullman?”, mi domanda Niall.
“Ma perché devo pensare sempre a tutto io, eh?”, sbotto gesticolando.
“Non li hai presi”, constata.
“Avresti potuto farlo tu!”, dico in mia discolpa.
Il biondo sbuffa sonoramente per poi attraversare la strada diretto all’edicola di fronte alla fermata.

Ma che minchia ci vuole per prendere due fottuti biglietti?!”, urlo esasperata una volta che il biondo è tornato alla fermata del bus.
“C’era una rivista dedicata esclusivamente a Justin Bieber! Come facevo a lasciarla lì?!”, si difende lui. “Ho dovuto convincere il giornalaio a darmela per una gomma da masticare usata che ho trovato sul marciapiede perché avevo speso tutti i soldi per i biglietti!”
“Ah, e te l’ha data?”, dico portandomi le braccia conserte al petto.
“Sì, ma la gomma non l’ha voluta. Mi ha fatto un contratto, gliela pago a rate mensili”, spiega Niall come fosse la cosa più normale del mondo. “Quando arriva l’autobus?”
“L’ultimo è passato appena due minuti fa”, lo informo.
“Allora vado a ridare i biglietti al giornalaio, così gli pago il giornale!”, dice Niall per poi correre verso l’edicola mentre io scuoto il capo esasperata.
“Fatto, ed ora come ci arriviamo a Pluckley?”, dice il biondo appena tornato.
“Minchia, bella domanda”, rispondo.
Dai, Viola, pensa.
Chiama lo zio Earl. - mi suggerisce una voce stranamente familiare.
“Winnie The Pooh?”, domando sbalordita. Sono sicurissima che è Winnie, le genialate vengono sempre a lui.
“Dove?”, dice Niall.
Sì, sono io. Hai per caso visto il mio miele? - dice Winnie.
“Non l’ho visto.”
“Ma come? Hai appena fatto il suo nome!”, dice il biondo con una linea di delusione nella voce.
Sì, è giusto, amico! Il miele è proprio dietro Winnie! - commenta un’altra voce.
“E tu chi sei?”, chiedo.
“Niall, no?”, dice il mio amico.
Sono Dora. - risponde la voce.
“Chi? Dora l’esploratrice?”, dico ancora più stranita di prima.
“No, sono Niall, che ti prende?!”
“Zittisciti, tu”, ordino al mio amico che mi guarda come fossi una pazza psicopatica.
Grazie, Dora! - dice Winnie.
È fatta! È fatta! È fatta, sì! - comincia a cantare Dora, come nel cartone.
“Ma dove siete? Non vi vedo”, dico guardandomi intorno.
“Sono qui!”, mi dice Niall. “Comunque perché mi dai del voi?”
Siamo nella tua testa. - esclamano i due all’unisono. - Siamo le tue coscienze.
“Sto impazzendo”, constato.
“Sì, lo credo anch’io”, concorda Niall.
“Zitto, tu!”, ordino al biondo. “Perché ho due coscienze?”
Perché non hai un cervello, quindi nel tuo cranio c’è spazio per due! - esclama allegramente Dora.
“Mi stai dando della stupida?!”, sbotto.
“No, ti sto semplicemente dicendo che sei più strana del solito!”, si difende Niall guardandomi male.
“Taci”, gli ordino ancora una volta.
No, è che sono nella tua testa e non vedo nulla a parte Winnie che mangia il miele! - si affretta a dire Dora.
Oh, no! È finito il miele. - si lamenta Winnie.
“Ma quanto cazzo mangi, Pooh?!”, dico.
“Chi è Pooh?”, domanda Niall.
Ho fame! - si difende l’orso.
Anch’io! - si aggiunge poi Dora.
Ti darei un po’ del mio miele, ma è finito! - esclama mortificato Pooh.
Pazienza. - si rassegna Dora. - Vorrà dire che fotterò le merendine a Boots!
“Chi è Boots?”, chiedo.
“Chi, Boots la scimmia parlante di Dora l’esploratrice?”, dice Niall. “Io amo troppo quel cartone! Voglio dire, Indiana Jones dovrebbe prendere esempio da Dora, non trovi?”
Stimo troppo quel ragazzo, è un mio fanz! Chiedigli se trova anche lui, come me, che Boots sia un autentico rompicoglioni e che non merita di stare in tutte le puntate a non fare un cazzo per poi prendersi metà del merito quando salvo il mondo. - dice Dora.
Un momento, e io? - si intromette Winnie.
“Tu chiudi la bocca”, dico a Pooh.
“Ma cos’ho fatto, scusa?”, si difende il biondo. “È da mezz’ora che spari cagate senza senso e mi dici anche di chiudere la bocca?”
“Sì.”
“Dove dovete andare?”, chiede l’autista di un’auto che ha fermato Niall.
“A Pluckley”, gli dice lui.
L’uomo sbuffa sonoramente. “Siete impazziti?
“La mia amica forse un po’”, sussurra il biondo, convinto che io non l’abbia sentito.
“Ehi!”, mi lamento.
“Vi porto in un paese vicino, d’accordo?”
“Okay, sempre meglio di niente”, commenta Niall per poi afferrarmi per un braccio e trascinarmi dentro l’auto.
“Che modi!”, mi lamento massaggiandomi il punto dolorante.

“Siamo arrivati?”, domando esausta.
“No”, dice Niall.
Sono due ore che io e il biondo stiamo camminando senza sosta diretti a Pluckley; altro che paese vicino, è già tanto se siamo ancora in Inghilterra.
“E ora siamo arrivati?”, chiedo ancora.
“No”, mi dice pazientemente il mio amico.
“E ora?”
“No.”
“Adesso?”
No, Viola, non siamo arrivati!”, sbotta esasperato Niall.
“Ora?”
Il biondo non risponde e si limita a rivolgermi uno sguardo omicida.
“Siamo arrivati?”, ricomincio dopo un momento di silenzio.
“Sì”, annuisce finalmente il mio amico.
Il paesaggio che mi si prospetta davanti mi lascia letteralmente senza fiato. A varie distese d’erba ben curata e piccole fattorie si alternano grandi campi verdi e gialli e grandi cascine.
“Che merda ‘sto paese, avevi ragione, Viola, meglio se tornavamo ai Cessi Valeriani”, commenta Niall.
“Gabinetti Vittoriani”, lo correggo senza distogliere lo sguardo dal paesaggio.
“E io che ho detto?”
Io non rispondo e mi limito ad alzare gli occhi al cielo.
Alcuni versi alle mie spalle mi costringono a distogliere lo sguardo da Pluckley per volgerlo verso Niall.
“Che cos’è?, la danza della pioggia?”, domando ridendo al biondo, notando che sta facendo strani movimenti con le mani.
“Una mosca mi sta rompendo i coglioni”, spiega il biondo continuando con la sua danza.
“Ah”, riesco soltanto a commentare.
Adesso immaginate che la scena si svolga a rallentatore, come nei film, fa più effetto. La mosca si posa piano sul naso del biondo, che vedendola alza una mano pronto a colpirla. Poco prima che la mano di Niall uccida l’insetto, questo vola via - sempre lentamente -, ma il biondo non fa in tempo ad accorgersene. Io grido ‘no’ con voce metallica ed inizio a correre lentamente verso di lui, ma è troppo tardi: il mio amico si è colpito il naso ed ha borbottato un ‘ahia, culo’.
Io scoppio a ridere fragorosamente, mentre Niall mi rivolge uno sguardo omicida. Io sbuffo sonoramente, dopodichè tiro fuori un cerottino di Hello Kitty dallo zaino e lo appiccico al naso del biondo.
“Amo Hello Spank”, commenta lui mentre io scuoto la testa, sconsolata.
Vedo il biondo dirigersi verso un ometto pelato alto un metro e un cazzo che passeggia tranquillamente da queste parti. Ha l’aria di uno di quei vu cumprà che conoscono tutte le lingue di questo mondo e di Plutone, tranne l’inglese.
“Dove siamo?”, domanda il biondo al vu cumprà.
“Noi essere a Pluckley, città più infestata di Inghilterra”, risponde allegramente l’uomo.
“No, veramente intendevo…”, comincia Niall.
“Come infestato?!”, mi intrometto cercando di restare calma.
“Infestato. Lei no sapere? Qui a Pluckley esserci tanti fantasmi! Se essere fortunata lei trovare anche vampiri e lupi mannari!”, spiega tranquillamente il vu cumprà.
“D-davvero?”, domando preoccupata.
“Certo. Anche Show dei Record avere premiato questa città come più infestata di Inghilterra!”, spiega il vu cumprà.
“Fico”, commenta Niall.
“Già, fico, ma ora noi ce ne torniamo a casa, vero Niall?”, mi intrometto prendendo il mio amico per un braccio nel tentativo di trascinarlo lontano da lì.
“Assolutamente no!”, esclama il biondo liberandosi dalla mia presa. “Hai paura degli spettri, per caso?”
“Io? Certo che no! Sono Viola Evans, io, e non posso avere paura dei fantasmi!”, dico cominciando a ridere nervosamente.
“Io invece credo di sì!”, mi canzona Niall ridendo. Subito dopo anche il vu cumprà scoppia a ridere e l’unica seria rimango io.
“Vivere qui, voi?”, domanda una volta calmatosi l’ometto.
“Fortunatamente no”, dico senza pensare.
“Allora cosa fare qui?”, chiede ancora il vu cumprà.
“Siamo in gita”, dice allegramente Niall.
“Ah, allora io potere fare guida!”, si offre il vu cumprà.
“No, non ce n’è alcun bisogno!”, mi affretto a dire gesticolando animatamente.
“Essere guida turistica essere sempre stato mio sogno, ma mi ritrovare a essere vu cumprà rompicoglioni”. L’ometto si lascia scappare un sospiro. “A proposito, voi volere oghiali, braciali, portaghiavi?”
“No”, diciamo semplicemente io e Niall.
“Sicuri?”, domanda il vu cumprà.
“Sì.”
“Ma sicuri sicurissimi?”
SÌ!”, sbottiamo io e il biondo all’unisono.
Il labbro inferiore dell’omino comincia a tremare pericolosamente. Non lo farà davvero. Non si metterà a piangere perché non abbiamo comprato oghiali, braciali e portaghiavi. Invece lo ha fatto. Le lacrime scendono una dopo l’altra, senza avere la minima intenzione di fermarsi.
Dagli un po’ di miele per tirarlo su di morale! - dice Winnie nella mia mente.
“Chiudi la bocca”, sussurro in modo tale da non farmi sentire dai due per non essere presa per una pazza di nuovo.
Oh, no, ho perso il miele! - si lamenta Pooh poco dopo.
“Ah, sì? E chi se ne frega!”, commento sotto voce.
Forza, amici! Aiutiamo Winnie a ritrovare il miele! - dice Dora. - Come facciamo? Esatto! Con la Mappa! Chiamiamola tutti insieme! Mappa? Più forte! Mappa? Ancora una volta!
“Con chi parli?”, domando bisbigliando.
Con i bambini che mi seguono, ovviamente! - esclama la bambina.
“A parte Niall non ti caga nessuno, fattene una ragione”, dico.
Nah, sei solo invidiosa! Persino Indiana Jones è geloso di me! - si loda Dora mentre io alzo gli occhi al cielo.
“Sì, certo”, dico sarcastica.
Intanto il vu cumprà non smette di piangere. “Va bene! Comprerò qualcosa!”, esclamo rassegnata.
“Davvero?”, domanda speranzoso l’ometto.
Io annuisco. “Prendo un paio di occhiali.”
“Certo, quali volere? Io avere oghiali rossi, verdi, gialli, blu, lilla, rosa, fucsia, viola, marroni, arancio, neri, a stelle, a cuori, a pois, a scacchi, a righe, grandi, piccoli, tondi, quadrati, rettangolari, esagonali…”, comincia il vu cumprà.
“Li vorrei… esagonali?”, domando esterrefatta. Insomma, quale essere privo di materia grigia fabbricherebbe un paio di occhiali esagonali?
“Certo, ecco oghiali esagonali!”, dice l’ometto porgendomene un paio con la montatura rosa e le lenti della forma da lui descritta.
“Belli!”, esclamo eccitata. “Ne hai di altri colori?”
“Certo, io avere oghiali esagonali rossi, verdi, gialli, blu, lilla, fucsia, viola, marroni…”
“Ho capito”, lo interrompo bruscamente.

Dopo un breve arco di tempo - due ore, trentun minuti e ventisette secondi secondo Niall - ho finalmente scelto un paio di occhiali (esagonali, ovviamente) blu a stelle rosa.
“Fanno quattrocento”, sentenzia l’ometto.
“Facciamo dieci?”, propongo.
“Affare fatto”. Porgo il denaro all’ometto e indosso i miei originalissimi occhiali.
“Come mi stanno?”, domando mettendomi in posa.
Una meraviglia! - commenta Winnie.
D’incanto! - si aggiunge poi Dora.
“Di merda”, dice Niall.
“Taci, tu, che non sai apprezzare le cose belle”, dico con nonchalance. “Insomma, immagina quando andrò al mare e sfoggerò questa meraviglia mentre gli altri indosseranno dei banalissimi occhiali rettangolari o rotondi! Io sarò originale, lancerò una nuova moda!
Il biondo alza le spalle. “Se lo dici tu.”
“Ho fame”, dico.
“Certo, vi portare in ristorante molto rinomato! Essere vostra guida, no?”, si offre il vu cumprà.
“No”, dico.
“Ehm… certo!”, dice Niall tirandomi una gomitata sul braccio.
“Ahia”, sussurro.
“Andiamo?”, chiede il biondo.
“Certo!”, esclama l’omino per poi incamminarsi. “Stop!”, urla improvvisamente preoccupato.
“Che succede?”, domando con lo stesso tono del vu cumprà.
“Mancare cartellino! Essere cosa molto importante per guida turistica, sapete…”
Lo vedo tirare fuori dalla tasca una penna e un foglio, su cui scrive: 
Johnny,
Tua guida turistica fica.

Il vu cumprà - che ho scoperto chiamarsi Johnny - posa la penna in tasca, poi tira fuori una puntina. Non faccio in tempo a gridare ‘no’ che si è già infilzato il petto nel tentativo di attaccare il cartellino.
“Ahia”, dice lui triste.
“Cerottino?”, propongo per poi porgergliene uno identico a quello di Niall.
“Amo Hello Spank.”

Quello che Johnny ha osato chiamare ‘ristorante’ non è altro che una catapecchia in legno con un’insegna semiappesa alla facciata. Dall’esterno sembra davvero una di quelle case infestate che si vedono nei film e che mettono i brividi.
“I-io non ho poi tanta fame”, dico.
“Ma io sì!”, esclama Niall per poi entrare nell’edificio con Johnny, costringendomi a seguirli.
L’interno pare molto più accogliente dell’esterno: le pareti sono dipinte di un giallo tenue e decorate di tanto in tanto con dei fiori colorati, i tavoli rotondi sono ricoperti da semplici tovaglie bianche, le sedie sono semplici sgabelli di legno e il pavimento è coperto da un tessuto rosso acceso. Se ignoriamo i lampadari in vetro semirotti, le numerose crepe nel muro, la polvere e le ragnatele con tanto di ragni e mosche dappertutto, le tovaglie macchiate di rosso - ho deciso di pensare che sia del vino - e il pavimento scricchiolante, non è niente male come posto.
“C’è nessuno?”, dice Niall. “Ho fame.”
Mi sembra di sentire un leggero brusio, ma tento di convincermi che mi sono sbagliata.
“Ehi, Robert, ci sei?”, domanda Johnny.
“Arrivo!”, sento una voce provenire da un’altra stanza - probabilmente la cucina.
Questo ‘Robert’ attraversa la parete e saluta cordialmente il vu cumprà. 
“Ehi, Jo, come te la passi?”, domanda l’uomo.
Aspetta. Un uomo non può attraversare una parete.
“Infestato. Lei no sapere? Qui a Pluckley esserci tanti fantasmi! Se essere fortunata lei trovare anche vampiri e lupi mannari!”
Minchia. “C-come ha fatto ad… attraversare la parete?”, domando terrorizzata.
Niall alza le spalle disinteressato. “Che importa? L’importante è che ci serva qualcosa da mangiare, no?”
“Ma che hai al posto del cervello? Winnie The Pooh e Dora l’esploratrice?”, sbotto strabuzzando gli occhi.
“No, ho Indiana Jones.”
A questo punto posso anche crederci, dato che io mi ritrovo due cretini al posto di una coscienza come si deve.
Ehi! - esclamano Winnie e Dora all’unisono.
“Così”, dice Robert rispondendo alla mia domanda, dopodichè attraversa nuovamente la parete sparendo dalla mia vista e ritorna subito dopo entrando dal muro. Ora che ci penso, fa un certo effetto dirlo. Entrare dal muro. Uno di solito dice ‘entrare dalla porta’ o cose così.
“Fico, voglio farlo anch’io!”, esclama Niall eccitato per poi andare a sbattere violentemente contro il muro nel vano tentativo di attraversarlo. “Il mio naso”, si lamenta il biondo con voce strozzata, mentre io gli allungo un nuovo cerottino.
“Non puoi, non sei ancora morto”, lo informa Robert, mentre io lo squadro da capo a piedi: si tratta di un uomo sulla quarantina, abbastanza alto e robusto, i capelli sono ricci, neri e arruffati e gli unici abiti che indossa sono un paio di jeans, degli scarponcini neri e una t-shirt bianca.
“Perché, t-tu sì?”, domanda Niall terrorizzato.
“Sì, qualche centinaio d’anni fa”, dice semplicemente l’uomo.
“C-come?”, chiedo.
Sarà anche anormale vedere un fantasma in carne e ossa - okay, pessimo paragone -, ma immaginate che figata sarà fermare i passanti e dirgli: ‘ho parlato con un fantasma vero e tu no!’. Forse, però, mi prenderebbero per pazza e mi rinchiuderebbero in una clinica psichiatrica per il resto della mia esistenza, ma questi sono soltanto inutili dettagli.
“Infilzato da un albero”, dice lui con la stessa serenità di mia nonna Brunilde quando mi diceva: ‘andiamo a fare una passeggiata in discarica, devo fare compere’.
“Ho fame!”, reclama Niall che si è già dimenticato di avere di fronte un fantasma.
“Vi va del cibo messicano?”, propone Robert.
“No!”

“Come ci siamo finiti in un cimitero, scusate?”, domando notando che intorno a me vedo solo una grande distesa di erba giallognola su cui si ergono numerosi lapidi in pietra squadrate.
“Ehm…”, balbetta Johnny rigirandosi la mappa del paese tra le mani.
Con quella merda non farete mai niente, usate la mia Mappa parlante, che vi piazzerà tre luoghi messi alla cazzo da raggiungere! - dice Dora.
“Siamo a Pluckley, la sede degli spettri, cosa pensavate di trovare a parte catapecchie e cimiteri?”, si intromette Robert, che si è auto invitato ad unirsi a noi.
“Chiedilo a Niall”, dico rivolgendo al biondo uno sguardo omicida.
“Rose!”, chiama a gran voce Robert.
“Sì?”, una vocina acuta risponde al suo richiamo e poco dopo vediamo avvicinarsi a noi una donna sulla cinquantina, alta quanto Johnny e grassa quanto un tricheco col mascara waterproof - anche quello ha il suo peso! - che indossa un tailleur rosa e giallo abbinato al cappellino che le copre i capelli  biondi portati a caschetto.
Johnny si schiarisce la voce. “Ragazzi, vi prego! Un po’ di contegno!”, interviene interrompendo la limonata - non la bibita, gente - dei due.
Cosa fanno quelli là, Viola? - mi chiedono Winnie e Dora all’unisono.
“Ve lo spiegherò fra un paio d’anni”, sussurro senza farmi sentire dagli altri.
“Voi andate pure, noi ci fermeremo qui per un po’”, annuncia Rose con voce provocante.
“Già”, concorda Robert assumendo lo stesso tono di voce della donna.
Dopodichè vedo i due allontanarsi mano nella mano e poco dopo non si distinguono più i loro corpi - o quello che sono - dalla nebbia.
Anch’io mi allontano, ma una volta constatata l’assenza di Niall e Johnny, impreco in coreano mischiato al messicano e li cerco vanamente con lo sguardo.
Ti hanno mollata. Ora sei da sola. - dice Pooh. - Se avessi avuto con te un barattolo di miele tutto questo non sarebbe successo.
Vuoi una Mappa parlante? - si intromette Dora.
“No, voglio una coscienza normale.”
Colpa di Winnie, si è rincoglionito a causa del troppo miele che si è scolato. - commenta Dora.
Ehi! - si lamenta Pooh.
È la verità! - insiste Dora.
Basta!”, urlo.
“Dicevo sempre così ai miei alunni, ma non mi cagava mai nessuno”, sento dire da una voce alle mie spalle e automaticamente mi volto, vedendo un sessantenne alto come Dora, con i pochi capelli che ha in testa canuti e un paio di occhiali neri stile Harry Potter davanti agli occhi color cioccolato.
“Chi è lei?”, domando.
“Io sono tutto… e niente!”, esclama gesticolando e assumendo un tono di voce inquietante.
“Ha mai pensato a una terapia di gruppo?”, propongo.
“Una che?
“Nulla, lasci perdere.”
“Cosa ci fai qui tutta sola? C’è la luna piena, i lupi mannari potrebbero trovarti e divorarti!”, mi dice l’uomo.
A questo punto non mi sorprenderei neppure più se vedessi un alieno che balla la samba con un tricheco con il mascara waterproof, figuriamoci di scoprire dell’esistenza dei lupi mannari. “Potrebbero uccidere anche lei!”, osservo.
“Nah, io sono già morto una volta, direi che basta e avanza, no?”, dice lui tranquillo come mia nonna Brunilde quando mi chiedeva di andare a fare shopping in discarica.
“Davvero? Buon per lei!”, dico per poi cominciare a correre alla ricerca dell’uscita.
“Arrivederci!”, mi urla l’uomo poco prima che varchi il cancello che porta fuori dal cimitero.
“Brutti bastardi dalle teste di minchia evaporate a causa di un caldo improvviso che vi ha fuso anche le palle. Che cavolo vi è saltato in mente? Mollarmi in quella gabbia di matti da sola?!”, urlo vedendo che Niall e Johnny stanno chiacchierando serenamente a poca distanza dal cimitero.
“Ecco, noi… abbiamo visto una farfalla!”, si giustifica il biondo.
“E l’abbiamo inseguita per vedere se ci portava nella Terra delle Fate!”, aggiunge Johnny.
Non so se picchiarli a sangue per avermi lasciata al cimitero o se cadere a terra dalle risate per la loro giustificazione. Opto per la seconda, anche se evito di cadere nel fango sporcandomi così i pantaloni bianchi. “Idioti.”
“Si è fatto tardi, meglio se vi accompagno in un albergo dove passare la notte”, propone Johnny guardandosi il polso.
“Non hai l’orologio”, osservo.
“Sì, ma nei film quando dicono ‘si è fatto tardi’ si guardano sempre i polsi!”

L’albergo è messo peggio del ristorante. Insomma, un albergo con zero stelle è messo anche peggio di un bagno pubblico usato da una vecchietta che ha mangiato messicano. Ora che guardo bene, una stella c’è, ma la lampadina che dovrebbe illuminarla è guasta, perciò non si nota nemmeno quella. Entrando, il lusso delle pareti bianche e rosse decorate, delle poltroncine rosse poste qua e là nella stanza, del bancone in legno laccato dietro cui ci accoglie un uomo anziano e pelato e delle luci che illuminano tutta la hall mi fanno cambiare radicalmente idea sull’albergo.
“Salve, desiderate?”, ci accoglie il proprietario.
“Una stanza per tre”, dice Johnny.
Per cinque! - esclamano indispettiti Dora e Winnie.
“Siete le mie coscienze, state nella mia testa!”, sussurro alzando gli occhi al cielo.
Ah, già. - dicono i due.

La stanza 213 che ci è stata assegnata è molto graziosa nella sua semplicità: ci sono tre letti ricoperti da piumini azzurri e accanto ad ognuno di essi c’è un comodino in legno su cui poggiano delle lampade colorate e un telefono, di fronte alle brande ci sono una scrivania sotto cui si intravede un piccolo frigorifero nero e accanto ad essa c’è un tavolino coperto da una tovaglia a quadri verdi e bianchi; le pareti sono bianche e adornate con decorazioni floreali.
Niall si precipita in bagno a cambiarsi, precedendomi. Una volta terminato entro io e infine c’è Johnny, che si è lamentato con un: “sono sempre l’ultimo”.
“Buonanotte”, esclama Niall una volta coricatosi.
“’notte”, rispondiamo io e Johnny in coro poco prima di addormentarci.

Apro gli occhi e li strizzo più volte, tentando di abituarmi alla luce del sole e quando mi alzo, non esito a saltare sul letto di Niall urlando per svegliarlo.
“Devi proprio saltare sul letto e urlare ‘gli alieni ci attaccano, si salvi chi può!’ per svegliarmi?!”, sbotta il biondo.
“Sì!”, dico io ridendo.
Il mio amico alza gli occhi al cielo, poi decide finalmente di scendere dal letto. In quanto a Johnny si è già svegliato grazie alle mie urla e, per paura che mi mettessi a saltare anche sul suo letto, si è alzato ed è corso in bagno.
Una volta che tutti e tre siamo pronti, scendiamo a fare colazione.
Guardando le persone agli altri tavoli, noto che non hanno cibo sul tavolo, ma si limitano a conversare animatamente. Colta dalla curiosità, mi alzo e mi dirigo verso una donna zingara impegnata a sfregare una sfera posta sul suo tavolo.
“Non uscirà il genio di Aladino”, dico sorridendo.
“Silenzio!”, urla lei. “Sto cercando di prevedere il futuro!”
“Ah”, riesco solo a dire. “Come mai non mangia nulla?”
La donna sbuffa rumorosamente. “Tesoro, io non mangio da almeno duecento anni!”
Strabuzzo gli occhi. “Duecento anni?!
“Sì, che c’è di strano?”, dice lei ovvia.
La guardo come si guarderebbe Johnny ballare il tango con una rosa rossa fra i denti e con Belen come partner.
“Sei viva?”, mi domanda dopo un attimo di silenzio, mentre io annuisco col capo.
“Ah, ora capisco tutto! Io sono morta”, spiega la donna gesticolando animatamente. “E i morti non hanno un vero e proprio corpo e di conseguenza neanche uno stomaco.”
“Quindi tutti loro - inizio indicando le altre persone presenti in sala - sono fantasmi”, constato.
“Esatto.”
“Bene.”
“Bene.”
E torno al mio tavolo a bere il cappuccino che ho ordinato.

Una volta consegnate le chiavi della stanza al proprietario dell’albergo, io, Niall e Johnny usciamo dall’edificio pronti a passare la nostra ultima giornata qui a Pluckley.
“Dove andiamo?”, domanda Niall a Johnny.
“Al Black Horse!”, esclama lui eccitato.
Poco dopo siamo davanti a un edificio che somiglia parecchio alla casa di Anubis. Sopra la porta d’ingresso si ergono le lettere che formano il nome del pub. Entrando, noto che si tratta di un luogo molto accogliente, con tappeti sul parquet e lampade a muro che illuminano tutto dalle pareti di legno del locale. 
Ad accoglierci da dietro il bancone, è un uomo molto alto e dalla testa calva e ovale, che ha l’aria di un maggiordomo, più che di un cameriere quale è. “Desiderate?”
“Cinque boccali di birra, grazie”, inizia Johnny. “Che c’è? Guardate che io lo reggo bene l’alcool!”, aggiunge poi, rispondendo ai nostri sguardi straniti.
Io alzo le spalle, poi ordino una semplice limonata, mentre Niall acquista del liquore.

C’era un cavaliere che volava insieme a un arciere! La la la la la la!”, canticchia Johnny, ubriaco fradicio.
“Meno male che reggevi l’alcool”, commento alzando gli occhi al cielo.
Quante stelle in cielo! Vero, Viola?”, dice Niall puntando il dito verso l’alto.
“Niall! Sono le tre del pomeriggio!”, lo informo scocciata.
Viola! Winnie si è ubriacato con il miele! - dice Dora.
Quarantaquattro gatti in fila per sei col resto di due! - sento Pooh canticchiare nella mia mente.
“Minchia, ma qui l’unica sobria sono io!”, sbuffo.
Ehi, e io?! - replica Dora.
“Una che è convinta che la sua mappa sa parlare non è forse ubriaca fradicia?!”

Finalmente sono in albergo, dove sia Johnny che Niall dormono beati e non rompono i coglioni.
Winnie si è addormentato! - annuncia gioiosa Dora.
“Ma chi?”, dico.
Winnie! - insiste lei.
Scuoto la testa. “No, ma chi te l’ha chiesto?”
“Viola!”, mi chiama Niall, che si è appena svegliato. “Viola!
“Arrivo!”, sbotto raggiungendo il letto del biondo.
“Viola, siamo arrivati!”, dice ancora il mio amico.
“Dove siamo arrivati?”
“A Pluckley, no?”
Improvvisamente la vista mi si appanna e poi il nero assoluto.

Viola, svegliati!”, sento Niall scuotermi violentemente.
“Mhm”, mugugno per poi aprire finalmente gli occhi.
“Siamo arrivati”, mi informa il biondo.
Mi guardo intorno: siamo in autobus. Devo aver sognato tutto.

“Siamo arrivati?”, domando esausta.
“No”, dice Niall.
Sono due ore che io e il biondo stiamo camminando senza sosta diretti a Pluckley; il bus ci ha lasciati in un paese vicino alla nostra meta, perciò il resto della strada ce lo stiamo facendo a piedi.
“E ora siamo arrivati?”, chiedo ancora.
“No”, mi dice pazientemente il mio amico.
“E ora?”
“No.”
“Adesso?”
No, Viola, non siamo arrivati!”, sbotta esasperato Niall.
“Ora?”
Il biondo non risponde e si limita a rivolgermi uno sguardo omicida.
“Siamo arrivati?”, ricomincio dopo un momento di silenzio.
“Sì”, annuisce finalmente il mio amico.
Guardandomi intorno, noto che il panorama è esattamente come nel sogno: ci sono i campi verdi e gialli, i prati, le fattorie e le cascine.
Mentre Niall è impegnato a uccidere una mosca, io intravedo un omino pelato alto un metro e un cazzo, tale e quale a quello del mio sogno.
“Voi volere oghiali, braciali, portaghiavi?”, dice avvicinandosi a noi.
Ho sentito parlare di persone che fanno dei sogni che poi si avverano. Che io sia una di queste?










 

CUPCAKE.
Salve salvino gente.(?)
Questa è la mia terza OS, mi sono impegnata moltissimo per scriverla - sono undici pagine di Word, gente! - e l'ho anche dovuta riscrivere perché la mia chiavetta rincoglionita ha deciso di cancellarmi tutto, ma alla fine eccola qui. Non ho molto da dire, solo che è ad alto contenuto di demenzialità, vedi Dora e Winnie come coscienze HAHAHAH.(':
Prima di andarmene, volevo dirvi che tengo molto a questa OS e quindi spero sempre che qualcuno la legga e magari la recensisca.c:


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Baci,
Marty.
   
 
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