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Autore: ChiiCat92    02/07/2014    3 recensioni
L'Organizzazione XIII è formata da 13 Nessuno che un tempo erano esseri umani; di tutti conosciamo la storia e…mmm proprio di tutti?
E la storia di Demyx, Marluxia, Luxord e Larxene?
Come sono diventati Nessuno?
Che esseri umani erano? Che vita conducevano? Chi amavano?
Quattro capitoli, quattro one shot, quattro spiegazioni.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Demyx, Larxene, Luxord, Marluxia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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29/06/2014

 

Rain's Song

- Demyx -

 

Quando cadono nuove monete nella vecchia fodera della chitarra, Myde alza lo sguardo su chi è stato abbastanza generoso da privarsi di qualche spicciolo per lui e gli rivolge un sorriso.

Questa volta è una bambina dai capelli ricci, mandata dal padre che è poco distante.

Myde rivolge un sorriso anche all'uomo che si limita ad un cenno gentile del capo.

Non ci sono molte persone come lui in giro.

Decide di dedicare loro una canzone e comincia a suonare; la sua voce si alza chiara e cristallina nel vicolo. Qualcuno si ferma ad ascoltare, qualcuno lo guarda con sdegno, qualcuno gli lascia qualche moneta e allora lui torna a sorridere.

Le sue giornate sono più o meno tutte simili a questa, tutte passate in strada.

Ma quel giorno le cose sono leggermente diverse: il cielo è coperto di nuvoloni pesanti, qua e là si accendono lampi; si prospetta un temporale coi fiocchi.

Myde riesce quasi a sentire l'odore dell'acqua nell'aria; abituato com'è a vivere all'aperto ormai sa quando è il caso di correre al riparo.

Finisce di cantare la canzone che ha dedicato al signore gentile con la bambina riccia e comincia a raccogliere le monete dalla fodera infilandole attentamente in tasca. Le conta senza soffermarsi troppo e considera che non basteranno per dare da mangiare a tutti...ma se digiunasse lui allora sì.

Lo stomaco gli manda un brontolio di dissenso che viene prontamente ignorato: sono già tre giorni che digiuna, che saranno mai ventiquattro ore in più?

Ripone con cura la chitarra nel fodero e imbocca veloce la strada verso il supermercato: vorrebbe riuscire ad arrivare a fare tutto prima che scoppi il temporale.

In lontananza si sente un tuono e Myde si stringe nella sdrucita giacca di pelle per proteggersi dall'aria gelida che gli soffia contro.

Arriva al supermercato che ha già cominciato a piovigginare, le prospettive di tornare a casa asciutto si fanno minuscole.

Facendosi i conti, con i pochi soldi che ha fatto può prendere solo qualche panino e delle focacce dolci.

Sta già per andare alla cassa quando si sente chiamare a gran voce.

- Myde, Myde! - lui si blocca e si prepara a sorbirsi la solita, benevola, lavata di testa - Myde! Dio ti abbia in gloria! Ti fai sempre più magro! -

Viene praticamente assalito dalla dolcezza travolgente dell'abbraccio di una donna paffuta che gli arriva a stento al petto.

- Signora Connely, mi sono fatto più alto non più magro! -

Prova a sdrammatizzare lui, schiacciato dalla morsa della donna.

- E quando smetterai di crescere e cominciare ad ingrassare?! -

La donna appare materna e preoccupata, quindi Myde non se la sente di rispondere male.

- Presto signora Connely, lo prometto. -

- Me lo prometti tutte le volte! Ma poi ti ritrovo sempre così! - gli prende il viso scarno tra le mani e gli pizzica le guance, per il dolore gli occhi verde lime gli si riempiono di lacrime - Sei venuto a fare la spesa per i tuoi fratelli? -

- Sì signora. -

Sorride lui, mostrandole il pane e le focacce.

- E come va con la scuola? Riesci a seguire le lezioni? -

A quel punto, Myde inghiotte l'amaro che ha in bocca.

Come dire a quella gentile signora che ha smesso di andare a scuola già da un bel po'? Che vive di quel poco che riesce a guadagnare suonando per strada perché non riesce a trovare nessun tipo di lavoro neanche il più umile? Che da quando i suoi sono morti tutta la sua vita si è ribaltata?

- Tutto bene, riesco a fare tutto. -

Risponde, forzandosi a sorridere il più sinceramente possibile.

- Bene, bene! Dovrebbero prendere esempio da te i ragazzi d'oggi! Sei un ragazzo dal cuore d'oro! - la donna gli da una pacca sulla spalla, sorridendogli felice - Salutami tanto i tuoi fratellini e mangia mi raccomando! -

- Certo, certo. -

Ride lui, e cerca di scrollarsela di dosso prima che la bile gli riempia la gola e gli inasprisca il sorriso. Forse lei deve sentire il suo disagio, perché lo lascia andare e si allontana salutandolo con la mano.

- Andrà tutto bene, vedrai! -

Gli dice ancora, prima di imboccare l'uscita.

Niente va bene, niente sarebbe andato bene.

Con la magra spesa tra le braccia si avvia alla cassa, la testa pesante di pensieri e quelle parole che continuano a rimbalzare da una parte all'altra del suo cervello.

A 18 anni è troppo giovane per potersi caricare della responsabilità di quattro bambini, perché bambino lo è ancora lui.

Ma li amava troppo per permettere a degli assistenti sociali di portarglieli via, e da lì il passo di prenderne la custodia legale era stato breve.

Nonostante i sacrifici, le rinunce, la fame e la stanchezza, lui farebbe tutto esattamente come ha fatto: nessun rimpianto per i suoi fratelli.

Rivolge all'uomo alla cassa un sorriso forzato che non gli viene ricambiato, ma a lui non importa: è certo che in qualche modo la cordialità dispensata agli altri gli tornerà indietro.

Spesa tutta la “paga” guadagnata in quella giornata di “lavoro”, stringe al petto la busta e si prepara a correre sotto la pioggia che intanto ha cominciato a cadere copiosa e scrosciante.

Che meraviglia il fresco dell'acqua sul volto!

Lava via ogni stanchezza o sozzura.

Mentre tutti gli altri si coprono con ombrelli e cappucci, Myde si lascia accarezzare da quelle gocce fresche che creano melodie affascinanti colpendo gli oggetti più disparati.

Ascolta rapito il ticchettio dell'acqua su una grondaia, sul tettuccio di una macchina, persino sulla pelle del suo giubbotto: una musica che chi corre a nascondersi al coperto non può sentire.

Quasi canticchia, come se la pioggia fosse un basso ostinato su cui costruire una melodia.

Poi è un attimo, una sensazione, un brivido.

Con la coda dell'occhio, proprio lì all'entrata di un vicolo, vede una strana figura di un uomo incappucciato che lo scruta da lontano.

Si gira di scatto, ma quando gli occhi verdi inquadrano il vicolo dove aveva visto quella strana figura, l'unica cosa che vedono è pioggia e uno spazio vuoto.

Perplesso, scruta tutto intorno, ma della figura incappucciata nessuna traccia.

Non ci sono macchine abbastanza grandi dietro il cui potersi nascondere, ed è certo di averla vista in piedi e che non si stesse muovendo...come avrebbe potuto scomparire tanto velocemente?

Scrolla le spalle, forse ha semplicemente visto male!

Riprende a camminare, prima che il pane e le focacce si inzuppino, più velocemente...perché quella brutta sensazione che gli opprime il petto non l'ha ancora abbandonato.

Quando arriva a casa, non appena apre la porta, l'urlo all'unisono di vocette allegre lo accoglie, e circa tre secondi dopo viene assalito da quattro piccole bestioline bionde.

- Ehy! Piano! -

Ma è talmente contento di quell'accoglienza!

- Che hai portato oggi, fratellone?! -

Gli chiede la più piccola delle bestioline, una cosina minuscola dai grandi occhioni verdi che lo tira per una manica.

Lui le sorride dolcemente e le da un buffetto sulla testa.

- Focacce dolci per tutti. - i quattro bambini urlano un “sìììììì!!!” e stringono la presa su Myde che ormai si regge in piedi per miracolo - Allora, adesso basta, fate i bravi! -

Lui non alza mai la voce e quando succede è solo per causa di forza maggiore, i piccoli lo capiscono e lo lasciano andare.

Messi in fila davanti a lui sembrano una matrioska. Si somigliano come delle gocce d'acqua e il fatto che si scambiano poco più di due anni l'uno dall'altro aumenta l'effetto.

La più piccola, Mindy, di quattro anni, è la miniatura di Myrco, il più grande, di dieci, e Mary e Myriam, di sei e otto, si somigliano tanto da essere riconoscibili solo per la differente altezza. Certo, per l'occhio attento di Myde, ognuno di loro è diverso a modo suo, ma per chi li guarda da fuori non è così semplice. Hanno tutti capelli biondissimi e occhi verde intenso, sono le sfumature impercettibili delle iridi a renderli speciali.

Se Myde non fosse tanto giovane potrebbe passare per il loro padre piuttosto che per il fratello maggiore.

Myde li guarda sorridendo. I suoi quattro piccoli soldatini.

Come lui, anche loro sono magri, magri abbastanza da far capire che non mangiano abbastanza, ma sono anche alti, molto più dei bambini della loro stessa età, e questo un po' aiuta l'apparenza.

Hanno visini stanchi e ingenui, sono a malapena consapevoli della vita che stanno vivendo, e finché ha fiato in corpo Myde ha giurato che mai ne avrebbero sofferto.

Per questo sorride sempre, per questo è sempre felice, allegro, gioviale: per loro, per preservare la loro felicità il più a lungo possibile.

- Fratellone... - comincia Mary, le manine intrecciate dietro la schiena - ...ci hai portato anche una canzone? -

Myde sorride, annuendo piano. I bambini già fremono.

Lui non può portargli molto se non quel poco che riesce a guadagnare con le elemosina, ma i bambini non sono interessati alle cose materiali, ciò che desiderano con tutte le loro forze è la musica, quella che a Myde non manca mai.

Così ogni giorno, quando rincasa, il ragazzo fa in modo di avere una canzone nuova da cantare per loro.

- Però adesso lavatevi le manine per la cena, forza! -

I piccoli non se lo fanno ripetere e corrono via.

Myde ridacchia del loro entusiasmo.

Quei sorrisi riescono a tappargli il buco che ha nello stomaco.

Senza togliersi di dosso i vestiti bagnati va in cucina ad apparecchiare la tavola. In realtà...hanno così poco da mangiare che non sarebbe neanche necessario mettere piatti e stoviglie ma Myde vuole che i bambini imparino come si sta a tavola. Per questo si preoccupa di mettere tutto il necessario: piatti piani, piatti fondi, forchette, coltelli, cucchiai, bicchieri...

Un tempo a quel tavolo ci sarebbero stati anche i loro genitori. Ricorda le cene che facevano allora, quando tutto sembrava essere perfetto.

E dire che è bastata la distrazione di un camionista per distruggere la loro famiglia...

Myde scuote la testa, non vuole intristirsi, non adesso!

Tira su le labbra in un sorriso e si asciuga gli occhi umidi con il dorso della mano.

Su ogni piatto mette un panino e una focaccia, l'unico rimasto vuoto è il proprio, di cui neanche si preoccupa.

Mentre aspetta che i fratelli siano pronti, lui si toglie la giacca bagnata e la mette ad asciugare sull'attaccapanni.

Non ha più una stanza sua, ormai vivono tutti insieme ognuno nello spazio che riesce a ricavarsi.

Spogliatosi dei vestiti bagnati, si infila una tuta e ripone la chitarra sul lettone dove dormono.

La tira fuori dalla fodera e le lascia un po' prendere aria.

Era di suo padre, e ci è affezionato come poche altre cose al mondo.

Anche se la scambierebbe volentieri con qualcosa che possa garantire un futuro felice ai suoi fratelli.

Sospirando torna in cucina, dove già trova Myrco e Mary. Riserva ad entrambi una carezza sulla testolina bionda e intanto arrivano anche Myriam e Mindy.

Seduti tutti e cinque a tavola, Myde giunge le mani e invita con lo sguardo i suoi fratelli a fare lo stesso.

- Signore, benedici questo cibo che stiamo per prendere, e provvedi per quelli che non ne hanno, facci diventare sempre più buoni... -

- ...specialmente a Myrco. -

Borbotta Mary, a cui viene prontamente rivolta una gomitata.

- Fate i buoni. - li sgrida Myde e loro si ricompongono subito - Ti preghiamo di far sapere a mamma e papà che stiamo bene, e che sono sempre nei nostro cuori. Amen. -

- Amen. -

Rispondono in coro i bambini e poi cominciano a mangiare quello che hanno nel piatto.

Benché abbiano una fame da lupi, nessuno di loro si avventa con foga sul cibo, anzi, lo consumano con attenzione e in religioso silenzio, come se fossero consapevoli che quello potrebbe essere l'ultimo pasto per molto, molto tempo.

- Fratellone ne vuoi un pezzetto? -

Mindy gli porge un pezzo della sua focaccia e Myde le sorride con dolcezza.

- No tesoro, grazie. Ho mangiato qualcosa venendo a casa. -

Una bugia se detta a fin di bene non può essere una brutta cosa, no?

Mindy lo guarda con gli occhioni verde bosco grandi e sinceri. Scrutano dentro di lui e per un attimo si sente tanto nudo che teme che lei possa vedere qualcosa che non dovrebbe. Poi si stringe ingenuamente nelle spalle e sorride anche lei.

- Va bene. -

E finisce di mangiare la sua focaccia, sbocconcellandola lentamente.

Quando tutti e quattro hanno finito di mangiare, lo stomaco di Myde è più vuoto e dolorante che mai. Alzandosi da tavola comincia a sentire la gambe tremare, ma niente trapela dal suo sguardo o dal suo viso.

- Adesso possiamo sentire la canzone? -

Saltella Myriam, impaziente sulla sedia.

- Certo...ma prima c'è qualcosa che bisognerebbe fare. -

Myde lascia che siano i bambini a dirlo.

- Rassettare la cucina! -

Batte le mani Mary, che sa di aver detto la cosa giusta.

Il ragazzo annuisce e allora i quattro fanno del loro meglio per sistemare nella credenza i piatti che non hanno sporcato, mentre Myde raccoglie le molliche e ripiega la tovaglia.

Dopo di che i piccoli, adesso decisamente eccitati, si siedono sul tappeto del salotto e si mettono in attesa.

Myde prende la chitarra in stanza e si siede in mezzo a loro, disposti a semicerchio e già attenti per ascoltare.

- Questa qui è una canzone che mi ha ispirato la pioggia. -

Il ragazzo lascia che i bambini si concentrino sul suono scrosciante del temporale che si abbatte contro le finestre della piccola casa prima di cominciare a suonare.

L'acqua li culla, li rassicura, e lentamente le note che escono dalla chitarra di Myde aggiungono parole a quella melodia altrimenti silenziosa.

Canta sottovoce, canta di quello che la pioggia gli ha sussurrato, canta dell'acqua che lo ha rinfrescato quando aveva caldo e che gli ha lavato le ferite, canta dell'oceano che anche se è grande e vasto è comunque formato da tante piccole gocce d'acqua.

Quando finisce di suonare ha gli occhi inaspettatamente umidi e i bambini si sono addormentati, l'uno sull'altro come dei piccoli gattini.

Myde sorride e poggia la chitarra sul divano. Porta ad uno ad uno i fratelli a letto, li sistema sotto la coperta e riserva un bacio sulla fronte ad ognuno di loro.

Anche se è stanco non sente ancora il bisogno di andare a letto, per cui si affaccia alla finestra per godere un po' di quell'aria umida.

Continua a piovere e la notte non gli è mai sembrata tanto buia...o è solo sua impressione perché quei nuvoloni neri e gravidi d'acqua nascondono la luna e le stelle? O forse perché ha addosso un'ingiustificata brutta sensazione?

Il buio gli mette i brividi per cui richiude la finestra, come se la sicurezza della sua casetta possa difenderlo da tutto quanto c'è di brutto là fuori.

Fa il giro in due stanze delle quattro che compongono la casa, cercando qualcosa da mettere in ordine, ma non trovando niente che valga davvero la pena sistemare, sospira e se ne va a letto.

I bambini dormono ordinatamente, anche nel sonno hanno imparato a fare i bravi, proprio come lui gli dice sempre di fare. Gli lasciano un angolino giusto giusto per stare disteso, non comodissimo, ma meglio di niente.

Si sdraia e abbraccia Mindy, che è quella più vicina a lui, con un braccio. È talmente piccola e minuta che sembra un peluche. Lei gli si accoccola in automatico al petto sospirando tranquilla e a lui viene spontaneo sorridere.

Myde si addormenta talmente tanto in fretta da non rendersene neanche conto.

 

A svegliare il ragazzo nel cuore della notte è uno strano rumore, come di un animale che sgranocchia.

In un primo momento non ci fa tanto caso, e si gira su un fianco, cercando di riprendere sonno.

Solo che, nel voltarsi, schiaccia Myrco che reagisce come suo solito, ossia dandogli un morso dove capita prima. Stavolta gli stampa le due arcate dentali su un braccio e lui salta in aria per il dolore.

È abbastanza abituato ai morsi e ai pizzicotti di Myrco, e ormai non lo sgrida neanche più, dato che la maggior parte delle volte sono solo riflessi condizionati durante il sonno. Forse dovrebbe solo smetterla di schiacciarlo girandosi da una parte all'altra del letto e...

Crunch crunch crunch

Ancora quel suono, quello “sgranocchiamento” che l'ha svegliato! Ma da dove viene?

Si strofina gli occhi e sbadiglia per cercare di svegliarsi e mettere a fuoco la stanza.

Quando i suoi occhi sono spalancati l'unica cosa che colgono è il buio.

Buio e ancora buio.

Si sporge sul comodino e prova a far scattare l'interruttore della abat-jour. Sente click ed è già pronto a vedere la luce illuminare la stanza. Ma non succede niente. Lo fa scattare ancora e ancora ma la lampadina non vuole saperne di accendersi. Che si sia fulminata?

Allora si alza, a tentoni si dirige verso il salotto e anche lì prova a far scattare l'interruttore.

Niente.

Aggrotta le sopracciglia, perplesso.

Magari il temporale ha fatto saltare il contatore” gli suggerisce una voce nella sua testa.

Sì, potrebbe essere.

Con le mani avanti per evitare di andare a sbattere contro qualcosa cerca l'interruttore generale della corrente, vicino alla porta d'ingresso.

Sotto le dita sente perfettamente che l'interruttore risulta acceso, anche se la corrente manca.

- Ho pagato la bolletta... -

Mormora tra sé e sé, cercando di fare i calcoli.

Non possono avergli sospeso l'erogazione, è in pari con i conti! Ha pagato poco meno di una settimana prima!

Con il cervello che comincia davvero a sovraccaricarsi, Myde prova a far scattare ancora e ancora l'interruttore generale, ma...niente.

Crunch crunch crunch.

Salta in aria. Il suono di sgranocchiamento è ancora più vicino!

Si guarda intorno, terrorizzato, indeciso se correre dai suoi fratelli o se dare un'altra occhiata in giro.

Nel salotto c'è ancora la sua chitarra. Per qualche ragione la prima cosa che fa è andare a prenderla. La sensazione del legno contro il petto gli da subito una sensazione di sicurezza.

Crunch crunch crunch.

Viene dalla cucina. Si convince che si tratta di un animale, sicuramente di un animale, entrato forse da qualche finestra o da un buco nel soffitto e che ora si è messo a razziare il loro cibo.

È una rassicurazione così convincente che non si rende conto del fatto che non c'è proprio niente in casa da mangiare, e che un animale se ne sarebbe fatto una ragione e sarebbe andato subito via.

Entrato in cucina gli tremano abbastanza le gambe da avere voglia di scappare via ma quello che vede lo fa rimanere di sasso.

Quelli sul pavimento che sembrano stare divorando i mobili non sono animali, o almeno non somigliano a niente di quanto Myde ha visto nella sua vita e poi associato alla parola “animale”.

Sembrano enormi formiche nere, con occhi gialli tanto grandi e luminosi da essere gli unici punti luce in tutto quel buio.

Con il panico che gli attorciglia la gola, Myde capisce che quegli esseri non stanno mangiando ma stanno facendo sparire qualsiasi cosa toccano.

Sono loro il motivo per cui non c'è luce, il ragazzo lo capisce subito...loro l'hanno mangiata, come hanno mangiato metà della cucina che adesso è solo un pozzo oscuro.

Spingendosi indietro, Myde urta un barattolo vuoto che fa un gran rumore.

Le creature dagli occhi gialli si accorgono allora della sua presenza. Emettono uno strano verso soddisfatto, come se finalmente avessero trovato quello che stavano cercando...e prima che Myde possa fare qualcosa gli sono già addosso.

Il ragazzo sente il fiato morirgli in petto, ma la sua reazione è praticamente immediata: afferra la chitarra per la tastiera e la usa come una mazza per colpire gli esseri oscuri, dopo di che chiude la porta della cucina a chiave. Quanto può resistere? Non molto, perché vede che l'oscurità avanza, e presto divoreranno l'inutile protezione della porta chiusa.

Il ragazzo corre verso la stanza da letto, affannato.

- Presto, svegliatevi! In piedi! -

Urla, e i suoi fratelli saltano in aria come petardi.

- Che succede fratellone? -

Mormora Mary, sbadigliando.

- Infilatevi le scarpe, dobbiamo andarcene! Subito! -

Anche se nel buio non riesce a mettere bene a fuoco i faccini dei suoi fratelli, è certo che siano terrorizzati.

- Myde? -

Chiama Myrco, che mai, mai lo chiama con il suo nome se non quando è davvero spaventato.

- Non fate domande, muovetevi e basta! -

Mindy, che è la più lenta e la più piccola, non sembra capire che sta succedendo, quindi Myde se la carica sulle spalle e prende con sé anche Mary, facendo in modo di avere le braccia libere per tenere la chitarra: per qualche ragione, sa che non può lasciarla.

Myriam e Myrco sono veloci a prendere i loro zainetti pieni delle cose essenziali e con Myde imboccano subito l'uscita.

Intanto, gli esseri chiusi in cucina sono riusciti ad abbattere la porta e si stanno riversando nel salotto.

I bambini lanciano un urlo terrorizzato appena vedono quegli occhi giallo accesi che li fissano, affamati.

Sono almeno una ventina! Prima non erano così tanti!

Myde libera la strada prendendoli a colpi di chitarra, ad ogni tonk sulle teste scure sente lo strumento traballare e lanciare una debole eco di suono, come un lamento.

- Via, via! Correte! -

Myriam e Myrco non se lo lasciano dire e corrono fuori, con Myde che riesce a tenere a bada quegli esseri almeno finché non sono tutti fuori.

Ma appena arrivano in strada capiscono che non c'è nessun luogo sicuro: la città è infestata di creature nere dagli occhi gialli che divorano tutti quello che incontrano, trasformandolo in oscurità pura.

- Myde... -

Piagnucola Mindy, stretta al suo collo.

- Andrà tutto bene, tesoro. -

Dice solo lui, ma non ci crede, non ci crede più.

Myde non ha intenzione di abbandonare i suoi fratelli.

Anche se non sa dove andare continua a dire a Myriam e Myrco di correre, di correre avanti.

Ma ovunque vadano c'è solo oscurità, solo oscurità e creature dagli occhi gialli.

Cosa diavolo sta succedendo?!” pensa Myde, sempre più terrorizzato, sempre più consapevole che non c'è via d'uscita da quell'inferno buio.

- A-aaah! Myde! -

Il ragazzo vede come a rallentatore Myriam che cade a terra e una creatura artigliarle la gamba.

Lui ringhia come un animale inferocito e colpisce quell'essere con tutta la sua forza per liberare la bambina.

La chitarra, che non può davvero sopportare altri colpi, finisce con l'andare in frantumi.

Myde non ci fa neanche caso, prende Myriam tra le braccia e poi comincia a tirare per una mano Myrco.

Non sa dove andare, non sa cosa fare, tutte le strade sono piene di oscurità, un'oscurità viva che brulica di piccoli occhi cattivi.

Senza poter fare niente, Myde si ritrova circondato. È rimasta solo una strada da imboccare e lui, senza pensarci, la prende.

Dieci metri più in là si rende conto di essere entrato in un vicolo cieco.

I bambini piangono e per lui è il suono più devastante che possa esistere.

Li lascia scendere dalle sue braccia e si mette davanti a loro per proteggerli con il suo corpo.

- Myde che vuoi fare? -

Piange Mary.

- Stai indietro, state indietro tutti e quattro! -

Ha la voce così dura e fredda che non sembra neanche la sua.

I piccoli rabbrividiscono e si stringono gli uni contro gli altri.

Pochi istanti dopo, migliaia di occhi gialli e famelici riempiono il vicolo.

Gli esseri sbucano fuori dalle pareti, dal terreno, ovunque ci sia una macchia di oscurità ci sono anche loro.

Myde non ha altra arma che le sue mani e il suo amore per i suoi fratelli.

Quando le creature gli saltano addosso lui combatte, combatte come un leone, ma per quanto possa essere aggressivo, quegli esseri non muoiono, scompaiono per qualche istante...per poi ricomparire esattamente come prima.

Almeno, sembrano essere distratti dal suo disperato tentativo di difendersi, perché per il momento lasciano stare i bambini e questo da a Myde la forza per continuare a combattere.

Il dolore arriva all'improvviso, così netto e intenso che gli mozza il respiro. Sgrana gli occhi verdi e cade in ginocchio, reggendosi il petto trafitto.

Sanguina, uno di quei così l'ha artigliato con forza.

Ha ancora abbastanza energie per allontanare da sé due o tre di quelle creature, poi il dolore si fa insostenibile, così tanto che il suo cuore non regge.

All'improvviso smette di battere, e gli esseri lo sovrastano, divorandolo.

Il suo ultimo pensiero è di rabbia: perché non è stato abbastanza forte da proteggere i suoi fratelli?

Poi tutto diventa buio.

 

- Svegliati. -

È una voce profonda, oscura, una voce che gli mette addosso un senso di rispetto e paura.

Apre piano gli occhi e subito sente che qualcosa non va: non sente più battere il cuore.

Il suo sguardo si poggia sulla figura che ha davanti...ha un che di familiare, con quel cappotto nero e lungo. Dove può averlo già visto?

- Che cosa è successo? -

Sente la propria voce terribilmente atona, come se non fosse più in grado di esprimere alcuna emozione. La cosa peggiore è che non prova neanche paura per tutto quello.

- Il tuo mondo è caduto preda dell'oscurità. -

- Che vuol dire? -

La figura tace per un istante, poi risponde.

- Vuol dire che non esiste più. -

Myde vorrebbe urlare, vorrebbe disperarsi, vorrebbe piangere e impazzire ma...dentro di sé tutto tace, tutto è immobile e silenzioso.

Si porta una mano al petto dolorante, stringendolo.

- Sono morto? -

- No. -

- E allora? -

I suoi occhi verdi, più smarriti che mai, cercano quelli dell'uomo sotto il cappuccio, senza però trovarli.

- Il tuo cuore è stato divorato da creature che noi chiamiamo Heartless. Quel che è rimasto di te è tornato in vita. -

- Quindi...sono vivo? -

Fa fatica a comprendere, e il fatto di non riuscire a sentire nessuna emozione lo confonde solo di più.

- La tua è una vita di mezzo, adesso non sei né morto né vivo, né parte della luce né parte dell'oscurità, sei un Nessuno. - Myde si guarda intorno, sempre più confuso. I pensieri che gli agitano la mente sono troppo contorti per aiutarlo a capire. Non conosce il posto in cui si trova...non conosce neanche più se stesso. L'unica cosa che sa è che è il crepuscolo, che l'umidità nell'aria è molto bassa, e che l'arancione del tramonto quasi gli ferisce gli occhi. L'uomo incappucciato fa un gesto con la mano e davanti a lui si materializzano le lettere del suo nome: Myde. - Hai la possibilità di essere un nuovo te stesso. - le lettere si confondono, gli girano intorno, la luce lo acceca per un attimo e poi... - Demyx. -

- Demyx. -

Ripete lui, cercando di sfiorare la X materializzata nell'aria, ma quella sparisce subito in uno sprazzo di scintille, e lui socchiude gli occhi, infastidito dalla troppa luce.

- Vieni con me, ti darò un posto dove stare, uno scopo. Vieni con me, insieme ritroveremo il tuo cuore. -

- Il mio cuore... -

Mormora lui, tenendosi stretto il petto con una mano. Senza neanche pensarci annuisce.

L'uomo, sotto il cappuccio, sorride.

Nell'aria si apre un varco oscuro e Demyx sente per istinto di dover entrare in quel vortice di oscurità.

Mentre lo attraversa, una canzone gli riempie la mente e il bisogno di esprimerla è tanto impellente che si ritrova a canticchiarla senza accorgersene.

Quella melodia è forse familiare, forse sconosciuta, però gli ricorda la pioggia.




The Corner

Ciao a tutti e ben trovati!
Questa piccola raccolta di shot è, a tutti gli effetti, il mio ritorno nel mondo della scrittura!
Cercherò di pubblicarne una al giorno, quindi sarà una cosa facile e indolore, eh? 
Grazie a tutti e a riserirci! 

Chii
 

   
 
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