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Autore: Evaney Alelyade Eve    03/07/2014    3 recensioni
Una mattina di Gennaio, la più fredda del mese, gli Alfa tornano e Derek li affronta, mentre Stiles non può nulla se non ascoltare con il cuore in gola quella che sembra a tutti gli effetti una lotta.
Derek sparisce, e anche se tutti lo reputano morto, Stiles sa che quello stupido sourwolf è lì, da qualche parte..
Genere: Angst, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski , Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fandom: Teen Wolf
Pairing/Personaggi: Derek Hale/Stiles Stilinski, un po' tutti, Nuovo Personaggio, Alpha Pack, lieve accenno Peter Hale/Chris Argent, Scott McCall/Isaac Lahey,
Rating: Giallo.
Chapter: 28/?
Genere: Angst, mistery, introspettivo, sentimentale, Dark.
Warning: Slash, sequel di
Breathe your life into me, I can feel you.
Note: Il titolo è una strofa di "The Calendar" – Panic!AtTheDisco.
Il rapporto di Peter e Chris, è descritto quì, per chi se la fosse persa:
I found a note with your name and a picture of us
DISCLAIMER: Non mi appartengono, non ci guadagno nulla ç_ç

 

 

 

 

 

 

Put another ‘x’ on the calendar.
Winters’s on its deathbed.

 

 

 

 

Chap XXVIII

 

 

 

 

 

 

 

Stiles fissava la figura scura davanti a sé, il fiato incagliato, metaforicamente parlando, nei polmoni ed ogni parola o pensiero morto. Annaspava nel tentativo di mettere insieme i pezzi e le idee ma quando quello puntò i suoi occhi verde chiaro su di lui, ogni cosa sfuggì al suo controllo e lui era di nuovo in balia del silenzio. E di quegli occhi.
Erano mesi che non li vedeva, eppure avevano qualcosa di strano, qualcosa di sconosciuto e sbagliato...
"Derek?" gracchiò, non riuscendo a capire se quella conversazione stava avvenendo realmente o era un'illusione.
L'uomo avanzò ancora di qualche passo, permettendo a Stiles di vederlo per intero: era terribilmente uguale al suo Derek...
"Mi chiamo Daraick." disse sorridendo, avanzando ancora di qualche passo. "Sono il capostipite della famiglia Hale."
Stiles sbattè le ciglia un paio di volte, incredulo.
"Stai scherzando!" ma l'espressione seria dell'altro era più che eloquente "O no, non stai scherzando." sentì che cominciava ad agitarsi sotto quello scrutinio attento.
Deglutì, cercando di riprendere il controllo.
"Non mi aspettavo di incontrare un parente di Derek... infatti non mi aspettavo di incontrarne affatto, a parte quello psicopatico di Peter, ma lui non conta per-" ma fu interrotto dall'altro che chiamò il suo nome con il tono perentorio di chi è abituato a dare ordini. Stiles si zittì all'improvviso.

"C-cosa?" balbettò.
"Stai zitto." ordinò l'altro e Stiles boccheggiò indignato, scegliendo, saggiamente, di non rispondere.
Dev'essere una cosa di famiglia. pensò comunque, stizzito. L'altro ghignò come se avesse letto il suo pensiero. E forse era proprio così...
"Certo, siamo nella tua mente, dopotutto." il che gli fece ritornare alla mente la sua situazione attuale: prigioniero di chissà cosa, nel suo stesso dannatissimo corpo.
Poteva andargli peggio di così?
"Mi aiuterai? Sono prigioniero di uno psicopatico che si chiama Selits, o il Carnefice, non so, è un pazzo megalomane! Vuole uccidere tutti, beh, ucciderci tutti!" tentò di muoversi rendendosi conto solo in quel momento che era immobilizzato: polsi e caviglie erano bloccati contro una specie di sostanza melmosa bianca.
Ugh, gelatina di cervello, pensò schifato, riportando però lo sguardo sull'altro che adesso si era avvicinato ancora di più. Un passo soltanto e gli sarebbe stato addosso.
Si sentiva la dannata vittima sacrificale di un horror di serie B.
Daraick si sporse verso di lui e si scontrarono, nel suo stomaco, il desiderio di ritrarsi e il desiderio di annullare la distanza fra loro. Vinse il compromesso di restare fermo dov'era.
Qualcosa in Daraick non gli piaceva: i suoi occhi... erano sporchi, in un certo senso. Non erano vivi come quelli di Derek, erano spenti, appassiti. Erano una porta su un'oscurità in cui non voleva guardare.
"Mi dispiace Stiles" e il modo in cui accarezzò ogni lettera del suo nome gli mandò una scarica di brividi spiacevoli lungo la schiena "ma non posso aiutarti."
Il perché gli morì sulla lingua quando vide i suoi occhi cambiare: pupilla rossa, il resto nero.
Gli salì la bile alla gola, ma non aveva intenzione di vomitare. Non davanti a quella cosa.
Non nella sua testa!
"Tu!" sibilò invece a denti stretti, cercando invano di liberarsi. "Che cosa diamine stai combinando?! Perché vieni qui e ti presenti come l'antenato di Derek?"
"Oh Stiles, il mio discendente pensa che tu sia veramente intelligente e poi qui, adesso, ti perdi in un bicchier d'acqua."
"Di che diavolo stai parlando?"
"Io, mio caro ragazzo" disse quello continuando a ghignare come un folle "sono Daraick Hale, o Selits, o Il Carnefice o addirittura Hanephi We. Molti sono i nomi che mi hanno dato da quando l'umanità ha avuto la capacità di parlare."
"Io- io non capisco, sul serio." Dio solo sapeva come diavolo aveva fatto a non cadere in un attacco di panico fulminante.
Daraick si accomodò – esatto, proprio così – su una sedia apparsa dal nulla, lo sguardo non aveva abbandonato nemmeno per un attimo quello di Stiles.
"Vuoi sentire una storia, Stiles?" chiese, retorico "Una storia che per tutti voi è semplice leggenda ma che per me è una realtà costante, un incubo senza fine." e poi tutto il biancore del nulla svanì, lasciando posto ad un paesaggio familiare... l'altura dove si trovavano adesso! Solo che si presentava molto più fitta di boschi e Beacon Hills non esisteva nemmeno. Su una roccia, la silhouette di un enorme lupo nero si stagliava netta contro il pallore candido di una luna enorme e piena che sembrava altrettanto selvaggia ed indomabile. Aggettivi strani da affibiare alla luna, eppure era così che Stiles la percepiva.
Il satellite della Terra, quel masso freddo che rifletteva la luce del Sole, si presentava invece vivo e caldo. Ricca di promesse, quasi ammaliante.
"Quello sono io. Il primo lupo nero che il Grande Spirito, nel suo disegno, decise di creare. Nonostante fossi fiero di essere speciale, la solitudine che provavo non aveva fine. Immensa come il cielo sopra di me... come l'entità luminosa che lo illuminava. Cominciai ad ulularle la mia tristezza mentre lei, in cambio, generosamente, accarezzava il mio manto con la sua luce calda. Cominciai a sentirmi sempre meno solo anche se le ore diurne divennero un vero e proprio tormento, un'eterna attesa che veniva sempre ricompensata dalla sua fulgida presenza. Tessevo le sue lodi, lasciando che il vento le portasse a tutto il mondo, ad ogni creatura vivente che mio Padre aveva creato. Una notte la luna non era al suo solito posto, non era su quest'altura dove mi sembrava di poterla sfiorare... mi prese il panico, ululai con più fiato, sperando mi sentisse e poi la vidi: brillava sul lago a valle."
La scena cambiò: adesso erano a valle, intorno ad una cristallina pozza d'acqua profonda e buia. Il lupo era acquattato vicino alla sponda, incantato dal riflesso sull'acqua. Stiles ne seguì lo sguardo.
"Cominciai a sfiorarne il riflesso, convinto di poterla toccare. Mi sembrava di poterla veramente toccare, capisci? Lei era lì, io ero lì, potevo sentirla."
Certo che Stiles capiva: gli ricordava le prime volte, quando Derek non si fidava di lui, inavvicinabile come la vera luna, eppure di fronte a lui, tangibile come il riflesso nell'acqua.
"Poi apparve." e Stiles la vide nello stesso momento in cui il lupo colse l'avvicinarsi di un altro animale: una lupa. Una lupa bianca. Camminava sul pelo dell'acqua. Aveva profondi occhi grigi. Yuhele.
"Mi venne incontro, iniziammo ad annusarci, a conoscerci... e poi fu una festa: era la prima volta che permettevo ad un altro animale di avvicinarsi a me. Lo capì subito che lei, sì lei, sarebbe stata la mia compagna. Di giorno doveva andare via, ma la notte correvamo ovunque potessimo arrivare, esplorammo zone che non avevo mai visto, mi svelò segreti che aveva rubato osservandoci dal cielo... il nostro era un legame semplice, un legame da lupi che non aveva nessuna delle complicanze dell'amore umano, ed era bello così. Eravano felici così. Io di certo lo ero. Un mese dopo mi disse che aveva scoperto una nuova e strana razza di animali: gli umani. Camminavano su due zampe, emettevano più suoni di noi, provavano più emozioni di noi... Io non mi fidavo ma lei ne era così affascinata che la notte seguente si presentò sottoforma di umana. Era strana, diversa da come la conoscevo ma il suo odore familiare mi tranquillizzò. Divenne più difficile muoverci insieme, lei era più lenta con le sue sole due zampe e io fremevo d'energia, fremevo d'entusiasmo e della voglia di mostrarle tutte le cose che durante il giorno si era persa. Sedevamo intorno al lago quando mi chiese se volevo diventare come lei. Almeno durante la notte. Non potei dirle di no, anche se ero un animale non sopportavo di renderla triste. Acconsentii e lei mi tramutò in un uomo. Era strano, eppure l'unica cosa che cambiava era il mio aspetto, dentro ero sempre io. Oh! Lei però... lei non mi sembrava più la stessa: finalmente potevo apprezzare la sua pelle diafana, i suoi lunghi capelli argentei e i suoi occhi grandi e grigi, la sua bocca pallida, il suo ventre appena tondo, come una mezza luna. Le sue gambe sottili eppure forti, le sue braccia, le mani delicate... non potevo credere che da una solitudine così terribile sarei passato alla gioia più incredibile. Scoppiavo. La mente vorticava ma non avevo voglia di fermarla.
Mi mostrò il modo in cui si accoppiavano gli umani. Amore, mi spiegò. Loro fanno l'amore.
Allora facemmo l'amore. Notte dopo notte, sembrava non dovesse finire più.
Quando la notte cominciava a diradarsi lei tornava in cielo e io tornavo ad essere un lupo."
Stiles, che aveva socchiuso gli occhi imbarazzato quando l'altro aveva ricordato – perché era di questo che si trattava: ricordi – il momento in cui si erano uniti per la prima volta, ricacciando indietro il suo di ricordo, la prima volta con Derek, con l'eccitazione, l'ansia e l'adrenalina che era loro in corpo, un filo di paura perché il mannaro non voleva fargli male, non voleva lasciarsi andare mentre lui lo supplicava di farlo, di fidarsi e di lasciarsi andare che a prenderlo c'era lui, soltanto lui.
Posso farcela Der. Posso prenderti, solo... solo lasciati andare.
"Allora è così che è nata la trasformazione?" chiese, più per distrarsi che per altro; Daraick gli lanciò un sorriso d'approvazione.
"Esatto..." lo scenario cambiò di nuovo: c'era Yuhele col ventre gonfio. "Abbiamo avuto dei figli, ovviamente. Quelli che voi chiamerete Lycan."
La scena cambiò: erano in un villaggio indiano. C'rano tende e pellerossa con le piume, e i totem, bambini che correvano...
"Due. Li portammo al villaggio, li avrebbero cresciuti loro. Ahocipe, l'orgoglioso, e Inaji, colui che ascende, furono questi i nostri doni: i loro nomi, i loro destini."
"Li avete abbandonati? Perché?"
"Non potevamo occuparcene, no? Lei di giorno non c'era, io di giorno era un lupo e loro di notte erano lupi. Ci mettemmo d'accordo con il capo tribù: sarebbero cresciuti come totem protettori del villaggio. Quando venne il mio tempo il Grande Spirito, per non separarci, mi tramutò nell'ombra della mia amata. Così sono nate le fasi lunari: io la ricoprivo col mio manto nero quando era stanca di brillare e la svestivo pian piano, un pezzo alla volta fino a quando tornava a brillare piena come una volta era stato il suo ventre fertile come Maka.
Io scomparivo, mi annullavo nella sua luce, ed ero felice. Lei era felice... poi tutto cambiò.
Inaji scappò dal villaggio ed incontrò una donna dalla pelle bianca. Gli invasori cominciavano a giungere sul nostro suolo. La ingravidò poi si persero le tracce di entrambi.
Anni dopo, molti anni terrestri dopo, una notte come tante, un nuovo ululato squarciò il cielo e ridestò la mia adorata dal suo sonno." qui la sua voce si caricò di un'amarezza velenosa che gli fece venire i brividi. La scena intanto era cambiata: sull'altura dell'inizio, adesso, c'era un lupo bianco.
"Dovevo saperlo" disse a denti stretti Daraick "che la luna è mutevole e capricciosa."
"Lunatica" bofonchiò Stiles, strappando un sorrisetto all'uomo.
"Già. Quando scrutammo sulla terra rimanemmo scioccati: era un lupo... bianco. Non ne avevamo mai visti! L'unico che io avessi mai visto era Bloketu stessa! Comunque lei rimase affascinata, sentiva nell'ululato della bestia un richiamo intrinseco al quale non poteva resistere. Al quale non volle resistere, nonstante le mie preghiere, nonostante le mie suppliche scese sulla terra, lasciandomi nel buio più totale, una fievole speranza racchiusa nella promessa di ritornare alla prossima piena. Ma sapevo che non l'avrei più rivista. La mia ombra divenne un'eclissi perpetua.
Scoprii che si era innamorata dell'uomo invasore e che questi era padre della giovane ingravidata da Inaji. Scoprii che l'aveva ucciso e che aveva ripudiato la figlia. La rabbia che provai mi avvelenò, insieme alla gelosia e al tradimento. Lei... lei aveva tradito me, suo figlio e tutta la sua gente per quel Tallish! Waiss Tallish, quel bastardo mi aveva tolto la luna, e lei... dovevano pagare. Lasciai passare l'estate, nutrendo la mia rabbia che scoppiò quando vidi la luna d'Agosto diventare rossa, in onore del suo nuovo amore. Mi mossi in autunno, la mia, infatti, è la luna d'Ottobre. Scesi sulla terra e maledissi la stirpe dei Tallish. La stirpe di lei. Lusingai loro con il potere, li inebriai col sangue, lasciai fluire in loro rabbia, dolore e tradimento che rafforzarono la maledizione e ne divennero i vincoli.
Affrontai Bloketu e Waiss. Lo sconfissi e lei mi pregò di risparmiarlo, piangendo mi supplicò di non ucciderlo. In cambio, disse, ti darò la mia vita eterna. La presi ma uccisi comunque Waiss, ne presi il posto, diventai un signore della guerra. Continuammo la lotta contro gli Hale. Più sangue sgorgava più io mi rafforzavo. I Dodici Saggi crearono Cinque Tributi che protegessero i due Prescelti nati con lo scopo di sconfiggermi... io evocai i miei Tributi e mi presi il titolo di Carnefice. La vittima, io, che diventa assassino.
Le due lune, nonostante la mia cacciata dal cielo, divennero lune di odio e morte."
Stiles era... inorridito. Questo folle aveva massacrato villaggi, familiari, persone per sete di vendetta. Aveva distrutto vite, per secoli, per semplice vendetta. Stava distruggendo la sua vita per vendetta.
"E potere." ghignò, un flash di denti affilati. Stiles si sentiva debole, quando parlò aveva solo un filo di voce.
"Sei un mostro." Non fare quell'espressione con la sua faccia. Però adesso poteva scorgerle tutte le piccole differenze che lo allontanavano dalla figura di Derek: era più altro, le spalle più larghe, la mascella era più squadrata e il naso leggermente aquilino. I capelli erano più folti e tenuti dietro con un laccio di cuoio. Le sopracciglia erano più folte di quelle di Derek, le labbra più piene. Stiles si aggrappò a quelle minime differenze per sdoppiare le due figure, per allontanare il fatto che Derek avesse lo stesso sangue di quel mostro, che fosse anche solo vagamente collegato a Daraick.
Odio il tuo stupido nome.
"Sono ciò che mi hanno fatto diventare!" esclamò quello. Stiles sentì la rabbia dargli una scarica di energia.
"Mia madre è morta per colpa tua!" e la risata crudele che riempì ogni angolo della sua mente fu peggio di una scarica di schiaffi in pieno viso. Fu peggio che essere colpiti a morte da un Alpha incazzato. Fu peggio che rivivere la morte di sua madre, in loop, ogni notte nella sua camera troppo vuota, troppo silenziosa, troppo triste...
"No! Tua madre è morta per colpa di Bloketu! Aveva promesso di darmi la sua vita, la wahtelasni! Invece alla prima occasione è scappata e io l'ho lasciata fare, le ho permesso di crogiolarsi in un falso senso di sicurezza e poi, quando era più vulnerabile, l'ho colpita dritto al cuore! Come diceva il vecchio Geronimo : - Solo un guerriero dopo tante battaglie, sa apprezzare ciò che viene da un periodo di pace.- Mai parole furono più sagge. Diedi loro un periodo di tregua e gli stolti subito decisero di mettere fine alla guerra che correva fra le due casate. E tu sai come si fa, Stiles?"
Il giovane valutò rapidamente se rispondergli o meno, alla fine disse: "Un matrimonio."
"Bingo!" cinguettò Daraick. Adesso sembrava veramente pazzo: gli occhi spalancati, fremeva da capo a piedi con quel sorriso storto a deformargli la faccia in un ghigno orribile... "Organizzarono un matrimonio fra Thula Hale e Deucalion Tallish. I prescelti, visto che lei era un'umana. Un Figlio dell'Uomo e della Luna. AH! Non avrebbe mai funzionato: Deucalion era nato durante la luna piena... di sangue. Era sempre stato mio. Abbero tre bambini. Thula e i due maggiori morirono, così come il suo intero villaggio, Yuhele riuscì a sfuggire insieme alla più piccola, Cora."
Adesso misurava lo spazio a grandi passi, troppo preso dalla storia, dall'estasi che gli procurava raccontare delle loro sofferenze per poter stare fermo.
Incredibile che Stiles avesse provato pietà per questo e disapprovazione per Yuhele solo pochi minuti prima.
"Ne persi le tracce ma non mi diedi per vinto, sapevo che l'avrei ritrovata. O meglio, sapevo che Deucalion l'avrebbe fatto anche per me. Lasciò Cora ad un altro villaggio, ma a quel punto i Dodici decisero di sigillare la sua vera natura. Tutto ciò che restava della mia luna era la lupa bianca. La scacciarono, debole, sola e con una memoria labile. Divenne una vagabonda, una sciamana senza tribù e senza patria. Senza amore. Senza nessuno, com'ero io. Quando stavo pensando di andare a prendermela... incontrò lei. Una giovane donna, discendente di una vecchia tribù del nord."
Stiles sapeva che cosa stava per venire, sapeva che quel pezzo di storia era il più importante di tutti, per lui. Gli si seccò la gola ma gli si inumidirono gli occhi.
Mamma.

"Meredith Stilinski. Yuhele la accolse sotto la propria ala, sicura che, con i poteri sigillati io non potessi trovarla, rinnovò gli sforzi per trovare i due Prescelti. Uno era, ovviamente, tua madre, l'altra... era lei stessa. Quella folle si era innamorata! Di nuovo! Credeva che persino un amore non corrisposto potesse essere un legame sufficente per sconfiggere me e i miei figli! Stupida, stupida! L'unica a rimetterci la vita fu tua madre! Tua madre che rigettò il morso di Deucalion, stupida debole umana-"
"Sta zitto! Sta zitto!" non sapeva da dove avesse preso tutto quel fiato ma la sua voce riecheggiò per tutto lo spazio, rabbiosa e feroce. Stiles tremava ed era rosso, rosso di rabbia. Nessuno, nessuno, poteva osar parlare così di sua madre! Lei che aveva sempre una parola gentile per lui, che gli spazzolava i capelli, che era logorroica tanto quanto lui e si divertiva ad inventare strane storie per un moccioso irrequieto, lei che era stata tutto il suo mondo e poi era morta senza un perché, gli era stata strappata via e lui era rimasto solo ed allora aveva smesso di inventare storie, aveva smesso di essere debole e bambino ed era cresciuto...
"Zitto, zitto, zitto..." ma la bolla era già evaporata, sostituita da un'immensa stanchezza e lacrime che non sapeva nemmeno di aver iniziato a versare. Daraick, dal canto suo, sembrava spiazzato, se non smarrito.
"Tu-" iniziò a dire ma poi scosse la testa, cercando di riprendere un po' il controllo di se stesso e della situazione.
"Yuhele-" ma un gemito sofferente di Stiles lo interruppe.
"Basta, ti prego, non voglio più ascoltare, smettila, smettila, smettila.." ma la sua voce si affievolì e lui riprese, implacabile. "-era distrutta. Cercò di riportarla indietro con l'Evocazione, un rituale proibitissimo. La sua anima si spezzò in due, un frammento scivolò nell'aldilà con tua madre, l'altro rimase a lei. Un altro l'ha messo in te, Stiles."
Stiles alzò di scatto la testa.
"Cosa?"
Daraick sorrise malevolo, soddisfatto di aver di nuovo attirato l'attenzione del giovane.
"Sì, mentre ti allenava. Un altro errore, visto che questo mi ha permesso di possederti facilmente. Tu, il Prescelto, sei diventato il Carnefice e il tuo ragazzo, Figlio della Luna Bianca, è appena diventato Figlio della Luna di Sangue."
"No! Come-?" mormorò il ragazzo, ormai sfinito.
"Uccidendo Cora, prendendone il potere. Presto ucciderà Deucalion, e verrà qui. Ucciderà i miei Tributi, diventando sempre più forte ed infine-"
"NO!" Stiles impallidì, divenne freddo come il ghiaccio mentre angoscia, terrore e disperazione lo aggredivano simultaneamente, stordendolo, indebolendolo sempre di più, in balia di questo mostro e della morte che ormai incombeva su di loro, inevitabile destino.
"Sei davvero intelligente, eh? Verrà qui, lo ucciderò e riprenderò i poteri che ho distribuito in secoli e secoli. Divorerò Bloketu e diventerò una Luna Rossa in Eclissi."
La fine, pensò Stiles, prima di perdere i sensi.

 

 

Dizionario della Lingua Lakota:

wahtelasni : abominio.

 

   
 
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