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Autore: littlemoonstar    03/07/2014    1 recensioni
Il mio nome è Cappuccetto Rosso, ma in questo nuovo mondo mi chiamano solo Red.
E in questo mondo un tempo fatato cerco di sopravvivere ora dopo ora, cercando di capire cosa lo abbia ridotto in questo stato pietoso e deprimente.
Io sono Red, e vivo in un mondo pericoloso, in cui il vissero felici e contenti non ha più senso di esistere.
Sono una sopravvissuta, e questa è la mia storia.
 
[Capitolo 18]
Ed ora era lì, quella bestia che sempre avevo temuto. Di fronte ai miei occhi, così feroce da paralizzarmi. Riusciva a risvegliare le paure più recondite, i ricordi più dolorosi e macabri della mia infanzia. Era la mia debolezza, il centro di tutta la mia paura.
Era il Lupo cattivo, ed era pronto a mangiarmi di nuovo.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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15. Fire and Ice. 







Incontrai subito lo sguardo di Aurora: stava sistemando delle tazze sul tavolo di legno, insieme ad una teiera fumante. Sul tavolo c'erano dei biscotti dall'aria molto invitante, una pagnotta scura ai cereali e della marmellata. Aurora mi sorrise.
« Buongiorno. » dissi io, senza sapere dove guardare. Mulan, seduta su una delle sedie attorno al tavolo, si voltò e mi concesse un sorriso.
« Buongiorno, ragazzi. » esordì Aurora, versando l'acqua fumante in due tazze. « La colazione è pronta. ».
Andai a sedermi su una delle sedie libere, mentre Aurora tagliava due fette di pane e me le metteva accanto.
« Mangia. » mi disse poi, imperativa. Era sempre stata molto materna nei miei confronti, forse perché più grande di me. Presi una fetta di pane e vi spalmai sopra un po' di marmellata. Doveva essere di more.
Addentai il pane, masticai a lungo e mandai giù. Era una delle pietanze più buone che avessi assaggiato negli ultimi tempi.
« E' buonissimo. » commentai, addentando nuovamente il pane. Aurora sorrise, gongolante.
« E' fatto in casa, ovvio che è buono. » rispose, strizzandomi l'occhio. Mandai giù un po' di tè agli aghi di pino, annuendo per nulla sorpresa. Anche prima dell'Apocalisse, Aurora preparava praticamente tutto in casa: pane, dolci, marmellate e tutto ciò di cui avevano bisogno per vivere. Certo, forse adesso era più difficile trovare gli ingredienti, ma a quanto pare se la stavano cavando bene.
Jim terminò di bere il suo tè e addentò una fetta di pane con il burro. « Dov'è Filippo? » chiese poi, guardandosi intorno.
« E' sul retro, a tagliare la legna per il camino. » rispose Aurora, indicandogli la porta.
« Vado a dargli una mano. ». Jim lasciò la tazza sul tavolo e si tirò su le maniche, dirigendosi verso la porta sul retro. La chiuse alle sue spalle e sentii i suoi passi in lontananza.
Finii le due fette di pane e continuai a sorseggiare il mio tè, sperando che nessuno si chiedesse perché eravamo arrivati lì insieme quella mattina. Così, per non correre rischi, decisi di parlare per prima.
« Che altre notizie ci sono, Mulan? » le chiesi, sperando che lei fosse riuscita a mettersi in contatto con qualcuno. Ultimamente era sempre più difficile comunicare, e ce ne rendevamo conto tutti.
Lei sospiro. « Non molte. Il Bianconiglio è tornato nel Paese delle Meraviglie. Biancaneve voleva seguirlo, ma lui l'ha convinta a rimanere alla locanda. E' un punto di incontro molto importante, lei ed Esmeralda stanno facendo un ottimo lavoro. Del resto non so altro, purtroppo. ».
Lanciai un'occhiata ad Aurora, che ascoltava la conversazione con viva preoccupazione. Così iniziai a raccontare del mio viaggio, del mio incontro con Pocahontas e di ciò che mi aveva detto riguardo l'Originale. Raccontai che non avrebbe potuto aiutarci, intrappolata com'era nel suo mondo, ma che mi aveva aiutata a capirci di più riguardo questa storia. Esitai sul resto, e soprattutto sulla voce del lupo che avevo sentito nella mia testa prima di incontrare Aurora. Avevo paura che avrei messo in pericolo tutti loro, raccontandolo.
« Una cosa però è chiara. » conclusi, ferma nelle mie convinzioni. « E' me che cerca. Il Lupo mi sta cercando e non smetterà di farlo finché non farò ciò che dice. ».
« C'è una cosa che non capisco. » mi interruppe Mulan, pensierosa. « Perché non viene a prenderti? Insomma, l'abbiamo visto tutti. Potrebbe scontrarsi con te in ogni momento, come ha fatto nel bosco. Se è vero che ti vuole, non capisco perché si tiene nascosto. ».
Era una questione interessante. Visto l'effetto che aveva su di me, oltre che la sua stazza, avrebbe potuto fronteggiarmi in qualsiasi momento. E a quel punto pensai alle parole che avevo sentito nella mia testa, cercando di far scattare la scintilla.
Se non vuoi che faccia del male alla tua cara nonnina, torna indietro nel tuo bosco e non le torcerò un capello. Arrenditi, vattene. E vedrai che la riavrai indietro in meno di un attimo.”.
Quelle parole erano impresse in modo indelebile nella mia mente. Le avrei ricordate ovunque. Non sapevo se il lupo tenesse davvero mia nonna prigioniera, ma non potevo rischiare che le facesse del male. Eppure...
« Torna...indietro? » ripetei, pensierosa. Le altre mi guardarono, e subito mi morsi la lingua. Avevo parlato di nuovo ad alta voce, maledizione.
« Red? » mi esortò Mulan, senza distogliere lo sguardo da me. Sospirai. E così, oramai alle strette, decisi di raccontare ciò che avevo sentito prima dell'incontro con Aurora e Filippo, sotto i loro occhi stupiti.
« Ma è incredibile...incredibile! » continuava a dire Mulan. Era la prima volta che la vedevo così poco composta. « Questa è la prova che siete davvero legati. Voi comunicate. E forse anche tu puoi entrare nella sua testa, se lo volessi. ».
« Vuole che torni indietro. Che mi arrenda. » mormorai, scuotendo la testa.
« Forse ha paura. » ipotizzò Aurora, sedendosi accanto a noi. « Insomma, so che è poco probabile...ma è l'unica spiegazione che riesco a dargli. ».
« E noi non ci arrenderemo. » ribatté Mulan, decisa. La fulminai con lo sguardo.
« Non posso rischiare di perdere mia nonna. Se davvero la tiene prigioniera, potrebbe ucciderla. » risposi di getto, alzandomi in piedi. Ero in preda alla confusione.
« Cosa? » sibilò Mulan, alzandosi in piedi. Gli occhi erano due fessure iniettate improvvisamente di uno strano astio, che non avevo mai visto nei miei confronti.
« Vuoi che la lasci morire? » ribattei, irritata.
« E vuoi mandare al diavolo tutto quello che abbiamo costruito fino ad ora per un tuo dubbio? Sul serio? » sputò Mulan, furiosa.
« Io non...non posso rischiare di – »
« E' il nostro mondo, Red! Vorresti abbandonare tutto, arrenderti, per questo? A cosa è servito, allora?! ». Mulan stava gridando. Nei suoi occhi vedevo la rabbia e l'odio per tutta la distruzione e il caos. E tra tutto questo c'ero anche io, che non riuscivo a capire la sua reazione. O meglio, la comprendevo fino ad un certo punto. Non avevo ancora deciso cosa fare, e lei stava reagendo quando ancora non avevo preso una decisione.
« Io non ho deciso, ancora. » ribattei, cercando di mantenere la calma.
« Tu? » ripeté lei, alzando le braccia al cielo. « E' di te che si tratta allora? Non hai capito ancora che stiamo combattendo tutti per un unico scopo?! Non sei da sola, maledetta egoista! ».
Colpì con forza il tavolo con entrambe le mani, scaricando la rabbia sul legno invecchiato, e lasciandoci nel silenzio più totale. Si tirò su dopo qualche istante ,e con foga lasciò la stanza. Uscì dalla porta principale, dirigendosi verso la stalla.
Rimasi immobile per qualche minuto, sconvolta dalle sue parole. Egoista.
Quella parola feriva più di mille lame.
« Red... » iniziò Aurora, ma mi alzai prima che finisse di parlare.
« Scusa. » dissi semplicemente, lasciando la stanza. Presi le mie cose,attraversai la grande porta d'entrata, già lasciata aperta da Mulan, e mi diressi nel fitto del bosco. Volevo allontanarmi da quella casa per un po'.
Seguii il percorso del ruscello per qualche metro, fino a che non trovai un albero frondoso sotto cui ripararmi dal pallido sole della mattina. Mi sciacquai il viso. L'acqua era fresca e limpida, decisamente rivitalizzante.
Mi schiarì le idee. Forse avevamo sbagliato entrambe, ma su una cosa Mulan aveva ragione: avevo nuovamente pensato a me stessa, quando c'erano tantissime persone che stavano collaborando nell'ombra per aiutarmi in quel viaggio che sembrava fosse stato fatto per me.
Ma non ero un'egoista: era chiaro che volessi il bene del Regno, ma forse Mulan ed io eravamo diverse sotto questo punto di vista. Lei avrebbe dato la vita per la patria, mentre io vacillavo solo al pensiero di perdere mia nonna sotto le grinfie del lupo.
Lasciai sbollire la rabbia, e una volta ripresa l'usuale calma mi alzai in piedi e mi preparai a tornare verso casa. Rimasi in attesa di un suono, anche minimo, da parte del bosco.
Niente.
La mancanza degli animali doveva pesare molto ad Aurora. Forse non le avevo concesso il tempo necessario per sfogarsi, o forse lei non voleva farlo. Sapevo solo che quella situazione andava risolta.
E in quel momento un suono riuscii a sentirlo. Un rumore di passi.
Mi voltai. Mulan mi osservava in silenzio, a pochi metri di distanza. La sua espressione tradiva il dispiacere per quella lite ingiusta.
« Mi dispiace. » dissi per prima. Ero sempre restia a scusarmi a causa del mio stupido orgoglio, ma quella volta volevo essere la prima. Ci tenevo, perché quel litigio era davvero privo di senso.
« Anche a me. » rispose lei, avvicinandosi. « Non volevo dirti quelle cose. Non penso affatto che tu sia un'egoista. ». Mi prese le mani, e le strinse delicatamente tra le sue.
« Lo so. E io...cercherò di capirci qualcosa. E non vi abbandonerò. Lo prometto. ».
Ci abbracciammo in silenzio, solo per un istante. Poi, come se nulla fosse accaduto, ritornammo sui nostri passi verso la casa di Aurora, entrambe di nuovo composte e poco inclini a quel genere di sentimentalismo.
Per questo Mulan mi piaceva tanto. Era così simile a me che trovavo persino sensato il litigio appena risolto: due caratteri così simili dovevano scontrarsi, in un modo o nell'altro.
« Così, tu e Jim..? » iniziò lei, e in quel momento capii che tanto composta non era neppure lei, quando si trattava di quei discorsi da donne. Le lanciai un'occhiata, e la vidi sorridere appena.
« Non intendo rispondere. » mi affrettai a ridere, e lei ridacchiò. Raggiunsi la porta di casa e lì vi trovai Jim, Filippo e Aurora, ad attenderci.
La loro espressione, tuttavia, tradiva un certo nervosismo.
« Che è successo? » mormorai, confusa. Incrociai lo sguardo di Jim, teso e concentrato su di me.
Aurora si spostò dal tavolo di legno, avvicinandosi a Filippo. La sua figura lasciò spazio ad un puntino luminoso proprio vicino alla teiera di coccio che Aurora utilizzava per il suo tè agli aghi di pino.
Mi avvicinai, incredula. Il puntino luminoso si fece più intenso quando mi avvicinai, per poi affievolirsi nuovamente.
« Campanellino... » sibilai, ma mi mancava il fiato. Campanellino sollevò la testolina, muovendo i capelli arruffati, e rispose con un battito d'ali. La polvere di fata cadde appena, dissolvendosi prima di toccare terra.
La sua luce era flebile, di certo non come la ricordavo.
« Cosa ci fai qui, che succede? » chiesi improvvisamente, rendendomi poi conto di non essere in grado di comunicare con lei. Non conoscevo il linguaggio delle fate, perciò non riuscii a capire le sue parole attraverso il battito d'ali e gli scampanellii che produceva.
Mi voltai verso Aurora, confusa. « Dice che è contenta di vederti. » mi spiegò lei, ed io sorrisi. Aurora conosceva bene quella lingua. Ricordo che le sue tre fate madrine erano state delle ottime insegnanti. Successivamente aveva tentato di insegnare qualcosa anche a me, senza successo. Conoscevo solo qualche parola sporadica, e di certo non sarei stata molto d'aiuto.
« Cosa ci fa qui? » sussurrai, incerta. Aveva fatto un lungo viaggio dall'Isola che non c'è, e questo era davvero preoccupante. « Cosa le sta succedendo? ».
Ricordai l'effetto che le radiazione e l'Apocalisse stavano avendo su Peter. Lui stesso mi aveva detto che gli effetti dei gas tossici stavano influendo sulla capacità di volare. Presto non ne sarebbe stato più capace. In quel momento mi venne in mente quando Campanellino rischiò la vita perché tutti smisero di credere nelle fate. Le stava accadendo la stessa cosa. Stava morendo, lentamente.
« I suoi poteri stanno svanendo lentamente. Presto non sarà più in grado di volare. E poi... » Aurora trattenne un gemito al solo pensiero. Non sapevo che fine avessero fatto le sue fate madrine, ma in quel momento sospettai il peggio.
« Perché è qui? » chiese nuovamente Mulan. Jim distolse lo sguardo, e a quel punto iniziai a preoccuparmi.
« E' arrivata da pochi minuti. Mi ha spiegato qualcosa, ma non...ecco... » iniziò Aurora, balbettando.
« Aurora. » la ripresi, convinta. La conoscevo troppo bene. Erano brutte notizie. « Ti prego. ».
Si fermò. Chiuse gli occhi. Prese un lungo respiro, nel silenzio più totale.
« Il lupo ha rapito Peter. ».






Il fuoco stava divampando.
Era rabbia, odio cieco. Desiderio di vendetta.
Perché Peter? Perché lui?
Il lupo mi stava mandando un segnale di guerra, qualcosa che mi impediva di ragionare lucidamente.
Gridai, poi lo feci una seconda volta. Uscii dalla casa di Aurora sbattendo la porta, a passi rapidi avanzai sul prato di morbida erba verde, al limitare del bosco. Alzai gli occhi al cielo, ora grigio e coperto di nuvole.
Minacciava pioggia, da un momento all'altro.
« AVANTI! » gridai con tutto il fiato, a pieni polmoni. « Fatti avanti, cane! Sono qui! Perché mi fai questo?! Maledetto! ».
Ero stanca. Stavo raggiungendo il limite, e i miei nervi non avrebbero sopportato a lungo quello stress psichico. Il lupo stava giocando d'astuzia, e cominciavo a capire il suo gioco: privandomi delle persone a me care, mi avrebbe convinta a ritirarmi per sempre.
Minacciandomi con l'amore che serbavo nel cuore, e portandomi via le persone a cui tenevo di più.
Peter si era indebolito molto a causa delle radiazioni: il ragazzo forte e agile che conoscevo si era consumato alla ricerca di una cura per Pennino, ed ora stava soffrendo sotto le grinfie di quella sporca bestia.
La testimonianza di Campanellino mi rassicurava di una cosa: il lupo diceva la verità, non stava bluffando.
E se aveva rapito Peter, probabilmente aveva con se anche mia nonna.
Peter.
Dio santo, dovevo andare da lui. Dovevo salvarlo subito. Al diavolo il piano, al diavolo le strategie.
Peter era in trappola, in pericolo...dovevo riportarlo da me.
Il mio Peter.
« Sono qui! Parlami! Combatti, vigliacco! » urlai ancora al cielo. Non sapevo con chi altro prendermela. E il cielo stesso mi rispose con una goccia di fredda pioggia. Ad essa ne seguì un'altra, poi un'altra ancora.
E in pochi istanti fui solo una ragazza fradicia sotto la pioggia, in preda alla rabbia.
« Red... ».
Mi voltai. Aurora mi fissava con gli occhi tristi. Anche lei teneva molto a Peter, e sapeva quanto stavo soffrendo. Oltre le sue spalle vedevo il tiepido bagliore di Campanellino attraverso la pioggia e la finestra.
Era debole. Quasi inesistente.
« Io devo andare da lui. Devo trovarlo. » mormorai, senza voler sentire altro. Aurora rimase a fissarmi, in silenzio. Sapeva benissimo che non avrebbe potuto ribattere. C'era la vita di Peter in ballo.
La pioggia batteva senza sosta, quasi a farci male. Ma nessuna delle due si mosse.
« Devo riportarlo a casa. » aggiunsi, scuotendo la testa. « Il lupo vuole me, e nessun altro. È quello che vuole. La mia resa. ».
Un'altra figura raggiunse Aurora, affiancandola. Mulan mi guardò a lungo senza parlare. Solo la pioggia gridava attraverso quelle gocce pesanti, che si schiantavano rapidamente al suolo.
Un tuono squarciò il cielo con il suo rumore, facendoci sussultare.
Forse non sono stato chiaro.”
La sua voce arrivò insieme al frastuono del cielo, profonda e suadente come la ricordavo. Portai le mani alla testa, colta da quel dolore che ogni volta mi sopraffaceva.
Un altro tuono, e caddi in ginocchio con un gemito strozzato. Tenni la testa tra le mani sotto la pioggia.
I tuoi amici ti saranno vicini, ma per quanto? Il tuo amico Peter non vivrà a lungo se non fai come ti dico.”.
« A...Affrontami, m-maledetto. » riuscii a sibilare, sperando che mi sentisse. Sperando che qualcuno, chiunque, riuscisse a sentire le mie parole.
Torna indietro, Red. Arrenditi. E' molto semplice.”
Perché continuava a ripeterlo? Non capivo. Non capivo, maledizione.
Torna indietro.
Torna nel tuo bosco.
Torna indietro.
Un fulmine squarciò il cielo, illuminandolo completamente. E a quel punto capii.
Dovevo tornare indietro, perché...
Perché lui era lì.
Mi aspettava nel solo luogo in cui poteva trovarsi. Casa sua. Dove tutto era iniziato.
Dove meditava la sua vendetta.
Ora capivo. Le tessere del puzzle tornavano lentamente al loro posto, lasciando coincidere i pezzi.
Si era rifugiato in quel luogo perché era lì che si sentiva potente, che aveva piena facoltà dei suoi poteri: probabilmente lo aveva capito quando ci aveva affrontati in un regno diverso dal suo.
Era più debole, all'esterno. Per questo voleva affrontarmi dove si sentiva al pieno delle sue forze.
Si era spostato al punto di partenza. E a me rimaneva una sola cosa da fare.
E' molto semplice, aveva detto.
« Voglio...voglio tornare a casa. » sibilai, cercando di dimenticare il dolore. « Voglio tornare a casa! ».
Un altro fulmine frantumò il cielo, questa volta in mia direzione. Mi sentii pervadere da un calore incredibile, che riuscì a scuotere ogni fibra nel mio corpo. Mi sollevai da terra, e quando aprii gli occhi fluttuavo nell'aria in una strana nube di gas.
« No, Red! » gridò Mulan, cercando di raggiungermi. In quel momento vidi Campanellino volare rapidamente fuori, seguita da Filippo e, più veloce di tutti gli altri, da Jim.
Lo vidi correre rapidamente, senza staccare gli occhi da me. Non sapevo cosa sarebbe accaduto, ma avevo la netta impressione che non avrei più rivisto nessuno di loro. Così fissai nella mente lo sguardo di Jim, lo stesso di quando mi guardava in quella camera da letto, contemplando il mio corpo ardente di desiderio.
Volevo ricordarlo perché mi avrebbe dato tanta forza, qualsiasi cosa sarebbe accaduta.
Il buio mi avvolse, e quando chiusi gli occhi rividi il volto di Jim nella mia mente.
E nonostante tutto, il mio animo fu pervaso da un senso di pace, anche in quell'oscurità.





Neve.
C'era tanta neve attorno a me. Aveva attecchito bene al suolo, era fresca e familiare. La riconoscevo.
Aprii gli occhi e mi tirai su. Non avevo bisogno di osservare altro. Gli alberi, il sottobosco, la coltre bianca e il cielo. Non c'erano dubbi: ero nel mio bosco.
Il lupo mi aveva fatto tornare a casa, da lui. Per affrontarlo.
La mia sacca era ancora legata a me, così come i coltelli che tenevo saldamente alle giarrettiere. La lancia era pronta, ben affilata e illuminata dal riverbero della neve bianca sulla lama liscia.
Tirai su il cappuccio, nascondendo i capelli, pronta a proteggermi da un eventuale attacco. Rimasi in attesa.
Un rumore di passi mi costrinse a voltarmi. C'era qualcuno alle mie spalle, e i passi sulla neve erano decisamente umani.
Umani?
« Finalmente ci incontriamo, Cappuccetto Rosso. » la sua voce inconfondibile mi fece rabbrividire. Di fronte a me, la sagoma di un uomo si stagliava elegante a pochi metri di distanza.
Mi concentrai su di lui, sorpresa: nonostante il freddo, indossava un'elegante camicia bianca e un paio di pantaloni tenuti su da un cinturone di costosa pelle, dalla fibbia splendente; gli stivali erano scuri e ad altezza ginocchio, impreziositi da rubini che sostituivano le fibbie grezze sul polpaccio. Un lungo cappotto scuro dal taglio raffinato gli dava un'aria elegante, da principe. Un principe oscuro, decisamente.
Quando lo osservai in viso, per un attimo pensai di aver preso un abbaglio. Forse stavo sognando.
Ma nonostante il passare degli anni, non potevo non ricordarmi di lui. La barba curata, i capelli scuri a spazzola, gli occhi grigio antracite. Era lui, senza dubbio.
Hunter.
Il Cacciatore.















Nb. Scusatemi per l'enorme ritardo, di solito cerco di pubblicare un capitolo al mese ma questa volta sono stata sommersa dagli impegni e non ne ho avuto la possibilità. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, si comincia lentamente a capire qualcosa credo eh eh... fatemi sapere cosa ne pensate, cercherò di aggiornare più frequentemente!
Un abbraccio,

L.



  
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