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Autore: flatwhat    06/07/2014    5 recensioni
Per qualche ragione che lei stessa non riesce a comprendere, Sansa Stark, la testa piena di incantesimi, il cuore spezzato dalle urla di sua madre a San Mungo, dallo sguardo del Fantasma di Tassorosso, e l’anima lacerata dall’odio di sua sorella Arya e dalle chiacchiere degli studenti (“Lei è quella che stava con Joffrey”) si sente quasi a suo agio.
(Hogwarts!AU: Sansa Stark e il suo rapporto con tre professori: Sandor Clegane, Tyrion Lannister e Petyr Baelish; Gen)
Possibili SPOILER per la quarta stagione.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Petyr Baelish, Sandor Clegane, Sansa Stark, Tyrion Lannister
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note: questa storia nasce dall'invenzione di un immenso headcanon Hogwarts!AU tra amiche. L'idea originale però appartiene a Feel Good Inc.
Rinnovo l'invito a fare attenzione a possibili SPOILER per la quarta stagione di Game of Thrones.
Alcuni "fun facts" per quanto concerne questa storia:
- I fratelli Stark sono tutti in Case diverse di Hogwarts. Sansa, in particolare, è una Corvonero. Jon studia a Durmstrang.
- Robb è morto durante un Torneo Tre Maghi.
- Catelyn Stark non è morta, ma si trova all'Ospedale San Mungo.
- Il fantasma di Tassorosso è in realtà Ned Stark.
- Ho citato solo l'appartenenza di Tyrion a Serpeverde. Tuttavia, sono stati smistati anche gli altri due insegnanti: Petyr è a sua volta Serpeverde e Sandor è Tassorosso.
-Una cosa che non c'era nell'headcanon originale e che mi sono inventata di sana pianta è Jon Arryn Ministro della Magia.
Buona lettura. E perdonate il titolo orrendo.
 


Il professor Sandor Clegane è burbero e preferisce di gran lunga la compagnia delle creature magiche a quella delle persone.
Gli studenti bisbigliano, si chiedono perché. “Non è stato un drago, a sciogliergli la faccia?”. Forse no.
Per qualche ragione che lei stessa non riesce a comprendere, Sansa Stark, la testa piena di incantesimi, il cuore spezzato dalle urla di sua madre a San Mungo, dallo sguardo del Fantasma di Tassorosso, e l’anima lacerata dall’odio di sua sorella Arya e dalle chiacchiere degli studenti (“Lei è quella che stava con Joffrey”) si sente quasi a suo agio. Quest’uomo soleva farle paura, una volta. Ora, non si accorge quasi delle ore che passano veloci, studiando la sua materia mentre lui dà da mangiare a Straniero, il suo Ippogrifo.
“Le bestie sono molto meglio dell’uomo”, dice il professor Clegane. È molto giovane, ma parla con un tono da anziano, ogni tanto.
“Non dicono mai fesserie e non ti pugnalano alle spalle”, continua.
Sansa scarabocchia sulla pergamena, con la testa fra le nuvole.
“Mi chiedo ogni tanto perché sopporti di passare così tanto tempo con te”, borbotta Clegane, poi si volta a guardarla. “Ma dopotutto tu sei un uccelletto, non è vero?”.
Straniero sbuffa e reclama il cibo. Distratto, Clegane riprende a curarlo.
Sansa osa porre una domanda.
“Non è stato un drago, vero?”.
Clegane la fissa con un’espressione indescrivibile.
“No”.

Il professor Tyrion Lannister ignora le battutine e le maldicenze degli studenti, ma a differenza di Clegane, non si chiude in sé stesso. Trascina gli studenti nella sua materia, e le lezioni di Incantesimi riescono a diventare persino divertenti, con lui.
Uno studente non  cede all’entusiasmo.
Joffrey Baratheon non pensa mai alla lezione, pensa a come importunare Sansa. Anche ora che è tutto finito tra di loro, e lei reprime l’istinto di trasfigurarlo in una cimice, lì, davanti a tutti. E magari far perdere la Coppa delle Case a Corvonero, già che c’è. Tanto non è che la odiano già abbastanza.
“Come sta tua madre, oggi, Sansa?”, sghignazza lui, “Ti chiama sempre con il nome di tuo fratello?”.
Mamma la chiama Robb, perché ha gli stessi capelli e gli stessi occhi. Arya, lei la chiama Lyanna. Chissà come chiamerebbe Jon.
Sansa ignora Joffrey, che continua a schiamazzare nella sua direzione.
Il professor Tyrion gli si avvicina e picchietta furiosamente sul banco con un dito.
“Piantala , Joffrey, e ascolta la lezione”.
A questo punto della lezione, solitamente Joffrey smette di fare l’idiota, pur non smettendo di ridere come uno scemo.
“Piantala tu, nano”, dice.
Tyrion lo guarda, e la cicatrice che ha sul volto si contorce a causa della smorfia che fa.
“Dieci punti in meno a Serpeverde”.
Joffrey rimane a bocca aperta.
“Non puoi!”, protesta, “Tu sei un Serpeverde, non puoi…!”.
“Altri venticinque punti in meno a Serpeverde, e ora, Joffrey, chiudi la bocca o ti darò una punizione esemplare”, conclude il professore. Joffrey, alla fine, cede.
Dopo la lezione, Sansa si ferma a ringraziare il professore.
“Non ce n’è bisogno, davvero”, dice lui, sorridendo, “Quello sciocco ha bisogno di imparare l’educazione”.
Sansa comincia a ripassare anche con lui, quando ha tempo.

Il professor Baelish mischia un intruglio dal colore sospetto e la guarda con uno sguardo penetrante.
La sua voce melliflua la apostrofa: “Mia cara Sansa, sono lieto di vederti anche oggi”.
Sansa ripassa pozioni con lui.
“Stai davvero diventando brava, mia cara”, dice Baelish, “Col tempo e con la mia guida, riuscirai a preparare pozioni potentissime, senza dubbio”.
Sansa stringe i denti.
“Come quella che ha ucciso il Ministro della Magia Arryn?”.
Baelish sembra diventare teso.
“Non si sa ancora, se sia stata una pozione a uccidere Arryn, mia cara”.
Sansa non dice altro. Baelish riprende a fare i suoi lavori, ma il suo sguardo tagliente non l’abbandona per tutto il tempo.

“C’è qualche motivo in particolare”, le chiede Clegane, “Per il quale tu e tua sorella state spendendo così tanti pomeriggi in ripetizioni?”.
Sansa non risponde. Immaginava che anche Arya stesse facendo la stessa cosa. Non ha dubbi: Arya vuole vendetta. In quanto a lei, non sa ancora per cosa lo sta facendo. Riesce solo a pensare alla propria famiglia, sfasciata, ai suoi fratelli che frequentano la stessa scuola e non si parlano. Al Torneo Tre Maghi dove è morto Robb. Pensa pure a Jon, così lontano.
“Dì a tua sorella che non le darò più lezioni, se continua  a fare la sfacciata”, dice Clegane, distraendola dai suoi pendieri.
Sansa sorride, un po’ malinconica. Non parla più molto con Arya, e, anche se glielo dicesse, lei non smetterebbe di comportarsi così. E il professor Clegane non smetterebbe di insegnarle. Anche se è scontroso, sotto sotto è buono, e la conferma è il fatto di poter parlare così liberamente con lui.

“Perché ‘Il Mastino’?”, chiede Sansa, un giorno, riferendosi allo strano soprannome che gli studenti affibbiano al professor Clegane.
“Qualunque sia il motivo, non è quello vero”, dice lui, alzando le spalle. Poi la fissa, attentamente.
“Vuoi sapere il vero motivo? È molto semplice”.
Sansa annuisce.
Sandor Clegane si guarda attorno, per assicurarsi che nella stalla non ci sia nessuno in vista.
Punta la bacchetta verso il vuoto.
“Expecto Patronum”.
Un lampo di luce, ed ecco materializzarsi il Patronus di un cane. Straniero scalcia, infastidito dall’improvvisa presenza.
Sansa non riesce a reprimere un sorriso (e il professore sembra notare quell’occorrenza così rara).
“Un Patronus vero!”; non avrebbe mai immaginato Clegane capace di evocarne uno.
“Niente di speciale, devi solo sapere come si fa”, dice lui.
Sansa lo guarda, pensierosa.
“Mi potreste insegnare?”.
  
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