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Autore: ChiiCat92    06/07/2014    2 recensioni
L'Organizzazione XIII è formata da 13 Nessuno che un tempo erano esseri umani; di tutti conosciamo la storia e…mmm proprio di tutti?
E la storia di Demyx, Marluxia, Luxord e Larxene?
Come sono diventati Nessuno?
Che esseri umani erano? Che vita conducevano? Chi amavano?
Quattro capitoli, quattro one shot, quattro spiegazioni.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Demyx, Larxene, Luxord, Marluxia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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Knave of Hearts*

- Luxord -

 

- Guardate e piangete: poker d'assi. -

Il fumo delle sigarette si spande leggero nell'aria. La stanza è buia e impregnata da quell'odore, a malapena si respira.

Al tavolo da poker mani frementi continuano a far ticchettare le fiches, su e giù, su e giù.

Il poker d'assi che Lourd ha appena scoperto sembra inespugnabile come una fortezza.

Due giocatori lanciano le carte insieme con un'imprecazione.

Un terzo rimane immobile, tenendo le cinque carte aperte davanti a sé.

- Beh? Che intenzioni hai? -

Gli occhi azzurri di Lourd fissano con ansia quelli castani dello sfidante. Sotto il tavolo muove nervosamente le gambe.

Non può avere un punto più alto, lo esclude.

I soldi che ci sono nel piatto gli servono, gli servono davvero.

- Scala reale. -

Il cuore di Lourd ha un tuffo quando vede le cinque carte, in ordine crescente, venire messe sul tavolo verde.

Stoico nella sconfitta, vede l'avversario prendere le fiches nel piatto con un sorriso compiaciuto.

Ha perso. Ha perso tutto.

Rimasto con poco più di qualche spicciolo, non ha speranza di poter puntare per il prossimo giro. È automaticamente fuori.

- Carte. -

Il mazziere ha già raccolto le carte, e gli fa cenno di dargli le cinque che lui tiene ancora freneticamente tra le mani.

Senza accorgersene le ha spiegazzate tutte.

- Su Lourd, ti andrà meglio la prossima volta. -

Ride quello della scala reale, crudele, con quell'espressione vittoriosa che dice tutto senza bisogno che lui apra bocca.

Lui sorride, cercando di sembrare tranquillo mentre dentro la disperazione lo scuote con violenza.

- Sì, ma per stasera ho chiuso. -

Si alza, poggiando le carte sul tavolo.

- Se te ne vai siamo solo in tre! -

Sbuffa uno dei giocatori.

- Giocate col morto. -

Commenta lui, funereo, e senza aggiungere altro lascia il tavolo.

Prima di uscire gli viene chiesto di sborsare in denaro la quota persa in fiches. Lui tentenna prendendo il portafogli, ma il buttafuori glielo strappa dalle mani e lo svuota, lasciandolo solo con i documenti e la lista dei debiti da pagare.

Uscendo all'aria aperta della notte le mani gli prudono. I vestiti gli puzzano di fumo e delusione.

Ora dovrà tornare a casa. Ora dovrà dire a sua moglie e a suo figlio che ha perso tutto quello che avevano al tavolo da poker.

Non avendo il coraggio di affrontarli, devia sulla strada del ritorno per fermarsi al bar.

Quando entra, il chiacchiericcio crea un tale frastuono da attutire i suoi pensieri. Ora con l'alcool li addormenterà del tutto, o almeno spera.

Si siede al bancone e subito una ragazza carina e mora gli si fa vicino.

- Ciao Lourd, ti porto il solito? - lui neanche risponde, fa solo un cenno del capo e la ragazza sa bene che cocktail servirgli. Il bicchiere pieno di ghiaccio gli tintinna davanti e lui comincia a centellinarlo, agitandolo di tanto in tanto. - Hai avuto una brutta serata? - gli chiede ancora la ragazza al bancone.

Lui alza piano gli occhi. Gentile e splendida come sempre, gli ricordava sua moglie da giovane, forse per questo continua ad andare in quel bar, solo per fare un tuffo nel passato, quando ancora non aveva incasinato tutto.

- Pessima. -

Dice solo, passandosi una mano sul volto pallido.

- Arriveranno tempi migliori, vedrai. -

- Me lo dici sempre, Cherry, ma non succede mai! -

Sorride lui, che quanto meno apprezza lo sforzo.

Lei ridacchia.

- Vedrai, vedrai! - ma non le crede, anche se continua a sorriderle. Beve il suo drink, e indugia con la mano al portafogli. Con cosa può pagarlo? - Lascia stare. - gli dice Cherry - Farai un'altra volta. -

- Grazie. -

Riesce solo a dire lui.

Si chiede quanto ancora potrà fargli credito prima che la licenzino.

Si alza un po' barcollante e saluta la ragazza con un cenno gentile della mano.

L'alcool non ha anestetizzato la mente come sperava, gli ha solo resto tutto inaspettatamente più chiaro.

Guadagna l'uscita cercando di calibrare il passo, di rendere la strada verso casa la più lunga possibile.

Ma per quanti giri del quartiere lui faccia, alla fine si trova davanti alla porta di casa.

Indugia, sforzandosi di sbagliare a infilare la chiave nella serratura.

Il cuore gli batte talmente tanto forte da attutire qualsiasi altro suono.

La porta cigola troppo rumorosamente. Se la richiude piano alle spalle e posa le chiavi nel portacenere all'ingresso.

Click.

Socchiude gli occhi quando la luce lo colpisce.

Sua moglie lo guarda, indignata.

- Dove sei stato? -

Domanda di rito.

- In giro. -

Risposta di rito.

La donna lo guarda con le braccia incrociate al petto. I capelli scompigliati, la camicia da notte spiegazzata, il segno del cuscino ancora evidente sul viso: chiaramente si è svegliata nel bel mezzo della notte e si è accorta della sua assenza.

- Sei andato di nuovo a giocare a carte. -

Conclude lei, senza troppe cerimonie. Non è neanche arrabbiata, è solo...stanca, glielo si legge negli occhi.

- Ho detto che sono solo andato in giro. -

Perché nega l'evidenza? Perché continua a mentirle?

Il dolore sordo al petto lo stordisce molto più dell'alcool che ha ingerito.

- In giro a buttare i nostri soldi. - la donna sospira, si passa una mano sul viso. Non piange neanche più. - Lourd, perché lo fai? Perché continui a giocarti il nostro futuro? -

- Non ho voglia di parlarne adesso, Arianna. -

Sbuffa lui, e fa per superarla. Lei gli mette i palmi aperti sul petto e lo spinge indietro.

- Quando avrai voglia di parlarne? Quando? Oggi è venuto qualcuno che chiedeva di te. Era armato, Lourd. A chi hai pestato i piedi stavolta? -

- Perché non puoi semplicemente...smetterla di darmi il tormento? -

Anche lui è stanco, stanco di dare spiegazioni che non sa dare neanche a se stesso.

Capisce di aver toccato il tasto sbagliato quando lei gli da una sberla in pieno viso.

- Darti il tormento?! Darti il tormento?! Tuo figlio, ti stai vendendo il futuro di tuo figlio e io ti darei il tormento?! -

- Non gridare. -

Le intima, perché ha troppo mal di testa per riuscire a sopportare che lei si metta a fare l'isterica senza ragione.

- Domani io e Mark ce ne andremo. Ti piace questo tormento? Ce ne andremo, e ti ritroverai a risolverti i problemi da solo. -

A quel punto, Lourd perde il senno e le afferra un braccio con forza, strattonandola.

- Non mi porterai via mio figlio. -

Ringhia lui, gli occhi iniettati di sangue.

La donna non abbassa lo sguardo anzi, se possibile, gliene rivolge uno ancor più furente.

- L'hai già perso, e neanche te ne accorgi. Stasera aveva il saggio di pianoforte, e tu dov'eri? A scommettere i soldi del suo college a poker. Almeno vincessi...! -

La rabbia lo travolge all'improvviso. Non può fermare la sua mano, e solo dopo se ne pente: colpisce la moglie dritta al volto con uno schiaffo.

Lei lancia un grido stridulo e perde l'equilibrio cadendo a terra.

Lourd sgrana gli occhi quando si rende conto di quello che ha fatto.

- Arianna...scusami. -

Con il cuore in gola si abbassa per aiutarla ad alzarsi, ma lei gli schiaffeggia la mano e lo spinge indietro.

- Non toccarmi. - sibila, le lacrime agli occhi, il volto arrossato - Vattene da questa casa, vattene prima che chiami la polizia. Porta te e i tuoi debiti lontano da noi! -

Lo spinge ancora e comincia a singhiozzare.

Lourd arretra, il cuore che gli esplode in petto. Ha davvero colpito sua moglie? È davvero colpa sua se piange così disperatamente?

Non sa cos'altro fare se non tornare sui suoi passi e lasciare quella casa, forse per sempre.

Corre, corre senza sapere dove andare, il dolore che lo assale.

Che cosa ha fatto? Come ci è arrivato a quel punto?

Era tutto così perfetto qualche anno prima! Il lavoro, il matrimonio, la paternità, l'acquisto di una grande casa: un sogno che diventava sempre più reale.

Poi il crollo inevitabile degli eventi. Era sempre troppo bello per essere vero.

La ditta per cui lavorava che chiudeva per fallimento, il conseguente licenziamento, i soldi che cominciavano a mancare, la vendita disperata di tutti i loro beni per cercare di andare avanti, e poi il gioco d'azzardo. Le carte gli davano un qualche controllo, gli davano la sensazione che il Destino fosse nelle sue mani e che potesse sfidarlo e uscirne vincitore.

Ma non era mai riuscito a vincere neanche una volta.

Lentamente aveva perso quel poco che gli era rimasto, ma non aveva smesso di giocare neanche quando il conto era arrivato a zero. Pur di continuare a giocare si era indebitato con le persone sbagliate, sprofondando sempre più nella disperazione.

E adesso questo.

Non aveva mai toccato neanche con un dito la sua amata moglie. Si sente sporco, sbagliato, si sente un mostro degno delle peggiori punizioni.

Le sue gambe lo portano fuori città, lo fanno camminare per tutta la notte.

Non fa che pensare e ripensare a quello che è appena successo.

Perché? Non riesce ancora a trovare una spiegazione e si sente solo più orribile.

Camminando i piedi calciano una moneta, sente il suo tintinnio come se fosse una campana suonata da un angelo.

Si affretta a piegarsi per raccoglierla e la guarda. Sarebbe sufficiente per un giro alle slot machine.

I suoi occhi si appoggiano dall'altro lato della strada e incontrano un casinò aperto tutta notte.

Un segno del Destino?

Stringe la moneta nel pugno e decide di rischiare.

Attraversa la strada preso da una strana foga, uno strano desiderio. Deve giocare quella moneta, deve!

Quando entra, nessuno si gira a guardarlo, tutti rimangono a fissare le macchinette, le carte, o la roulette.

Lascia che sia l'istinto a suggerirgli che slot machine scegliere, e quando ci si siede davanti si rigira tra le mani la moneta.

Ha un solo colpo.

I colori brillanti della macchinetta lo invitano a provare, le monete disegnate sulla cover di plastica gli prospettano un futuro possibile.

Potrebbe andar bene, gli dicono quei colori, quella musica, quello scintillio invitante, potrebbe andar bene e tu potresti vincere un sacco di soldi, potresti tornare da tua moglie per una volta vincitore! Lei ti perdonerebbe e tutto tornerebbe come prima!

Convinto di ciò che sente, annuisce tra sé e sé e infila la moneta nella macchinetta.

Tira la leva verso il basso e rimane immobile mentre il gioco va.

- Dai, dai, dai. -

Si ritrova a sussurrare, in bilico sullo sgabello.

Una ciliegia. È già qualcosa.

Due ciliege. Comincia a sentire il cuore battergli tanto forte in petto da fargli male.

Tre ciliegie!

La macchinetta comincia a trillare e una cascata di monete scende dall'apposito scomparto.

Lourd non riesce a credere ai suoi occhi e comincia a raccoglierle freneticamente.

Ha vinto, ha vinto!

Allora il Destino può essere sfidato e sconfitto!

Esulta dentro di sé, anche se, da bravo giocatore di poker, lascia che la sua espressione rimanga neutrale.

Le tasche dei pantaloni si riempiono di monete e sono pesanti, pesanti davvero.

Non è una gran vincita, ma il fatto che il tutto gli sia stato distribuito in monete piccole ne aumenta l'apparenza e lo fa sentire come se avesse un'enorme quantità di soldi tra le mani.

Ancora un giro, deve essere la sua notte fortunata.

Infila un'altra moneta e di nuovo tira giù la leva.

La slot machine gira e gira.

Sette.

Sette.

Sette.

Din din din!

Ha vinto di nuovo!

Una nuova cascata di monete gli riempie le tasche e una scarica di endorfine gli riempie il cervello, facendolo sentire così bene da non crederci.

Ora ha abbastanza soldi per potersi permettere una partitina a poker, la sua vera passione.

C'è un tavolo in cui si è appena liberato un posto.

Esulta ancora una volta tra sé e sé, si avvicina al tavolo e chiede di poter giocare.

Lo guardano con aria scettica, ma dato che sembra essere un ottimo pollo da spennare, lo accettano al tavolo.

Quella è la prima volta che vince.

 

Dopo aver passato tutta la notte a giocare, senza mai fermarsi, il casinò l'ha praticamente buttato fuori a calci.

Ha vinto tutto quanto di possibile c'era da vincere e per la prima volta nella sua vita ha soldi sufficienti per potersi permettere di dormire in una camera d'albergo!

Stanco, sfibrato, del tutto felice e dimentico di quello che è successo qualche ora prima, Lourd chiama un taxi e si fa portare nel più vicino albergo.

Ha addirittura il contante necessario per pagare al momento la stanza!

Entra baldanzoso dalla porta d'ingresso e, anche se sono le cinque del mattino, suona allegramente il campanello della reception.

Un giovanotto in giacca e cravatta corre subito da lui.

- Vorrei una stanza singola per la giornata di oggi, è possibile? -

E gli mostra le banconote. Sono il suo pass per un mondo che non vede da molto tempo.

- Certo signore. - il giovanotto prende la chiave della stanza numero 10 e gliela consegna - Le auguro un confortevole soggiorno. -

Sorride il ragazzo e Lourd con un cenno del capo imbocca subito le scale, ansioso di raggiungere la stanza.

Non è molto lussuosa, non è neanche grande, ma...Dio se gli sembra il paradiso in quel momento!

Si chiude la porta alle spalle e si butta a letto senza troppe cerimonie.

I soldi che gli rimangono in tasca sono sufficienti per fargli fare qualche altro giro di poker quella sera...

 

Rifocillato dalla dormita, e dopo aver chiamato il servizio in camera per farsi portare il pranzo, Lourd lascia l'albergo e torna al casinò, con il cuore sereno di chi è sicuro di vincere.

Sì, anche quella sera avrebbe vinto il jackpot e sarebbe stato sufficiente per tornare dalla sua famiglia e dimostrare che prima o poi le cose vanno meglio per tutti.

Sorride tra sé e sé, felice, ed entra al casinò.

Di nuovo nessuno lo guarda, nessuno si gira, nessuno lo degna di attenzione, ma a lui va bene così.

Giusto per riproporre la stessa situazione della notte prima, Lourd si avvicina alla stessa slot machine e gioca una moneta dello stesso taglio. Tira la leva e neanche si va venire il batticuore...è praticamente certo di quello che uscirà.

Intatti...tre ciliege!

Stavolta consapevole di quello che sta succedendo, si infila in tasca le monete e incassa la sua vincita.

Gioca una seconda volta ed escono tre sette.

Incredibile, è tutto esattamente uguale a quello che è successo la sera prima!

Non vuole forzare la mano della fortuna e lascia la slot machine, per quanto la tentazione di continuare sia veramente insopportabile.

Si siede allo stesso tavolo da poker e allo stesso posto.

- Sei ancora qui? -

Lo provoca il croupier con un sorrisino.

- Qui per vincere, sì. -

Lui invece si mantiene serio e si prepara a ricevere le sue carte.

È la seconda volta nella sua vita che vince.

Quando si alza dal tavolo lascia persone incredule e con il portafogli vuoto. La sensazione di onnipotenza che prova è qualcosa di assuefacente, quasi non vede l'ora di rimettersi a giocare.

Ma per quella notte ha finito, perché ha capito che deve fermarsi se non vuole perdere la fortuna che il Destino gli sta dando.

Decide di non chiamare il taxi e di camminare a piedi fino all'albergo.

Cammina pensando ai fatti suoi, allegro come poche volte nella sua vita. Anche se è stanco quella felicità non vuole lasciarlo.

- Tu sei Lourd? -

Salta su come una molla. Quella voce profonda lo ha colto all'improvviso.

Si volta e si trova davanti un uomo incappucciato.

La paura gli attanaglia lo stomaco tutto d'un tratto. Che sia l'uomo armato che l'ha cercato a casa qualche giorno prima?

Ma adesso i soldi per pagare ce li ha...

Con tranquillità risponde.

- Sono io. -

Anche se non vede il volto dell'uomo sotto il cappuccio sa per istinto che sta sorridendo.

- Ho saputo che ami sfidare il Destino. -

Lourd sorride istantaneamente.

- È così. -

- Vuoi giocare la partita della tua vita? - lui non riesce a chiedere altro, l'uomo lo interrompe prima di parlare - Al tavolo da poker, questa notte. -

E senza dare altri dettagli, se ne va, lasciando Lourd del tutto sconvolto.

La partita della sua vita?

Vorrebbe fermare quel losco figuro chiamandolo...ma non appena si volta quello che vede è solo la strada deserta e la luce dell'alba che comincia a rischiarare il cielo.

Percorre gli ultimi metri che lo separano dall'albergo con i pensieri che continuano a girare intorno a quella figura incappucciata.

Ma che cosa vuole da lui?

Paga per la stanza e quando entra si mette subito a letto.

Anche se si sente parecchio in ansia e nello stesso tempo in uno stato di eccitazione da adrenalina, crolla subito per la stanchezza.

 

La notte scende inesorabile e Lourd si risveglia con un unico pensiero: la partita di poker con l'uomo mascherato.

Neanche mangia, si limita a correre fuori dall'albergo verso il casinò, ben intenzionato a scoprire se l'uomo era serio quando gli aveva proposto quella sfida.

Quasi si stupisce di vederlo appena fuori la porta del casinò, eretto in tutta la sua altezza e avvolto ancora nel suo cappotto nero.

Cosa mai avrà da nascondere?

Lourd gli si avvicina con fare sicuro, anche se dentro di sé freme di paura.

- Sei venuto. -

- Io mantengo sempre la parola data. -

Dice solo l'uomo, con un tono di voce così profondo e serio che Lourd ha un brivido.

Lui lo precede dentro il casinò e si siede subito al tavolo da poker.

Lourd ha un brutto presentimento, sa che non dovrebbe sedersi a quel tavolo con quell'uomo ma...la curiosità e la bramosia di vincere la sfida con Destino sono più forti della ragione.

Si siede di fronte a lui, aspettando il momento in cui l'uomo si calerà il cappuccio...momento che non arriva: sembra determinato a tenerlo per tutta la sera.

Il mazziere comincia a dare le carte; è una partita a Poker Texano, un testa a testa tra loro due.

- Allora, per cosa giochiamo? -

Chiede Lourd. Gli vengono date le sue due carte e lui neanche le guarda: ha gli occhi fissi sull'uomo incappucciato.

- Una sola mano. Per il tuo cuore. -

Risponde l'uomo.

Una risata spontanea nasce dalle labbra di Lourd e di tutti i presenti (per lo più gente curiosa che si è avvicinata al tavolo).

- Forse non ci siamo capiti, io non sono di quella sponda. -

Ribatte Lourd con un mezzo sorriso. Qualcuno alle sue spalle annuisce in segno di fratellanza.

L'uomo incappucciato rimane per un istante in silenzio. Raccoglie le sue carte, le guarda, si muove con la massima tranquillità possibile.

- Se perdi la partita, perderai il tuo cuore, e verrai a lavorare per me nella mia Organizzazione. -

- E che cos'è quest'Organizzazione? Un covo di ricchioni? -

Ancora risate, ancora cenni di assenso. L'uomo incappucciato non ha nessuna reazione, rimane impassibile come una statua di sale.

- Hai intenzione di accettare la scommessa o no? -

Poggia le carte sul tavolo, con la faccia rivolta verso il basso in modo che nessuno possa vederle. Sembra quasi intenzionato a lasciare il tavolo.

Lourd sente una punta di panico prendergli il petto. Non può lasciarlo andare, ha questa fortissima sensazione, questo bisogno enorme di...giocare quella partita con il Destino.

- E se vinco? Che cosa succede se vinco? -

- Ti darò tutti i soldi che posseggo e potrai ricominciare da capo con la tua famiglia. -

Ecco, quella è forse la spinta che gli serviva.

È fatta, è fatta, già lo sente: ha vinto.

Finalmente una possibilità reale di uscire dalle tenebre in cui è impantanato ormai da troppo tempo.

- Va bene, accetto. -

Lo dice con tanta leggerezza che forse non si rende conto del guaio in cui si è appena cacciato.

L'uomo incappucciato fa un cenno d'assenso col capo e torna tutto assorto nelle sue carte.

Lourd guarda le sue subito dopo, il cuore che corre in petto.

D'altronde, a pensarci bene, anche se perdesse finirebbe con il guadagnare qualcosa. Quel tizio ha detto di volergli offrire un lavoro in un'Organizzazione, no? Magari è una ditta, un'azienda di qualche tipo, di certo i soldi non gli mancano se si può permettere di pagare la gente in quel modo.

Certo, avrebbe anche potuto avere poco e niente come possedimenti. Aveva detto “ti darò tutti i soldi che posseggo” ma lui effettivamente non ha idea di quanti siano quei soldi, può essere una presa in giro bella e buona. Quindi in caso di vittoria o di sconfitta ne sarebbe uscito comunque pulito.

Perché allora togliersi la possibilità di giocare?

Il mazziere posiziona cinque carte coperte sul tavolo, dopo di che gira le prime tre.

Nove di fiori, Jack di cuori, tre di cuori.

L'uomo incappucciato è il primo a fare la sua puntata. Cadono soldi sul tavolo come se fosse pioggia. Lourd ha una stretta allo stomaco...potrà rilanciare?

Si fa mentalmente i conti. Che punteggio avrà tra le mani quell'uomo per potersi permettere di fare una puntata tanto alta?

Punta anche lui, senza dire una sola parola.

Il mazziere gira la quarta carta coperta.

Cinque di picche.

L'uomo incappucciato passa. Lourd passa. Le carte girano. Il silenzio si fa pesante.

Il mazziere gira l'ultima carta.

Nove di quadri.

Lo stomaco di Lourd si attorciglia per la felicità.

Ha un punto, non un buon punto, ma è un punto.

Doppia coppia. In mano ha una J, da associare alla J e ai due 9 sul tavolo, ecco che esce la doppia coppia. Punteggio base, il più basso nel poker, ma sufficiente per consentirgli di puntare quando l'uomo incappucciato passa.

Per un secondo trattiene il fiato, se l'uomo non rilancia adesso vuol dire che il piatto è suo e che ha vinto la sfida.

Non rilanciare, non rilanciare” si ripete Lourd, anche se la sua espressione rimane neutrale, una vera e propria faccia da poker.

Ma l'uomo rilancia.

Il mazziere fissa Lourd, è stato lui il primo a puntare, quindi lui deve essere il primo a dire che punto ha in mano.

- Doppia coppia. -

Gira le sue carte e le mostra.

L'uomo incappucciato rimane in silenzio. Non si intuisce dove siano i suoi occhi o che espressione abbia o qualsiasi altra cosa. Quel suo rimanere impassibile è qualcosa di disumano. Sembra che neanche provi emozioni!

- Tris di 9. - il peggior scenario possibile: l'uomo ha in mano un 9, il che, unito con i due 9 che ci sono sul tavolo gli danno un punteggio superiore al suo - Hai perso. -

Lourd sta per dire qualcosa, qualcosa come “un altro giro!”, ma l'oscurità lo avvolge all'improvviso.

Preso dal panico, cerca di divincolarsi, scalcia, urla, ma sembra tutto inutile: quel mare di pece che gli stringe il torace gli mozza il respiro e gli rende impossibile anche solo emettere un fiato.

Prima di sprofondare del tutto e perdere i sensi, Lourd vede gli occhi gialli e soddisfatti dell'uomo fissarlo da sotto il cappuccio.

 

Quando si risveglia trema dal freddo. Deve essere notte perché tutto intorno è buio. Non si sente un solo rumore in giro. Tutto tace, fuori e dentro di lui.

Si porta una mano al petto chiedendosi che cosa mai ci sia di strano in lui, perché senta quel vuoto al posto del cuore.

- Luxord. - quella parola ha il suono di un nome, così lui si volta e trova dinnanzi a sé un uomo incappucciato che lo fissa - Sei pronto a venire con me? -

Lui piega di lato la testa. Perché mai dovrebbe andare con quell'uomo? Chi diavolo è?!

Si massaggia le tempie lentamente, sempre più confuso.

- Chi sei? -

- Sono il Destino, e tu hai perso la nostra sfida. Ora devi seguirmi. -

Lui si alza, si spolvera i calzoni, fissa la figura incappucciata.

Sì, ha ragione. Non ricorda come, quando e perché, ma sa che non mente, sa che ha realmente perso una scommessa, sa che non può tirarsi indietro.

Infila le mani in tasca e trova un mazzo di carte. Se le rigira tra le dita un paio di volte trovandole particolarmente confortanti.

- Giocheremo un'altra partita? -

Ma l'uomo incappucciato non risponde. Con un gesto della mano apre un varco oscuro e vi cammina incontro.

Anche se non ha ricevuto risposta, lui sa che un giorno sfiderà il Destino ancora una volta. E forse riavrà indietro quello che gli è stato tolto.

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Curiosità:

Knave of Hearts: fante di cuori

Punteggi nel poker in ordine crescente: coppia, doppia coppia, tris, full, colore, scala minima, poker, scala reale

Luxord gioca due tipi di poker, all'inizio quello all'italiana in cui i giocatori devono essere almeno quattro, poi il Texas Hold'em che può andare da un minimo di due ad un massimo di ventidue giocatori.

Giocare col morto: Si usa nel poker quando non ci sono sufficienti giocatori per una partita, così si danno le carte come se fosse presente un'altra persona, in modo da poter comunque giocare.


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The Corner

Con un po' di ritardo, ma eccoci arrivati alla fine!
Queste shot sono state un ottimo trampolino per riprendere a scrivere.
Nei prossimi giorni ci saranno cascate di aggiornamenti...
Grazie mille per avermi seguita e recensita,
un ringraziamento speciale a: 
Anima1992 (perché tu ci sei sempre, ti voglio un mucchio di bene amica mia)
SilverNightmare07
e, dulcis in fundo, a Claire Knight per le tue sentitissime recensioni che mi hanno davvero fatto tornare a pensare che in fondo quello che scrivo ha un senso.
A presto!

Chii

 

   
 
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