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Autore: tunztunzwaffle    07/07/2014    4 recensioni
|| Hunger Games!AU ||
"Un talento naturale, eh?" Fa una voce roca e profonda dietro di me. Mi volto di scatto e vedo Erik Lensherr sorridermi con aria amichevole. "Non mi risulta che nel Distretto 9 si faccia questo grande uso dell'arco. O almeno non credevo, dato che eri coperto di grano, alla sfilata." Mi giro di scatto, dandogli le spalle. Cosa vuole da noi? "Non mi risulta che siano affari tuoi." Gli dico tranquillo, sorridendo e scoccando un'altra freccia, ancora sorprendentemente vicina al centro.
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Spingo la sua mano lontana da me e mi dirigo a grandi passi verso l'ascensore, mentre lui si gira a guardarmi. Con lo scendere dell'ascensore, non riesco a sganciare lo sguardo da quello di Erik, che scompare lentamente dal mio campo visivo, ma che rimane accanto a me tutta la notte, con il suo sarcasmo, i suoi dannati intenti e il viso truce con cui mi ha fissato questa sera.
Charles è stato sorteggiato assieme a sua sorella e decide di lottare per farla sopravvivere.
Ma non può immaginare che un altro tributo gli metterà i bastoni fra le ruote.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Raven Darkholme/Mystica
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Note.
Come avrete notato, ho deciso di rendere la pubblicazione dei capitoli settimanale. Salvo eccezioni -dovrei avere un viaggio a breve- gli aggiornamenti saranno ogni sette giorni, Lunedì. La storia sta iniziando a prendere forma, e credo che, se continuo a scrivere capitoli di questa lunghezza, potrei finirla in 4, 5 o massimo 6 capitoli, ma dipende dalla logica che mi spinge a finire o meno un capitolo in un certo punto. E' possibile che i capitoli della storia all'interno dell'Arena saranno più brevi ma decisamente più intensi, ovviamente. I numeri delle annotazioni sono continui di capitolo in capitolo.

3. Si riferisce alle immagini che hanno rilasciato un po' di tempo fa per promuovere Mockinjay, in cui hanno mostrato gli abiti tradizionali di ogni Distretto. Se siete curiosi di vedere l'immagine a cui mi sono ispirata, chiedete pure -preferisco non inserire link esterni nell'HTML della storia.


La Commedia.

Non capisco perché il mio stilista senta la necessità di depilarmi. Sono un uomo, quindi dei peli non sarebbero poi tanto sconvenienti da parte mia. Eppure lui continua imperterrito il suo lavoro, con accuratezza maniacale; prima fa la ceretta e, nel caso fosse rimasto qualche pelo, se ne occupa con la pinzetta.
"E' doloroso, ma necessario!" Continua a dire pomposo, mentre io stringo i denti per il dolore che mi sta causando. Prima di iniziare il trattamento, Marcus, uno degli aiutanti del mio vero e proprio stilista che a quanto pare non si occuperà della mia cura per quanto riguarda la gestione della peluria e affini. In ogni caso, oltre alla depilazione delle gambe, mi depila anche il petto e cerca di rendere le mie sopracciglia "più presentabili"-a parole sue. Ma dopo la lunga tortura causatami da lui, Basilius e Illiricus, arriva finalmente il vero e proprio stilista. Sarà compito suo preoccuparsi del mio abbigliamente e di quello di Raven, in modo che sia totalmente in linea col mio distretto. Mi immagino vestito da spiga di grano e rabbrividisco, terrorizzato dalle idee che questo Alceus può avere riguardo la moda e i cereali e alla loro possibile combinazione. Beh, l'importante è, quantomeno, indossare dei vestiti. E' un uomo più elegante dei primi tre, che indossa un completo semplice e bianco, in contrasto con la pelle abbronzata. Mi squadra dall'alto in basso, facendomi sentire alquanto in imbarazzo, dal momento che sono nudo. Sembra star riflettendo. Più cerco di immaginarmi cosa indosserò questa sera, più tremo. Eppure lui sembra sicuro di sé e in parte questa sua sicurezza apparentemente non frutto di arroganza, riesce a darmi un po' di sicurezza. La preparazione continua per molte ore, finché, un'ora scarsa prima della cerimonia, fra pause per mangiare abbastanza silenziose -tralasciando qualche scherzo nervoso fatto con Raven o le frecciatine che Howlett e Lebeu si sono lanciati quasi perennemente, che avevano egualmente strappato un sorriso- sono pronto. Indosso una camicia dalle tonalità pastello, di un colore bianco che tende delicatamente verso il giallo; sotto al colletto sono state cucite delle spighe di grano che, intrecciate, vanno a coprirmi le spalle. Ogni rifinitura della camicia è realizzata con vere e proprie spighe; si snodano accanto a bottoni e ne seguono le cuciture. Sopra la camica indosso delle bretelle, anch'esse gialle, color frassino, ed evidentemente ispirate a quello che si può considerare l'abito tradizionale del Distretto 9(3) , un sistema per trasportare grandi quantità di grano senza occupare le mani. E' come un busto a cui è collegato un cesto, nel quale noi mettiamo il raccolto per trasportarlo. Ma su questo il cesto non c'è, ed è pieno di rifiniture dorate e regali, che lo rendono quasi elegante. La camicia sparisce sotto quella specie di salopette rigida e scomoda-che mi favorisce anche una postura più retta ed elegante- e finisce dentro ai pantaloni, anch'essi lignei, ma più vicini alle tonalità dell'olmo. Infine, le scarpe sono un semplice paio di mocassini laccati che mi ricordano quelli di mio padre, quelli che indossavo alla mietitura. Sento la porta apirsi e smetto di guardarmi allo specchio solo per capire di non essere che il cavaliere della star della serata. Raven splende, in un vestito dello stesso delicato colore della camicia. Le spighe cucite all'abito ne seguono le cuciture e disegnano immagini floreali sul tessuto, sino alla fine della gonna, dove le spighe sono messe in verticale, simboleggiando un campo di grano. Il corpetto è a cuore e valorizza le forme della ragazza. La frangia dei capelli è portata verso l'alto e poi mandata all'indietro, assumendo una forma singolare, ma senza osare, e i capelli biondi di mia sorella -ora più brillanti che mai- sono intrecciati con delle spighe, che accompagnano la frangia a ricongiungersi col resto dei capelli sulla nuca, da dove parte una folta treccia che le ricade su una spalla, richiamando ancora una volta il frumento. Le ciglia sono state infoltite da un mascara dorato, facendo nuovamente eco a quel cereale a cui siamo tanto legati. Ed effettivamente, anche se in un certo senso mi sembra pacchiano il modo in cui tutto di noi gridi "FRUMENTO" credo che sia io che lei non siamo mai stati così curati ed attraenti come lo siamo ora. Il mio sorriso si allarga lentamente sul volto e lei fa una piroetta. "Ta-da!" Esclama, facendomi vedere l'abito per intero. "Sei stupenda" le rispondo immediatamente io, scuotendo appena la testa e mormorando; se non pensassi che questa sfilata potrebbe essere una delle ultime cose che farò prima di morire, potrei addirittura trovarla piacevole. Ma al momento mi concentro sul fatto che Raven sorride, e anche io sembro esserne capace. "Anche tu stai bene, ma non quanto me" dice poi, con una finta aria di sufficienza. Rido. "Oh, davvero? Potrei farti lo sgambetto sul carro, non tentarmi" la minaccio, ridacchiando. Remy entra di fretta. "Raggazzi, su, sbrigatevi! Dobbiamo presentarci all'entrata della sfilata fra poco!"                                                
Cerco di capire perché dobbiamo arrivare in anticipo. Di cosa dobbiamo occuparci, di dare gli zuccherini ai cavalli? Non alzo gli occhi se non per portarli al nostro carro, e Raven fa lo stesso. Ha perso il sorriso nell'ascensore, mentre arrivavamo, per colpa dell'ansia. E anche io ora mi sento nervoso. So che i nostri abiti sono perfetti, credo di non averne visti di meglio fatti per il nostro distretto, ma non è quello che mi angoscia. Sento lo sguardo di qualcuno bruciarmi addosso. A malincuore, mi volto appena, gettando degli sguardi ai miei avversari. Senza sorprendermi troppo, noto che tutti stanno facendo la stessa cosa. Ma, solo dopo un po', noto gli occhi di qualcuno puntati proprio nella nostra direzione, quasi fissamente. Raven, avendo notato che qualcosa -o qualcuno- ha attirato la mia attenzione, mi imita e punta lo sguardo nello stesso punto. Un uomo aitante ha puntato lo sguardo verso di noi, ma notandolo ricambiato si volta appena, fingendo interesse per i cavalli del suo carro. Indossa una maschera di foglie che gli copre la prima parte del volto, lasciando scoperti solo gli occhi. E' a torso nudo, così che gli addominali e i pettorali tonici siano messi in risalto; delle liane -o una loro imitazione molto fedele- gli avviluppano gentilmente le braccia e gli fasciano obliquamente l'ombelico, senza però impedire di vedere la pelle nuda e chiara al di sotto. Porta due anelli scuri stretti al di sopra dei bicipiti -sempre allo scopo di evidenziarli, suppongo- mentre alla vita indossa una citura che con una spaccatura a V gli accarezza il pube senza però mostrare nulla, lasciando tutto all'immaginazione; infatti da lì parte una gonna verde, ruvida ed ispida, strappata da una parte al livello delle ginocchia, offrendo la visuale sulle gambe, anch'esse ben scolpite, che sono cinte da sandali di legno dal ginocchio in giù.                                      
Distretto 7. E' Erik Lensherr. Deve aver notato che il nostro sguardo persiste -credo che Raven non abbia ancora capito perché lo stiamo osservando- perché si volta appena verso di noi, sorride con la complicità di un amico e fa un occhiolino. Aggrotto le sopracciglia e mi volto verso di Raven, che vedo arrossire mentre punta nuovamente la sua attenzione sul nostro carro. "Raven" la chiamo. "Sì?" Chiede lei, ancora imbarazzata dalla gentilezza inaspettata del tributo. "Non pensarci neanche per un attimo." Le intimo, forse in modo troppo rude e freddo, perché lei non mi risponde e si volta. Vorrei continuare la nostra conversazione, ma non c'è tempo. Remy ci invita a salire sul carro, mentre Logan lancia uno sguardo diffidente a Lensherr. Credo stia cercando di capire le sue intenzioni, come sto facendo io. Saliamo sul carro e aspettiamo il nostro turno, dato che sappiamo che i primi ad uscire saranno i tributi del primo Distretto. Sento le grida del pubblico che acclama i favoriti e vedo i carri iniziare ad uscire, uno dopo l'altro. Sento le urla delle ragazze inferocite quando è il turno del settimo Distretto, che sembra aver puntato di più sul suo tributo maschio che sul tributo femmina. E invece, a cosa sta puntando Erik? Finalmente, è il nostro turno. Il carro inizio la sua sfilata e anche noi iniziamo a ricevere applausi e commenti invidiosi da parte delle ragazze che amano l'abito; incredibilmente, anche io ho delle ragazze ad  invocare il mio nome, e sento le guance diventare calde, segno che sto arrossendo. In qualche modo, così facendo, non faccio che amplificare lo scroscio degli applausi. Poi, improvvisamente, mi ricordo cosa ha detto Logan questa mattina. Mi volto verso di Raven, le sorrido, e le stringo più forte che posso la mano, alzandola poi al cielo e provocando una sua risata. Ridiamo e sorridiamo entrambi, salutando il pubblico, ma so che anche lei, come me, sta solo cercendo di fingere. Sono contento che ci riesca talmente bene. Alla fine della sfilata, arriviamo dentro all'Anfiteatro che segna la fine di questa grottesca parata, che mi ha anche offerto una visione di me stesso sul megaschermo, più falso che mai. E ho visto anche la mia mano e quella di mia sorella unite. E solo vedendolo su uno schermo, come ho fatto con tutti gli altri Hunger Games, capisco quanto menzognere siano state le nostre mani strette. Perché ci siamo legati l'uno all'altra, sia per il pubblico che per questo nostro effimero e disperato tentativo di strappare le nostre ultime gioie al mondo, ma nell'Arena rimane solo uno. Guardo Raven sottecchi, senza smettere di sorridere dolcemente. E questa sarà Raven. Il Presidente Kelly ci da il suo benvenuto ufficiale e poi i carri iniziano ad entrare nel Centro di Addestramento. Lì passeremo tre giorni, e svolgeremo tre sessioni di Addestramento. Dovremo assorbire tutto il possibile, prima di essere gettati gli uni in pasto agli altri.

Nel Centro di Addestramento, i tributi hanno le proprie camere in cui trascorrere la notte. Dopo essermi disfatto dei miei abiti grazie all'aiuto di uno staff di prepartori, mi ritrovo a fissare il soffitto, in biancheria, mentre penso a Lensherr e a quella criptica complicità che ha regalato a me e a mia sorella. A me e a mia sorella. A me e a Raven. Socchiudo gli occhi, sentendomi improvvisamente infastidito. Che quel piccolo ma inusuale gesto di intimità fosse unicamente per lei? Sicuramente. Spero che Erik non stia cercando di conquistare mia sorella per ucciderla, sarebbe spregevole, oltre che insensato. Più ci rifletto, meno ha senso. Perché avrebbe dovuto conquistare Raven, che non è fra i Favoriti e non si è nemmeno dimostrata forte come invece hanno fatto molti altri tributi femmina? Arriccio il naso, preso dai miei pensieri e da tutte quelle domande che non sembrano avere risposta. Sento bussare alla mia porta. So già chi è. "Entra" dico sorridendo. Lei entra, indossando un pigiama che sembra essere morbido e caldo e si stringe accanto a me. Ci addormentiamo abbracciati e senza parole, se non sussurri riguaro la magnificenza che siamo riusciti a dimostrate quella sera e le parole che il pubblico ci ha vomitato  addosso. Tutte parole effimere che servono solo per coprire ciò a cui stanno pensando, per non parlare di paure, di cose vere. Tanto vale mantenere la bugia ancora un po', quel che basta per godere del calore reciproco e degli ultimi ricordi che riusciranno a condividere, comunque vada. La notte passa, ma senza che io riesca a dormire o senza che Raven riesca ad evitare i brutti sogni.                                                                                                                                                                                    
I tributi fanno la prima colazione col loro accompagnatore e col loro mentore. Infatti, eccoci qui, ad una delle nostre ultime abbuffate. Certo, detta in questa maniera, la situazione si fa ancora più tetra. Sto pensando all'allenamento. Cosa dovrei fare come prima cosa? Lancio uno sguardo preoccupato a Logan, che intercetta i miei pensieri. "Oggi avrete la vostra prima sessione di allenamento." Inizia con un ovvietà. Spero abbia di più da dirci rispetto a questo.
"Non cimentatevi in cose che non sapete fare per nulla e occupatevi a rafforzare le vostre abilità, a meno che non pensiate di riuscire a fare qualcosa che possa fare la differenza fra la vita e la morte." Aspetto che aggiunga altro, ma non sembra intenzionato. "Per esempio?" Gli chiedo, facendo scattare un sopracciglio verso l'alto. "Per esempio accendere un fuoco, trovare dell'acqua..." Sbotta infastidito. So come accendere un fuoco? Non credo. E cosa dovrei potenziare? La mia forza fisica? So usare una zappa, che però può essere paragonata a poche armi. E in forza fisica sono svantaggiato rispetto a molti altri, come Victor ed Erik. Tutto questo sta vertendo verso una semplice soluzione: sono spacciato. Respiro appena più profondamente e, per qualche secondo, tengo l'aria nei polmoni prima di ributtarla fuori. Logan lo nota. Stiamo per scendere per allenarci, Raven mi precede e, prima di entrare in ascensore, il mio mentore mi ferma, prendendomi per una spalla. "Attento a quello del Distretto 7." Annuisco, senza voltarmi verso di lui, ed entro nell'ascensore.  
Scendiamo verso il Centro di Addestramento e Remy si lamenta, dato che siamo arrivati in ritardo. Tutti i tributi sono riuniti attorno ad una donna che sta già parlando, mentre degli assistenti ci appuntano frettolosamente il numero 9 sulla schiena e ci spingono verso l'agglomerato di odio che è diventato il cerchio dei tributi. La donna che sta parlando ci lancia un'occhiata fulminante, ma continua a parlare; sembra abbia appena cominciato. E' Atala, la capoistruttrice e ci dice come funzionano gli allenamenti, e cosa è severamente proibito -come fare prove di lotta con altri tributi. In breve, alla fine della spiegazione, io e Raven ci troviamo spaesati, indecisi su cosa scegliere. Alla fine mi espongo: "Vado a provare ad accendere un fuoco. Che ne dici?" Propongo, con un sorriso sghembo. Lei annuisce grave, seguendomi verso la postazione adibita. I Favoriti si stanno esibendo nelle loro tecniche di combattimento con armi letali, cercando di intimorire gli avversari. Faccio scivolare lo sguardo ad una postazione che mi ha incuriosito, dopo essere riuscito -con un'oretta buona di addestramento- ad accendere un fuoco. Alex Summers e Victor Creed ridacchiano, guardando da questa parte. So quanto rischio di rendermi ridicolo, ma decido di farlo comunque, per qualche motivo. "Raven, torno subito." Le dico, allontanandomi mentre lei continua a cercare di infiammare un mucchietto di foglie secche senza alcun successo. Eccola lì, vuota, la postazione dell'arco. Non credo di saper usare un arco. Ma non ho saputo resistergli. L'istruttore inarca un sopracciglio, non riuscendo a capire se ho intenzione o meno di provare. Cedo. Mi da delle nozioni base. La schiena dritta, come impugnarlo, quando rilasciare la corda. Poi mi mette un arco in mano e si fa da parte, aspettando che io provi.                                                                          
E' così vicina dal centro che io stesso stento a crederci, mentre l'istruttore si complimenta con me, sorpreso. "Un talento naturale, eh?" Fa una voce roca e profonda dietro di me. Mi volto di scatto e vedo Erik Lensherr sorridermi con aria amichevole. "Non mi risulta che nel Distretto 9 si faccia questo grande uso dell'arco. O almeno non credevo, dato che eri coperto di grano, alla sfilata." Mi giro di scatto, dandogli le spalle. Cosa vuole da noi? "Non mi risulta che siano affari tuoi." Gli dico tranquillo, sorridendo, per poi voltarmi nuovamente e scoccare un'altra freccia, ancora sorprendentemente vicina al centro. Temo che siano delle coincidenze, quindi ci riprovo più volte, mentre Erik mi osserva silenzioso. Eppure, salvo uno o due tentativi, vanno tutti a buon fine. L'uomo dietro di me fischia, come per complimentarsi, immagino. O è sarcastico? "Speriamo ce ne siano nell'Arena." Commenta semplicemente e stavolta sono sicuro sia ironico. Quindi mi giro per rispondergli, non potendo fare a meno di notare che è molto più vicino rispetto a prima. Almeno abbastanza da sentire il suo alito in faccia, constato. "Speriamo" ribatto seccamente senza cambiare espressione, sperando che Erik perda soddisfazione nel provocarmi senza risultati. Ma lui non demorde e rimane vicino. Per la prima volta, noto i suoi occhi. Sono grigi, anche se altre volte mi erano distrattamente sembrati azzurri, e taglienti; brillano di un bagliore metallico e, allo stesso tempo, vedo delle onde di colore nascere dalla sua pupilla e disegnare ombre appena più scure fino alla linea nera, sottile e marcata che determina la fine dell'iride. Deglutisco e lui segue il movimento del mio pomo d'Adamo, accarezzando il collare con lo sguardo e riagganciando i nostri occhi. "Scomodo?" Mi chiede semplicemente. Per quanto l'abbia detto in modo ambiguo, capisco perfettamente a cosa si riferisce. Ma come posso rispondergli? Perché dovrebbe importarmi se dice cose pericolose per se stesso -considerando che è a Capitol? All'improvviso, una voce spezza quel momento eterno. "Erik!" Summers richiama la sua attenzione, quindi l'uomo dai capelli corti si gira e si avvia verso il ragazzo, lasciandomi qui a boccheggiare nella mia confusione. Cosa cerca? Qual'è la sua tattica?

Anche il secondo giorno di allenamenti mi alleno con l'arco, mentre vedo Erik cimentarsi in attività come i nodi o gli ami; il primo pensiero che formulo è che abbia ricevuto un consiglio come quello che Logan ha dato a noi -e che mi ha fruttato un rimprovero ed una lode nel giro di cinque minuti dallo stesso. Poi inizio a pensare che stia cercando di occupare il tempo, certo che saprà organizzarsi nell'Arena. Ho deciso di prendere in osservazione i tributi, per capire che genere di avversari ho. Ne ho già inquadrati molti. Hank McCoy, per esempio. E' molto intelligente e si vede, ma non riesce in qualsivoglia attività manuale, che, sostanzialmente, sono l'unico tipo di attività che si svolgono negli Hunger Games. E' giusto che la forza sia accompagnato dall'intelletto, ma un genio particolarmente impacciato e non molto furbo per quanto riguarda tutti i campi che non siano la scienza, non potrà mai fare molto all'interno dei giochi. Guardandolo, mi sento in pena per il fatto che il mondo sta per perdere una mente brillante in una sfida priva di senso e brutale. La ragazza del suo stesso Distretto sembra egualiarlo in impaccio, ma non sembra altrettanto intelligente. Sposto lo sguardo verso altri tributi e, involontariamente, lo sguardo mi cade sulla cerniera della felpa di Emma Frost, tirata fin troppo giù per non attirare l'attenzione di un venticinquenne. Raven è accanto a me e mi tira uno scappellotto, causandomi una risata imbarazzata. Eppure, tranne qualche dettaglio sui tributi, non scopro nulla di interessante. Ognuno è esattamente come sembra; eccetto Lensherr forse, che, nonostante le attività per lo più secondarie in cui si cimenta, sembra avere buone possibilità di allearsi coi Favoriti. Anche oggi lancia una fugace ma intensa -e seducente?- occhiata nella nostra direzione, e sorprendo nuovamente Raven ad arrossire. Non ho ancora capito le sue intenzioni e temo sempre più che quando le capirò, sarà troppo tardi. Decido di parlare con Logan, più tardi, dato che non sembro capace di arrivarci da solo. Mi sento terribilmente ingenuo.                                                                                            
Dopo la cena, aspetto che Raven vada nella sua stanza per cambiarsi e gli poso una mano sulla spalla. "Ho bisogno di parlarti." Esordisco, a voce bassa. Lui alza le spalle e si volta verso di me. Senza alzare il mio tono di voce, abbasso la mano dalla sua spalla per portarmela alla tasca dei pantaloni. "Cosa ne pensi di Erik?" chiedo, per poi chiarire. "Il ragazzo del Distretto 7." Lui sembra turbato -anche se effettivamente lo sembra sempre. "Credo che stia tramando qualcosa." Borbotta. "E finché non so di cosa si tratta, non mi piace." Ringhia, cercando ancora di non farsi sentire, capendo che non voglio allarmare Raven. Ed è proprio su di lei che mi rimbecca. "Attento alla sorellina." Mi ammonisce. "Guarda il ragazzo con occhi strani. O il contrario." Conclude, fingendosi molto concentrato sul suo sigaro. Allora non è stata solo una mia impressione. Questo mi rassicura sulla mia salute mentale, ma non molto per quanto riguardi le carte coperte di Erik, incognite fin troppo scomode per noi. Logan non dice nulla sulle alleanze, ed intuisco che nessuno ha voluto allearsi con noi, molto probabilmente. Non chiedo neanche degli sponsor, per quelli è troppo presto. Quando torno nella mia stanza, trovo Raven ad aspettarmi, già infilata nelle coperte, che mi guarda. Mi sento come se mi stesse chiedendo qualcosa. Mi infilo nel letto e l'abbraccio, finché lei non si addormenta. Ma io non riesco a chiudere occhio. Soli due giorno all'Arena. Soli due giorni alla morte. Deglutisco. Non so neanche se riuscirò a superare il bagno di sangue iniziale, per quanto io sia determinato a salvare mia sorella. Non riesco a rimanere fermo qui, quindi mi alzo con delicatezza, cercando di non svegliare la mia bella addormentata, ed essendo ancora vestito, sgattaiolo fuori dalla mia stanza. Prendo l'ascensore. Se devo morire, c'è ancora qualche cosa che devo fare. Mi appunto una lista mentalmente. Quali saranno i miei rimpianti? Avrei voluto vedere il mondo, ma ho sempre saputo quanto fosse impossibile. Ma posso per lo meno vedere Capitol City illuminata a festa di notte. Muovo i miei primi passi sul tetto, avvicinandomi al bordo. Mi chiedo se non si preoccupino dei tributi, di quello che potrebbero fare, ma allungando la mano, ho le mie risposte. Vedo una scintilla e allontano subito le dita con cui ho evidentemente tocca una barriera elettro-magnetica. Se provassi a buttarmi, verrei rispedito indietro. Getto i miei occhi famelici sulla vista che ho da lì. Capitol City è una città pulsante di vita che, come un cuore, non smette mai di battere fino alla sua morte; brulica di persone indaffarate che cercano di rimanere in equilibrio sui loro ridicoli tacchi e anche a quest'ora di notte ogni tanto si sente un grido. Vedo le macchine sfrecciare velocemente per brevi tratti di strada per poi incastrarsi nel frenetico traffico notturno. Penso che, in fondo, anche loro sono schiavi. Ma in modo diverso da lui. Loro sono schiavi del loro modo di vivere e delle loro convinzioni assurde, schiavi del consumo e delle tendenze. Io sono il loro schiavo. Sfioro delicatamente il collare, con l'indice e il medio, prima di sentire dei passi dietro di me. Qualcuno si è avvicinato, i passi sono stati ovattati dal vento che tira. Mi volto di scatto e vedo Erik che mi guarda sorridente. "Allora non sono l'unico che viene qui a pensare." Inizia. Sospiro pesantemente, ma rispondo con un sorriso frettoloso, sempre per non dargli la soddisfazione di farmi impazzire -come sta realmente facendo. "Tranquillo, non ho intenzione di trattenermi." Le parole escono più ostili di quanto non vorrei, e lui inarca un sopracciglio, incuriosito. Inizio ad incamminarmi verso l'ascensore, passandogli vicino, ma lui mi mette una mano sul petto, per fermarmi. Sta per dire qualcosa, ma parlo prima io. "Quali sono le tue intenzioni?" Gli chiedo, stavolta con un tono grave e un'espressione altrettanto seria. Gira lentamente il capo verso di me, con le sopracciglia che accentuano quello che per me è sempre stato un sorrsio sarcastico. "Sopravvivere. Le tue?" Sì, è decisamente sarcastico. Spingo la sua mano lontana da me e mi dirigo a grandi passi verso l'ascensore, mentre lui si gira nella mia direzione. Con lo scendere dell'ascensore, non riesco a sganciare lo sguardo da quello di Erik, che scompare lentamente dal mio campo visivo, ma che rimane accanto a me tutta la notte, con il suo sarcasmo, i suoi dannati piani e il viso truce con cui mi ha fissato questa sera mentre scomparivo nel cemento.

Il terzo giorno, a mezzogiorno, ci chiamano per le nostre prove. Prima di me, osservo entrare altri tributi. Molti sembrano aver dato il meglio di loro. Erik entra composto, ed esce sudato, trattenendo il fiatone e passandosi una mano fra i capelli corti, ma fluenti e quasi sempre ordinati. Non ci avevo fatto caso fin ora. Mi passa vicino con la fronte corrugata; sembra preso da uno scatto d'ira e si getta rabbioso nell'ascensore, premendo il bottone del suo piano con una certa violenza. Cerco di ignorarlo. In breve arriva il mio turno. Lancio uno sguardo a Raven ed entro. Capisco la rabbia di Erik solo ora. Gli Strateghi. Sono gli organizzatori degli Hunger Games, e devono valutare le nostre performance alla fine dei giorni di Addestramento, assegnadoci un numero da uno a dodici, che segna le probabilità che i Tributi hanno di vincere. I risultanti escono questa sera, ma dubito che saranno in grado di valutarci senza guardarci. Sono troppo occupati nel loro banchetto, ma nonostante questo, faccio del mio meglio. Sfoggio la forza fisica di cui dispongo spostando energicamente oggetti pesanti -solo quelli che sono certo di poter lanciare senza morire- poi do una breve dimostrazione con l'accetta, la cosa più simile alla zappa che vedo, ignorando completamente la scure che vede abbandonata sul terreno. Immagino uno dei Favoriti maneggiarla senza alcun problema, e rabbrividisco interiormente. Alla fine, azzardo: prendo l'arco e tiro tre freccie. Manco il bersaglio una volta, un'altra mi avvicino al centro e la terza, incredibilmente, lo prendo in pieno. Mi dicono che posso congedarmi e così faccio. Mentre esco, do una pacca di incoraggiamento a Raven e mi infilo nell'ascensore, preoccupato, con un'espressione corrucciata.                                                                                                                                                                
Quella sera, in televisione, ci sono i punteggi. Poco prima, dopo un pomeriggio di chiacchere, arriva la fatidica domanda di Remy. "Com'è andata oggi?" Io sollevo le spalle, non sapendo bene come rispondere. "Non ci guardavano neanche." Risponde invece Raven, ammutolita. Remy sospira, guardandoci come una mamma chioccia guarda i suoi ingenui pulcini, mentre Logan non si interessa al nostro discorso e guarda la televisione. In poco, iniziano a passare i punteggi. Molti sono prevedibili; alti per i Favoriti, un po' più moderati per gli altri. Sto bevendo del succo di arancia e rischio di sputarlo quando vedo il punteggio di Erik. Undici. Credo di averlo proprio sputato sulla tovaglia invece, da come mi sta guardando Remy -un miscuglio incerto di disgusto e pena verso 'coloro che non hanno potuto ricevere un'educazione decente'. Beh, almeno so per certo che Remy preferirà sempre noi ai ragazzi del Distretto 12, sottoposti anche loro a condizioni di fame, probabilmente anche peggiori delle nostre. Anche se non posso esserne sicuro, non avendo mai visitato il Distretto 12. In ogni caso non è rose e fiori da nessuna parte, sicuramente. Arriva il mio punteggio. Sette. Strabuzzò gli occhi e tutti si complimentano con me, Remy e gli stilisti, che fino ad ora avevano confabulato fra di loro, emettendo gemiti di sorpresa e cercando di soffocare commenti sussurrati che evidentemente preferivano non udissimo. Poi arriva quello di Raven. Quattro. Tutti si rabbuiano, mentre Logan rimane impassibile. "Il risultato di adesso non conta." Soffia, mentre si serve del vino nella coppa. "Potrai sempre dimostrare quanto sia sbagliato, una volta là dentro." Cala un silenzio pesante, probabilmente più di quello di prima, che viene poi spezzato dall'allegria forzata dei capitolini. Che l'improvvisa quiete sia stata causata dal fatto che nessuno di noi è davvero certo di cosa Raven potrà dimostrare nell'Arena? Sorrido ai nostri stilisti che, con quegli scatti di allegria falsissimi, hanno comunque tinto di sfumature meno pesanti l'atmosfera e portato il sorriso a mia sorella. Domani ci sarà l'intervista in diretta nazionale e continuo a pensare per tutta la cena a come dovrò comportarmi e cosa dovrò fare. In ogni caso, Logan ci preparerà. "Ah, domani..." inizia, prima che tutti abbandoniamo la stanza da pranzo. "...sarete preparati separatamente." Questo è uno dei motivi per cui non mi piace Logan. Non si riesce a capire cosa gli passi per la mente finché non lo dice in modo palese. E decisamente non l'ha appena fatto.

Nella mattinata, sono io a prepararmi. Logan e Remy mi consigliano di essere gentile, sorridere al pubblico, immaginare di essere amici. Mi danno nozioni fondamentali, suggerimenti per mantenere viva la conversazione. Alceus mi dice che mi presenterà l'abito nuovo solo quella sera e, per quanto mi fidi del suo buon gusto, ho comunque paura di cosa si trovi sotto il velo nero, ma lo nascondo con un sorriso di circostanza mal riuscito. Nel pomeriggio tocca a Raven. Mi torco le mani per tutta la giornata. Non ho mai parlato di fronte a così tanta gente, vorrei sapere perché Logan ha deciso di separarci, vorrei avere la certezza di poter fare bene e vorrei poter comprendere cosa debba dire a Raven in più che a me non ha detto; perché, date le nozioni puramente basiche di cui Logan mi ha fornito, è ovvio che le debba dire qualcosa in più e non qualcosa in meno. A cosa la sta preparando?                                                                      
Alla fine arriva il fatidico momento della serata in cui Alceus ha deciso di rivelarmi il suo abito. Lo libera repentinamente dal velo nero che lo copre. E' un completo corvino, fornito di cravatta che ha un solo ed importante dettaglio rilevante; un gilet azzurro di un materiale brillante, quasi laccato, che al tocco -come scopro non appena avvicino la mano allo stesso, sembra velluto. Gli sorrido entusiasta. "Si intona coi tuoi occhi." Risponde semplicemente lui, prima di eclissarsi. So che, mutamente, in qualche modo, ci siamo scambiati dei ringraziamenti. E' solo che è così difficile abbandonarsi a ringraziamenti commoventi ed abbandonare questo forzato modo di comportarmi naturalmente, proprio perché, sapere che sto per morire, mi spinge a far finta di non saperlo.  
Incontro Raven e Logan nell'ascensore, accompagnato fin lì da Remy. Dobbiamo dirigerci all'Anfiteatro. C'è qualche istante di silenzio, che io passo ad osservare la bionda. Indossa un vestito corto e dorato; il corpetto è a cuore, stretto sino in vita, dove l'abito si apre in delle balze sbarazzine che le arrivano alle cosce, qualche centimetro sopra il ginocchio. "Perché?" Chiedo infine io, senza neanche girarmi verso il mio mentore. "Mh?" Risponde lui, inarcando una delle due folte sopracciglia. "Perché ci siamo preparati da soli?" Specifico io. C'è un momento di esitazione, Logan tentenna, ma alla fine risponde. "Potrebbe avere sorprese che tu non avrai." Troppo vago, ma è troppo tardi. L'ascensore si è aperto e il percorso da lì al palco dietro all'Anfiteatro è troppo breve o almeno abbastanza da permettere che la calca dello staff di preparazione ci sia già addosso, per poi farci raggiungere gli altri Tributi. Ogni stilista ha saputo giocare bene sul corpo del proprio modello. Emma è stupenda, fasciata in un vestito che stuzzica con le sue trasparenze, bloccando gli occhi in un gioco di vedo e non vedo di tonalità di azzurre, forme, brillantini. Non posso dire lo stesso di Creed, che sembra più che altro un gorilla costretto in un abito da imprenditore, e da come si agita, credo che condivida a grandi linee la mia opinione. Caesar Flickerman si destreggia bene in ogni intervista, riuscendo a far splendere a modo suo ogni tributo e a farli risultare molto più divertenti di quanto qualcuno non sia in realtà. Ogni intervista dura 3 minuti ed infatti, in breve -una manciata di minuti- arriva anche la sua. Erik fa capolino dalle tende e sorride in modo composto il pubblico, esibendo un sorriso contenuto, ma caloroso. Indossa un completo sobrio, grigio, una camicia bianca e una cravatta nera. Il suo stile altero ne mette in evidenza i lineamenti duri, la mascella squadrata e virile e lo sguardo penetrante, anch'esso tinto di tonalità grigie. Un gruppo in particolare di ragazze chiama il suo nome e lui dimostra il suo interesse verso di loro con un occhiolino. Caesar ride. "Ti sei già guadagnato delle fan, eh?" Chiede retorico. Erik si accomoda sulla poltrona, appoggiandosi allo schienale e portando la caviglia sinistra -quella rivolta a pubblico e telecamere- sul ginocchio dell'altra gamba, riuscendo ad ottenere una posizione dignitosa ed elegante, senza mai smettere di essere mascolino. Sorride divertito. "Oh, beh, contro ogni aspettativa." Commenta con la sua voce bassa e profonda. Non c'è da stupirsi che abbia un gruppo di vere e proprie ammiratrici, è un uomo affascinante, impossibile negarlo. Caesar si getta in una nuova risata, per poi contraddirlo. "Ma come, un ragazzo bello come te che ha così poca autostima?" Erik è tempestivo e parla con la sicurezza di una persona carismatica. "Se lo dici tu, mi fiderò di te. Ma temo che siano i fatti a parlare." Caesar inclina la testa, assumendo una delle sue solite espressioni esagerate, che ora è un misto fra stupore e un sorriso sghembo. "Non dirmi che non hai nessuno che ti aspetta a casa!" Il giovane chiude un attimo agli occhi, come colpito da quella affermazione, per poi scuotere appena la testa. "Nessuno." Conferma. Non posso fare a meno di chiedermi quanto quella parola potesse aver assunto il significato generale o meno, a giudicare dalla reazione apparentemente ferita dell'uomo che vedo nello schermo, dietro al palco. Raven aggrotta le sopracciglia e prende fiato. Ho l'impressione che mi stia nascondendo qualcosa. "Non sarà mica perché sei una persona inafferrabile?" Chiede Caesar, indicandolo con ironia e ricevendo assenso del pubblico, che poco prima si era dispiaciuto per il giovane e solo tributo. La risata dell'altro è cristallina, ma sembra coprire un'incrinatura nella voce. "In realtà qualcuno che mi ha afferrato ci sarebbe, ma dubito che..." lascia la frase in sospeso, finché Flickerman non lo spinge a fornire più dettagli. "Su, su, non essere timido, dicci di più!" Tira un sospiro, Erik, e abbassa appena le spalle, tenute fino a quel momento in una posizione alta e fiera. Nel pubblico la tensione cresce. "Soltanto uno di noi uscirà vivo di qui." Soltanto ora capisco. Le confidenze. Le preparazione separate. L'atteggiamento ambiguo del tributo del Distretto 7 nei loro confronti. Vuole giocare ad uno spettacolo delle marionette e ha scelto una preda facile che gli assicuri un dramma a poco tempo dall'inizio dei giochi, per guadagnarsi più sponsor. Caesar sembra commosso. "Su, non ci tenere sulle spine, dicci chi è!" Anche dietro al palco tutti sembrano trattenere il fiato, lanciandosi occhiate sospettose fra di loro, soprattutto al tributo femmina del settimo Distretto, una ragazza magrolina e perennemente tremante. "E'..." sembra essere in difficoltà, ma so benissimo quale nome sta per dire. Raven. Vuole giocare con la vita di mia sorella. "...Charles Xavier, il tributo del Distretto 7." Il pubblico si esalta improvvisamente, gridando parole di incoraggiamento, in un'improvvisa onda di commozione e sorpresa. Anche Caesar spalanca gli occhi e la bocca, portandosi una mano al cuore. "Chi vuole sentire una sua risposta?" Si sentono grida entusiasmate da tutto il pubblico, mentre il segnale acustico che segnala la fine dell'intervista di Erik scatta. "Oh, beh, peccato! A presto Erik, e..." si prende una pausa per ammiccare eloquentemente alle telecamere ed indicare con un cenno della testa le tende dietro al palco. "...buona fortuna, per tutto!" L'altro ride e si dirige dietro al palco, dove il tempo si è fermato. Tutti si sono girati a guardarmi, Raven per prima, confusa e sorpresa, mentre io cerco ancora di metabolizzare le informazioni che ho appena ricevuto. I tributi dell'ottavo Distretto mi guardano malissimo e passano furiosamente vicino ad Erik mentre lui esce dal palco senza degnarli di uno sguardo. Gli abbiamo rubato la scena: ora la gente, durante le loro interviste, non farà che pensare alla rivelazione del tributo del settimo Distretto e alla mia risposta. Certo, ma quale risposta? Sento il panico salire. Cosa dovrei fare? Raven mi mette una mano sulla spalla. "Charles, Logan pensava che sarei stata io la persona a cui si sarebbe dichiarato." Inizia, partendo in quarta. "Anche io lo pensavo." Bisbigliò stizzito, al limite dell'esasperazione. "Quindi, io sono pronta all'evenienza e tu no." Alzo immediatamente gli occhi sui suoi. Aspetto che continui, guardandola torvo. "Devi dire che lo hai appena conosciuto e che questa dichiarazione ti ha preso tanto alla sprovvista, che non riesci a decidere dei tuoi sentimenti così facilmente. Poi il resto verrà da sé, vedrai." Mi rassicura. La sua raccomandazione sembra quasi uscire dalla bocca di Logan, abituato come sono ad immaginarlo come colui che ci da le direttive. Annuisco, cercando di tranquillizzarmi. Due segnali acustici e sarà il mio turno. Due tributi. Sei minuti.                                                                  
I tributi del Distretto 8 hanno interviste molto meno emozionanti rispetto alle altre; è evidente che il pubblico freme nell'attesa della mia intervista. E alla fine, il mio turno arriva. Entro sorridente, non appena vedo il tributo femmina dell'ottavo Distretto, Angel, uscire con un'espressione minacciosa dipinta in volto -nonostante le sue modeste dimensioni- e la rabbia saettare nei suoi occhi neri. E chi può darle torto? Le ho sottratto la più grande occasione dei giochi di ottenere il favore degli sponsor, seppur involontariamente. Faccio capolino sul palco e il calore che arriva dal pubblico è maggiore di quello che è stato dato a qualsiasi altro tributo in entrata, e secondo soltanto all'uscita di scena di Erik. Mi siedio di fronte a Flickerman sorridendo radiante e salutandolo con un'amichevole stretta di mano; tengo le gambe appena divaricate e appoggio i gomiti ai braccioli della poltrona, facendo ricongiungere le mani, intrecciate, di fonte al mio torace. "Senti Charles, so che dovrei farti molte altre domande su di te prima..." inizia, fingendosi interdetto sul da farsi. "...ma il pubblico è così curioso, che non resisto. Prima un giovane uomo ti ha dichiarato i suoi sentimenti, ha rivelato al mondo l'intensità dell'amore a che si è instaurato subito in lui." Il discorso pomposo è accompagnato da gesti ed espressioni teatrali e, soprattutto, dalle urla estasiate del pubblico. Ridacchio, imbarazzato -come effettivamente sono. "Quale sarà la tua risposta?" Mi chiede infine, guardandomi dritto negli occhi con il luccichio di un giornalista che ha appena addentato un grosso scoop che gli brilla negli occhi. In pochissimo tempo, nella mia testa faccio calcoli, relazioni, cerco di dare la risposta meglio costruita. "Oh, b-beh, non ci conosciamo da molto e..." Mi porto una mano sul collo, arrossendo. Non riesco a fare altro che farfugliare, ma si sentono un sacco di 'aw' provenire dal pubblico, che non fanno che aumentare la mia sensazione di essere un fenomeno da baraccone. "...E...e credo che anche se ricambiassi i suoi sentimenti, ormai non si potrebbe fare nulla, no?" Sorrido, ma le parole sono uscite più amare e velenose di quanto non credessi, mentre abbasso lo sguardo al pavimento, torturandomi le mani. Delle signore fra il pubblico devono aver confuso il mio imbarazzo per dispiacere, perché si commuovono rovinosamente, trascinando con loro metà della platea. Sono stato abbastanza ambiguo e vero da dar loro l'llusione che questi Hunger Games saranno ancora più commoventi del solito. So che Erik potrebbe voler fare in modo di uccidermi solo per guadagnare più sponsor col suo dolore, ma so anche che ormai sono dentro al gioco fino al collo e non mi rimane che scegliere bene le carte, quali mosse fare. Giocherò la mia partita.                                                                                                                    
Che la commedia abbia inizio.
   
 
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