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Autore: Pandi34    08/07/2014    1 recensioni
Nel momento il cui Caliel, angelo custode, decide di abbandonare il Paradiso per scendere sulla Terra, segna il suo destino. Ma forse la sua sorte è proprio quella: abbandonare tutto per amore.
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stefano entrò in casa, gettando malamente sul tavolo il portafogli e il cellulare, un vecchio Nokia ammaccato. Con una rapida occhiata scorse Caliel, seduto sul divano con un blocchetto di fogli e una matita che non sapeva di possedere fino a un minuto prima.
Sorrise e si avvicinò all’angelo, che stava disegnando.
-“Cosa disegni?”- chiese Stefano.
-“Niente, solo la tua cucina”- rispose Caliel, staccando gli occhi dal foglio. Il suo sguardo incrociò quello del moro e lo sostenne per qualche attimo, poi riprese a fissare il suo capolavoro di disegno.
-“E’ bellissimo, sai? Davvero.”
-“Ti ringrazio”- biascicò l’angelo sorridendo. Poi aggiunse -“ho visto il tuo biglietto.”
-“Ah già, me ne stavo dimenticando. Ti va una tazza di caffè?”- asserì Stefano, e apparve come un tentativo di rinviare la conversazione.
-“Sì, grazie.”
Stefano si avvicinò ai fornelli e preparò la moka, poi prese due tazzine e si mise a giochicchiare con esse aspettando che il caffè fosse pronto. Ad essere sinceri, non gli andava poi così tanto di affrontare quella conversazione con Caliel, specialmente perché aveva paura di fare la figura dell’idiota. Lui, che non aveva mai consentito a nessuno di restare a casa sua oltre una notte, si ritrovava ora ad aver pregato uno sconosciuto di aspettarlo per parlare.
Ci aveva pensato per tutta la giornata, in macchina, in officina, al bar per pranzo e ancora in macchina, al ritorno. Si era sforzato di trovare le domande e le parole giuste, con scarsi risultati. Lui era quel tipo di persona che andava subito al sodo, senza tanti preamboli o frasi varie.
Il ribollire del caffè lo destò dai suoi pensieri, così versò il caffè nelle tazzine che ripose sul tavolo. Si sedette, e Caliel fece lo stesso, mettendosi di fronte a lui.
-“Allora, cos’hai fatto oggi?”- chiese Stefano, dando nuovamente l’impressione di voler rimandare le questioni importanti.
-“Ho pensato.”
-“Sì, e a cosa?”
-“A cosa avresti avuto da dirmi.”
La risposta dell’angelo spiazzò Stefano, che rimase in silenzio per qualche istante. Aveva cercato di fuorviare la conversazione, ma Caliel lo aveva ricondotto sulla “retta via”.
-“Beh, ecco… volevo chiederti delle cose”
-“Okay”
-“Dove abiti, Caliel?”
L’angelo scosse la testa.
-“Non vuoi dirmelo?”
-“No, è che…”
-“Hai una casa?”
Scosse nuovamente la testa.
-“E hai un lavoro?”
-“Lo avevo…”- rispose l’angelo, iniziando a fissare il caffè che andava raffreddandosi nella tazzina.
-“Okay, non preoccuparti… ehi, guardami. Non è un gran problema, un lavoro lo puoi sempre trovare.”
L’altro annuì, sollevando solo per un attimo lo sguardo dalla tazzina.
-“Ho un amico che gestisce un negozio d’abbigliamento, mi deve un favore.”
-“Non sei costretto…”
-“A me non crea problemi”- asserì Stefano, gesticolando con la mano come a voler scacciare via qualcosa. -“Certo, se mi dici che non ti piace perché è troppo gay…”- aggiunse, e si mise a ridere. Caliel sorrise e si asciugò una lacrima, sperando di non essere notato dall’altro.
-“Grazie, ti devo un favore.”
-“Nah. E senti, per la casa…”- iniziò Stefano, bloccandosi quando l’angelo si mise a guardarlo.
-“Cioè, se ti va…”- riprese -“Se non è un problema… Puoi rimanere qui, ecco.”
Caliel sorrise, e aveva il sorriso più del mondo, perché era sincero. E anche perché aspettava quella notizia dal momento in cui aveva letto il bigliettino lasciatogli sul tavolo.
-“Ti devo due favori, ora.”
-“Non dire cazzate, è stata una mia idea in fin dei conti.”- disse Stefano, allungando una mano sul tavolo fino a sfiorare quella di Caliel. Poi gliela strinse, beandosi di quel contatto come le ragazzine con il loro primo fidanzato.
-“E sei libero di andartene quando vuoi, non hai impegni”- aggiunse.
-“Grazie, davvero.”
-“E… la tua famiglia?”
L’angelo scosse la testa, ritornando a guardare la tazzina di caffè ormai raffreddata.
-“Ti capisco.”- asserì. Poi, ridendo, aggiunse -“Ma che, sei caduto dal cielo?”
-“Così sembra”- rise Caliel.
 
 
Nelle successive settimane, Caliel iniziò a lavorare dall’amico di Stefano, tale Cristiano.
Cristiano gestiva un negozio di abbigliamento non lontano dal centro, dove vendeva perlopiù capi femminili e biancheria intima. Era dichiaratamente gay, e ogni tanto non mancava di fare il filo a Caliel.
Il primo giorno di lavoro lo aveva accompagnato Stefano, e aveva messo ben in chiaro con Cristiano che “Caliel è impegnato”. Ma quello non si arrendeva mai, e segretamente aveva una cotta per l’angelo. Era arrivato al punto di fotografarlo di nascosto per poi rinchiudersi in bagno a fare Dio solo sa cosa con quelle foto.
E l’oggetto del suo desiderio non sembrava sospettare nulla di tutto questo.
 
 
 
Caliel aveva appena finito di lavorare. Quella sera aveva fatto tardi per colpa di una signora che non si decideva tra un vestito viola e uno rosso. Ma l’orario di chiusura era pur sempre quello, quindi l’aveva gentilmente convinta a tornare a casa e a decidere con calma, sarebbe sempre potuta tornare il giorno successivo.
S’incamminò verso casa, che non era poi tanto distante dal negozio. Giunse davanti a un cancello arrugginito, lo aprì, e percorse un sentierino che conduceva al palazzo. Entrò frettolosamente, preoccupato per il ritardo, e salì le scale correndo.
Aprì la porta dell’appartamento, e vide Stefano coricato al buio sul divano: probabilmente stava dormendo. Si avvicinò a lui e gli schioccò un bacio sulla bocca, e quello reagì afferrando la schiena di Caliel.
-“Non stavo dormendo, sappilo.”- disse Stefano, tentando di togliere la t-shirt all’angelo. Moriva dalla voglia di fare l’amore con lui, aveva aspettato una settimana perché l’altro fosse “pronto”. La prima volta che avevano fatto l’amore erano in camera, ed erano le due di notte. Entrambi non riuscivano a dormire, per motivi differenti. Stefano lo aveva preso dolcemente, e l’altro non aveva opposto resistenza. Per tutto il tempo lo aveva guardato dritto negli occhi, perché Caliel era una di quelle persone che avevano bisogno di essere tranquillizzate. Lo sentiva fremere di agitazione sotto il suo corpo possente, e il suo cuore sembrava voler fuggire seduta stante. Gli aveva tappato la bocca con una mano, perché non svegliasse tutto il vicinato. Per colpa di quelli che urlavano, si era già beccato un paio di denunce per rumori molesti.
Col tempo Caliel era diventato più tranquillo e intuiva quando Stefano aveva voglia, così non si lasciava prendere dall’agitazione. Di solito.
Ora era stato colto alla sprovvista, ma non voleva mostrarsi agitato come la prima volta, così prese a baciare Stefano con passione, accarezzandogli i capelli.
-“Ehi, con tutta questa foga ti verrà un infarto!”- ridacchiò il moro.
-“Sei tu che hai iniziato, tesoro.”- rise l’angelo con lui.
-“Touché. Che idiota, dovevo farti vedere una cosa.”
-“Cosa?”- chiese Caliel curioso.
-“Una sorpresa”- rispose Stefano, riprendendo a baciarlo.






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*angolo dell'autrice*
Dopo millenni, sono tornata con questa storia!
Ammetto che ho pensato più di una volta di smettere del tutto, perché non sono brava con le storie a più capitoli, ma stamattina mi sono detta "no, devi continuare!", Ed ecco cosa la mia mente folle ha partorito in un'ora e mezza di lavoro. Ammetto che questo capitolo non mi soddisfa come i precedenti, e spero di rifarmi nei prossimi. Perdonatemi eventuali errori, e fatemi sapere con una recensione cosa ne pensate :'3
Bacioni,
Pandi34


P.s.: Come ho già detto in altre storie, dal 14 al 24 sarò assente, ma riprenderò a postare nell'immediato rientro! ;)

 
  
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