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Autore: Archaix_Lemixia    08/07/2014    2 recensioni
Uno squarcio temporale. Il destino dei mondi viene diviso in due realtà distanti ma unite. La prima è la storia di Roxas. La seconda inizia da un piccolo incidente... Che rischierà di cambiare le sorti dell'intero universo. Una porta. Tre chiavi. Tre cuori. Un unico destino.
" “Queste vengono dette Keyblade e sono in grado di raccogliere i cuori che gli Heartless possiedono. Il luogo in cui tutti i cuori raccolti si riuniscono si chiama Kingdom Hearts. Quando sarà completo noi tutti potremo ricevere quello che desideriamo di più: un cuore.”
Le due Nobody guardarono con stupore i due oggetti nelle loro mani: forse la cosa più preziosa che esistesse al mondo, ed era lì davanti ai loro occhi.
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“Game over. Credevo che avresti resistito di più davvero mi hai deluso, ma ve bene così. Ora che sono libero la mia vendetta sarà ancora più dolce”
Poi due fari gialli si accesero in mezzo al nulla, minacciosi, piantati su di lei
“Ascolta, quando troverai i cuori del Caos, distruggili. Non lasciare traccia o il nostro mondo scomparirà per sempre…”
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ATTENZIONE: DAL CAPITOLO 12 DIVENTERA' CROSSOVER. elenco dei mondi GIA' visitati:
- CALL OF DUTY
- SUPER PAPER MARIO
- HUNGER GAMES
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Organizzazione XIII
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: KH 358/2 Days
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Il Solitario - salve gente, oggi sarò io a presentare questo nuovo capitolo di Another Story: questa volta saremo alle prese con un osso duro, un’ostacolo insormontabile…. e una sorpresa finale! Speriamo davvero che sia vi vostro gradimento!!
….Oh vi stata chiedendo perché sono io a presentarlo?
Beeehh…. Il fatto è che l’attesa lunghissima è stata causata da  un temutissimo Blocco dello scrittore e non ne sono ancora del tutto uscite…. Ma state tranquilli ci penserò io ad aiutarle, in qualche modo, magari scrivendo… anche se non ho le braccia…….
Oooo beh, vi saluto e vi auguro buona lettura!!





Capitolo 21: la trappola della strega – salvataggio a metà
Il sole non era ancora sorto sotto gli occhi attenti della vigile Tributo, che non aveva chiuso occhio tutta la notte un po’ per l’ansia che si era creata dagli eventi della sera prima, e un po’ a causa delle condizioni ancora preoccupanti del suo compagno di distretto. Quella notte mentre si rifugiavano Lemixia si era trasformata in arma e aveva provato a lanciare una cosa che aveva chiamato “magia curativa”, riuscendoci solo in parte: da allora però le condizioni del Tributo erano migliorate nettamente e l’unico problema rimasto era l’assenza di forze per mantenersi in piedi; la quiete della nottata si allontanava grazie ai primi segni del risveglio della natura, resa incredibilmente così vera ora che non era controllata da nessuno. Gli altri Tributi erano ancora immersi nei loro sogni, o incubi, e lei non poté fare a meno di pensare che probabilmente non dormivano da giorni. Sopra di lei Lemixia dormiva beata, la testa appoggiata al tronco, un’espressione pura e innocente sul viso.
“Dormito bene?” chiese infine alla numero XIII, seduta su un masso poco più in là, la quale si era appena svegliata e stava osservando le prime luci dell’alba; le sopracciglia corrucciate le davano un’aria perplessa.
“Tutto bene non direi se contiamo l’assalto di ieri, ma per il resto sono a posto. Senti... In che stagione siamo?”
Katniss rimase perplessa a sua volta dalla domanda    “perché me lo chiedi?”
“Perché mi sembra strano…. Nel nostro mondo è inverno…..” rispose lei, poggiando il mento sui palmi delle mani e tornando a fissare il vuoto. Katniss la guardò, non le sembrava diversa da tutte le altre persone, ma cercò di guardarla come se fosse un essere venuto da chissà dove, non riuscendoci. Boh.
“Ti manca la tua casa?” chiese ad un certo punto. Archaix smise di ondeggiare gli occhi altrove e alzò il capo, inclinandolo verso destra: “oooh certo che no, noi non possiamo provare valore affettivo per qualcosa o qualcuno… diciamo che sono in pensiero per quello che sta succedendo negli ultimi tempi.”  affermò pensierosa; mentre parlava si accorgeva di essere ancora in grado di sentire quelle sorta di “anime” attorno ad ogni  creatura vivente e non, ma  sembrava che questo le provocasse delle fitte continue ai bulbi oculari e doveva tenere gli occhi semi chiusi. Li strabuzzò scuotendo la testa e  guardò Katniss, circondata da una tenue aura color verde foglia…. Sapeva di erba Saetta.
Katniss non rispose al suo sguardo per qualche secondo.
“Ma mi spieghi una buona volta da dove venite?” quelle parole le uscirono dalla bocca come se fossero state in attesa per tutto quel tempo. 
Presa come “alla sprovvista” Archaix alzò il capo: non poteva parlare, non poteva, e si guardò intorno alla ricerca di una possibile alternativa al rispondere.
Fortunatamente proprio in quel momento Peeta si svegliò, aprendo gli occhi e augurando un buon giorno alla Tributo con la bocca ancora impastata dal sonno.
“Buongiorno a tuttiii” in quel momento anche Lemixia si era svegliata, stiracchiandosi verso l’alto le braccia e quindi mollando la presa sull’albero, mantenendo però l’equilibrio.
“Archa come va? Durante la notte mi sono chiesta una cosa…. Se Axel può contattarci perché non lo facciamo anche noi?” disse mentre saltava giù dal ramo, ricadendo perfettamente in piedi “Perché non proviamo adesso che gli altri stanno dormendo?”
Archaix si alzò in piedi e, chiedendosi perché non ci aveva pensato prima, andò a svegliare Bexyk che stava tranquillamente ronfando su un ramo qualche metro sopra di lei. L’aria mattutina le riempiva i polmoni, resi vuoti dagli affanni del giorno prima, e il canto delle ghiandaie imitatrici riempiva l’aria. Chissà quale suono stavano imitando in quel momento… grugniti, cinguettii, picchiettii, scrosci d’acqua, ululati.
Ululati?
Una ghiandaia imitatrice stava ululando.
Quello non era un buon segno.
Le tre Nobody si affrettarono a sedersi in cerchio e, accordatesi sul da farsi, appoggiarono tutte una mano sulla fronte della numero XIII. Concentrandosi su di essa, e cercando di incanalare tutto il potere che era loro rimasto. Non successe nulla per qualche minuto, finché d’improvviso la testa di Archaix si fece pesante come un macigno e lei non fu più in grado di sorreggersi. Cadde all’indietro con un tonfo, con ancora gli occhi aperti proiettati all’infinito e allo stesso tempo vuoti nell’assenza della nera pupilla.
“Axel….. Axel ci senti?” Bexyk provò a comunicare con il Nessuno dall’altra parte della cornetta improvvisata, immaginandosi di parlare davanti ad un grande telefono. No aspetta… Cos’era un telefono? Perché le era venuto in mente adesso??
Non diede retta a quei pensieri e tornò a cercare un contatto.
“Axel…”
“Pronto, sono Axel…”
“AXEL!!! <3”
“…in questo momento non sono raggiungibile, ma potete lasciare un messaggio dopo il BIP e vi richiamerò non appena disponibile.     …        BIIIIIIIP.”
“0_0  Ma perché…….”
OOOOKEI. Dovevano trovare un altro modo per andarsene. Dopo ore e ore e ore di discussioni, che tradotte in tempo reale furono 8 minuti,  la decisione unanime fu di continuare la ricerca del dispositivo a forma di orologio; non appena distrutta sicuramente i rinforzi sarebbero arrivati e Xemnas avrebbe trovato una soluzione a tutto questo. Sicuramente.
Katniss provò immensa soddisfazione nello strappare Cato dal mondo dei sogni insieme a Clove e Tresh.

Si diressero cautamente al limitare del bosco cercando di fare meno rumore possibile, ma le condizioni di Peeta non gli permettevano ancora di rispettare il silenzio.  “Vieni, ti prendo io” Thresh si offrì di portarlo in spalla un’altra volta ma egli  avrebbe voluto rifiutare, però considerate le circostanze dovette cedere, con la promessa che avrebbe potuto camminare una volta giunti al burrone. Arrivare dall’altra parte non fu facile, dovettero fermarsi varie volte a perlustrare la zona con gli occhi per accorgersi che il suono che li aveva spaventati era solo l’ennesimo canto di una Ghiandaia Imitatrice; sembrava che il cielo fosse sgombro, e tutto dava l’impressione che nulla avrebbe potuto turbare la quiete. Ma nessuno di loro si fidava più.
Finalmente, giunti davanti allo strapiombo, Bexyk tese l’orecchio in ascolto e constatò che l’ultimo ticchettio proveniva da lì. Fra di loro nessuno probabilmente si era addentrato in quel luogo, o almeno così credevano. La profondità di quel burrone dava l’impressione di ritrovarsi ai confini della terra.
Il terreno procedeva diritto e poi si interrompeva, precipitando in un burrone il cui fondo era coperto da una fitta coltre di nebbia che la circondava ed invadeva la visuale con i suoi sinistri riflessi grigio argentanti, nascondendo la reale altezza di un baratro riempito sicuramente delle peggiori insidie.  Dall’altra parte, il vuoto. Evidentemente gli Strateghi avevano voglia di strafare, pensò Katniss. E se invece fosse solo una fossa senza fondo? Era improbabile, gli Strateghi preferivano vedere far scorrere il sangue dai Tributi stessi. Probabilmente avrebbe condotto ad una qualche sorta di campo scoperto dove non ci si poteva nascondere e si era costretti a combattere fino alla fine. Forse il loro asso nella manica, quello che avrebbero usato se avessero ritenuto che gli Hunger Games stessero procedendo troppo lentamente.
“Qualcuno di voi sa cosa c’è la sotto?” chiese Lemixia sporgendosi per guardare oltre i confini della nebbia. Inaspettatamente Tresh si fece avanti.
“Io ci sono stato. Sembra profondo ma in realtà non sarà alto più di cinque metri. In fondo si trova una distesa di piante del pane, ma molte di esse sono velenose, bisogna stare attenti.”
Peeta rivolse un lieve sorriso sornione a Katniss, facendole intuire che lo aveva ben capito prima. Tresh, insieme a Rue, veniva da un distretto  di coltivatori e sicuramente sapeva come trarre a suo vantaggio quel terreno. Molto probabilmente era stato fatto apposta per loro. 
Senza attendere oltre il gruppo dei dieci superstiti si calò all’interno della gola con molta cautela; Abel continuava a non dare segni di vita e la cosa stava diventando sempre più preoccupante, ma ciò contribuì solo a rinvigorire l’animo delle tre Nobody, certe che non appena avessero trovato un modo per tornare a casa, avrebbero trovato una cura per lui magari nel laboratorio del Freddo Accademico.
La distesa era effettivamente coperta da piante del pane già mature, i cui grossi frutti pendevano invitanti. Le Nessuno li osservarono attentamente registrando ogni singolo dettaglio, poiché quella era la prima volta che ne vedevano la specie. Alcune di quelle piante legnose avevano maturato dei frutti stranamente esagerati: probabilmente erano quelli velenosi. La piantagione sembrava spingersi fino ai confini del visibile, anche se la vista sembrava limitata da una leggera coltre di nebbia che circondava la pianura come un invisibile recinto. “Strano” esordì Tresh non appena toccato il suolo “l’ultima volta questa nebbia qui in fondo… non c’era.”
“Siete pronte ragazze? Ora rimaniamo tutti in silenzio per sentire dove si trova l’orologio..” chiarì Bexyk rivolgendosi alle compagne e facendo un rapido segno agli ex Tributi di stare zitti. Fra di loro il meno convinto sembrava Cato, che continuava a mettere in dubbio la loro parola ad ogni piè sospinto. Evidentemente non era mai stato uno che si fa guidare dagli altri, e faceva un reale affidamento solo su sé stesso.
“Io non sento niente” si lamentò infatti, appoggiato dalla compagna di distretto Clove. Solo Xemnas poteva sapere in quel momento quanta voglia di strangolarli avesse Bexyk, ma non essendo vincolata alle emozioni accantonò facilmente il pensiero.
“Certo che non senti niente, continui a borbottare senza sosta, cavolo!” lo rimbeccò prima di tornare a concentrarsi: Lemixia era già immersa nel silenzio e stava ascoltando attentamente ogni rumore, Archaix tendeva le orecchie e nel frattempo cercava di individuare nella distesa di piante una qualsiasi forma di vita.
Dopo circa mezzo minuto riuscirono a sentirlo: un ticchettio costante e dal tono quasi rimbombante, ora che erano così vicine. E soprattutto, un ticchettio eccessivamente irritante, stranamente familiare.
“Per di qua, seguiteci!” annunciò Lemixia spicciandosi a partire, non vedendo l’ora di poter tornare a casa lontano da quel posto che aveva risvegliato in lei un ricordo così terribile da non lasciarle tregua. Non aveva paura, ma sentiva che se avesse avuto un cuore in quel momento sarebbe stata ancora scossa per l’accaduto della sera prima e ciò non le piaceva. Tresh le seguì senza fare storie, tenendo sulle spalle il ragazzino ancora svenuto, camminando in fretta per allontanarsi da Cato che sembrava stargli evidentemente molto sui cosiddetti, e probabilmente la cosa era reciproca.
Avanzarono lungo alcuni sentieri mezzi tracciati all’interno della piantagione, troppo ammassata per avventurarcisi in mezzo; man mano che avanzavano il manto nebbioso prendeva sempre più consistenza diventando ad un certo punto quasi palpabile, tanto che temettero di perdersi pur essendo vicini l’uno all’altro. Beh, ovviamente, tutti meno Cato. Lui se ne stava in fondo al gruppo isolato come un burbero lupo solitario. Ma ormai mancava poco, il suono dell’orologio si faceva sempre più vicino alle orecchie della TNT.
                                                                                      Cato….
Cato frenò di scatto irrigidendo i muscoli al suono di una voce spettrale che lo aveva chiamato. Aveva chiamato LUI.
                                                                           Non devi proseguire…..
Con i nervi tesi al massimo, Cato si girò lentamente per controllare se nessuno gli stesse facendo solo un brutto scherzo. Dietro di lui non c’era nessuno.
                                            Se continui a fidarti degli altri, in un luogo come questo… perderai….
La voce prese consistenza mescolandosi con la nebbia e scurendosi, mano a mano che due lumini gialli si avvicinavano a lui. Due lumini che si tramutarono presto in un paio di ardenti focolai.


Eccolo. Finalmente lo avevano raggiunto. Il rumoroso ticchettio era diventato quasi il continuo suono di un piccolo gong che irradiava l’aria circostante di onde le quali sembravano distorcere lo spazio attorno a sé. In mezzo ad un enorme spiazzo circondato dalla ormai densissima nebbia, dove la vegetazione di piante del pane si interrompeva bruscamente formando una sorta di barriera a forma di circonferenza attorno ad esso, giaceva qualcosa che a prima vista poteva sembrare un grosso orologio di metallo viola sorretto da un treppiede, sul quale una scatola parallelepipeda segnava un conto alla rovescia “-4:12: 36 … -4:12:35 …. -4:12:34…”  ; le lancette finemente decorate di esso erano troppo grandi per lo schermo e da esso uscivano le punte acuminate della lancetta dei minuti e quella dei secondi.          Che giravano.                Al contrario.
C’era qualcosa che non andava.
A tre metri dal dispositivo si nascondeva un sottile velo luminescente sul terreno.
Distesa vicino al treppiede giaceva inerte una figura sofferente. Quella figura era Rue.
“Rue!!” gridò Tresh mollando immediatamente Peeta a Katniss e dirigendosi spedito verso di lei, venendo fermato all’ultimo da Archaix: lo prese per un braccio frenandolo e ribaltandolo quasi all’indietro. “Ehi! Che fai??” chiese sbigottito per la reazione, non ottenendo però risposta dalla Nessuno la quale stava fissando il marchingegno con un’aria stranita. “è tutto a posto?” chiese Lemixia  prendendola per una spalla.
“Con tutta probabilità quella è solo un’illusione, e poi……   L’aura di questo posto è… terribilmente tesa” rispose la ragazza, aggrottando la fronte. Lemixia capì cosa stava sentendo, e sgranò gli occhi –ricordava che quando si è stupiti si sgrana gli occhi-  arretrando dallo spiazzo circolare.
“AAAAAAAAAAAARGH!!!!”
Quell’urlo squarciò il silenzio che regnava sovrano nella vallata.
“Cato!!!” Dietro di loro Clove si voltò indietro per cercarlo con gli occhi: un attimo fa era proprio dietro di lei, non poteva essersi perso! E se quel grido era suo allora…..
Un ringhio minaccioso risuonò nel folto della nebbia.
“Inconfondibile… questo è un Heartless! Dobbiamo assolutamente nasconderci… per di qua!” Bexyk  si tuffò nel folto delle piante del pane, lontano dal sentiero principale, seguita a ruota da Lemixia e Archaix. “Beh, che fate, non ci seguite??” gridò ai ragazzi concorrenti, che erano rimasti immobili. Inerti nell’impossibilità di fare qualunque movimento mentre le loro menti venivano raschiate dal rumore assordante che fu quel verso.
Un secondo ringhio rimbombò nella pianura, schiodando i ragazzi dalla loro trance e donando loro la forza di correre: Katniss prese Abel ancora svenuto in braccio e Peeta cercò di trovare le forze per restare in piedi.
“Ma Cato..” disse Clove con voce strozzata.
“Cato ormai non c’è più. Sbrigati!!” Katniss la prese per un braccio spronandola a correre in mezzo alla boscaglia. Sbucarono in un altro corridoio naturale della piantagione, ma il rimbombo del ringhio minaccioso si sentiva sempre più vicino.
“Ancora!!” gridò Bexyk tuffandosi nuovamente fra le piante, seguendo con lo sguardo la strada e i compagni che la seguivano. “Ma  perché stiamo scappando fra le piante? Così ci rallenteremo soltanto!” Lemixia la prese per un braccio mentre correvano a tentoni per fermarla ma ella non si lasciò strattonare e anzi la tirò in avanti con più foga: “Oh andiamo, gli Heartless non possono creare così tanto disordine da soli, devono essere guidati da qualcuno, e quel qualcuno vuole che non ci avviciniamo a quell’orologio: dobbiamo soltanto scappare per loro, ed è naturale che pensino che prenderemo la via più facile!” 
La Nobody dovette constatare che probabilmente era vero e per diminuire il rumore di gruppo che provocavano spostandosi chiese di trasformarsi in arma. Bexyk  acconsentì e chiese di fare ciò anche ad Archaix per essere pronta. Lo sapeva fin dall’inizio che quella era una trappola ma non aveva scelta, non ne aveva se voleva davvero salvare quei ragazzi e tornare a casa. Le Nessuno acconsentirono e le presero le mani illuminandosi di una luce abbagliante e plasmandosi nelle forme di due chiavi: la luce abbagliò i ragazzi e fu come un faro nella nebbia.
“Che stai facendo così quella cosa ci troverà!” obiettò Tresh giustamente.
“Ah ma tanto ci vede lo stesso, credo di aver capito che razza di Heartless è…” ribatté pacata lei continuando a camminare spedita e noncurante. Chi glie lo faceva fare di proteggere quegli ingrati? Chi la costringeva a portarseli dietro nonostante fossero solo un peso per la missione??
….. Axel, ovviamente.
Continuarono a correre attraverso le piante senza meta cercando di allontanarsi dagli ululati che cominciavano a diffondersi sempre più vicini, ma ogni tentativo di fuga era davvero inutile: Bexyk aveva capito come agivano quegli Heartless e stava solo cercando un nascondiglio per il resto del gruppo invalido a combattere, ci doveva essere, ci doveva essere un posto sicuro in mezzo a tutte queste piante del cavolo!
Ma certo che non c’era, questo è un campo ideato per gli Hunger Games, pensò nella mente, e questo piano non ha assolutamente senso ma deve funzionare, deve!!
“Aspettate, Peeta non ce la fa!!” fu Katniss a fermarli con il grido della sua voce: il ragazzo non riusciva ancora a tenersi in piedi, non poteva più camminare.
“Non possiamo aspettare…” ribatté Bexyk, ma subito dopo si bloccò rigida con le lame delle due Keyblade rivolte verso l’esterno. Perfetto.
Era arrivato, e niente e nessuno l’avrebbe più fermato ora.
Clove, Tresh, Katniss, Peeta e Evan indietreggiarono lentamente.
Davanti a loro di ergeva un gigantesco, spaventoso, grottesco lupo avvolto da un’aura nera come la notte. Due lunghe file di denti grossi come il palmo di una mano rilucevano nel buio, bianchi immacolati ma pronti a tingersi di rosso scarlatto. La bestia emise un ululato acuto e distorto e caricò verso le ragazze scattando con una velocità impressionante.
“Che cos’è!?!?”  gridò Clove  a pieni polmoni prima di voltarsi per fuggire, senza neanche attendere la risposta.
“Non lo so!!!!” rispose Katniss raggiungendola ed insieme scapparono nella direzione opposta seguite a ruota dal quell’ibrido che pian piano stava pericolosamente guadagnando terreno.
È un ibrido, pensò Katniss, un’altra creazione della mente distorta e malata degli strateghi. Allora avevano ancora il controllo sull’Arena, no? Controllo o non controllo non cambiava che in tutte le stagioni degli Hunger Games passati nulla di simile era mai apparso… o forse mai ripreso dalle telecamere. Un lupo umanoide completamente nero con due occhi gialli, e per un attimo le era sembrato di vedere un simbolo rosso sulla fronte di esso.
Corsero a perdifiato attraverso l’ampia via maestra, lontano dall’orologio, lontano del loro obiettivo e senza trovare via di scampo quando Bexyk si ricordò di quello che aveva in mano: “Oooh ma certo!!” si sarebbe data uno schiaffo sulla faccia se ce ne fosse il tempo e si fermò voltandosi verso il nemico incrociando le due Keyblade e sperando in un miracolo.
-Bexyk che diamine fai non sai ancora usarci!-
“Lo so, per questo ho bisogno di voi ora più che mai!!”
…ci proveremo!
La conversazione mentale finì un secondo prima che il lupo piombasse su di lei: le Keyblade si mossero come da sole e cerarono una barriera dal colore argentato contro la quale gli artigli affilati dell’essere cozzarono come metallo contro metallo: uno scintillio infuocato scaturì dall’impatto mentre il lupo balzò all’indietro digrignando i denti e fissando con odio le armi bianche nelle sue mani: “voi… traditrici…” sembrò sussurrare con un guaito.
-Assecondaci e fidati di noi!- gridò l’arma iridata nella mente e Bexyk sentì distintamente che una nuova coscienza stava prendendo possesso delle sue compagne, una sensazione di comando tutta nuova. Annuì, e partì all’attacco.
Il lupo nero levò la zampa destra sguainando una fila di artigli della grandezza di sciabole e attaccò la Nessuno, che scattò a destra evitando l’attacco e fendette l’aria con la Keyblade di Lemixia, ferendo il petto della bestia. Questa ululò di dolore e la scaraventò lontano con una potente zampata; Bexyk si schiantò contro un tronco legnoso, incassando il colpo che le svuotò i polmoni per l’impatto, ma si riprese e si rialzò su sé stessa in tempo per evitare il micidiale colpo che la bestia sferrò dall’alto, talmente potente da far vibrare la terra e polverizzare l’albero. La Nobody balzò alle sue spalle e piantò la Keyblade di Archaix nella sua schiena squarciandogliela: da essa uscirono rivoli di copioso sangue nero e fiotti oscuri che macchiarono la candida lama e il viso della ragazza. “Aaargh!!” Bexyk tentò di ripulirsi da quel liquido appiccicoso e l’attimo distrazione le fu fatale poiché l’Heartless cominciò a girare su sé stesso facendole mollare la presa su Archaix e scaraventandola indietro. Bexyk atterrò vicino a Katniss che era rimasta bloccata a guardare lo scontro e ora impugnava arco e freccia pronta a colpire, ma indecisa sul da farsi.
“Lascia stare Katniss quello non può essere sconfitto con normali armi! Tu e gli altri dovete scappare e distruggere quell’orologio solo così potremo andarcene!”
Katniss sembrò convincersi ma non mollò la presa sull’arco. L’Heartless nel frattempo si stava dibattendo  su sé stesso per liberarsi del dolore lancinante che Archaix gli stava affliggendo alla schiena: si stava muovendo da sola squarciandogli la carne e distraendolo dalle compagne.
“Andate!!” gridò un’ultima volta Bexyk al gruppo rimasto.
L’Heartless si dibatté furioso mentre la lama penetrava sempre più in profondità schiacciando i suoi organi interni e facendo fuoriuscire quell’orrendo liquido appiccicoso che le imbrattava la bianca purezza della lama e perfino l’impugnatura, quando esso riuscì ad arrivare al manico di Archa e se lo strappò dalla schiena con foga, perdendo un’esorbitante quantità di sangue e oscurità ma non di potenza, e scagliò la Keyblade nella direzione di Katniss, che si parò con la faretra. All’ultimo istante l’arma ritornò in forma umana e le rovinò addosso senza però ferirla: “tutto a posto?” le chiese dopo essersi subito rialzata; la ragazza annuì e si alzò, accennando ad un veloce grazie prima di correre insieme a Tresh, Evan e Peeta nella nebbia.
Rimasero solo loro tre,  e il lupo corvino che in quel mentre aveva recuperato in parte le forze e stava caricando contro i fuggitivi. Immediatamente Bexyk contrappose la sua carica grazie a Lemixia e tese la mano verso Archaix, che tornò arma in suo pugno ma ancora più libera nello spirito. Un’altra barriera argentata venne generata dallo scontro dei due avversari e la numero XV sperò con tutta sé stessa che i Tributi raggiungessero l’orologio in fretta.

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“Aaaah non è possibile, Xemnas ha perso completamente la ragione! Coma fa a fidarsi di un tipo del genere…” da quando era stato congedato dall’ultima riunione il numero VIII non si dava pace, nemmeno durante le missioni. E in ogni momento di pausa si ritrovava a girare per i corridoi senza sosta torturandosi i guanti per sbollire una rabbia che non provava realmente: era più un primordiale istinto animale che avvertiva chiare minacce di pericolo. Stava girando senza meta da un quart’ d’ora ormai, quando improvvisamente le luci del corridoio si spensero.
“Cosa ti cruccia collega ombroso?”
Era la SUA voce. Axel si girò di scatto per ritrovarsi faccia a faccia con una maschera acromatica sorridente:  “Che cosa vuoi da me?” indietreggiò subito guardingo.
“Come siamo diffidenti! Speravo davvero in  un’allegra convivenza pacifica…“ rispose l’essere incrociando le braccia e inclinando la testa in avanti annuendo “sono qui solo per darti un consiglio. Vedi, ti ho trovato un po’ teso quando Xemnas ha nominato i tre Nessuno dispersi nell’Universo… ti stanno molto a cuore?”
Axel si portò una mano al petto, chiedendosi perché effettivamente ci tenesse tanto alle loro vite… poi si ricordò di non avere un cuore e il suo viso assunse la stessa tonalità dei suoi capelli a spillo: “Ma che mi prendi in giro??”
“Ahahahahah, in effetti… Povero Axel, sei come una grossa stufa ricolma di vapore! Raffredda i bollenti spiriti, se non trovi le risposte alle tue domande rischi di esplodere!”
Axel dovette che era vero: si stava riempiendo di una strana sensazione come una pentola a vapore ed era certo che se non avesse pestato quel tizio sarebbe scoppiato.
“Accetta il fatto di avere un nuovo alleato ora, e ascolta il mio consiglio: da quando è iniziato il tuo tormento? Non è forse da quella magica notte del 25 Dicembre?”  
Era vero. Ogni cosa, tutte quelle sensazioni strane che non provava da anni erano iniziate da quando aveva incontrato quel ragazzo sulla torre dell’orologio a Crepuscopoli.
 “R…Ro…” Axel scosse la testa con aria mesta.
“Non c’è bisogno che tu capisca subito. Però conosco qualcuno che potrà spiegartelo meglio di me” schioccò le dita facendo apparire nelle sue mani un piccolo globo di neve, nel quale una candida nevicata di polistirolo ricopriva un verde abete decorato e circondato da bambini. Lo riconobbe, era il regalo che Lemixia aveva trovato incastrato fra i rami dell’albero di Natale mentre tentavano di disfarlo; nessuno aveva comprato quell’affare, era arrivato lì per caso….
“Non hai più molto tempo, Axel” affermò grave lo spirito mentre gliela porgeva fra le mani, pur mantenendo imperturbabile il suo sorriso. Lui la prese, socchiuse gli occhi gli occhi, cominciò a ricordare di aver visto un’altra sfera come quella.. si… era fra le mani di quel tizio vestito di rosso…..!
Il Nobody spalancò gli occhi capendo all’improvviso quello che doveva fare. Ed era tutto merito di…
Bah. Forse poteva anche considerare di avere un nuovo alleato.
“O beh, grazie Di..”
Alzò gli occhi e non trovò nessuno.
Avrebbe potuto anche ignorare la vocina nella sua testa che lo spronava a sapere di più, a conoscere. Non essendo intaccato dalle emozioni come la curiosità, avrebbe potuto. Scelse di non farlo.
“Axel?” si voltò rigido di scatto al suono della vice del pacato numero VII, il quale stava camminando tranquillo in mezzo al corridoio “Che ci fai lì imbambolato?” chiese indifferente. Axel scrollò la testa per riprendersi dai suoi pensieri, la luce in corridoio era tornata, e si decise: “nulla… ma senti Saix, tu sai come si arriva… alla città del Natale?”
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Ripercorrendo il sentiero all’indietro, i sei fuggitivi cercarono di ritrovare la strada attraverso la fitta coltre di nebbia e le piante del pane. In testa al gruppo, Tresh guidava  la spedizione come se conoscesse già ogni angolo della piantagione; dietro di lui Clove lo seguiva senza fare rumore ma girandosi continuamente in direzione della battaglia, dove si sentivano anche da lontano lo stridio del metallo e i latrati della bestia. Katniss teneva il loro passo pur avendo sulla schiena il peso di un bambino addormentato –Abel- e dovendo trascinare per la mano l’ancora invalido Peeta. “Mi fai male!” si lamentò strascicando entrambe le gambe dolenti.
“Stringi i denti o quella cosa ci raggiungerà e non voglio sapere quanto possa far male!”  lo zittì lei guardandolo di traverso.
“Aspettate!!” gridò Evan dietro di loro. 
E dopo un tempo che parve interminabile i ragazzi scorsero la fine della “giungla”, lo spiazzo circolare al centro del quale l’orologio gong dominava imperturbabile.
“Quello è il dispositivo che mantiene in vita la creatura? Bene! Presto distruggiamolo!” disse Katniss ansimante mentre si fermava a riprendere il fiato, e senza farselo ripetere due volte Clove fu pronta a fracassarlo e si diresse spedita al centro della radura. 
“Ferma!!” fu l’esclamazione che la fece frenare di botto e voltarsi verso gli altri; Peeta era diventato rigido e stava fissando il terreno con mutato stupore e inquietudine. La ragazza abbassò gli occhi lentamente, incrociando con essi la terra sfregiata e sconnessa, come se fosse stata arata da una trebbiatrice impazzita…
E all’improvviso si fece di ghiaccio e la realtà le apparve chiara e trasparente come la rugiada del mattino. Schizzò all’indietro come aspettandosi di vedersi arrivare addosso centinaia di lame mortali ma era forse ancora troppo lontana per far scattare la trappola, per sua fortuna.
“Che cos’è??” chiese incredula a Katniss, l’unica che aveva passato un po’ di tempo in più con quelle tre scervellate e che poteva capire anche solo un minimo di quel che stava succedendo. Ma non lo sapeva neanche lei.


Nel frattempo la battaglia imperversava segnando il paesaggio e sradicando arbusti e alberi al suo passaggio; con un salto Bexyk schivò un ennesimo colpo che polverizzò due alberi e provò a ferire l’Heartless ma senza riuscirci. Dopo che la Keyblade le era rimasta incastrata nella schiena la bestia aveva alzato la guardia al massimo e non lasciava penetrare alcun colpo, anzi erano le tre Nobody ad incassare colpi su colpi senza riuscire a contrattaccare.
“Concentratevi ci deve essere una soluzione! Dobbiamo usare i nostri poteri dobbiamo!!” Bexyk si rifugiò dietro un fusto legnoso per riprendere fiato dalla battaglia che stava durando neanche lei sapeva da quanto.
-No, sai bene che si sono arrestati completamente!-
“Ci deve essere un modo, cavolo!!” ringhiò lei prima di abbassare la testa per evitare una zampata che tranciò di netto il fusto; si rialzò in piedi scattante sfoderando le lame ormai macchiate di nera oscurità e ripartì alla carica ma sentiva che le forze la stavano abbandonando, lo sentiva dentro di sé e sapeva che non avrebbe retto ancora per molto. Un altro fondente andò a vuoto e la Nessuno fu scaraventata a terra senza fiato e senza più energie per rialzarsi, impotente di fronte a due fauci che si aprivano minacciose verso di lei. La fine sembrava ormai giunta sotto forma del pallido bianco di quei denti acuminati che stavano per chiudersi di scatto sulla sua testa… ma all’ultimo secondo qualcosa li fermò.
L’Heartless rimase letteralmente a bocca aperta slanciandosi all’indietro per liberarsi dall’ingombrante chiave stellata che si era volontariamente andata ad incastrare fra le sue fila di denti acuminati e tratteneva le sua fauci spalancate al massimo. Rapida come un ghepardo Bexyk scattò all’indietro con le forze che le rimanevano e lanciò un sorriso stanco alla sua mano destra dove la lama Lemixia era ancora saldamente impugnata a lei nuovamente pronta a combattere: la ragazza si portò dietro all’avversario prendendolo di sorpresa e conficcando la Keyblade nella fenditura provocata prima dai colpi di chiave e la estrasse subito dopo facendogli perdere l’equilibrio. Cadde con un pesante tonfo che liberò la Keyblade incastrata nella sua bocca e la scaraventò poco più in là.
“Archa tutto bene?” Lemixia si liberò dalla stretta della compagna e avvolta dalla luce tornò umana e si precipitò a vedere lo stato della Nobody: entrambe le mani erano terribilmente scorticate e tagli su tutto il corpo minacciavano di trasformarsi in gravi emorragie.
Archaix aprì gli occhi, ancora pieni di spirito, e rispose con un deciso segno con la testa alzandosi subito quasi non avesse combattuto neanche cinque minuti.
“Bexyk hai ragione non possiamo batterlo noi tre da sole, dobbiamo usare i nostri poteri! Anche se non sappiamo come evocarli dobbiamo imporci di essere forti, sempre!” rispose con convinzione, offrendo la mano a Bexyk con uno sguardo nuovo.
“Volontà….” Bexyk si arrestò un attimo “… dici che dobbiamo.. semplicemente volerlo?”
I cinque minuti di calma terminarono in fretta e l’Heartless si era già rimesso in piedi sulle zampe posteriori pronto a combattere ancora. Non appena vide nuovamente le Nessuno unite sembrò come arrabbiarsi di una furia sempre nuova e mai affievolita, e alzò le zampe anteriori al cielo sguainando gli artigli taglienti ed emettendo un lugubre e disturbato ululato.
“è diventato troppo veloce, dobbiamo bloccarlo con qualcosa!!” affermò Lemixia prendendo di nuovo convinta la mano di Bexyk ma in quel momento era come se lei non se l’aspettasse e successe un fatto nuovo: fu Bexyk ad avvolgersi nella luce e in meno di un secondo fra le mani Lemixia aveva due chakram viola. I chakram che Bexyk usava per combattere!
Le parole di Axel risuonarono ancora una volta nella sua mente e capì che era naturale, ma certo! Anche Bexyk era unita a loro e ovviamente anche lei possedeva questa capacità!
“Archaix pensi anche tu quello che penso io?” chiese con una breve occhiata furbetta alla compagna ed ella annuì; i due chakram vennero divisi in mano alle Nobody che si portarono seppur ancora senza più molte forze ai lati opposti della pianura che si era irrimediabilmente creata sul campo di battaglia.
Non sapendo chi delle due seguire la creatura di oscurità si girava da una parte all’altra cercando di tenerle d’occhio entrambe ma esse scappavano veloci schizzando come palline del flipper impazzite finché la piccola mente dell’essere non cominciò a vedere tutto confuso e sembrò perdere un briciolo di lucidità. Quanto bastava ad attuare il piano: le due Nessuno si riunirono e sincronizzate al massimo lanciarono i due chakram che trapassarono le zampe posteriori  dell’Heartless e lo inchiodarono al terreno.
“ADESSO!!!” urlò Archaix trasformandosi nella sua Keyblade e finendo in mano a Lemixia, che balzò sul nemico piantandogli l’arma nel petto.
I due chakram che in realtà erano una cosa sola, Bexyk, sembravano cominciare a sprigionare un’azione gravitazionale attorno alla creatura impedendole di muoversi.
-Devo farcela… devo solo volerlo… devo… devo…… VOLERLO!!!!-
L’Heartless si sentì divenire così pensante che ogni suo movimento vene arrestato dalla furia invisibile della gravità terrestre moltiplicata per cento.
“Ce l’ha fatta, Bexyk ce l’ha fatta!” sorrise Lemixia raggiante, capendo al volo come ci era riuscita. Sia lei che Archaix si guardarono per un attimo dentro, pur rimanendo fermamente salde nella lotta, e videro tre sfere luminose in un mare grigio scuro, una libera e due imprigionate da delle strane catene violette.
“Quelle sono sicuramente le catene di questo mondo che non sopporta la presenza della magia, ne sono sicura.” affermò Lemixia avvicinandosi con lo spirito ad una di esse, la sua anima, il suo potere.
“So di essere in grado di spezzare queste catene, ma devo volerlo, devo volerlo con tutte le mie forze. Devo farlo per Bexyk, per Archaix, per tutti i miei compagni Nessuno che sono sicura ci staranno cercando senza sosta, per Katniss, per Evan e per Abel…. Per me.”
Il suo spirito prese le catene fra le mani e le tirò con tutte le proprie forze, credendo con tutta se stessa di esserne capace e di potercela fare.      Spezzandole.
Alzò gli occhi luminosi di fierezza e vide che dall’altra parte Archaix aveva appena spezzato quelle stesse catene.
“Unpf, è stato un giochetto da ragazzi, dico bene?”
“Niente di più facile ^^ dai torniamo da Bexyk..”
Fuori, all’esterno, le due Nessuno ripresero conoscenza e videro che Bexyk stava ancora serrando a terra l’animale corvino. Lemixia guardò le sue compagne trasformate in armi, le guardò e chiuse gli occhi, e lo stesso fece Archaix pur nell’essenza di Keyblade. Da essa e dalle mani della Nessuno sgorgarono dei neri fiotti di energia che si avvilupparono attorno all’Heartless che d’improvviso di fece più calmo, meno pesante, meno potente.
L’energia stava lentamente scorrendo via dal suo corpo impuro come un fiume in piena e si stava trasferendo nei corpi della chiave e della Nobody, fino a che non ne fu prosciugata la foce, e l’avversario smise di dibattersi.
I due chakram smisero di emanare gravità e si riunirono nell’unica identità di Bexyk, che scosse la testa ancora un poco indolenzita  “Woah, è così strano essere un’arma…” sussurrò fra alcuni piccoli colpi di tosse.
L’Heartless gemette a terra senza forze, alzando gli occhi per guardarle meglio ora che erano vicino a lui senza quell’aria minacciosa.
-Sembrate così innocenti ora… ma sarete voi… la causa di tutto……..-
Nell’ultimo istante di vita la creatura emise un triste ululato di addio, e spirò. Il corpo immobile venne circondato di spire oscure e sprofondò nelle tenebre.
Era finita. Finalmente le tre Nobody poterono tirare un sospiro stanco, e fermarsi a riposare. Bexyk si lasciò cadere appesantita sulle ginocchia manifestando ora tutta la stanchezza accumulata: aveva tagli su tutto il corpo e in particolare un paio di profondi sulle braccia, senza alcuna protezione fra l’esterno e lo strato di pelle insanguinato che non fosse l’attrito appiccicoso con il cappotto nero. Archaix aveva appena controllato lo stato non migliore dei suoi arti, e in particolare i segni delle profonde dentate sui palmi delle mani, che se ne accorse e la chiamò a sedersi: ognuna delle loro ferite le avrebbe potute trasformare in ogni momento in invalide. Lemixia infine rimase in piedi, a guardare la carcassa decomposta di oscurità che andava svanendo. Aveva sul viso graffi dappertutto meno che vicino agli occhi fortunatamente, ma sentiva le sue gambe intorpidirsi sempre di più; abbassò lo sguardo e vide un paio di macchie rosse che si facevano lentamente strada nel tingere la nera perfezione del loro prezioso cappotto. Abbassò ancora la testa, chiedendosi se avessero fatto la cosa giusta.
“In fondo… chissà chi era stato prima di essere un Heartless… magari era una persona innocente che…” ma non finì la frase.
Un altro ululato irruppe nel silenzio e se ci fossero stati dei cuori in quei tre petti sicuramente avrebbero perso un battito.
“Un altro Heartless??” esclamò Bexyk barcollando all’indietro e guardandosi freneticamente attorno per trovare un rifugio dove riprendere fiato; non poteva sostenere un’altra battaglia, non ora, non avrebbe retto.
L’intera piantagione di piante del pane venne scossa un’altra volta da tremendi ululati che rispondevano a quello che prima era sembrato un ululato di addio ed invece era un richiamo, un fottutissimo richiamo.
“Via via via! Non possiamo farci trovare ancora, torniamo dagli altri!!” esclamò Lemixia mettendosi a correre verso il punto in cui sembravano essere scappati gli altri prima,  o forse no, non lo sapeva più neanche lei: il paesaggio era diventato tutto così uguale..
Ma prima che potessero fare nulla l’ombra del secondo lupo nero si stagliò attraverso la vegetazione con una direzione precisa: non loro, non stavolta.
Lo videro avvicinarsi a loro, ignorarle, e zompare via nel bosco alla ricerca del resto del gruppo.
“Merda, non potremo proteggerli, come facciamo!?”
“Andiamo comunque Bex! Lì c’è Evan!!”
“Ma cosa te ne importa a te di questo Evan sconosciuto che magari ti ha scambiata per qualcun altro eh Archaix!?”
“Mi importa eccome, dentro di lui c’è l’anima di mia sorella!! Devo proteggerla !!!”
“Muovetevi cacchio!!!!” gridò Lemixia che era già partita alla rincorsa dell’Heartless; le due Nobody di guardarono negli occhi e annuirono. Non c’era tempo da perdere.

Ululi e latrati irrealmente spaventosi provenivano sempre più vicini dal profondo della piantagione. Evan si avvicinò a Katniss e si mise dietro di lei tremando di paura, sapeva che cos’era, lo sapeva eccome! Quello apparteneva alla stessa specie che lo aveva attaccato quando aveva cominciato a rubare e aveva incontrato Archaix svenuta a Traverse Town, il suo incubo ogni notte, il suo incubo da quella sera in cui lo stesso Heartless aveva strappato la vita al suo caro nonno.
“A-aiuto…” gemette stringendosi alle ragazza, che si guardava attorno per trovare una via di fuga ma non ne vedeva nessuna.
“Ho un piano” affermò Tresh avvicinandosi ad un ammasso di tronchi stranamente sradicati, ai lati dello spiazzo circolare. Tutti lo guardarono impazienti.
“Abbiamo capito che avvicinarsi a quel coso laggiù in fondo ci ucciderà all’istante, dobbiamo quindi fare in modo che quella creatura vada incontro a questa trappola, ma il problema è trovare un’esca.”
“mandiamo quel ragazzetto lì” indicò Clove con il dito verso Evan.
“Ma sei matta? Se non ci uccide quel mostro con questa esca lo faranno le tre ragazze in nero! Come ci hanno salvati poco fa possono benissimo farci a fette!”
“Beh e allora come vorresti fare? Qualcuno si deve sacrificare per gli altri, vuoi avere questo onore??” rispose acida lei, con un evidente senso di impotenza e rabbia verso chiunque. Non c’era tempo, dovevano decidere chi si sarebbe sacrificato, ma nessuno fece in tempo a fare niente perché un’onda d’urto nera come il lucido manto di un corvo li sbalzò tutti a terra e in un attimo l’Heartless fu a meno di venti metri da loro, dieci, cinque…
Le due ragazze erano lì in bella vista, vicino ai due bambini, impotenti.
In un attimo Tresh si portò davanti a tutti loro e gli artigli del mostro gli trapassarono la pancia.
“Lo faccio solo perché sono in debito con te… Per Rue…. Ora siamo pari…..” sussurrò riferendosi a Katniss.
E gli occhi famelici dell’Heartless furono l’ultima cosa che vide.

Le tre Nessuno arrivarono nel campo proprio in quel momento.
“Oh no.. siamo arrivate troppo tardi…” biascicò Lemixia tossendo esausta.
Neanche due secondi dopo il corpo del ragazzo venne gettato in aria e il mostro nero fu pronto a mietere nuove vittime. Alzò entrambe le zampe piene di artigli acuminai e si preparò a calarle sugli altri ragazzi ma due chakram viola gli scorticarono pesantemente i polsi e poi la schiena, sfrecciandogli davanti e ritornando indietro come boomerang; Bexyk ritornò normale e si accasciò a terra esausta “N-non ce la faccio..” e Archaix le corse incontro imbracciando Lemixia come arma per difenderla con le energie che aveva risucchiato dal precedente Heartless ma sapeva bene che non sarebbero bastate.
Il nemico si voltò con la furia iniettata negli occhi dorati e attaccò ferocemente le tre….
Ma all’ultimo istante dovette fermarsi per coprirsi il muso, che stava andando a fuoco.    S-stava andando a fuoco???
“BUM BUM BABYY!!” un inconfondibile grido precedette la spettacolare entrata in scena del loro salvatore: un cerchio di fuoco simile ad uno stemma sconosciuto emerse luminescente del terreno, per poi invadersi di un intenso fuoco scuro che fece apparire il Nessuno diavoletto.
“La tua carriera di killer è finita, Heartless dei miei stivali!!”
Il viso dell’Heartless venne divorato dalle fiamme e la bestia si gettò a terra latrando disperatamente dal dolore strisciando il muso contro il terreno. Per spegnere un fuoco che non si sarebbe mai estinto. Perché era stato il re delle fiamme ad accenderlo.
“AXEL!!!!” esclamarono in coro le tre mostrando una quasi pura incredulità.
Il dinamitardo scattò in avanti con la velocità warp portandosi sopra il lupo e gli piantò un chakram nella schiena squarciandogli la carne ed allontanandosi velocemente per schivare una zampata improvvisa che fendette l’aria inutilmente. L’essere riuscì a spegnere le fiamme che gli laceravano il volto e si girò verso di lui puntandogli uno sguardo carico d’odio dagli occhi sanguinanti, emettendo poi dalle fauci un potente ululato acuto e straziante: tutti si dovettero tappare le orecchie per non impazzire, quel suono distorse le loro viste creando raccapriccianti illusioni di ragazzi morti. Solamente Katniss, Peeta e Clove sapevano però quello che erano veramente: erano tutti i tributi morti nell’Arena… e quello era come il loro cimitero.
Distratte da questo pensiero non riuscirono a vedere la doppia fila di denti aguzzi che stava piombando su di loro, ma fortunatamente Axel si parò in mezzo allo scontro e fece scudo con il suo secondo chakram. L’impatto sbalzò entrambi all’indietro e il terreno freddo non attutì per niente la caduta.
-KYYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHH!!!!!!-
L’ibrido gridò ancora e nuove illusioni terrificanti fecero capolino nella vista del Nessuno. Il lupo prese la rincorsa verso il Soffio di Fiamme Danzanti ululando e sguainando gli artigli, ma il suono di essi sembrava provenire da dietro…!!!
Axel riuscì a schivare in tempo la zannata che lo prese di striscio alla spalla e l’illusione del lupo davanti a lui scomparve. Scartò di lato e lanciò il suo secondo chakram verso il nemico che lo evitò ma questo gli diede il tempo di controllare la ferita: fortunatamente solo un taglio superficiale. Si toccò la ferita con la mano, sporcandosi con del sangue nero. Lo vide e aggrottò terribilmente la fronte cercando di nasconderlo con il cappotto.

Da lontano, le numero XIII XIV e XV rimanevano a guardare lo spettacolo di fiamme impotenti, affascinate, e atterrite. Non avevano davvero paura o interesse in tutto ciò ma dentro di loro si era fatto largo chiaramente il pensiero di sconfitta nei confronti delle loro capacità, un’umiliazione senza vergogna, una piatta sensazione di sconfitta senza sapore. Non potevano fare niente, davvero niente, per aiutare il loro amico che stava lottando coraggiosamente per loro, il loro Amico…. Fra di loro in quel momento forse era però Lemixia la più lucida di mente, per il fatto che un bagliore corrotto era giunto ai suoi occhi, come se quello che stesse accadendo non fosse nient’altro che un film in 3D. Che cosa fosse poi un film in 3D non lo sapeva, o per lo meno non se lo ricordava, ma diciamo che le sembrava che Axel in quel momento stesse teatralmente recitando.

Clove e Katniss nel frattempo si erano allontanate dal campo di battaglia consce ormai di essere capitate in una faccenda molto più grande di loro, ma anche molto più grande degli Hunger Games stessi.
“Peeta! State bene?” Katniss si precipitò a soccorrere il suo compagno di distretto e i due ragazzini sconosciuti vedendoli nascosti in un a cavernina formata dalle piante e dai resti di quel che c’era nella vallata circolare prima che si attivasse il congegno malefico.
“Avete trovato un nascondiglio, perfetto! Fate spazio anche per noi presto!” esclamarono infilandosi nella cavità forse troppo stretta per contenerli.
“Bel combattimento signor Heartless, hai talento da vendere! Ma prevedo che questa battaglia impari finirà presto!” Axel saltò sulla schiena dell’Heartless che aspettandoselo si sbilanciò all’indietro per farlo cadere ma proprio quella spinta lo aiutò a saltare ancora una volta verso l’alto scomparendo nella nebbia. La TNT rimase di sasso quando capì che non sarebbe tornato indietro, ma lo “stupore” fu ancora maggiore nel vedere sbucare nella radura nientemeno che Cato in persona.
Il ragazzo corse come un fulmine verso di loro con la paura più totale dipinta negli occhi e gridando aiuto e dirigendosi pericolosamente vicino al raggio d’azione della trappola, ma non poteva saperlo.  Aveva i vestiti logori e strappati e parecchi tagli profondi sulle braccia e sul viso.
Non appena riconobbe il grido Clove scattò con la testa fuori dal rifugio cercando con gli occhi quella voce e vide il ragazzo correre verso di loro.
“Ma che ca- è ancora vivo!?” esclamò trattenendo la voce per non essere scoperta dai combattenti.
“Chi, che cosa succede??” dietro di lei Peeta era rannicchiato su sé stesso con il mento fra le ginocchia, non vedeva nulla di quel che stava succedendo all’esterno.
“è Cato, è ancora vivo e sembra averci visti! Si sta avvicinando… oh no! Se va in quella direzione potrebbe far scattare la trappola!”
“E allora fermiamolo!”
“Bene, chi va?”
“…………………………………………”
“Ho capito, fifoni, vado io!” disse infuriata e sgusciò fuori dal nascondiglio cominciando a correre verso di lui; l’Heartless stava scrutando il cielo nell’attesa di vedersi piombare addosso il Nessuno petardoso e non l’aveva vista sgusciare fuori ma aveva solo pochi secondi prima che ciò accadesse.
“Cato!! Brutto idiota non ti avvicinare!!” gridò a pieni polmoni correndogli incontro, ma il ragazzo sembrava non sentire, così aumentò la velocità e lo raggiunse, troppo vicino a quel velo luminescente sul terreno.
“Che cosa hai detto?” chiese lui una volta vicini ma come risposta ricevette uno spintone sul petto.
“Ho detto vattene hai capito? Nasconditi fra le piante anzi esci da questa valle! Non c’è modo di distruggere quel coso dobbiamo ritirarci!”
Cato non si lasciò spingere e la prese per un braccio spronandola a correre di nuovo: “Beh allora vieni anche tu! Se la commissione degli Strateghi ci trova ancora vivi crederà che abbiamo vinto noi gli Hunger Games e ci porterà in salvo!”
“Ma che dici, il gioco è finito!! Non c’è più nulla di falso in questa storia nulla!!”
“Ti sbagli Clove, nulla è finito: siamo ancora nel bel mezzo del gioco…” e puntò un dito verso una delle piante, dove nascosta dalle foglie, stava la prova delle sue parole.
“Hai detto che non c’è modo di distruggere quel coso….. e invece c’è.”
“M-ma come… non può…”
“CLOVE!!!!!”
E il finimondo successe in un istante.


L’Heartless smise di fissare il cielo e la vide.
Cato la guardò con un paio di occhi che non erano assolutamente i suoi, e sparì nella nebbia. Confusa, non si accorse di essere sulla traiettoria della creatura, che le balzò davanti e la fece arretrare per lo spavento. In quel momento il numero VIII ricomparve in mezzo alla nebbia e individuò il nascondiglio dei Tributi e la TNT, e gridò loro di allontanarsi all’istante dalla radura.
Non appena anche Evan fu al sicuro fra le piante del pane tutti capirono che cosa era successo: l’Heartless aveva usato l’illusione di Cato per attirare uno di loro, ma il suo punto di forza lo ha fregato con le sue stesse zampe.
La creatura fece un altro balzo atterrando sopra la ragazza ma ella si scansò di lato in preda al panico, e una delle sue zampe entrò nel cerchio semi luminoso che attorniava il grande orologio.
Il terreno sotto ai loro piedi cominciò a tremare e si riempì di crepe profonde dalle quali sbucarono dei lunghi artigli, spade, ganci appuntiti e una serie di numerosi oggetti contundenti che si disposero in forma circolare e ararono letteralmente il terreno.
Immediatamente Archaix si avvicinò ad Evan ordinando gli di chiudere gli occhi e gli tappò le orecchie. Quel che successe lui non lo seppe mai.



Passò qualche minuto, prima che qualcuno avesse la forza di rompere il silenzio.
Lemixia aveva gli occhi spalancati, non riusciva a chiudere le palpebre. Aveva visto e sentito eppure non ci credeva. Non poteva credere… che Axel avesse permesso questo. Lentamente si girò per cercarlo e lo trovò appoggiato ad un fusto legnoso, lo sguardo indifferente e calmo di sempre. No, Axel non avrebbe mai permesso una cosa del genere! Ma che gli era successo?...
Si voltò indispettita e notò che Archaix era ancora rannicchiata vicino ad Evan, entrambi con gli occhi chiusi. Allungò una mano e la scosse.
“Ehi Archa è finita, puoi aprire gli occhi fifona” disse sottovoce cercando di sentirsi più sollevata possibile.
“Ehi non sono una fifona, non potrei neanche volendo!” rispose lei sbuffando a bassa voce. In effetti aveva chiuso gli occhi istintivamente, ma aveva ugualmente sentito il grido raccapricciante divorato dalle lame di Clove, stranamente e terribilmente simile ad un suono di pneumatici e uno scontro fra auto. Ma che cosa fosse un’auto non lo sapeva, quindi accantonò il pensiero.
Bexyk si girò anch’ella in direzione dei Tributi, gli unici due rimasti, tutto ciò che era riuscita a proteggere. La sensazione di impotenza, che non aveva niente a che fare con le emozioni, la stava dilaniando. Eppure neanche quella poteva distogliere l’attenzione da quel peso opprimente comparso la sera prima, scomparso e tornato a infliggerle piaghe su piaghe, e nascosto da una nebbia ancora più fitta di quella che circondava tutti loro, la nebulosa indistinta dei ricordi.
In effetti si, ricordava qualcosa ora, ricordava di aver visto morire tanta altra gente sotto i suoi occhi, in un mondo fondato su una guerra passata.
Ma che palle, pensò a denti stretti, a che serve non avere un cuore se in situazioni come queste non riusciva a restare indifferente come gli altri Nessuno!?
“Ragazze, vedo che state bene” Axel la distolse dai suoi pensieri toccandole una spalla e risvegliandola “ma vi vedo anche un poco esauste: che ne dite di tornare a casa?”
La Nobody si alzò meccanicamente, senza rumore, ma qualcosa dentro di lei si ruppe e ricadde in ginocchio facendosi sfuggire un lamento: era esausta.
“Oh, Bexyk che hai? Ti senti male? Forza torniamo tutti al castello…”
Axel le si avvicinò prendendola per mano e tirandola su, poi con l’altra mano aprì un portale oscuro diretto verso il Castello che Non Esiste, verso casa. “Andiamo, lì verrete curate e rimesse in sesto” disse tirando lievemente Bexyk perché la seguisse nel vortice. A quel punto Lemixia ebbe un sussulto e il suo dubbio si trasformò in amara verità, e non si mosse. 
“Scusami, non credo di aver capito: dov’è che dobbiamo andare?” chiese Bexyk incredula.
“A casa, dove altro?” ripeté lui leggermente confuso.
“M-ma ma m-m-ma ma ma ma…..”
“Ehi ti si è bloccato il registratore?” Axel le diede una pacca amichevole sulla spalla ed avvicinandosi al portale; “seguitemi” le esortò a venire con lui. Eppure nessuna delle tre si mosse. 
“Ma dobbiamo distruggere quell’orologio!! Non mi dire che te lo sei dimenticato!”
“Si certo, ma abbiamo scoperto che serve un’arma apposita per distruggerlo. Quindi nel frattempo possiamo andare a casa e aiutare Vexen nella sua ricerca, dite anche voi?”
“Uhm, se le cose stanno così…”
“Fermi tutti!!” tuonò Lemixia.

“Beh? Che succede Lemixia?” chiese il numero VIII con fare dubbioso. La Nobody lo guardò delusa, terribilmente delusa.
“Succede che la cosa non quadra, e non quadri tu: la tua interpretazione può anche finire, prego.”
“M-ma che stai dicendo Lemixia..” balbettò il Nessuno accigliandosi.
Lemixia si morse un labbro –frustrata- per non averlo capito prima: “Ti ho osservato bene, e so di per certo che Axel non avrebbe mai sacrificato nessuno solo per sconfiggere uno stupido Heartless; inoltre, quando ti sei ferito ho sbirciato e notato chiaramente che il tuo sangue non era rosso accompagnato da fiotti oscuri, ma vero e proprio vischioso sangue nero.”
Axel continuò a guardarle spaesato, davvero sembrava non capire a cosa si stessero riferendo.
 “E inoltre..” continuò la numero XIV, ora insieme alla numero XIII a cui ormai pareva evidente l’intero quadro “sei qui da mezz’ora e non hai ancora detto neanche una volta –got it memorized-: TU NON SEI AXEL!!!”
Lemixia si avvicinò di qualche passo minacciosa verso il Nessuno, e questo aveva stretto la presa intorno al polso di Bexyk: non appena se ne accorse la Nobody cercò di liberarsi ma non ne aveva più le forze. La maschera era saltata.
“Bene, sembra che mi abbiate scoperto…” sul volto di Axel, o per lo meno di chiunque lo stesse interpretando, apparve un esageratamente largo sorriso forzato che tagliava la faccia da zigomo a zigomo, e l’intero corpo avvolto nel cappotto nero perse forma dissolvendosi in un lenzuolo che prese la forma di una persona avvolta in un mantello color sabbia.
“è incredibile ch’ abbiate fregato l’asso del travestimento, ma ormai nun potete scappare….”
La mano destra di quel lenzuolo si deformò trasformandosi in una lunga ed affilata lama tagliente.
“Perché tu non sai dove mettete..”
La spada sibilò in avanti e in un secondo trapassò il petto della Nessuno.
“…quando te cerca Zero Zero Settete.”

  
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