Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |       
Autore: biancoceano    09/07/2014    1 recensioni
Il ragazzo sì voltò.
"Duemiladieci, hai detto?" Urlò il Dottore.
Kurt annuì. "Precisamente."
"Oh, allora scommetto che il prossimo sarà davvero un anno favoloso per te. Buonanotte!" Aggiunse, e lo salutò con la mano.
"Lo spero. Grazie." Disse, con una faccia interrogativa.
Per tutto il tragitto, Kurt continuò a domandarsi l'identità di quello strano ragazzo. Diceva di essere un dottore, ma era fin troppo giovane; parlava di "Terra" come se lui fosse un alieno.
Forse aveva la febbre e forse aveva davvero le allucinazioni.
Giunse finalmente alla porta di casa sua. Prima di infilare la chiave nella toppa, si girò verso la direzione dove doveva esserci la cabina. Non c'era più. Vuoto.
"Non sono pazzo, non immaginato tutto, andiamo!" Disse, alzando gli occhi al cielo.
Ritornò a volgere lo sguardo verso quell'angolo. "Il prossimo anno sarà un anno fantastico, eh?" Rise, e infilò finalmente la chiave nella toppa. "Nah, non ci credo."
Genere: Angst, Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic





Will you ever come back?




Note: Per non confondervi, i pensieri di Kurt quando è con il Dottore verranno evidenziati così. Quando è solo, verrano scritti senza alcuna modifica.


Prologo.

 
Sera.

Un ragazzo stava passeggiando tra le strade imbiancate di New York. Faceva molto freddo, quella sera: il giovane, fortunatamente, aveva deciso di indossare un cappotto abbastanza pesante, insieme ad un cappello che impediva ad i suoi capelli scuri di andargli davanti agli occhi. 

Adorava quel periodo dell'anno: adorava i fiocchi di neve e l'atmosfera che si respirava. Adorava restare a casa sotto le coperte a leggere un libro con una buona tazza di cioccolata accanto. Era il suo paradiso personale, e guai a chi osava disturbarlo! Metteva sempre il silenzioso al telefono, in modo da restare fuori dal mondo. Ah, adorava quel momento. Era solo suo, e nessuno poteva toglierglielo. 

Quella sera aveva deciso di uscire perchè aveva bisogno di prendere una boccata d'aria.  L'aria fredda contro la sua pelle era una piacevole carezza, anche se gli rendeva la punta del naso fredda come un ghiacciolo. Passeggiando con le mani nelle tasche, il ragazzo buttava ogni tanto uno sguardo su qualche vetrina. Una particolarmente addobbata attirò la sua attenzione. Dall'esterno, poteva intravedere i genitori con i propri figli cercare i regali dell'ultimo minuto. Gli mancava un po' quel calore che respirava in famiglia da piccolo: i regali, l'albero e, soprattutto, l'allegria. Da quando i suoi genitori si erano separati nulla era stato più lo stesso. Il padre si era trasferito a Londra e la madre era morta anni fa. Il ragazzo aveva deciso di essere abbastanza grande da poter andare a vivere da solo; adesso aveva un piccolo appartamento proprio nel centro della Grande Mela. 

"Se proprio devo andare a vivere da solo, non voglio vivere in un posto isolato." Si era detto.  E quale posto migliore di New York?

Imboccò il viale che portava a casa sua, quando uno strano rumore attirò la sua attenzione. Si guardò intorno alla ricerca di qualche auto o camion, ma non vide nulla. Incuriosito, seguì il rumore fino ad un angolo. 

All'improvviso, qualcosa di inaspettato accadde: davanti ai suoi occhi si materializzò una cabina blu. Il ragazzo pensò di avere le allucinazioni, così si strofinò gli occhi. Quando li riaprì, la cabina era ancora lì. Immobile. Decise di avvicinarsi, ma dei rumori provenienti dall'interno lo costrinsero ad allontanarsi. 

Provò una strana sensazione, però. Come se quella strana scatola l'avesse già vista da qualche altra parte. 

Il ragazzo si nascose dietro un cassonetto dell'immondizia e restò ad osservare. All'improvviso, dalla strana scatola blu uscì un uomo altrettanto strano avvolto da una nube di fumo. Era molto lontano, quindi non riusciva a vedere chiaramente chi fosse; vide solo che non era molto alto e che indossava abiti scuri.

E stava parlando con la cabina.

"Oh, no! Ancora! Guarda qui che bruciature. Ma perchè le rigenerazioni devono essere così dannatamente traumatiche?" Urlò lo strano individuo. "A proposito..." E rientrò dentro.

Il giovane, ancora appostato dietro i cassonetti, non riusciva a credere ai suoi occhi. Stava impazzendo o cosa? 

All'improvviso l'essere misterioso uscì di nuovo, e dal taschino di quello che doveva essere un cappotto o una giacca, cacciò uno strano aggeggio dalla punta illuminata.

"Oh, almeno è più grande e... giallo. Andiamo, un cacciavite giallo?" Disse alla cabina blu. "Vecchia mia, così non si fa. E... ehi! Nuove mani più graziose. Questo significa che sono basso oppure... sono una donna! Oh, andiamo, una donna?!" Disse e fece per specchiarsi in uno dei vetri della cabina.

"Okay, okay. Non sono una donna... ma non ho i capelli rossi! Ancora! Insulsi capelli scuri... ancora!" Disse, arrabbiandosi con il suo riflesso.

Così disse, e ritornò dentro, chiudendo le porte dietro di sé.

All'improvviso il ragazzo vide delle fiamme divampare all'interno della scatola blu, e si spaventò. "Ma cosa sta succedendo?" Disse tra sé. Non sapeva se andare a vedere da vicino oppure restarsene al sicuro nel suo nascondiglio. Decise di andare a dare un'occhiata. Dopo tutto, lo strano individuo poteva aver bisogno di aiuto.

Uscì cautamente dal suo nascondiglio e si avvicinò allo strano oggetto. Bussò e disse forte: "Ehi, scusi. Ho visto delle fiamme. E' tutto ok? Non volevo disturbare, è solo che..." E le porte della cabina si aprirono. 

Il ragazzo si trovò di fronte un ragazzo di venti anni circa, capelli scuri e ricci e occhi color miele. E, ancora una volta, gli sembrò di averlo già visto. 

Lo strano ragazzo della cabina non sapeva cosa dire. Di certo non poteva raccontargli la verità; aveva la netta sensazione che il ragazzo l'avrebbe scambiato per pazzo. "Oh, sì. Tutto a posto, stavo solo, ehm, aggiustando il telefono, qui. Sai, una cabina della polizia per chiamate pubbliche senza telefono sarebbe, ehm, strana sì. Comunque, grazie." E gli rivolse un caldo sorriso. 

Il giovane notò che l'uomo della cabina era vestito in modo strano, decisamente non da poliziotto. Aveva un lungo cappotto blu, pantaloni scuri alle caviglie, camicia, bretelle rosse e... mocassini. Per di più senza calzini, a dicembre. 

"Credo che per oggi non riuscirò ad aggiustare la mia p... ehm, questa cabina. Ci penserò domani." Disse, e la accarezzò. Poi si rivolse di nuovo al ragazzo. "Scusa, sapresti dirmi la data di oggi e l'anno in cui ci troviamo?" 

Il giovane era sbalordito. Non sapeva che anno fosse? Ma da dove veniva, dallo spazio? "Tutto ciò è molto strano." Pensò. "Siamo nel duemiladieci. Ventitrè dicembre duemiladieci, per l'esattezza." Rispose, cercando di sembrare il più cordiale possibile. 

"Duemiladieci, bene. Un bell'anno. Ricco di... cose e... persone. Uhm." Guardò il cielo come alla ricerca di qualcosa. Poi si rivolse di nuovo al ragazzo, battendosi una mano sulla fronte. "Che maleducato, non mi sono nemmeno presentato! La rigenerazione non deve avermi fatto molto bene." Sorrise di nuovo. "Piacere, sono il Dottore." Tese la mano.

"Il Dottore? Dottore chi?" Si chiese il giovane. "Da quando la gente si presentava con il proprio titolo di studio?"

"Dottore? Non ha un nome?" Rispose, cercando di non sembrare scortese. 

"No, solo Dottore." Sorrise, ancora con la mano tesa. "Ma dammi del tu."

"Perfetto, è decisamente pazzo."

"Piacere, Dottore." Disse, stringendogli la mano. "Io sono Kurt."

"Uhm, Kurt. Nome decisamente terreste. Questo conferma la mia tesi!" Rispose, sorridendo come un bambino quando riceve un giocattolo.

"Terrestre, ma di cosa sta parlando? Certo che sono terreste! Non potrei essere altrimenti!" 

"Bhè, sì. Sicuramente più terrestre di un ragazzo che si fa chiamare semplicemente Dottore senza dire il suo nome di battesimo. Cos'è, hai un nome strano e hai vergogna di presentarti?" Disse Kurt, ridendo. 

Il sorriso del Dottore si spense e la sua faccia si incupì. "Dottore è il mio nome e, no, non ho un nome di battesimo perchè li considero insulsi e privi di significato." Spiegò il Dottore, tutto d'un fiato. 

"Oh, se lo dici tu. Ma "Dottore" non mi sembra così pieno di significato. E' un titolo di studio come un altro e, francamente, mi sembri anche molto giovane per avere un titolo simile. "

Il sorriso dello strano essere si illuminò di nuovo. "Oh, questo vuol dire che la mia faccia è più giovane. Almeno qualcosa è andato bene." Si specchiò di nuovo. "E ritornando al discorso del nome: non è un titolo di studio, è una promessa che ho fatto anni fa. Una promessa che, anche se provassi a raccontartela, non capiresti." Aggiunse, sempre guardando il suo riflesso nel vetro.

"Okay, come vuoi. Fa lo stesso." Disse Kurt, stringendosi nelle spalle. "Bhè, credo si sia fatto tardi. Se non hai bisogno di aiuto o altro, io andrei. Fa abbastanza freddo e non ho voglia di prendere una brutta influenza proprio a pochi giorni da San Silvestro." 

Il Dottore si voltò verso il ragazzo. Nel suo sguardo si poteva leggere tristezza. Cosa credeva, che un umano appena conosciuto volesse passare del tempo con un pazzoide che non la smetteva di dire cose senza senso? Non doveva più sperarci. Forse la solitudine non era così male, meno dolore sicuramente. L'ultima sua ospite gli aveva spezzato il cuore. Ricorda ancora i suoi occhi castani vivaci e la sua parlantina.

Rachel.
Non l'avrebbe dimenticata. 

"Oh, sì certo. Bhè, Kurt, è stato un piacere conoscerti. Non credo ci rivedremo ancora, quindi buon Natale e felice anno nuovo! Si dice così sulla Terra, giusto?" Disse, e poi abbracciò il ragazzo semi-sconosciuto che gli stava di fronte.


Kurt non sapeva se rispondere all'abbraccio, così decise di ricambiare. Sempre meglio essere gentili. 

Sì, sulla Terra diciamo così." Rispose, sciogliendosi dall'abbraccio. "Allora buona notte e auguri anche a te." 

Riprese a camminare lungo il viale che conduceva alla sua abitazione, quando il ragazzo della cabina lo richiamò. "Kurt?" 

Il ragazzo sì voltò.

"Duemiladieci, hai detto?" Urlò il Dottore.

Kurt annuì. "Precisamente." 

"Oh, allora scommetto che il prossimo sarà davvero un anno favoloso per te. Buonanotte!" Aggiunse, e lo salutò con la mano.

"Lo spero. Grazie." Disse, con una faccia interrogativa. 

Per tutto il tragitto, Kurt continuò a domandarsi l'identità di quello strano ragazzo. Diceva di essere un dottore, ma era fin troppo giovane; parlava di "Terra" come se lui fosse un alieno, e per di più era uscito da una cabina che era apparsa dal nulla davanti ai suoi occhi. 

Forse aveva la febbre e forse aveva davvero le allucinazioni.

Giunse finalmente alla porta di casa sua. Prima di infilare la chiave nella toppa, si girò verso la direzione dove doveva esserci la cabina. Anche se era distante da casa sua, si vedeva ancora l'angolo dove fino a qualche minuto prima c'era stata la strana scatola blu. Non c'era più. Vuoto.

"Non sono pazzo, non immaginato tutto, andiamo!" Disse, alzando gli occhi al cielo. 

Ritornò a volgere lo sguardo verso quell'angolo. "Il prossimo anno sarà un anno fantastico, eh?" Rise, e infilò finalmente la chiave nella toppa. "Nah, non ci credo."
 



Note autrice: Ho unito in una fanfiction le cose che adoro di più: il Dottore e la Klaine. L'ho scritta tantissimo tempo fa, ma mi ci è voluto un po' per pubblicarla. Ci vuole coraggio a pubblicare un crossover del genere! 
Spero con tutto il mio cuore che sia di vostro gradimento.
Sentitevi liberi di fare correzioni e/o suggerimenti, ovviamente.
Ci vediamo fra 8 giorni. :)
(Per il banner, crediti ad Ivola.<3)
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: biancoceano