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Autore: Michan_Valentine    10/07/2014    5 recensioni
Marlene compie gli anni e c'è una festa da preparare. Ma le cose non vanno propriamente come Tifa ha programmato...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Tifa Lockheart, Un po' tutti, Vincent Valentine, Yuffie Kisaragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children, Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Materia Arancione'
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Cloud ripose la ramazza dietro il bancone e si stiracchiò. Di rimando i suoi muscoli si contrassero prima e si tesero poi, dandogli la confortante sensazione di essere finalmente all’interno del suo legittimo involucro. Allo stesso modo portò ambo le mani innanzi a sé e saggiò la forza delle proprie dita, aprendo e chiudendo i palmi. Sì, era quello il vigore che conosceva e che serviva per brandire lo spadone. Per proteggere coloro che amava…

Lo scroscio dell’acqua s’interruppe. Evidentemente Tifa aveva finito di lavare i piatti. Avvertì l’approssimarsi di lievi passi e sorrise, carico d’anticipazione. Poi le braccia dell’altra gli cinsero la vita e l’abbracciarono da dietro. Si voltò appena, scorgendo la testa mora che poggiava fra le sue scapole. Doveva essere stanchissima, considerò. Specie dopo l’infernale giornata che avevano passato.

-Ehi.- fece.

-Ehi.- rispose la barista, scoccandogli un bacio dritto sulla schiena –Sono letteralmente a pezzi. E direi che il resto può aspettare anche domani.- soggiunse, probabilmente riferendosi ai sacchi di pattume che sostavano all’ingresso del Seventh Heaven.

-Sono d’accordo. Avremmo dovuto tenere Yuffie ai lavori forzati.- commentò; poi ci pensò e ritrattò –Ma considerando quello che avrebbe potuto combinare –ancora- è meglio che Valentine se la sia portata via. Intanto c’è chi è più furbo di noi e si è già concesso il meritato riposo.- disse; e le indicò con il capo uno dei divanetti del locale.

Sopra stava seduto Barret a gambe larghe, con la testa reclinata all’indietro, sullo schienale del sedile, e la bocca aperta. Di tanto in tanto l’altro grugniva di gusto. A completare il quadro c’erano ovviamente Marlene e Denzel, rannicchiati sotto le braccia e contro il petto dell’omaccione. Serenamente addormentati. A incorniciare il tutto c’erano invece il pupazzo Moguri e l’ennesimo peluche di Chocobo. Tifa ridacchiò.

-Ci credo che Barret è crollato!- esclamò –Temo che abbia perso la voce a furia di urlare. E Marlene non vedeva l’ora di stare col suo adorato papà.- commentò –Non sono carini?- domandò poi; e sciolse la morsa delle braccia –Io invece è tanto che sia sopravvissuta a Cid. Mi ha fatto vedere i sorci verdi!-

Cloud aggrottò le sopracciglia. Ricordava ancora il discorso a proposito de “per l’amore della scienza”, secondo cui Highwind avrebbe dovuto testare l’attrito provocato dalle forme di Tifa se lanciata nello spazio a una velocità pari a quella di un razzo. La teoria era stava ovviamente bocciata a suon d’insulti e minacce. Così come i termini “boe”, “gommoni” e vari ed eventuali inerenti alla navigazione che l’altro usava per descrivere i seni della barista. Scosse la testa: da quel punto di vista perfino avere le zampe di Red XIII al posto della mani non sembrava più così terribile.

-Ormai è passata. Red terrà quell’aggeggio infernale al sicuro.- disse.

-Spero che la getti in qualche cunicolo sperduto di Cosmo Canyon e che nessuno la ritrovi mai più…- aggiunse Tifa, recuperando una coperta da sotto il bancone.

Cloud pensò che sarebbe bastato tenere la Materia in questione lontano da Yuffie; ma anche la soluzione di Tifa aveva il suo perché.

L’osservò di lontano, mentre drappeggiava la trapunta sul trio di addormentati. Denzel farfugliò qualcosa a proposito della Fenrir e si sistemò meglio sotto il braccio di Barret; dopodiché tornò a giacere immobile. Accennò un sorriso e andò incontro a Tifa. L’altra sollevò lo sguardo su di lui, interrogativa.

-Che c’è? Non sei stanco?- fece.

-Sono stanco.- confermò –Ma oggi ho realizzato una cosa.- soggiunse; e la prese per mano.

La barista si fece più attenta e restò in silenzio, dandogli il tempo di esprimersi. E a volte lui ci metteva un po’. In questo caso, poi, non era facile, dato che l’imbarazzo era sempre dietro l’angolo. Si umettò le labbra.

-Quando sei uscita per comprare la torta.- spiegò, prendendola alla larga –Mi e tornata in mente quella volta al Gold Saucer. Ti ricordi? Le attrazioni erano libere… e a teatro eravamo la centesima coppia, così…-

-…ci invitarono a prendere parte allo spettacolo. Sì. Ricordo che ero agitatissima.- continuò l’altra per lui.

Cloud annuì.

-Non eri l’unica.- confessò quindi –E quando il narratore disse che il cavaliere avrebbe dovuto baciare la principessa… beh, mi sono fatto prendere dal panico.-

Tifa scrollò il capo, sorrise e gli scoccò un’occhiata maliziosa.

-È per questo che hai baciato il mago?-

Quella domanda l’imbarazzò oltremodo. Non poteva rispondere! Specie perché all’epoca si era comportato da scemo. Così si schiarì la voce e si grattò la testa con l’altra mano; cercando un modo per aggirare la questione.

-Il p-punto è un altro!- esclamò infine -Ho capito che non voglio più perdere l’occasione di baciarti. E voglio farlo ogni volta che posso. Sempre. Perché non baciarti il più possibile sarebbe da idioti.- sputò tutto insieme.

Ecco, dopo un’infanzia passata a seguirla di lontano senza nemmeno avere il coraggio di salutarla, le aveva vomitato addosso una valanga di parole. Che, per qualche strano motivo, gli sembravano pure sconclusionate. Incurvò le spalle e si portò istintivamente la mano sulla faccia.

Tuttavia le dita di Tifa andarono presto a scostargliela dal viso. La barista aveva gli occhi leggermente lucidi e un’espressione dolcissima che le distendeva le labbra in un caloroso sorriso.

-Ti ricordi che siamo saliti anche sulla ruota panoramica?- gli domandò di rimando. Annuì. –Ecco. In quell’occasione avrei tanto voluto confessarti i miei sentimenti… ma il panico ha preso il sopravvento e sono rimasta zitta.- confessò infine la barista –Che scemi, eh? Tutto il tempo a rincorrerci… quando ognuno di noi stava aspettando l’altro.-

Sorrise; e si accorse che l’imbarazzo non c’era più.

-Fortuna che alla fine siamo riusciti a trovarci.- commentò.

-Già. È dato che abbiamo perso già troppo tempo che cosa ne pensi se adesso tu e io…-

Tifa lasciò in sospeso, si sollevò sulle punte dei piedi e gli sussurrò all’orecchio il prosieguo. Un brivido rovente gli scivolò lungo la colonna vertebrale, dritto fino al bassoventre. L’altra si ritrasse. Si morse il labbro inferiore e sprofondò negli occhi di Tifa, che con soddisfazione lo fissava di rimando. Non poteva rifiutare; non dopo quella proposta così seducentemente sussurrata. Poi ci pensò su, realizzò e soggiunse: -Ok, lo ammetto. Avevi ragione e il tono alla Valentine di cui parlavi è sexy. Eccome. Ma qui lo dico e qui lo nego.-

L’altra ridacchiò. Barret invece grugnì, mandò a quel paese Cid e mugugnò qualcosa a proposito di un perizoma leopardato. Venne da ridere anche a lui. Tuttavia Tifa si portò l’indice alla bocca e gli intimò il silenzio; poi tornò a protendersi verso di lui. Intuì e schiuse le labbra, preparandosi ad accoglierla. Si sfiorarono delicatamente, in un timido e affettuoso cercarsi… preludio a qualcosa di più intimo e profondo.

Tant’è che poco dopo Tifa si distaccò, lo prese per mano e lo condusse su per le scale. Semplicemente, si lasciò guidare. A volte affannarsi era inutile e la soluzione più semplice era non fare nulla. In qualche modo, le cose andavano sempre così come dovevano andare…

-Per la cronaca: Yuffie ha detto che tutti sanno di noi. Quindi suppongo che i nostri tentativi di tenerlo nascosto siano ormai pressoché ridicoli.- fece Tifa d’improvviso; quasi gli avesse letto nella mente.

Poco male. Fece spallucce e continuò a salire.

-Vorrà dire che nessuno di loro si stupirà quando ti regalerò l’anello.- commentò; e Tifa gli saltò addosso con un gridolino stridulo.
 
***
 
Yuffie sbuffò. Niente. Adocchiò Vincent, che camminava poco più avanti di lei, a passo deciso e cadenzato. Quando le dava le spalle sembrava ancora più austero. E imperscrutabile. Sbuffò di nuovo, più forte. Niente. Mandò gli occhi al cielo e pensò di mettere il piede sul margine del suo mantello. Se fosse finito di faccia per terra non avrebbe potuto più ignorarla, considerò.

-Ci hanno praticamente messi in mezzo alla strada.- disquisì, distendendo la mano e osservandosi distrattamente le unghie; poi l’adocchiò di sottecchi –Che tirchi.- continuò –Ma tirchi forti!- perseverò –Spilorci e pidocchiosi, altroché!- soggiunse, enfatizzando il tutto allargando le braccia -Cid ci ha lasciato a piedi e Barret ci ha buttati fuori di casa senza nemmeno invitarci a restare per la notte! Scommetto che sei così silenzioso perché sei incazzato nero. Con loro, ovvio. Che dentro sei tutto un “grrr” e un “roar” –e bada che non mi riferisco al pipistrello gigante! No, no. E ricordati che sei arrabbiato con loro e NON con me, eh! E poi a che servono gli amici se non puoi scroccare nemmeno un posto letto?-

-Possiamo alloggiare presso la locanda.- rispose l’altro, asciutto. E neutro.

Così neutro che a confronto il bianco sembrava un colore. Acceso. Cioè, dopo tutto quello che era successo! Si era aspettata rimproveri e disapprovazione. Invece niente; e il non riuscire a capire che cosa diavolo gli passasse per quella stupida testa da Stoccafissorosso la stava letteralmente facendo impazzire, tirandola nell’incertezza. Ed era tutta colpa di Stupi-linguacciuto-Highwind! Poco ma sicuro: alla prima occasione disponibile gli avrebbe manomesso la Shera.

-È che sono stanca.- riprese -Mi fanno male i piedi. E la schiena. E ho sonno. E ho mangiato troppo. E mi sento pesante.- elencò, preferendo la propria voce al silenzio –Anche i migliori hanno i loro momenti di debolezza. Ho detto debolezza? No! Volevo dire i loro momenti meno gloriosi! Ecco. E poi dovresti essere comprensivo. Barret mi ha tirato il collo!-

-Barret ha tirato il collo di Cait Sith.- precisò l’altro, senza nemmeno guardarla.

-Pignolo! Pi-gno-lo!- replicò, puntandolo con l’indice –Potresti portarmi in spalla, comunque. Da gentiluomo.- continuò –Da gentildonna io prometto di tenere le mani a posto. Niente palpate. Neppure uuuuuna microscopica. Nemmeno per amore della scienza, come dice Stupi-pettegola-Highwind. E comunque è colpa TUA. Se copri sempre tutto con quel mantello è ovvio che viene la curiosità di scoprire cosa c’è sotto. E di toccare…-

Silenzio. Una quiete che la fece sentire estremamente stupida. Specie perché anche nominando i fatti e i –presunti- misfatti l’altro non dava segni di alcun tipo. Bene. Allora gli avrebbe messo il piede sul mantello…

-Quindi è vero.- commentò improvvisamente il diretto interessato.

Non era una domanda, ma una constatazione. Batté le palpebre, sorpresa; e accantonò la tattica che vedeva Valentine steso a terra. Quando poi si accorse di aver confessato, spalancò anche la bocca. Incapace di emettere suono. E dire che aveva passato più di due ore a negare disperatamente e a dare dello spergiuro-truffaldino-piantagrane a Cid!

Suo malgrado divenne paonazza dalla testa ai piedi. E desiderò sprofondare. Valentine invece rallentò, si portò una mano alla bocca e incurvò leggermente le spalle. Un momento! Yuffie tralasciò l’imbarazzo e inarcò il sopracciglio. Quel “pff” soffocato che aveva appena sentito non era forse…

Balzò indietro e puntò l’indice contro Vincent. -Stai ridendo! Cioè. TU stai ridendo. Di ME!- affermò quindi, occhi e bocca grandi –Oh, per Leviathan! Valentine sa ridere! Sono scioccata. E di brutto! NO. Non può essere. L’effetto della Materia è ancora attivo e tu in realtà non sei lo Stoccafissorosso che conosco io! Sì.-

L’altro si fermò e finalmente si voltò, fronteggiandola. Il suo viso era impassibile come al solito, ma negli occhi aveva una luce diversa. Una sfumatura meno greve che sembrava illuminarlo e dargli addirittura colore. Tacque.

-Sei davvero buffa, Yuffie.- disse invece Vincent; e continuò a fissarla. Calorosamente.

Ok. Era lui. Proprio lo Stoccafissorosso che conosceva lei. Nessuno avrebbe usato un termine obsoleto come “buffa”! E comunque… che diavolo! C’erano così tanti modi per descriverla, per farle un complimento. Anche se, in effetti, non era certa che quello fosse un complimento. E intanto Valentine aveva riso di LEI.

Inarcò ambo le sopracciglia, sollevò il mento e s’incamminò, sfrecciandogli accanto e lasciandoselo alle spalle come lui aveva fatto in precedenza.

-Scommetto che la Yuffie interpretata da Tifa non era così buffa.- fece -Scommetto che era dolce, carina, femminile -e noiosa, direi io. Roba da “ronf” e “snort”. E anche un po’ da “bleah”. E da diabete per direttissima, ovviamente. Eppure scommetto che a te –che sei vecchio e noioso- piaceva di più!- blaterò, invero indispettita alla sola prospettiva.

-Credo di preferire la Yuffie buffa. E pasticciona.-

La smentita le arrivò fra capo e collo come una doccia gelida. Nonché completamente inaspettata. Da quant’è che Valentine rideva e dava aria alla bocca con così tanta scioltezza? Era sempre più sorpresa. E più impacciata. Tant’è che arrestò il passò e restò immobile lungo la strada. Il cuore le batteva a mille nel petto, specie perché i passi dell’altro stavano avvicinandosi, comprendo la poca distanza che di fatto aveva posto fra loro. E lei non sapeva che cosa dire. O cosa fare. O cosa lui avrebbe detto o fatto. E si sentiva piccola; e buffa proprio come aveva detto lui.

-Se Yuffie fosse dolce, carina e gentile… non sarebbe Yuffie.- soggiunse l’altro, fermandosi proprio accanto a lei.

Nemmeno se ne accorse, ma chinò il capo e si fissò la punta dei piedi. Dei suoi fantastici piedi. Non fece in tempo a puntualizzarlo mentalmente e a riacquistare la sua proverbiale faccia tosta che le dita dell’altro andarono a sfiorarle il mento, in un invito gentile. Di rimando sollevò la testa e lo guardò, dritto in quegli occhi rossi. Così profondi, così caldi. Un brivido le scivolò lungo la schiena e sentì le gambe farsi molli. Deglutì, a corto di fiato.

Poi Vincent ritrasse le mano e riprese il cammino, lasciandola lungo la strada ad interrogarsi sul significato degli ultimi avvenimenti. Infatti incrociò le braccia al petto, aggrottò le sopracciglia e si concesse alcuni momenti di pura riflessione. In silenzio.
Cioè… in pratica le aveva detto che era buffa e impacciata. E che una Yuffie graziosa ed elegante non sarebbe stata Yuffie. Ne conseguiva che lei era rozza e sguaiata come Cid Highwind. Solo che il pilota era un maschio. E pure un maschio idiota!
A questo punto non era più sicura che Vincent Valentine le avesse rivolto degli apprezzamenti. Anche se quel tocco… e quegli occhi luminosi… Infine le tornò in mente quanto aveva provato allorché si era guardata allo specchio e aveva sperimentato una versione più spigliata e piaciona di Vincent Valentine. Non l’era garbato. Perché non era Vincent Valentine, il pistolero musone, taciturno e schivo che la faceva impazzire.

Quel pensiero spazzò all’istante tutti i dubbi e le restituì il buonumore. Spiccò la corsa e raggiunse l’altro, che proseguiva dritto per la propria strada. Una macchia rossa che spiccava sul livore di Edge.

-Ehi!- fece, accaparrandosi un’occhiata in tralice da Valentine –Dato che non sei arrabbiato –non sei arrabbiato, vero?- direi di pareggiare i conti e di chiuderla qui.- propose, col sorriso a trentadue denti stampato in faccia –Perciò… tocca pure! Guarda. Sono natiche d’acciaio. Tonde, alte e sode!- soggiunse, sporgendosi all’indietro con il sedere -Sarò piatta come una tavola, ma il fondoschiena c’è tutto! L’ho visto bene, mentre Tifa scorrazzava in lungo e in largo con le mie grazie. Perciò… forza! Prendi un bel respiro e buttaci mano. Tutto in una volta, così ti togli il pensiero!-

Silenzio. Di nuovo. Ma stavolta non era piatto. E Valentine s’era irrigidito, aveva trattenuto il respiro. Ciò le conferì ulteriore sicurezza: non gli era affatto indifferente! E gli ormoni dell’altro non erano morti del tutto. Il sogghigno sulla faccia di Yuffie s’allargò ancora di più, di pari passo col desiderio di stuzzicarlo.

-Andiamo! Una palpatina. Ma data bene. Devi acchiappare. A mano piena. Devi sentirne la consistenza. Che ne pensi?-

Per risposta ottenne una scrollata di capo e un lungo, rassegnato sospiro. Poi l’altro schiuse le labbra e pronunciò il classico: -Yuffie…-

Rise. Di gusto; e si sentì felice, inebriata dalle sfumature di suono che esprimevano più delle parole. E adorava il suo nome pronunciato da Vincent. E adorava il suo essere così stupidamente Valentine. 
 
Finito! *w* Ok, non so com'è venuto, ma spero che sia decente! xD (L'uomo del monte, alias marito, ha detto che la parte di Tifa e Cloud è diabetica. oo) E che nel complesso la fic sia stata piacevole da leggere. ^^ Per la cronaca: la questione del Gold Saucer è riferita alla mia personale partita di FF, in cui Cloud è uscito con Tifa e non con Aeris. Poi, dato che io sono scema, per puro sfizio ho cliccato sull'opzione di baciare il mago anziché la principessa, altresì Tifa. xD In ogni caso un po' mi spiace che sia finita. oo' In compenso ho altre idee che spero di riuscire a sviluppare in futuro. ^^ Intanto vi ringrazio tutti, per aver letto e commentato. È stato divertente raccontare questa storia. E lo è stato ancora di più perché c'eravate voi! *w* Grazie per il sostegno e per le belle parole! Davvero. >_< Sono commossa e voi siete stati fanstastici! Per il momento non posso che invitarvi a leggere "Meet The End"; anche se il tono della narrazione è differente. xD In ogni caso spero di risentirvi presto! *w*
Grazie ancora. E alla prossima!
   
 
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