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Autore: KillerQueen86    11/07/2014    2 recensioni
Rose inizia a muovere i primi passi nel mondo di Pete, convinta da Mickey decide di andare al Torchwood a veder un pò come lavorano. Una volta lì, però, la ragazza si rende conto che c'è qualcosa di pericoloso, e che lei ha già visto in passato.
Sopirò un’ultima volta e si decise a varcare la porta d’ingresso. L’atrio era molto semplice, c’era un via vai di gente, alcuni in completo, altri con un camice bianco. Storse il naso nel vederne qualcuno con una divisa nera e un’arma.
Questa storia fa parte della serie 'Defender of the Earth'
Genere: Avventura, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jackie Tyler, Mikey Smith, Peter Alan Tyler, Rose Tyler
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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KillerQueen86

 

 

Serie: Defender of the Earth

 

Personaggi: Rose Tyler, Mickey Smith, Jackie Tyler, Pete Tyler, Jack Simmons

Rating: Verde (può variare.)

Avvertimenti: Da collocare dopo 2X13 "Doomsday".

Note: Rose è nel mondo di Pete, con sua madre e Mickey. Deve decidere cosa fare della sua vita adesso, ma non è facile con il pensiero del Dottore sempre nella sua mente.

Buona Lettura

 

Disclaimer: Doctor Who e tutti i suoi personaggi non sono di mia proprietà (purtroppo), tutti i diritti sono dei legittimi proprietari, il mio è solo un divertimento.

 

Beta: Paolettazza e Feyilin

 

Capitolo 1

Torchwood

 

Dundee Scozia

6 mesi prima

 

Katie camminava davanti al gruppo di tre che si era portata dietro. Erano mesi che stavano lavorando su quel terreno ed erano mesi che gli strumenti, ogni volta arrivata a quel punto, sembravano impazzire senza un apparente motivo. Nessuno riusciva a spiegarsi come fosse possibile, così il Torchwood Uno, impegnato in chissà cosa, aveva convocato lei del Torchwood tre.

Secondo una leggenda fu proprio in Scozia che l’istituto presso cui lavorava da due anni fu fondato nel lontano 1879. Forse qualsiasi cosa stesse facendo impazzire gli strumenti di rivelazione era legato in qualche modo a quegli avvenimenti. Sarebbe stato una cosa grandiosa, soprattutto per lei che aveva passato anni e anni a studiare quei primi rapporti di quell’incidente.

Il suo entusiasmo si smorzò quando davanti a lei si trovò un muro, la strada era sbarrata, qualsiasi cosa ci fosse la sotto, non poteva arrivarci facilmente.

“Cosa c’è sopra di noi?” chiese al soldato dietro di lei.

“Credo un parcheggio” rispose il ragazzo alzando lo sguardo come per vedere se avesse ragione.

“Qualunque cosa provochi quegli sbalzi, è dietro questa parete” disse la donna toccando delicatamente la roccia, accorgendosi che era calda.

“Dottoressa Williams, dovremmo informare la base e tornare dopo, magari con un supporto ottico” disse il soldato con calma.

“Non sono mai stata una che aspetta, voglio sapere cosa c’è qui” la sua curiosità sembrava divorarla. Sapeva che non avrebbe dovuto aspettare ancora molto per scoprire il segreto di quel posto e molto probabilmente la sua vita sarebbe cambiata.

 

Londra

Oggi

 

Guardava torva il palazzo che aveva davanti, era lì ferma da almeno dieci minuti e non era riuscita a trovare il coraggio di entrarci. Avrebbe dovuto sbrigarsi o tra poco si sarebbe trovata circondata dai giornalisti.

Erano due settimane che era bloccata in quel maledetto mondo e da una settimana tutti la conoscevano come la figlia di Pete Tyler, l’erede della Vitex. I  giornalisti scalpitavano per una sua foto in atteggiamenti non adatti, in pratica cercavano lo scandalo che però difficilmente riuscivano a trovare dato che Rose non usciva quasi mai di casa e, quando succedeva, era con sua madre o con Mickey che molti consideravano il suo fidanzato.

Sbuffò abbassando lo sguardo, era per lui che si trovava davanti a quel palazzo, la sera prima era riuscito a estorcerle la promessa di andarlo a trovare al lavoro lasciando a casa i suoi pregiudizi.

 Sopirò un’ultima volta e si decise a varcare la porta d’ingresso. L’atrio era molto semplice, c’era un via vai di gente, alcuni in completo, altri con un camice bianco. Storse il naso nel vederne qualcuno con una divisa nera e un’arma. Alla sinistra una reception con una donna sulla quarantina, dotata di auricolare, che stava digitando qualcosa a un computer. Ancora sulla sinistra un lungo corridoio all’inizio del quale c’era una targhetta dorata con la scritta rossa “Sale conferenze 1-6” e in fondo alla hall, sempre a sinistra, c’erano tre ascensori. In fondo, davanti a lei, invece una vetrata con una porta che dava a un piccolo giardino interno, al centro del giardino una fontana moderna con delle scritte sopra, mentre l’acqua scorreva sulle lettere.

Non sapeva come comportarsi, doveva chiamare Mickey o rivolgersi alla donna alla reception? Decise per la seconda opzione, si avvicinò piano alla donna impegnata a scrivere.

“S ... salve” salutò timidamente, sentendosi una vera stupida.

“Buongiorno, come posso ….” Iniziò a dire ma si fermò non appena alzò lo sguardo per guardarla.

“Oh signorina Tyler, che piacere" la salutò sorridendo, Rose si sentì tremendamente a disagio. Odiava essere riconosciuta, odiava che tutti sapessero chi fosse.

“Purtroppo il Signor Tyler non è qui, aveva un appuntamento, perché in caso potrei chiamarlo e avvertirlo” disse tutto in un fiato la donna.

“No, grazie, avrei un appuntamento con Mickey Smith” le rispose mantenendo un tono cordiale.

“Oh, intende Rickey Smith il responsabile degli armamenti” continuò la donna e Rose si maledisse mentalmente, doveva ricordarsi che qua Mickey era in realtà Rickey.

“Sì, mi sarò confusa con i nomi” disse cercando di sembrare naturale.

“Lo trova nel suo studio, piano 22 reparto 3C” spiegò consegnadole una targhetta con la scritta Visitor.

“La prego indossi la targhetta, è per una questione di sicurezza” le raccomandò.

"Le auguro una buona giornata" disse con un sorriso cordiale.

Rose le rispose e mise la targhetta attorno al collo mentre si avvicinava ad uno degli ascensori.

Con lei sull’ascensore salirono almeno altre cinque persone, tre con il camice bianco e due in completi scuri, tutti e cinque concentrati nei loro affari. Rose guardava nervosamente i numeri che s’illuminavano con una lentezza che la infastidiva. Prima che lei riuscisse a scendere, tutti gli altri la lasciarono e ne entrarono altri dai vari reparti. Sentiva i loro occhi su di lei e i sussurri che scatenavano la sua vista, contò mentalmente per calmarsi e non rispondere a tono a quei sguardi. Mickey le aveva raccomandato di non dare in escandescenza in pubblico o i giornali avrebbero fatto festa.

Finalmente l’ascensore si fermò al suo piano e, appena le porte si aprirono, Rose fu accolta dal sorriso amichevole di Mickey.

“Ehi, ecco la mia biondina preferita” disse allargando le braccia, la ragazza uscì dall’ascensore sorridendogli e abbracciandolo.

“Allora sei riuscita a sconfiggere i tuoi pregiudizi” scherzò lui sciogliendosi dall’abbraccio.

“Ho fatto una promessa ieri sera, eccomi qui per mantenerla” continuò lei dando un’occhiata in giro per la prima volta. L’ascensore dava su una porta a vetri, il simbolo e la scritta del Torchwood in bianco risaltava sulla porta, accanto alla porta una targa in ottone:

Torchwood 3C

Direttore Responsabili agli armamenti:

Rickey Smith.

Il posto era bello, grande e spazioso, alle pareti c’erano scaffali pieni di armi di ogni genere, terresti e non, davanti dei banconi dove venivano catalogati in un archivio digitale, in fondo c’era una porta a due ante di legno scuro con una targa in ottone:

Mickey Smith

Direttore Responsabile

“Signore” una ragazza si avvicinò a loro, aveva una cartellina in mano.

“Dimmi Claire” fece Mickey sorridendole.

“Il signor Simmons le ha inviato questo” disse gentilmente porgendogli la cartellina.

“Grazie mille. Porteresti due tazze di tè nel mio ufficio?” chiese gentilmente mentre con delicatezza spingeva Rose verso la porta che c’era davanti a loro.

“Adesso sei una persona importante” scherzò Rose una volta che il ragazzo chiuse la porta alle sue spalle.

“Non prendermi in giro, potrei farti buttare fuori di qui in un baleno” scherzò buttando sulla scrivania la cartellina che gli avevano consegnato prima.

“Sì, signore” scherzò ancora mettendosi seduta sulla poltrona davanti alla scrivania. L’ufficio di Mickey era abbastanza spazioso e molto luminoso, dato le due enormi vetrate alle spalle della scrivania che, tra l’altro, era piena di documenti e altro, messi alla rinfusa, che tradivano il suo disordine quasi compulsivo.

"Allora che te ne pare?” chiese allargando le braccia e mettendosi dietro la scrivania.

“Ci sono troppe armi in giro” ripose con calma riferendosi ai tizi armati che aveva visto nella hall.

“Sono solo per sicurezza, solo i soldati li portano” spiegò il ragazzo.

Rose inarcò il sopracciglio guardando la fondina che era posata su una catasta di documenti davanti a loro.

“Beh, che c’è, ogni tanto servono anche a me” si giustificò mettendo in un cassetto la fondina e chiudendo a chiave.

"Allora com’è andata la mattinata?” chiese cambiando discorso.

“Noiosa. Mamma si è messa a pulire casa con Milly e io avevo bisogno di uscire un po’” spiegò lei guardandosi ancora attorno.

“Quando inizi le lezioni?” chiese ancora lui.

“Domani, fino ad allora non ho altro da fare” disse sbuffando annoiata e infastidita di non poter fare altro. Mickey stava per rispondere, ma Clarie entrò con un vassoio e due tazze di tè, si avvicinò al tavolino alla destra della scrivania e appoggiò lì il tutto.

"Scusi signore, ma la sua presenza è richiesta nel settore H” disse con calma.

“Arrivo subito” disse il ragazzo, guardò Rose con aria di scuse.

“Vai pure, io me la caverò” disse la biondina sorridendogli.

“Scusami Rose, mettiti comoda e prenditi il tè, io arrivo subito, non credo che ci vorrà molto” disse alzandosi e uscendo di fretta.

 Rose si alzò e diede ancora un’occhiata in giro per lo studio, alle pareti qualche foto di Mickey con sua nonna, o Pete, o Jack, o con altri che lei non conosceva. Si guardò attorno, sul tavolino c’era il tè ma non le andava, soprattutto da sola, poi i suoi occhi caddero su una cartellina della scrivania. Si avvicinò e, attenta a non fare cadere gli altri documenti, la prese tra le mani, una scritta rossa risaltava sul giallognolo che aveva: “S-H Codec 21 dott.ssa Williams Top Secret”. Ora avrebbe dovuto posarla, per rispetto verso Mickey e il lavoro che svolgeva; si morse il labbro e guardò verso la porta.

La sua curiosità ebbe la meglio, si mise seduta alla scrivania e lesse i documenti con calma, all’interno una serie di foto e documenti di archiviazione. Più leggeva, più rimaneva sorpresa, non poteva essere, le sembrava uno scherzo del destino, quei documenti e i rapporti di un certo G. Williams parlavano tutti della stessa cosa e lei sapeva di cosa, ma ancora meglio sapeva come aiutarli, perché si stavano cacciando in un guaio più grosso di loro.

 

Fine

Capitolo I

 

   
 
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