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Autore: Tigre Rossa    12/07/2014    2 recensioni
“Questo mondo . . . questo nostro futuro . . . è un incubo spaventoso.”
Alla maggior parte dei fan della serie del 2003 è tristemente noto l'episodio 73 'L'ultima battaglia', forse il più triste e toccante.
Ma che storia c'era dietro? Com'era nato quel terribile futuro? Cosa hanno dovuto affrontare le nostre tartarughe per giungere a quel terribile epilogo che tutti conosciamo?
Saranno proprio loro a raccontarcelo.
"Un incubo può essere anche così forte da diventare una vita.
La tua vita.
E da un incubo del genere, per quanto terribile possa essere, non ci si può svegliare fino a quando non giungi alla fine dei tuoi giorni.
Io lo so bene.
Perché è questo ciò che è successo a me e alla mia famiglia.
Ma lasciate che io e i miei fratelli vi narriamo dell’incubo di cui siamo stati protagonisti . . ."
Genere: Drammatico, Guerra, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Same as it never was


Il segnale



 

 

Non so dirvi bene come tutto iniziò.

Non credo che l’inizio della fine possa essere collocato in un determinato giorno, né che sia possibile indicare l’orario preciso o la data in cui tutto incominciò a sfuggire alla nostra portata.

Comunque credo che il primo segnale che riuscimmo a cogliere fu la riunione dei Ninja del Piede.

 

Quella notte era, in apparenza, una notte come tante.

Ma solo in apparenza.

Io e i miei fratelli, Raffaello, Donatello e Michelangelo, eravamo usciti per fare il solito giro di perlustrazione, accuratamente celati agli occhi degli umani dall’oscurità, da sempre nostra grande alleata.

Correvamo sui tetti ormai da un’ora o due, senza aver ancora individuato alcun Dragone Purpureo, Ninja del Piede o semplice malvivente.

Le strade erano silenziose, troppo silenziose.

Senza i soliti delinquenti c’era una grande ed angosciante calma.

Quel tipo di calma che precede la tempesta.

 

Ci fermammo vicino la casa di April per fare il punto della situazione e discutere di quella sospetta mancanza di malavitosi.                               

“Non è possibile” sbottò infastidito Raffaello, scrutando la strada con aria truce e impugnando con forza i suoi Sai “Abbiamo girato quasi tutta la città e ancora non abbiamo incontrato neanche un semplice teppista! Dove diavolo si sono nascosti tutti? Mi bruciano le mani, devo massacrare qualcuno, dannazione!”.

“Calmati, testa calda. Una notte senza combattere non può che farti bene.” ribattei io, guadagnandomi un’occhiataccia da parte del mio più che nervoso fratello. Mi guardai attentamente attorno e continuai, quasi parlando tra me e me “Anche se è davvero strano che la città sia così . . . tranquilla.”.

“Già.” convenne Donatello, annuendo ed incrociando le braccia “Sembra che non solo il Clan e i Dragoni Purpurei, ma anche tutti i furfanti della città abbiano sospeso le attività notturne. È questo non è certamente normale. Anzi, direi che è preoccupante. Molto preoccupante.”

“E se fossero semplicemente andati in vacanza?” disse Michelangelo, allargando le braccia “Magari hanno capito che con le mitiche ed invincibili tartarughe ninja non c’è nulla da fare e hanno deciso di andarsene da qualche parte a leccarsi le ferite e a curare il loro orgoglio spezzato!”

“Sogna pure, Mich. Il crimine non va in vacanza.” sbottò Raph, facendo fare una serie di rotazioni complete ai Sai “Si nasconde nell’ombra e aspetta l’occasione buona per tornare all’attacco più forte di prima.”

“Okay, Mister Ottimismo, come dici tu.”

“Ehi, ragazzi” chiamò Don, stringendo gli occhi e affacciandosi di più dal tetto dove ci eravamo appostati “Guardate lì.”

Seguimmo con lo sguardo la direzione indicata da nostro fratello e su un tetto poco lontano individuammo un piccolo gruppo di Ninja del Piede formato da una mezza dozzina di persone che si muoveva silenziosamente nel buio.

“Benissimo” mormorò Raffaello, felice di poter finalmente menare le mani “Carne fresca.”

“Aspetta” lo fermai  “Se li attaccassimo adesso rischieremmo di perdere l’unica possibilità di scoprire cosa c’è dietro questa calma sospetta. Seguiamoli e scopriamo cosa sta succedendo. Solo dopo, se ce ne sarà bisognò, combatteremo. D’accordo?”

Lui mi guardò per un lungo istante, arrabbiato, ma poi sbruffò e, rimettendo a posto le armi, disse soltanto “Muoviamoci.”.

 

Seguimmo a lungo i ninja, cercando di non farci scoprire.

Si muovevano in modo ancor più furtivo del solito, tentando di diventare un tutt’uno con l’oscurità e guardandosi continuamente alle spalle per individuare eventuali pedinatori.

Sembrava quasi che nascondessero qualcosa.

 

Alla fine, sempre accuratamente celati dalle ombre della notte, arrivammo ad un grande magazzino dall’aria abbandonata.

I ninja, dopo aver controllato per l’ultima volta di non essere stati seguiti, si avvicinarono ad una piccola porta e quello che sembrava il capo bussò piano tre volte e mormorò qualcosa. Allora la porta si aprì quanto bastava per farli entrare uno alla volta e non appena tutti furono dentro si richiuse subito.

Ci guardammo un attimo, indecisi sul da farsi, quando Michelangelo vide una piccola finestra con il vetro rotto sull’estremità destra del magazzino, abbastanza grande per guardare all’interno dell’edificio ed abbastanza in altro da non essere visibile dalla strada.

Ci arrampicammo, attenti a non farci notare, raggiungemmo la finestra e sbirciammo dentro.

All’interno, il magazzino era tutt’altro che abbandonato.

C’erano battaglioni e battaglioni di ninja del Piede, sia semplici che invisibili, un gran numero di Dragoni Purpurei, alcuni rappresentanti di altri gruppi malavitosi  ed addirittura le quattro guardie giurate di Shredder, tutti immobili e in silenzio, quasi fossero in attesa di qualcosa.

Noi quattro ci lanciammo uno sguardo stupito.

Non avevamo mai visto tanti ninja tutti insieme. Mai. Ed eravamo entrati nel loro quartier generale! Shredder aveva raddoppiato il numero dei suoi seguaci ad una velocità impressionante.

E il loro raggruppamento in quel posto isolato non faceva presagire nulla di buono.

 

Dopo una manciata di minuti, quasi a voler confermare i nostri peggior timori, da una porticina laterale che nessuno di noi aveva notato entrarono Hun, il dottor Chaplin e Karai, i quali salirono su una specie di pedana posta di fronte a tutti i presenti.

“Guerrieri!” disse ad alta voce la luogotenente di Shredder per farsi sentire da tutti “Oggi siete stati riuniti qui per dare il via ad una delle più ambiziose e grandiose guerre a cui il mondo abbia mai assistito, guerra che, sotto la guida del maestro Shredder, porterà a tutti voi ricchezza, onore e gloria, le più grandi che essere umano possa immaginare!”.

Un urlo di gioia unanime si levò dagli uomini sotto di noi e noi ci guardammo, sconcertati.

“Una guerra?” sussurrò accanto a me Michelangelo “Certo che Shredder deve annoiarsi proprio tanto ultimamente per farsi venire in mente un’idea del genere!”

Con un segno della mano Karai zittì i suoi soldati e continuò “Ma sappiate che, come ogni guerra, anche questa comporterà delle perdite. Molti saranno i pericoli che dovrete affrontare. I sacrifici saranno dolorosi, ma necessari. Le vostre famiglie probabilmente verranno distrutte. Molti di voi moriranno. Forse, quando tutto finirà, nemmeno metà di coloro che sono qui adesso vedranno la luce del sole. Volete voi accettare tutto ciò?

“Lo vogliamo!” gridarono tutti come un uomo solo.

“Giurate di fare della vittoria il vostro unico scopo, il vostro unico fine e l’unico senso della vostra esistenza?”

“Lo giuriamo!”

“Giurate di sacrificare tutto, casa, affetti, famiglia, per proteggere la causa?”

“Lo giuriamo!”

“Giurate di combattere per la causa con tutte le vostre abilità, tutto il vostro coraggio e tutte le vostre forze, anche a costo di perdere le vostre vite in battaglia?”

“Lo giuriamo!”

“Bene, allora. Ricordate le parole del vostro giuramento, guerrieri, e non dimenticatele mai, perché da questo momento fino alla fine dei vostri giorni siete vincolati ad esse. Andate, adesso, ed aspettate. A breve ognuno di voi dovrà intraprendere il ruolo che gli spetta in questa guerra. Io vi giuro al nome del maestro su questa spada” e sollevò la spada dei Saki, la spada che mi era stata offerta tanto, tanto tempo prima per convincermi ad entrare a far parte del Clan del Piede “che fra un anno New York cadrà nelle nostre mani e, dopo di essa, sarà il mondo a cadere!”.

Tutti, allora, urlarono di nuovo di gioia, mentre Karai, lo scienziato dai capelli rossi e il capo dei Dragoni scendevano dalla pedana e, affiancati dall’elité di Shredder, sparivano nel nulla.

Io e gli altri ci guardammo e, dopo un momento di esitazione, gli sussurrai “Andiamo alla tana. Parleremo strada facendo.”.

I ragazzi annuirono e subito ci allontanammo e iniziammo a correre per tornare a casa.

Eravamo tutti troppo presi dai nostri pensieri per parlare, però.

Quello che avevamo visto ci turbava, e non poco. Shredder aveva intenzione di conquistare New York con l’aiuto non solo dei suoi ninja, ma anche dei malavitosi della città e chissà chi altri. Solo il pensiero di ciò che sarebbe potuto accadere se fosse davvero scoppiata una guerra mi faceva venire i brividi. New York in guerra! E, se Shredder avesse vinto, cosa sarebbe stato degli abitanti della città? E di noi?

Michelangelo mi distolse dai miei pensieri “Shredder ha pensato in grande, stavolta” mormorò così piano che per poco non lo sentiì “Se davvero ha tutte quelle persone dalla sua parte e se davvero ha intenzione di conquistare New York, siamo messi veramente male.”.

Donatello, che correva accanto a lui, annuì “Già. E ho il sospetto che quelli che abbiamo visto siano solo alcune delle pedine del suo piano. Le più deboli, tra l’altro. Deve aver progettato qualcosa di davvero elaborato e pericoloso.”.

“Ma noi non possiamo certo restare con le mani in mano!” obbiettò Raffaello con rabbia “Non possiamo permettere che quel pazzo scatenato dia inizio ad una guerra, né che conquisti la città!”.

“No” risposi io “E non lo faremo. Combatteremo contro Shredder. Non gli permetteremo di mettere in atto i suoi piani.”.

“Ma come?” ribatté giustamente Mich “Siamo quattro contro un esercito!”.

“Possiamo farcela.” insistetti io, rallentando il passo e fermandomi “Ne parleremo con Splinter. E con April, Casey, Angel, Lederhead e tutti quelli che posso aiutarci. Non possiamo dargliela vinta, costi quel che costi!”

“Ben detto, Leo!” esclamò Raph, che si era fermato accanto a me “Gliela faremo vedere noi!”.

Michelangelo si fermò accanto a noi con Don e sembrò rifletterci su “Magari posso informare anche la Justice Force . . .” mormorò “dopotutto, proteggere la città è il loro dovere! E ci farà bene avere un po’ d’aiuto supereroico!”

Raffaello sorrise “Per una volta hai detto una cosa buona, testa di legno!”.

 

Donatello mi guardò negli occhi “Hai ragione, Leo, dobbiamo fare l’impossibile per fermare Shredder. Un mondo controllato da lui non sarebbe un mondo, sarebbe un incubo. Un incubo spaventoso.”.

Io annuì “Allora siamo d’accordo.” Allungai la mano al centro “Affronteremo anche questa, insieme!”.

I miei fratelli si guardarono e misero le loro mani sopra la mia “Si, insieme!” dissero a una sola voce Raph e Mich.

“Insieme possiamo farcela!” aggiunse Donatello, con una luce innaturale che gli illuminava lo sguardo.

 

Eravamo giovani, allora, e molto ingenui. Credevamo davvero che sarebbe riusciti con le nostre sole forze a porre fine ai piani di Shredder.

Non sapevamo che quella guerra ci avrebbe portato alla distruzione non solo del mondo come lo conoscevamo, ma anche della nostra stessa famiglia.

Né sapevamo che quella frase che ci aveva uniti in quel giorno fatale in cui tutto ebbe inizio ci avrebbe uniti trent’anni dopo per combattere la nostra ultima battaglia.

  
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