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Autore: Mary P_Stark    14/07/2014    6 recensioni
Summer è la più focosa tra i gemelli Hamilton. ll suo carattere rispecchia appieno il suo Elemento, il Fuoco, che lei domina con sapienza e attenzione. Vulcanologa di professione, verrà inviata alle Hawaii assieme al suo collega e amico J.C. per studiare il locale vulcano e, in quell'occasione, verranno a galla non solo l'antico retaggio della Dominatrice del Fuoco, ma anche i doni dell'apparentemente innocuo John. Questo scatenerà forze a stento controllabili, ma anche la passione sopita di entrambi. Sarà in grado, Summer, di gestire tutto come suo solito, o le forze in campo, stavolta, la travolgeranno? E Nonna Shaina accetterà di perdere la partita contro i nipoti, o stavolta partirà all'attacco? TERZO RACCONTO DELLA SERIE "POWER OF THE FOUR" (riferimenti alla storia presenti anche nei racconti precedenti)
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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- Questa storia fa parte della serie 'The Power of the Four'
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Epilogo
 
 
 
 
 
Le zucche di Halloween erano ovunque e, a onor del vero, anche lei aveva preparato la sua, già bell’e sistemata di fronte alla porta d’ingresso del suo appartamentino a Hilo.

In casa, calde decorazioni color arancia e candele di mille e più forme erano sparse qua e là, con l’intento di rallegrare l’ambiente.

Summer, però, sapeva che nulla avrebbe potuto cancellare l’apatia che l’aveva presa da quando era arrivata sull’isola.

Era inutile che ci girasse tanto attorno.

John le mancava e, più i giorni passavano, più la faccenda si faceva seria.

Ad ogni buon conto, non è che potesse farci granché, visto che lui si era testardamente dichiarato contrario a proseguire qualsiasi rapporto con lei.

Per lo meno, da Sean aveva saputo che, a Dublino, le cose sembravano procedere per il verso giusto.

I vecchi Guardiani, insieme agli Anziani, si sarebbero riuniti in Consiglio il giorno di Yule, a dicembre, e Shaina avrebbe preso visione delle prove messe in evidenza da Sean.

Scoprire che le regole erano state bellamente lette ad uso e consumo dei Clan più forti, non era affatto piaciuto, specialmente alle famiglie meno importanti.

Per evitare insurrezioni, o addirittura lo scioglimento dell’Ordine, Shaina aveva dovuto cedere almeno su quello.

Il fatto che né Sean, né tanto meno Colin e Miranda, fossero stati eliminati da Arianrhod, era prova regina della loro buonafede.

Quanto la cosa piacesse a sua nonna, era un altro discorso.

Quando lei e gli altri Guardiani si sarebbero espressi in merito, non era dato sapere.

Il fatto che il Consiglio si riunisse entro breve non significava che, da quell’unico incontro, sarebbe scaturito un risultato definitivo.

Ma qualcosa si era mosso. Qualcosa brillava speranzoso, all’orizzonte.

Accesa l’ultima candela sull’altarino che aveva elevato in casa, usando la lava del Kilauea – plasmata col suo potere – Summer si inginocchiò a mani giunte e, chiusi gli occhi, intonò una preghiera alla dea.

A ciò, aggiunse anche un augurio di felicità per Colin e Miranda, sposi in quel giorno così propizio e puro.

Quando ebbe terminato quella piccola celebrazione privata, si levò in piedi e si diede da fare per preparare le caramelle per i bambini.

Nel giro di qualche ora, ci sarebbe stato un vero e proprio assalto.

Solo a mezzanotte si sarebbe recata sulla spiaggia per una cerimonia privata, dedicata alla dea Pele ma, per quello, c’era tempo.

Verso le nove di sera, le maschere e le borse a forma di zucca stavano già girando per le vie dell’abitato e Summer, ad ogni nuovo colpo di campanello, si sentì ripetere da voci cicaleggianti: dolcetto o scherzetto?

Ad ogni gruppetto riccamente colorato lei dispensò sorrisi e zucchero a profusione e, a ogni porta richiusa, emise un sospiro.

Avrebbe mai avuto la grazia di vedere un figlio suo fare la stessa cosa?

Ormai ne dubitava seriamente.

All’ennesimo squillo del campanello, Summ si recò alla porta con il cesto delle caramelle sottobraccio.

Quando però si ritrovò a fissare due iridi scure che mai, nella vita, aveva pensato di poter rivedere, tutti i dolciumi finirono a terra.

E la cesta di vimini con loro.

John, sorridente e vagamente contrito, le stava innanzi con un’enorme zucca riccamente intagliata e, ben visibili agli occhi di Summer, i suoi loa protettivi  galleggiavano alle sue spalle con volti sorridenti e lieti.

“J-John…” esalò lei, sbattendo freneticamente le palpebre, mentre rabbiose lacrime le si affollavano negli occhi.

“Già” assentì lui, scrutando il mare di dolciumi sparso attorno ai loro piedi.

“Che… che ci fai qui?” balbettò lei, continuando a fissarlo come una sciocca.

“Beh, per la verità volevo farti una sorpresa e, a quanto pare, ci sono riuscito” ammise lui, facendo spallucce. “E poi, volevo portarti un ramoscello d’ulivo in segno di pace.”

“Quella è una zucca, però” precisò Summer, cominciando a riaversi dallo shock dei primi istanti.

In effetti, era una zucca enorme, e sembrava essere stata scolpita da un maestro scalpellino… o da Winter!

“I miei fratelli sono qui?” mormorò allora la donna, dubbiosa.

“Tra le altre cose” assentì lui, prima di domandarle: “Posso entrare, per favore? Comincio a sentirmi un po’ idiota, qui fuori impalato come una statua.”

“Eh? Oh, sì, certo!” esalò lei, togliendosi dall’entrata per farlo accomodare.

Il suo fuoco interiore gioì della sua presenza ma lei lo azzittì con cura, non avendo ancora pienamente compreso cosa diavolo stesse succedendo.

Una volta all’interno dell’appartamento, John appoggiò la zucca sul ripiano della cucina e, sotto gli occhi sgomenti di Summer, si mise in ginocchio e poggiò mani e fronte sul pavimento.

Penitente, mormorò con calore: “So di aver combinato un casino dell’inferno, con te, ma perdonami! Ho capito cosa volevi dirmi, e ho fatto pace coi miei demoni. So cosa sono, chi sono, e non ne ho più paura, come non ho paura di te, davvero!”

“John, John, John, per l’amor di Dio, alzati da lì!” esclamò lei, avvampando in viso prima di tirarlo per un braccio, con l’intento di farlo rialzare.

J.C. ne approfittò subito e, quando fu in piedi, la abbracciò con forza per poi affondare il viso nella sua chioma ribelle, quella bellissima chioma che aveva sempre amato.

“Ho sbagliato mille e mille volte, amore mio, scusa!” esclamò lui, sempre tenendola stretta. “La paura mi ha mal consigliato, e ho finito per ferire le persone che più amavo… ma prometto di fare ammenda, anche per tutta la vita, a cominciare da ora.”

“John, ma cosa…” esalò lei, facendo fatica a connettere, del tutto impreparata a quell’assalto emotivo.

Le sensazioni provenienti da John erano chiare, limpide, prive di ombre, e avevano tutte un unico fulcro… lei.

“Riesci a percepire cos’ho nel cuore?” mormorò a quel punto J.C. “Win mi ha detto che puoi.”

Lei annuì, non arrischiandosi a parlare.

Allora, John aggiunse: “So di averti ferita, ma permettimi di rimediare. Passerò ogni giorno della mia vita a farti capire che tu, e tu sola, sei la regina del mio cuore. Lasciami essere il tuo Fulcro. Ti prego!”

Quelle ultime due parole, così sentite, così piene di speranza e sconforto assieme, la fecero cedere.

Scoppiò in lacrime come una bambina e gli si aggrappò al collo con forza, senza riuscire a smettere di lasciar correre quelle perle colme di dolore e liberazione.

Avrebbe tanto voluto che la mamma e il papà fossero lì, per vedere il suo amore ritrovato, per conoscerlo e apprezzarlo come lei apprezzava John, ma sapeva quanto questo fosse impossibile.

Ma fu a quel punto che J.C. la spiazzò.

“Sono felici, Summer. Per tutti e due.”

“Cosa?” esalò lei, scostandosi dall’uomo per poter leggere la verità nei suoi occhi.

Lui annuì e la giovane, mordendosi il labbro inferiore per lo sconforto, tornò ad abbracciarlo ed esclamò: “Non volevo che morissero in quell’incendio! Se fossi stata più forte, o più preparata, li avrei salvati!”

“Tesoro, loro lo sanno, e non te ne hanno mai fatto una colpa. Mai. Ti amano non meno degli altri loro figli, e non smetteranno mai di farlo” la rincuorò lui, cullandola tra le braccia, mentre mille lacrime, che Summer aveva trattenuto negli anni, le scivolavano sul viso paonazzo.

Troppi silenzi, troppi sospiri trattenuti, troppi rimorsi.

In quel momento, si condensarono in quel pianto liberatorio, pianto scatenato dalla certezza che i suoi genitori l’amavano, che non la ritenevano responsabile della loro morte.

E che, più di tutto, apprezzavano il suo amore.

Quando infine il piano scemò a un più tranquillo singhiozzare, Summer si concesse il tempo di mormorare: “Cosa ti ha fatto cambiare idea?”

“Win, Spring e Max sono venuti a trovarmi mentre ero da mia madre, e mi hanno mostrato un paio di cose” ammise John, asciugandole il viso con il passaggio delicato dei pollici.

“Loro?” esalò Summ, sorpresa.

“Ehi, piccola! Pensavi davvero che la tua famiglia non sarebbe intervenuta per darmi una sonora batosta?” ridacchiò John, baciandole teneramente il naso.

Lei si lasciò andare ad una risatina nervosa e l’uomo, avvolgendole la vita con le mani, aggiunse: “Autumn, poi, mi ha telefonato dicendomi che, se non rinsavivo in fretta, avrebbe abbattuto casa mia con un tornado… con me dentro.”

“Oh, beh! Questa poi!” esclamò lei, sbottando.

Tornando serio, John asserì: “Tesoro, hanno fatto bene. Ero davvero rimbecillito, in quelle grotte, per non capire che il mio amore per te avrebbe dovuto essere più forte della paura che provavo per ciò che ero… che sono. Ma ora le cose cambieranno. Sono già cambiate.”

“Lo vedo” assentì lui, sorridendo ai loa.

“Oh, già… li vedi anche tu, dimenticavo” ridacchiò l’uomo, lanciando ai suoi spiriti un’occhiata complice. “Comunque, beh… sto facendo un training con una mamaloa e, per il momento, sono a buon punto. Mi ci vorrà ancora un bel po’, ma sono pronto a lavorare sodo per…”

Interrompendolo con un bacio focoso, Summer si staccò da lui solo quando sentì la sua temperatura corporea salire di parecchio.

Quando lo fissò negli occhi accesi di desiderio, dichiarò: “Non c’era bisogno di tante spiegazioni.”

“Dispotica” si lagnò lui, sorridendo.

“E quando mai non lo sono stata, scusa?” rise lei, avvolgendogli il collo con le braccia, ora dominata da uno spirito ben diverso da prima.

Era… speranzosa.

Quando il campanello trillò nuovamente, Summer fu tentata di fare finta di niente ma, nel sentire le voci della sua famiglia, scoppiò in una nuova calda risata e andò ad aprire, abbracciandoli in blocco.

John la seguì e, nel vederli così uniti, così felici e sorridenti, non poté che esserne a sua volta lieto.

Era servito dar retta al cuore, invece che alla sua cocciutaggine.

E, quando Summer si volse per sorridergli, l’amore per lui ben dipinto nei suoi occhi da gatta, seppe di non essersi sbagliato.




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N.d.A.: E qui si conclude l'avventura di Summer e John. Spero vi sia piaciuta e vi abbia fatto emozionare. Grazie a coloro che hanno letto e/o commentato. Fa sempre piacere sapere che quel che ho in testa, interessa a qualcuno ^_^

Autumn (che ho idea interessi a molte...) lo troveremo a partire dalla prima settimana di Agosto, poiché per un po' sarò irreperibile causa ferie. 
Con lui daremo il via alla fase finale di questra tetralogia, che ci porterà alla risoluzione finale di tutti i problemi del Cerchio dei Quattro.
Per ora vi saluto, auguro buone ferie a chi già c'è, a chi c'è già stato e a chi ci andrà.

A presto! E ancora Grazie!
  
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