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Autore: Lucyvanplet93    14/07/2014    2 recensioni
Dal testo:"Mio nonno mi ha sempre raccontato un sacco di storie, da piccola non credevo che quello che mi diceva potesse essere vero, ero convinta che fossero tutte storie inventate!"
"Ed ora invece cosa pensi?" Ghignò il giovane seduto accanto a me.
"Che forse aveva ragione, in fondo ogni storia ha una qualche verità, per quanto possa essere asssurda o surreale. Sta a noi decidere cosa è vero!" Risposi.
"A cosa sei disposta a credere ora?"
"Credo di essere pazza! Ma credo anche di non essermi mai sentita meglio in vita mia!"
Abbiate pietà, è una delle mie prime FF e mi rendo conto che l'introduzione fa pena, ma vi chiedo di essere clementi.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nuovo personaggio, Roronoa Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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James Vakugan era un uomo fatto di storia, si poteva dire in effetti che la storia stessa scorresse nelle sue vene.
Fin da piccolo i suoi genitori gli avevano riempito gli occhi e la mente con storie e leggende di ogni tipo, sua madre amava ripetere che la storia attraversava i rami del loro albero della vita, le dinasti e le tradizioni si erano mescolate tra loro senza sosta, fino ad arrivare al suo tempo.
Sua madre amava chiamarlo spesso Pangu, il gigante che aveva creato l’universo e che poi si era diviso in tante parti diverse, dal suo respiro aveva creato le nuvole e il vento, dai suoi occhi il sole e la luna, dalla sua voce il tuono e dal resto del suo corpo erano nati i fiumi, i laghi e le montagne.
“Tu sei un po’ come lui, dentro di te hai una piccola parte di tante terre, hai gli occhi del mare, la pelle del deserto e il corpo delle montagne.” Il piccolo James non aveva mai capito bene le parole di sua madre Mary. Come poteva un bambino essere terra ed acqua.
“un giorno quando crescerai capirai quello che voglio dirti… Intanto limitati ad assecondare le fantasie dei tuoi vecchi genitori.” E poi aveva riso, il sorriso più luminoso che una madre potesse dedicare a suo figlio.
Erano gente povera di denaro i Vakugan, ma ricca di tradizione. Il padre di James, Albert era un uomo onesto, buono lavorava nelle miniere di carbone della Colombia, nonostante fosse un uomo di umili origini sapeva leggere e scrivere e così aveva insegnato a farlo a suo figlio, come suo padre aveva fatto con lui.
“arriverà il giorno in cui io non avrò più nulla da insegnarti e dovrai imparare da solo, la grande madre Atena ti mostrerà la via e tu imparerai ciò che sai a coloro che verranno dopo di te.”
James aveva imparato dai libri, che la vita era un ciclo, da tutto nasceva qualcosa, il mondo era un equilibri perfetto che solo l’uomo alterava con le sue intromissioni, tutte le catastrofi, le guerre e gli abomini erano stati perpetrati dall’uomo.
La natura era un identità perfetta, non sbagliava. Mai.
Albert aveva insegnato a suo figlio anche a non vergognarsi mai di ciò che era, a che se gli altri bambini lo prendevano in giro perché non aveva vestiti nuovi come gli altri, libri di seconda mano o scarpe pulite.
“devi andare fiero di ciò che sei dentro non di quello che mostri fuori!” E così aveva fatto, senza mai piangersi addosso, impegnandosi in ciò che faceva. Il buoi della vita però può coglierti in qualsiasi momento, anche durante il momento più luminoso della tua vita.
La notizia della morte di Albert, quando James aveva solo tredici anni, era arrivata in pieno giorno, una galleria della miniera, era stata appena scoperta e necessitava di un sopralluogo, chiunque avesse avuto il fegato di esplorarla avrebbe ricevuto il doppi del salario stabilito.
“E’ stato il primo ad offrirsi…” aveva detto l’uomo nero sulla soglia di casa. Un blocco di carbone si era staccato dal soffitto, sbarrando ogni via di scampo dalla miniera e travolgendo tutti coloro che erano all’interno.*
“Non ci sono tracce di suo marito, signora…” Mary aveva sorriso, ringraziando l’uomo per averle restituito i pochi effetti personali del marito. Non una lacrima era scesa dai suoi occhi, com’era possibile che lui non riuscisse a smettere di piangere e singhiozzare mentre sua madre restava impassibile, come poteva non importarle niente di suo padre perché anche lei non era distrutta dal desiderio di urlare e distruggere tutto ciò che la circondava, perché lo aveva fermato quando si era scagliato con rabbia contro quell’uomo nero urlandogli che suo padre non era morto e che lui era solo un bugiardo.
Perché lei non era triste, perché lei non piangeva?
“Smettila di piangere James! Non devi! Tuo padre è in un posto migliore ora e so che pensi che nulla sia più buio della morte ma ti sbagli! Svegliarsi ogni giorno di notte per chiudersi in una miniera e tornare a casa di notte, con la certezza nel cuore di non essere riuscito a dare una vita decente alla tua famiglia è quasi più buio della morte. Tuo padre ha finito il suo tempo sullo Yin per raggiungere lo Yang, ora sarà nei campi dell’Elisio ad aspettarci, prima o poi saremo felici ed insieme di nuovo.” James non aveva risposto, si era limitato a guardare gli occhi verdi e lucidi di sua madre ed aveva capito. Dovevano essere forti per entrambi per sorreggersi quando uno dei due fosse caduto.
E così avrebbero fatto.
“Ricorda quello che ti diceva tuo padre, non arrenderti mai nemmeno di fronte alle difficoltà, vivi a testa alta senza rimpianti.”
I tempi che seguirono non furono certo facili per la famiglia Vakugan, per riuscire a far studiare suo figlio Mary lavorava dalla mattina alla sera, non importava quali fosse il tipo di lavoro, l’importante era guadagnare lo stretto necessario per sopravvivere.
Nel frattempo James imparava, ed era bravo.
Era appassionato di storia la stessa che lo aveva sempre accompagnato fin da quanto era poco più di un bambino, i miti e le leggende che i suoi genitori gli raccontavano quanto era piccolo e che allora sembravano così assurde ed insensate iniziavano ad avere un senso, si era ripromesso che le avrebbe raccontate a più gente possibile, avrebbe fatto in modo che tutti conoscessero quelle storie, o che almeno le avessero sentite nominare o sussurrare dalle voci soffuse degli anziani.
James Vakugan dopo anni di sacrifici aveva raggiunto il suo obbiettivo, aveva mantenuto la promessa fatta a sua madre nel letto di morte: “promettimi che non rifarai la stessa vita dei tuoi genitori, sii buono con il prossimo ma non chiedere mai niente a nessuno, non vivere una vita miserabile come la nostra. Il più grande tesoro mio e di tuo padre sei stato tu, rendici fieri e sappi che noi saremo sempre accanto a te, anche se non potrai vederci, anche se non saremo presenti fisicamente accanto a te noi veglieremo da lassù… Non essere triste per me, rivedrò tuo padre finalmente, sto davvero andando in un posto migliore…”
Non ci furono grandi cerimoni per il funerale della vedova Vakugan, nessun parente, nessun amico, solo James ormai diciottenne e il prete che pronunciò la funzione, nessuna lapide maestosa o corone di fiori dai colori sgargianti. Solo una croce di legno ed un mazzo di margherite.
James ricordava bene quel giorno, pioveva il piccolo cimitero era deserto c’era solo lui a far visita a suoi genitori. Era triste, ma sapeva che finalmente i suoi genitori erano di nuovo insieme.
Anche se la malattia di sua madre era riuscita a sconfiggerla nel fisico sapeva che niente e nessuno avrebbe mai sconfitto il suo spirito.
James ora era un uomo, aveva mantenuto la sua promessa era diventato qualcuno, aveva studiato e sudato per arrivare dove era ora, si era laureato con il massimo dei voti riuscendo ad essere il migliore del suo anno.
Probabilmente molti anni fa se gli avessero detto che sarebbe diventato importante proprio grazie alle storie che gli raccontavano i suoi genitori, sarebbe scoppiato a ridere, era diventato uno storico e scritto re affermato, i suoi libri erano letti in tutto il mondo, tradotti in diverse lingue e amati da ogni generazione.
Stava invecchiando James ma era felice, sentiva di aver lasciato qualcosa delle radici, sapeva che la sua storia non sarebbe morta con lui ma che sarebbe continuata a vivere anche grazie a quegli occhi verdi che ora lo guardavano con entusiasmo. “ma nonno le mummie non esistono, lo dicono anche a scuola sono solo leggende e le leggende non sono mai storie vere!” il vecchio Vakugan aveva riso di fronte all’ostinata convinzione di sua nipote.
“impara piccola che in ogni leggenda c’è un fondo di verità, poi sta a chi ascolta decidere cosa è vero e cosa è falso…” La piccola dagli occhi verdi non sembrava convinta e la storia che suo nonno le stava raccontando non riusciva ad avere senso alle sue orecchie. In quei momenti gli ricordava se stesso da piccolo. “non stare troppo a riflettere su quello che ti dice il nonno, in fondo le mie sono solo le storie di un povero vecchio!”
“ma tu non sei vecchio! Sei il nonno più giovane del mondo!” esclamò tirandogli i baffi. James rise, quella bambina era la cosa più bella che la vita potesse regalargli. “Mi luz, lascia in pace il nonno, è ora di andare a dormire, si è fatto tardi!” Una donna dalla carnagione scura e gli occhi color cioccolato e i lunghi capelli castani se ne stava appoggiata alla porta e sorridente osservava la scena che aveva davanti, non sapendo bene chi dei due fosse il più bambino, se il nonno con la coperta sulla testa o la piccola seduta sulle sue gambe.
James glielo aveva ripetuto mille volte, una storia raccontata senza una coperta sulla testa non era una vera storia, sarebbe mancata l’atmosfera.
“tua madre a ragione, si è fatto tardi, è ora che tu vada a fare la nanna!”
“ma io non ho sonno!!” piagnucolò.
“Non fare i capricci, non vorrai mica fare arrabbiare la mamma vero?”
La bimba alla fine si convinse e a malincuore scese dalle gambe del nonno avviandosi verso la domestica che stava sorridente alle spalle della madre. Prima di uscire dalla stanza però si blocco all’improvviso, per poi tornare sui suoi passi per raggiungere l’uomo e scoccargli un bacio sulla guancia. Poi tutta felice la piccola peste si fiondò tra le braccia della giovane domestica.
“mi dispiace che ti tenga sveglio fino a quest’ora!” Si scusò la giovane donna.
L’uomo sorrise benevolo alzandosi dalla sua poltrona per avvicinarsi. “Non devi preoccuparti Nina a me fa solo piacere, mi fa sentire vivo!”
“Non ti ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che fai per noi…”
“Oh suvvia non dire sciocchezze…” L’uomo di avvicino di più prendendola per le spalle. “non c’è nulla che non farei per voi, siete la mia vita ormai, tu tua figlia e le persone che lavorano e vivono in questa casa sono la mia famiglia!” Vakuagan prese Nina sottobraccio avviandosi verso le due poltrone in pelle che stavano davanti al camino, quella stanza emanava un calore particolare, le imponenti librerie di mogano che stavano addossate alle pareti circondavano l’arredamento della stanza, una massiccia scrivania torreggiava la centro della stanza e l’enorme camino riscaldava tutto intorno. La coperta abbandonata sulla poltrona del vecchio era illuminata dalla luce del fuoco che scoppiettava vivace.
L’uomo e la donna si sedettero l’uno di fronte all’altro, godendosi un po’ di quella calma. “Ti manca molto, non è vero?” iniziò l’uomo dopo un po’ notando l’espressione assorta di Nina.
“A te no?” Mormorò senza guardarlo negli occhi. La verità era che si era sempre sentita in colpa per la morte di Peter.
“Ogni giorno, ma sono sicuro che lassù qualcuno si stia prendendo cura di lui. E tu devi smetterla di incolparti per la sua morte, non è stata colpa tua!”
“Ti ho portato via tuo figlio James!” Rispose Nina con gli occhi lucidi.
“Non sei stata tu a portarmelo via, è stata la vita a portarmelo via…” James posò la sua grande mano callosa su quella piccola e liscia di lei. “Ma mi ha anche donato sue angeli meravigliosi come voi, sei come una figlia per me e quella piccola peste è la mia ragione di vita, in fondo gli dei non sono stati così crudeli con me!”
Nina sorrise tornando a guardare il fuoco che si stava lentamente spegnendo. “Sei un uomo buono James, lo sei sempre stato…” Si sorrisero per poi tornare in silenzio ognuno perso nei suoi ricordi, e quella casa ne era piena, i suoi genitori sarebbero sicuramente stati felici di vedere come si era sistemato e chissà magari ora se ne stavano seduti intorno ad un tavolo ad ascoltare le storie suo figlio, magari gli stava raccontando di come aveva conosciuto Nina.
“Vado a dare la buona notte a quel piccolo terremoto, conoscendola non starà dando tregue alla povera Maria…” “Hai ragione, avrà sicuramente bisogno di rinforzi!” Rise sotto i baffi l’uomo.
“dovresti andare a riposare anche tu…”
“Non è ancora ora per me, la notte è giovane ed io devo spettare di prendere quella maledetta medicina!!”, “questi medici, non sanno fare altro che imbottirti di farmaci, un buon goccio di rum sarebbe la medicina perfetta in questo momento!” Nina alzò gli occhi al cielo nonostante l’età avanzata quell’uomo aveva uno spirito d’acciaio, era inossidabile, ed anche tremendamente cocciuto.
“Non lamentarti, lo sai che è per il tuto bene!” Il Vecchio Vakugan sbuffò, per poi augurarle una buona notte, Nina sorrise e poi lo baciò con affetto sulla guancia.
James continuò per un po’ a guardare il fuoco che ormai si era ridotto ad una debole fiammella che emanava una fioca luce all’interno della stanza. Si ritrovò a pensare che in fondo lui non fosse tanto diverso da quella piccola fiamma d’energia, la sua vita era ormai agli sgoccioli, era vecchio ormai non aveva più molto da dare, ma se ne sarebbe andato sereno, in fondo si era riscattato aveva avuto una vita tutto sommato felice e senza esclusione di colpi, aveva lottato ed aveva vinto, ma aveva anche perso e la morte non sarebbe stata una sconfitta, avrebbe rivisto suo padre, sua madre e suo figlio.
Si alzò dalla poltrona sorridendo, magari per quella sera avrebbe potuto fare a meno della medicina, si avviò in cucina con il pensiero che un bel bicchierino di rum lo avrebbe fatto dormire sicuramente meglio di una schifosa medicina.

*Ho preso spunto dalla novella Rosso Malpelo, di Giovanni Verga, spero che il famoso autore possa perdonarmi.
Angolo dell’autrice.
Salve a tutti, inizio subito col ringraziare tuti quelli che hanno avuto il coraggio di arrivare fino in fondo, vi ringrazio e vi chiedo scusa, ma ehi, non è colpa mia se di notte non dormo e mi vengono in mente queste idee assurde, prendetevela con la mia insonnia non come me. E’ un po’ corto lo so ma è soltanto il prologo ed ho voluto presentarvi un po’ in generale e a grandi linee, la storia. Sarei davvero molto felice di sentire la vostra opinione, accetto qualsiasi osservazione critica o positiva che sia ho bisogno di migliorare e mi farebbe piacere se voi mi aiutaste. Ditemi quello che ne pensate, devo continuare oppure appendere la tastiera al chiodo? (??) Aspetto con ansia il vostro parere, vi prego, vi scongiuro fatemi sapere cosa ne pensate. Bene ora sparisco, alla prossima. (perdonate eventuali errori ho riletto tutto un sacco di volte, spero di non aver lasciato nulla)
Baci Lucy <3
P.S. In futuro probabile OOC
  
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