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Autore: Aesingr    16/07/2014    5 recensioni
Spyro e Cinerea hanno combattuto e sconfitto il perfido Malefor, drago viola dai poteri immensi. l'hanno sempre considerato un nemico vile e spietato, insensibile di fronte al dolore che stava causando.
Si sa, l'oscurità può sorgere anche dalla luce. A volte l’amicizia, l’amore ed ogni altro sentimento positivo possono mutare in artigli roventi, con cui è facile dilaniare la carne e le ossa per giungere al cuore.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Ahah! hai abbassato la guardia!”
Solaris fissò il compagno Glaider, steso a terra di fronte a lei, sorridente e soddisfatto del combattimento a cui aveva appena partecipato.
“Non succederà mai più, goditi questo momento di gloria cucciola”
“Ei, cucciola a chi?”
Ignitus Terrador e gli altri si scambiarono un’occhiata  d’intesa, poi il maschio dal manto scarlatto si avvicinò ai due draghetti che avevano cominciato a darsele di santa ragione.
“Sei solo un presuntuoso!”
Ignitus si piantò loro in mezzo.
“Fatela finita, credo che sia giunto il momento”
I due draghetti osservarono l’amico ancora distesi a terra a pancia all’aria, senza smetterla di punzecchiarsi con le code.
“Sicuro?”
“Mio padre dice che dovremo essere in grado di raggiungerlo  in meno di un giorno se ci sbrighiamo”
“Una giornata di volo? Mi mancano le energie solo a pensarci” Rispose Solaris, mentre  aiutava l’amico a rialzarsi con una delle zampe anteriori.
“Ma è possibile che tu ti lamenti sempre di tutto?”
“Zitto Glaider. Tu sei anche peggio di me”
“Ma non è vero!” la ammonì lui, ringhiando.
Ignitus anticipò i due draghetti che stavano per azzuffarsi nuovamente e con un movimento fulmineo li scaraventò a terra in direzioni opposte.
“Non costringetemi ad usare la forza”
Glaider si alzò sulle quattro zampe. Dispiegò le ali,  e con il muso puntato verso Ignitus e le zanne snudate sibilò rumorosamente.
“Perché, pensi di avere speranza?”
“Devo dimostrartelo?”
“Non vedo l’ora guerriero del fuoco!”
Senza neanche lasciargli il tempo di terminare la frase  Ignitus gli era già balzato addosso, pronto per colpire. Glaider non si fece cogliere impreparato e balzò agilmente di lato,, afferrandolo per un ala e torcendogliela per farlo precipitare. Prima di finire al tappeto Ignitus fu in grado di scagliargli contro una fiammata incandescente, che non riuscì a centrare l'amico ma lo distrasse abbastanza da permettergli di rialzarsi e riprendere quota. Glaider era circondato da un’aura gelida che irradiava aria fredda verso ogni angolo  del campo d’addestramento, impenetrabile per le fiamme di Ignitus che fu costretto a ricorrere a uno dei drastici metodi di cui si serviva quando il suo semplice fuoco si rivelava inutile: scagliò  un getto infuocato verso l’alto, dove Glaider concentrò l’attenzione per un istante, senza abbassare la guardia.  Da questo fuoriuscirono altre fiamme, che presero la forma di frecce scintillanti e dall’alto puntarono il drago blu come predatori danzanti e inferociti.
Glaider, non  riuscendo a comprendere cosa passasse per la testa a Ignitus, si limitò  a spegnerle con un ondata gelida che scagliò verso  l’alto per far in modo che  nessuna freccia potesse raggiungerlo.
Ignitus approfittò del momento e lo caricò a testa bassa, con le aguzze corna puntate al suo ventre. La risposta fu immediata ma non  del tutto efficace; Glaider afferrò Ignitus prima che potesse colpirlo, per bloccare la sua corsa impetuosa, ma ciò gli costò alcune squame delle zampe anteriori che si staccarono dai palmi all’impatto con le cuspidi del draghetto rosso.
Ignitus, riuscito nell’intento di renderlo inoffensivo per qualche istante, gli saltò addosso e portò gli artigli sulle sue zampe, immobilizzandolo al suolo.
“Adesso non fai più lo spaccone vero?”
“Ignitus. Togliti o ti farai male”
Il draghetto rosso ridacchiò, facendo schioccare la lingua.
“Voglio proprio vedere come”
Non ebbe modo di rendersi conto del pericolo che una coda irta di punte gli frustò violentemente la testa, impedendogli di mantenere la presa su Glaider, che lo spinse via e lo scrutò sorridendo.
 Si massaggiò il cranio squamoso e sbuffò due zampilli di fumo dalle narici.
“Bene! niente male drago”
Solaris si avvicinò a Glaider, il quale, nonostante la sua spavalderia, ansimava vistosamente.
“Quindi? Chi è il migliore?”
Ignitus gli si avvicinò a sua volta.
“Non hai vinto”
“Lo farò la prossima volta. Non vorrei che le tue belle squame lucenti si rovinassero proprio oggi che dobbiamo far visita al grande saggio” insisté Glaider sorridendo.
I restanti cuccioli li attorniarono, pronti per la loro importante missione.
“Sei davvero sicuro che potremo avere questo privilegio?”
Ignitus si voltò a fissare un altro giovane drago simile a lui, che all’apparenza sarebbe potuto sembrare suo fratello.
“Possibile Kiriax che tu non ti fidi mai una volta?”
“Non è che non mi fidi, ma…”
L’altro  mosse un ala pigramente.
“Hai paura per caso?”
“Certo che no. Solo che mi sembra un’impresa tutt’altro che semplice. Non lo raggiungeremo mai in un giorno, voleremo senza sapere dove dirigerci”
“Discorsi di chi ha paura” lo redarguì spavaldo Ignitus.
“Vuoi prenderle anche da me?”
I loro compagni ridacchiarono, lanciandosi brevi occhiate l’un l’altro, godendosi quei momenti di quiete fraterna che li vedeva uniti sotto lo stesso cammino. Giovani in cui risiedeva la speranza di un futuro prospero e rigoglioso.
All’interno della sala principale del tempio, i guardiani osservavano un bagliore violaceo provenire da un cristallo dalla superficie prismatica, che si irradiava tutto attorno come un minuscolo sole. Neiry, Axius, Siil e Ignitor erano consapevoli del potere che quell’oggetto racchiudeva, se pur incompleto. temevano ciò che sarebbe potuto accadere nel momento in cui le due fonti di energia si sarebbero ricongiunte, dando origine al più tremendo dei poteri.
“Siete sicuri che sia una buona idea mandare i cuccioli alla ricerca del saggio così presto?” Chiese Neiry, al fianco di Axius che continuava a tenere lo sguardo fisso sul cristallo, come temesse sarebbe esploso da un momento all’altro.
“Devono pur trovare la loro strada”
La voce cupa e profonda del guardiano del fuoco contrastò con quella della dragonessa, che ogni volta che aveva a che fare con quel drago si sentiva oppressa.
“Non è questo il punto. È una missione pericolosa, un viaggio privo di meta potrebbe condurli alla perdizione”
Ignitor emise un lungo respiro, che emanò aria calda per tutto il vano.
“Non è questo il loro futuro. Riusciranno in quest’impresa. Riusciranno dove noi abbiamo fallito”
Neiry  abbassò la testa annuendo.
“Hai ragione. in fondo, se le foglie d’autunno cadono, saranno quelle di primavera a prendere il loro posto. E con loro avrà inizio la nuova stagione”
Axius sorrise, sbuffando una nuvoletta di brina.
“La nuova era”
Seguì un religioso silenzio, attenuato solo dalla vivida e pulsante presenza del cristallo al centro della stanza, la cui energia poteva essere palpabile anche a qualche metro di distanza. Axius tese una zampa, portando gli artigli su quel piccolo mondo di luce.
“Siil. Tu conosci bene la fonte della vita, dico bene? Sai di cosa è capace”
Il drago dell’elettricità, che fino a quel momento si era limitato ad ascoltare passivamente gli altri, si voltò verso Axius con un’espressione di indifferenza.
“Non ho conosciuto niente di quel cristallo, l’unico che penso vi possa spiegare gentilmente il suo funzionamento è lo stesso drago che volete eliminare. Quindi temo di non potervi aiutare”
“C’è almeno qualcosa che sai?” chiese a gran voce Ignitor.
Siil sollevò una zampa, da cui fuoriuscirono lapilli elettrici che si mossero in ogni direzione, scontrandosi con le pareti e annientandosi tra di loro, come in una pioggia di piccole saette.
“So che Flarendor ha un cristallo identico a questo, ma non so come sia riuscito ad utilizzarlo. Mi spiegò che il suo potere sarebbe diventato illimitato. Possedeva un oggetto in cui convergevano le forze del creato e presto ne sarebbe diventato il padrone”
“Ma lui non sa che noi siamo in possesso dell’altra metà di quel potere?” Chiese Neiry.
“Come potrebbe non saperlo?" ribatté Siil. "Una cosa è certa, se dovesse riuscire a riunirle non credo vivremo a lungo”
“Non ci riuscirà!” Esclamò Axius, sbattendo la lunga coda a terra. “Abbiamo celato questo potere al mondo proprio perché non venisse utilizzato in maniera sconsiderata e non dovrà mai più accadere che qualcuno intacchi il nostro compito. Purtroppo Flarendor è entrato in possesso di parte di questa energia, ma dobbiamo impedirgli di completare la sua opera”
Gli altri assentirono, anche se Siil non voleva dar segno di grande interesse per la situazione. In quegli anni il guardiano dell’elettricità non era cambiato. il suo comportamento ambiguo e meschino non aveva trovato ancora pace in una sola dimensione, il suo unico scopo era rimasto quello di saper ottenere ciò che più serviva al momento per sopravvivere nel migliore dei modi. La sua era un’esistenza priva di scopo, paralizzata dal triste giogo della paura della morte. Axius lo sapeva meglio di chiunque altro.
Il drago di fulmine richiuse istantaneamente gli artigli da cui continuavano a schizzare saette luminose e queste cessarono di muoversi, convergendo sul suo palmo, da cui tornarono a far parte della sua energia.
“Axius, perché invece di blaterare non vai ad avvertire  i nostri piccoli guerrieri che è ora di andare?”
Il drago azzurro gli lanciò un’occhiata stizzita, anche se una volta tanto Siil aveva detto qualcosa da poter prendere come un giusto consiglio. Si mosse lentamente, poggiando un’ala sul dorso di Neiry per invitarla a seguirlo.
Lei si lasciò guidare dall’amico e insieme uscirono dal tempio, entrambi assorti nei propri pensieri. Quando i draghetti li videro arrivare, concentrarono i loro occhietti e le loro anime in quello che a breve sarebbe stato proposto loro di attuare. Specialmente i cuccioli più temerari, che ancora non avevano avuto l’occasione di scrutare l’immenzo mondo esterno al loro tempio se non per perlustrazioni e voli di poco conto. Non vedevano l’ora di mettere in pratica gli insegnamenti dei loro maestri e di sollevare i sipari che celavano il loro destino.
 
“Guerrieri del domani. Questo è l’appellativo che vi è stato attribuito. È in voi che noi riponiamo la nostra fiducia. Nonostante la vostra giovane età avete dimostrato coraggio da vendere e vi siete già trasformati in guerrieri dall’indubbio valore. Adesso io sono qui per assegnarvi un’importante missione, a nome di tutto il tempio e di noi guardiani degli elementi”
Axius era circondato da sguardi di stupore, di gioia e di speranza. I draghetti attesero che il drago aprisse di nuovo bocca, mentre Neiry restò immobile accanto a lui.
“Dovete incontrare il saggio eremita, il drago che tutto conosce e niente ignora. Sarà lui a guidarvi verso il vostro destino. Noi dobbiamo proteggere il tempio da eventuali assalti del nemico che come temiamo non tarderanno ad arrivare, quindi vi prego di non fallire e riponiamo in voi le nostre più profonde speranze. Siate la luce del futuro!”
I cuccioli si scambiarono occhiate fraterne, di sincero affetto reciproco, poi sorrisero al guardiano del ghiaccio.
“D’accordo Non vi deluderemo” Rispose Ignitus, facendo un passo avanti.
Glaider si voltò a fissarlo, non perdendo l’occasione per accentuare la loro rivalità anche di fronte ai guardiani.
“Ti sembra questo il modo di dimostrarsi superiore agli altri? Non c’era bisogno che fossi tu a rispondere”
Gli altri risero. Anche Axius rivolse un sorriso ai due giovani rivali, i quali si stavano fissando con innocente astio reciproco.
“E voi due non fate sciocchezze, la missione è di vitale importanza”
Glaider poggiò una zampa sulla spalla di Ignitus, rivolgendosi ad Axius.
“Tranquilli. Se farà lo sciocco ci penserò io a rimetterlo in riga”
Ignitus scattò in avanti, facendolo rovinare a terra. Glaider si alzò ridacchiando, mentre i compagni alle loro spalle avevano assunto un assetto di decollo in formazione, pronti per spiccare il volo.
“Bene. potete andare. Lasciate che sia il cuore a indicarvi la meta. E ricordate che il destino del nostro mondo è nei vostri artigli!”
Come una nube colorata, un arcobaleno bagnato di splendenti bagliori di speranza, i draghetti si lanciarono in cielo dispiegando le ali verso la loro gloriosa meta.
 
***
 
Malefor stava giocherellando pigramente con la ruvida corteccia di un pioppo in mezzo alla foresta, graffiandone la superficie con i robusti artigli.
Trascorse molti minuti a incidere strane figure sul legno dell’enorme albero, sfregando più e più volte tra le scanalature i solchi che lui stesso aveva creato. Sembrava che con quel gesto volesse esprimere senza parole ciò che il suo cuore desiderava. Dopo un bel po’ di lavoro sul tronco era comparsa la figura approssimata di molte coppie di ali che danzavano unite in un unico volo, in mezzo al quale si trovava l’autore dell’insolito disegno. Aveva iniziato a disprezzare la solitudine, ma allo stesso tempo temeva la compagnia di individui che non fossero Flarendor.
Udì un rumore di zampe che calpestavano il fogliame alle sue spalle, ma non si preoccupò neanche di voltarsi. Non c’era nessuno in quel luogo eccetto lui e il suo maestro. Il drago del fuoco restò a fissare l’allievo per qualche secondo, mentre  il cucciolo non lo degnò neanche della sua minima attenzione. L’indifferenza di Malefor non dovette piacergli.
Senza il minimo  preavviso, lanciò una vampata incandescente in direzione dell’albero, colpendo sia questo che il draghetto. Il pioppo divenne una triste colonna di fiamme e fumo. Dal rosso del fuoco ricomparve Malefor, con il suo solito  sguardo distaccato e freddo che Flarendor non sopportava, ma che non riusciva a non amare. Era stato lui ad imprimerglielo come un marchio indelebile.
Con un getto d’aria gelida Malefor ridusse istantaneamente le fiamme ad una soffice folata di vento; dell’albero non era rimasta alcuna traccia, solo radici sporgenti dal terreno coperte di ghiaccio.
“Maestro. Sono...”
Non riuscì a concludere la frase; Qualcosa gli suggerì di scrutare l’orizzonte. Lo stesso orizzonte che bramava da sempre e che in quel momento lo stava chiamando.
Non vide nient’altro che nuvole candide e smussate che si divertivano a mutare continuamente forma, come in un puzzle di casuale soluzione su uno sfondo limpido e azzurro.
“Malefor. Andiamo a casa, ti aspetta una giornata d’allenamento molto dura domani, ti conviene riposare oggi”
Malefor scosse il capo, rivolgendosi di nuovo alla volta celeste.
“No, non voglio riposare. Voglio poter volare via da qui, almeno fino a stasera”
“Non dire assurdità, questa possibilità non ti è concessa”
I loro sguardi si incrociarono di nuovo. questa volta nel draghetto splendeva una nuova luce di consapevolezza.
“Non la cerco da te, ma da me stesso. Voglio non temere più il mio destino e voglio scoprire cosa vive al di fuori di questo mondo”
Così dicendo, Malefor si sollevò dolcemente in volo e si diresse verso quel nuovo mondo che lo stava aspettando. Flarendor non lo fermò, limitandosi a sogghignare.
 
***
 
Ignitus, Terrador, Glaider, Solaris e tutti gli altri volavano ad alta quota, sopra le terre del loro meraviglioso e insidioso mondo. Di tanto in tanto si scambiavano occhiate fiere e vivaci, divertendosi a stabilire chi dovesse guidare lo stormo per qualche minuto, litigando come solo i cuccioli sanno fare e prendendo quella dura missione con la moderata semplicità che era loro concessa.
“Ignitus, tu che sai sempre tutto, hai una vaga idea di dove si possa trovare questo eremita?” Chiese Glaider, al fianco del suo compagno rivale.
“Purtroppo no, so quello che sapete voi”
Solaris, Terrador e un altro draghetto dal manto giallo splendente accelerarono, per raggiungere i due.
“Axius ha detto di seguire il nostro cuore” Disse la femmina azzurra, ben poco convinta.
Glaider si voltò verso di lei e le  sorrise.
“Un grande aiuto”
“Che posso farci! Comunque credo non troveremo niente in cielo”
“Non si sa mai” Le rispose Terrador, mentre Glaider e alcuni membri del gruppo avevano già iniziato a scendere verso il basso.
Atterrarono uno dopo l’altro in cima ad un alto pendio da cui la natura regalava un panorama mozzafiato, stupendo anche per creature capaci di scrutare il mondo da sotto le nuvole. Attorno a loro si apriva un volto paradisiaco del pianeta: da una parte si estendeva un’immensa foresta di latifogli, dall’altra lo sconfinato azzurro dell’oceano.
“Mitico!” Urlò il draghetto del fulmine che si trovava al fianco di Glaider e Solaris, zampettando allegro su quel nuovo terreno.
“Zell, se non fai arrivare l’eco anche ad Avalar sarebbe…” Ignitus, che stava cercando di rimproverare l’amico, ruppe le sue stesse parole con un espressione degna di un illuminato. “Avalar! È lì che potremo andare. Ho sentito che…”
Glaider scoppiò a ridere, stroncando sul nascere l’idea.
“Certo. Credi che non ci avesse ancora pensato nessuno? Sbaglierò, ma non penso possa essere così scontato”
Ignitus spinse la punta della coda nella pietra che componeva la superficie del pendio di quel piccolo monte, cercando di non rispondere come avrebbe voluto.
“Oh nostro sommo consigliere, sai che lì abita un eremita di cui nessuno dovrebbe conoscere l’esistenza, ma che si trova proprio nella valle di Avalar? Magari non sarà un bersaglio valido come il nostro, ma forse potrebbe esserci...”
Si interruppe e si voltò alla sua destra. Cime di alberi secolari incorniciavano la scura foresta in cui il male aveva deciso di nidificare. Drizzò le zampe, facendo guizzare gli occhi verso un punto indecifrato del cielo.
“Scusatemi” Disse, sferzando l’aria con le ali e salendo di nuovo in volo. “Credo di aver visto qualcosa che…”
I suoi compagni erano troppo impegnati a discutere del più e del meno per rendersi conto che Ignitus stava già puntando qualcosa. Solo Glaider e Solaris se ne accorsero.
“Cosa hai visto?” Chiese la cucciola al suo fianco, cercando di seguire la linea del suo sguardo.
“Non lo so, qualcosa si è mosso la in aria, qualcosa di piccolo… e…”
Glaider  si portò una zampa al muso.
“E?”
“E potente” concluse Ignitus.
I due lo fissarono spaesati, accontentandosi della sua convinzione.
“Aspettatemi qui, vado e torno”
“No aspetta. Veniamo anche noi” lo fermò Solaris.
"Non mi caccio nei guai inutilmente. Restate a spiegare a questi qua dietro che abbiamo una missione da compiere”
La draghetta gli sorrise, voltandosi poi verso la massa di cuccioli che avevano preso gusto ad inseguire Zell e un altro piccolo drago dalle squame verdi come le foglie di primavera.
“Va bene. Stai attento” Disse Glaider, sorridendogli.
“Non sono imbranato come te”
I compagni si scambiarono un’artigliata amichevole e Ignitus si lanciò verso le ombre della foresta, intento a far luce sulla sensazione di disagio provata qualche momento prima.
Planò verso un gruppo di alberi alti e silenziosi su cui si appostò per potersi guardare meglio attorno, rendendosi conto di quanto fosse tetro quel luogo. Niente sembrava realmente vivere, tutto era come rinchiuso in una foschia illusoria in cui pochi raggi di luce facevano timidamente capolino tra le fronde. Udì un movimento a pochi metri di distanza; senza perdere troppo tempo si gettò verso la fonte del suono, pronto a qualsiasi sviluppo. Si fermò sull’erba all’ombra di una massiccia farnia.
Ombra; troppa ombra.
Qualcosa gli sfrecciò rapidissimo alle spalle, ma Ignitus non riuscì a distinguere altro che il sibilo di una freccia. Si voltò di scatto e vide che in cielo stava volando a gran velocità un altro cucciolo di drago, circa delle sue stesse dimensioni. Non fu in grado di distinguere immediatamente il colore delle sue squame, ma quando i suoi occhi forarono il velo di opacità causato dalla distanza il suo cuore perse un battito.
“Quello è…”
Con una piccola rincorsa  prese velocità, per poi schizzare al suo inseguimento, incapace di restarsene immobile ad assistere a quell’evento straordinario. Capì immediatamente che non stava avendo a che fare con uno sprovveduto: sicuramente doveva avere molte più ore di allenamento di lui alle spalle, vista la semplicità con cui lo aveva distanziato.
Il suo primo pensiero andò agli altri cuccioli, ormai distanti. Non poteva tornare a chiedere loro aiuto. Gli avrebbe fatto comodo la velocità di Zell o di uno dei draghetti del fulmine.
Si fermò a mezz’aria, limitandosi a muovere ritmicamente le ali e a fissare l’altro allontanarsi, finché accadde qualcosa che Ignitus certo non poteva aspettarsi. Il cucciolo viola invertì la rotta, come minimo dimezzando la velocità di volo e si diresse verso  il draghetto di fuoco a cui parve che le parti si fossero invertite. Ignitus sentì il bisogno di scendere a terra, se il drago avesse avuto intenzioni ostili non valeva la pena di rischiare contro un avversario così esperto nel volo.
Atterrarono all’unisono, a meno di venti metri di distanza. Mentre Ignitus si dimostrava timoroso e indeciso come il fuoco di fronte al mare , attendendo che fosse l’altro a compiere la prima mossa, il giovane dalle squame viola mosse alcuni passi decisi e risoluti.
In breve i loro musetti si trovarono l’uno di fronte all’altro.
 
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Notucce dell’autoruccio: Siiii! Yea da quanto aspettavo questo capitolo!
Ok, ammetto che sarebbe dovuto essere più avvincente, credevo di poter inserire qui un paio di scene che invece scriverò nel prossimo, altrimenti mi sarebbe venuto troppo lungo e ho notato che i capitoli stratosferici non piacciono a molti. Beeeene che dirvi miei accanitissimi(?) e appassionatissimi(?) lettori, siamo entrati nel vivo di questo delirio! Ihihih ho in mente per Malefor un destino… veramente oscuro, quindi preparatevi perché anche se ora le cose vi sembreranno molto tranquille e pacifiche non è il momento di abbassare la guardia.
Ah ci tenevo a precisare che i draghetti Solaris, Glaider e Zell sono un omaggio a delle persone… e a me stesso… per un motivo che però non posso spiegarvi, troppo complicato XD accontentatevi di sapere che avranno un ruolo fondamentale nella storia, ma che non toglieremo certo agli altri il compito di protagonisti… cercherò di fare in modo che tutto il nostro branco di scalmanati abbia un significato più che rilevante  per la trama!
E ora vi saluto, sperando di avervi un pelino incuriositi. Al prossimo capitolo!
Sasucchia(XD)
  
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