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Autore: AveJackson    16/07/2014    0 recensioni
Grazie a un piiiiccolo incidente, i sette eroi della profezia vengono catapultati in universo non loro e si ritrovano a combattere e a uccidere per un pubblico, ma i nostri ragazzi non accettano una cosa del genere e si ritrovano a combattere una tirannide insieme ad altri ribelli.
Questa è la mia prima crossover, spero di non aver fatto un completo disastro, comunque..... Buona Lettura
Genere: Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolo autrice:

 

Stavolta metterò la nota in alto perché ho bisogno che la gente la veda e la legga. Non ho scuse per rimediare a questo enorme ritardo, ma voglio solo dirvi che ho avuto problemi familiari e questa storia ha rischiato di essere cancellata. So che molti forse mi avranno dimenticata, ma ci tengo a dire che le persone che seguono questa storia, mi hanno fatto capire che dovevo continuarla, soprattutto per loro. Non posso fare promesse di aggiornare presto e mi sento in colpa per questo. Spero che questo capitolo possa rendere l'idea di quello che provo in questo momento e spero che i lettori non mi abbandoneranno. Che gli dei siano con voi, sempre.

AveJackson.
 




8-Paura di morire e paura di vivere.

 

Pov.Annabeth.
Non avrei dovuto comportarmi così, essere così debole, quando dovevo dare l’esempio del capo su cui si poteva contare sempre, praticamente avevo rovinato la mia reputazione… eppure si trattava di Percy e in quel momento non me ne importava un’idra di tutto il resto. Nell’aspettare che anche gli altri salissero, osservai meglio il nascondiglio che Piper aveva trovato: mi ricordava tanto quelle casette naturali sull’albero che molto spesso appaiono nei film d’avventura. Aprii il mio zaino e presi il sacco a pelo che vi era dentro, lo distesi su un ramo abbastanza robusto e urlai:
-JASON!! L’HAI TU LA CASSETTA DEL PRONTO SOCCORSO?
La risposta arrivò subito.
-SI! E PIPER HA PURE IL NETTARE E L’AMBROSIA!
-SALITE UNO ALLA VOLTA, VEDIAMO SE REGGE!
Appesi lo zaino ad un ramo sporgente e attesi. Dopo pochi minuti spuntò la testa di Piper in mezzo alle foglie e i rami. Si avvicinò lentamente a me ed entrambe trattenemmo il respiro. Dopo qualche minuto annuii e Piper gridò:
-Okay Jason, puoi salire. Se regge ancora, Gale e Peeta possono portare Percy!
-VA BENE!
Non dovemmo aspettare neanche un minuto che vedemmo Jason arrivare non da dove era venuta Piper me bensì dall’alto, facendoci cacciare un piccolo urlo. Jason sorpreso batté la testa contro un ramo e Piper soffocò una risatina.
-Jason! Era proprio il caso di salire dall’alto?!?
Il diretto interessato abbassò lo sguardo e si massaggiò la testa.
-Scusa era molto più divertente, ahia…
Alzai gli occhi al cielo.
-A questo punto è meglio se porti Percy in questo modo, ma stai attento.
Gli si illuminò lo sguardo e annuì. Un attimo dopo era scomparso.
-PEETA! POI SALIRE PRIMA TU SE VUOI.
-Okaaaaaaay.
A poco a poco salirono tutti e non ci furono problemi fino a quando Jason portò Percy sull’albero. Senza volerlo incrinai la voce.
-Posatelo sopra il sacco.
I ragazzi lo posarono e cercarono di fare spazio a me e a Piper. Lentamente gli sbottonai la camicia e mi salì un conato e la bruna che era al mio fiaco distolse lo sguardo il più velocemente possibile. Gridai quasi istericamente.
-Piper! Dammi il nettare e Jason, porta l’anestetico.
Cercarono di gattonare il più velocemente possibile (non potevano muoversi altrimenti) verso gli zaini, Piper mi passò il nettare e Peeta guardò stupefatto la borraccia.
-NETTARE?!?
-Non credo sia il momento Peeta.
Il biondino lanciò a Gale un occhiataccia da far invidia a Talia e Clarisse. Il diretto interessato lo guardò come quando un cacciatore cerca di uccidere la sua preda, senza però riuscirci. A quanto pare non andavano per niente d’accordo. Imboccai il mio ragazzo. Lui aveva fatto tutto questo per me, mi aveva salvato la vita e non avrei mai permesso ad uno stupido proiettile di portarmelo via. Passarono attimi terribili, i più lunghi della mia vita e poi vidi Percy tossire. Piper cercò di lanciarsi per abbracciarlo, ma io la fermai, doveva respirare. Percy che in quel momento contorse il viso sembrò mormorare qualcosa nel sonno tipo:
-Annabeth… cibo blu…
Piansi, ma questa volta dalla gioia e Jason e Piper mi abbracciarono. Mi ripresi praticamente subito.
-Non è ancora finita e adesso ho bisogno del vostro aiuto.
Jason domandò con un filo di voce.
-Dobbiamo levargli il proiettile?
Anche Gale si unì alla conversazione.
-C’è il rischio che si infetti se ci stiamo tutti attorno, io ho dei guanti possono tornare utili.
Gli sorrisi e pregai tutti gli dei dell’Olimpo, sperando di evitare di uccidere il ragazzo che mi aveva rubato il cuore.
 
Pov.Leo.
Ho sempre avuto paura degli aghi e di qualsiasi cosa potesse assomigliare ad un oggetto di tortura (troppi horror, davvero troppi). Beh… a quanto pare non era stato il mio giorno fortunato. Dopo che quel babbano (ehi sono dislessico, ma questo non vuol dire che odio i libri, anzi amate Harry Potter ragazzi!) aveva provato a massacrarmi la testa con il suo manganello, sono rimasto intontito per un bel po’, ma mi svegliai giusto in tempo per vedere dei tizi in camice, stile Frankestein (traumatizzato a vita) con in mano delle siringhe dall’ago affilatissimo. Quuuuindi secondo voi come avrei potuto reagire??? Prima che cominciate a fantasticare che il grande Leo Valdez si sia messo a fare cose piuttosto imbarazzanti, vi avverto che non mi diedero nemmeno il tempo di urlare, visto che mi iniettarono il liquido con una rapidità incredibile. Attesi credendo che sarei morto o altro, ma non accadde niente *. Ero mentalmente sorpreso, ma finsi di svenire. Ancora non succedeva niente.
-Sembra che il siero abbia fatto il suo effetto.
-Strano, però, ci ha messo parecchio tempo prima di svenire.
-Te lo detto, sono tipi strani questi, potrebbero essere ibridi od opera del demonio.
-Ehi! Non esagerare piuttosto dobbiamo assistere all’ interrogatorio della ragazza e di quel tizio asiatico, che se sembra cinese.
“Frank?!?” Cercai di non muovermi anche se mi sembrava quasi impossibile.
-E’ vero, ma prima dobbiamo preparare questo qui per il test.
“COSA???”
-GIUSTO! Prendi l’apparecchio!
Provai rabbia, tanta rabbia, cosa stavano cercando di farmi? Dopo quello che mi era successo durante la guerra contro Gea (la storia è così lunga che ci vorrebbero cinque libri per raccontarla) mi ero ripromesso che nessun altro mi avrebbe più potuto controllare e nemmeno provato a ferire le persone che amavo. “Io sono Leo Valdez, nessuno mi potrà più controllare”. L’intento era quello di evocare il fuoco ed incenerire i due uomini che avevo davanti, ma mi bloccai quando mi venne in mente un’idea migliore. Sentii la presenza di qualcosa molto simile ad un casco in testa e sentii un’improvvisa fitta al cervello, involontariamente cominciai ad agitarmi.
-Il risultato, uscirà fra un’ora, intanto andiamo.
-Si.
Sentii i due uomini allontanarsi e quando non si udì più nessun rumore, spalancai gli occhi e lanciai una palla di fuoco sulla telecamera che avevo visto prima. Esplose in un mare di pezzi di metallo e schegge che mi mancarono per un pelo. Mi divincolai con tutte le mie forze contro quella morsa d’acciaio finché non si fuse e io caddi sul pavimento. Staccai violentemente lo strano apparecchio che avevo in testa e lo lanciai contro il muro. Dopo che anche quello si fu disintegrato, alzai lo sguardo. Rischiai di cadere di nuovo a terra quando vidi molti ciuffi di capelli su un lettino da dottore. Lo raggiunsi arrancando e presi in mano un di questi. La paura invase il mio corpo e bruciai accidentalmente i capelli, erano di Hazel. Mi imposi di mantenere la calma e mi guardai intorno. Non c’erano porte, ma su una parete vi era una specie di interruttore a combinazione. Dalla mia cintura (che fortunatamente non me l’avevo portata via) tirai fuori dei cacciaviti, svitai e invertii l’interruttore e subito dopo, una porta comparsa dal muro si aprì. Mi ritrovai a correre per i corridoi, tramortendo tutte le guardie che erano sul mio passaggio, finché entrai in una saletta deserta con un tavolo e due sedie. La stanza era molto simile a quella degli interrogatori dei film e ciò non prometteva niente di buono: un grosso finestrone vi era dall’altro lato della stanza ed essa era dipinta di un bianco accecante che ti dava la sensazione di cadere nel vuoto se non ti fossi seduto. Sentii dei passi alle mie spalle, passi svelti, veloci e irrefrenabili. Avrei voluto girarmi e combattere, ma non lo feci, così mi ritrovai il metallo freddo di una pistola puntato contro la mia testa.
-Non muoverti!
Emisi un sospiro teatrale.
-Ma certo! Non ho intenzione di finire la mia fantastica esistenza a causa di un buco nel mio fantastico cranio!
Sentii qualcuno alle mie spalle correre e mi ritrovai il fucile di del babbano che mi aveva colpito prima, puntato nello stomaco.
-Tu! Brutto figlio di…  
-Wrong! Non fare pazzie!
Abbassò lentamente il fucile.
-Snow ha detto di portarlo vivo ma…
Intuii troppo tardi quello che stava per fare. Mi colpì con una velocità sorprendente la fronte con il fucile. Caddi addosso al tizio che mi puntava la pistola da dietro e mi afferrò. Cominciai ad avere le vertigini, ma riuscii a sentire le sue parole:
-Ma nessuno ha detto che non possiamo fargli nulla.
Non so dove trovai la forza, ma non avrei lasciato che quel tizio avesse avuto l’ultima parola. Sputai sangue sulle sue scarpe ormai sopra il mio corpo e gracchiai:
-Che tu possa sprofondare nel Tartaro.
E calò il buio.
 
*****
 
Ciò che mi riportò alla realtà furono delle urla femminili e delle possenti braccia che mi scrollavano seguite poi da un getto di acqua gelata. Rinvenni praticamente subito.
-LEO! OH, GRAZIE AGLI DEI, STAI BENE!
-Io lo dicevo che così rinveniva subito.
In mezzo alla nebbia distinsi due volti familiari. Venni schiaffeggiato un paio di volte. Riuscii a riaquistare lucidità e mormorai:
-Ma che… Non c’è bisogno che finiate di ammazzarmi!
I due mi abbracciarono (o meglio, mi stritolarono) e finalmente riuscii a vedere chiaramente Frank e Hazel. Tossicchiai senza volerlo.
-Ehy! Mi farete soffocare!
-Oh si! Giusto.
Frank mi sistemò in modo da stare seduto e lì notai che lungo la sua guancia scorreva un taglio mostruoso e Hazel… sembrava l’avessero cercato di rasare.
-Che cosa vi hanno fatto?
Hazel abbassò lo sguardo e Frank mormorò.
-Leo… mi hanno interrogato a lungo… hanno deciso che siamo una minaccia…
La testa cominciò a girarmi e sentii il mio cuore battere a un ritmo irregolare e veloce, troppo veloce. Quasi urlai:
-Non vorrà mica dire…
-Si, Leo. Parteciperemo agli Hunger Games.
 
 
 
*riferimenti a Divergent puramente casuali (okay, in realtà no).
 

   
 
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