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Autore: Zeranzo    19/07/2014    0 recensioni
Scritto per il concorso "Dentro l'anima"
Come un innocente si trasforma in un colpevole.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La malvagità è sempre più facile della virtù, perché in tutto prende sempre una scorciatoia.
(Samuel Johnson)



Sai, non avrei mai creduto di arrivare in questo momento. Di tutti i futuri possibili, non mi sarei mai immaginato di essere qui, davanti a te, in questo stato.
Ti ricordi, vero? Oppure te ne sei dimenticata, come tutti gli altri? Era una sera di tanto tempo fa. Troppo tempo fa. Ero con i miei amici a bere, tranquillo, una serata come tante... Eravamo al solito pub, a ridere e scherzare. Sei, poi, comparsa tu.
Bellissima. Ti ricordo bene: il trucco leggero, i vestiti attillati, il buon profumo... come potrei dimenticare? Eri con le tue amiche, vi siete avvicinate a noi, chiedendoci di farvi compagnia. Noi accettammo e, così, iniziò tutto. Parlammo del più e del meno mentre io e te, piano piano, iniziavamo a “avvicinarci” sempre di più. Continuammo a bere, a bere, a bere... nessuno di noi due si è reso conto di quanto alcool scorreva nelle vene in quel momento.
A fine serata, mi invitasti a casa tua. Me lo ricordo come se fosse ieri. Come faccio a dimenticarlo! Il tuo profumo nell'aria, il tuo corpo, la passione fra di noi... mi ricordo i gemiti, i baci, i nostri corpi che si muovevano... Stanchi, ci addormentammo abbracciati.
Mi svegliai, ancora mezzo stordito dall'alcool, mentre vedevo il tuo viso contorcersi dall'orrore. Non capivo molto bene il perché. La tua faccia era quasi disgustata alla mia vista, come se avessi fatto qualcosa di male. Mi vestii, la salutai e andai a lavoro.
Qualche giorno dopo, iniziò il mio incubo. Vennero dei poliziotti ad arrestarmi e a portarmi in centrale. Confuso, mi portarono in manette nella sala delle interrogazioni. Mi dissero che avevo stuprato una donna ubriaca. Non volevo credere a quello che stavano dicendo. Mi stavano accusando di uno dei peggiori crimini che un uomo potesse fare: violare una donna.
Mi dissero che lei (non fecero nomi, ma capii che eri tu) era stata costretta contro la sua volontà a fare sesso con me mentre era incapace di intendere e di volere. Come se io, invece, non lo fossi!
Tentai di spiegare come era andata la questione, ma non mi credettero. I media avevano già diffuso il mio nome; i miei amici e la mia famiglia mi diedero sostegno finché possibile. Come un macigno, poi, arrivò la sentenza: colpevole.
Fui abbattuto dalla cosa. Venni mandato in un carcere di sicurezza, lontano dagli altri detenuti perché sapevano il mio reato. I miei amici, lentamente, si convinsero che ti avevo veramente violentato. I miei genitori non vollero più vedermi; ero diventato il disonore della famiglia.
E questo perché cosa? Perché tu hai mentito. Hai avuto rimpianti, hai avuto rimorsi, non mi importa niente. Sei andata alla polizia e hai detto loro falsità. Gli hai fatto credere che ero un mostro, un uomo malvagio che si era approfittato di una donna indifesa. La TV e i giornali scrivevano di quanto io fossi un deviato; hanno analizzato la mia vita per sostenere il fatto che, sotto sotto, c'era malvagità dentro di me. Nessuno ha creduto alla mia versione dei fatti. Nessuno è stato dalla mia parte dopo essere stato condannato. Nessuno!
Mi diedero quattro anni, i quattro anni peggiori della mia vita. Mi diedero poco, visto che ero ubriaco. Mi umiliarono, mi picchiarono, mi insultarono, mi sputarono addosso. Mi dovettero mettere in isolazione perché gli stupratori sono presi di mira. Era un inferno in terra verso un colpevore.
Quando uscii di prigione, feci una ricerca su di te. E scoprii che non ero il solo a essere caduto nella tua trappola. Conobbi anche le altre vittime, tutte persone che sono state rovinate da te. Non potevo credere a quanto vile tu potessi essere. Hai rovinato la vita di altri; non potevo permettere che altri soffrissero a causa tua, capisci?
E adesso arriviamo a noi. In questo momento. Credevi di esserti liberata di me? Credevi che non avrei fatto niente? Credevi che avrei lasciato correre il fatto che mi hai rovinato la vita?
Oh, sei dispiaciuta? SEI DISPIACIUTA? MI HAI ROVINATO LA VITA! Tutto perché non avevi il coraggio di dire alle tue amiche che mi avevi fottuto perché eri ubriaca. Perché ti vergognavi di me!
Il mondo mi odia, sono rimasto da solo. La mia famiglia e i miei amici non mi vogliono vedere più. E ti dispiace? TI DISPIACE? PUTTANA, HO PASSATO L'INFERNO PERCHÉ TU SEI UNA STRAMALEDETTA PUTTANA!
Sei davanti a me, tremante di paura, in lacrime, chiedendomi di risparmarti la vita. RISPARMIARTI LA VITA? HAI PRESO LA MIA E CREDI CHE TI RISPARMIERÒ?
Vedi il mio coltello in mano, la mia rabbia negli occhi, il mio respiro pesante. Continui a ripetere che ti dispiace, che non sapevi, che non avevi immaginato finisse così. Sai, tutto il mondo mi dice che sono un mostro, che sono un essere malvagio, che sono pericoloso.
Ormai mi sono convinto. Cosa ho da perdere? Non ho più niente. Il mondo mi vuole malvagio? Che così sia. Guardo il mio coltello e sappi solo una cosa:
...
Il tuo inferno è appena iniziato.
  
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