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Autore: Namixart    21/07/2014    1 recensioni
Martina ha solo quindici anni, ma quando il suo migliore amico, Carter, scompare senza lasciare traccia, cade in una grave crisi di depressione. Perde il suo cuore e diventa un Nessuno dell'Organizzazione XIII.
Ma nessuno sa che Namixart, numero XV, Scintilla di Fiamme Oscure, non è ciò che sembra.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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La voce di Saïx risuonava ancora nella gola, anche se il Nessuno si era volatilizzato da un pezzo.
- Sora, perché combattiamo l’Organizzazione? - chiese Namixart, lo sguardo perso nel vuoto.
- Beh, stanno distruggendo tutti i mondi per tornare a essere completi, non ti sembra un modo di fare un po’ egoista? -
- Sì, ma… -
- Nami, ascoltami. Non lasciare che quei tizi mettano in dubbio ciò che fai, capito? Se ti lasci sopraffare dai dubbi è la fine. Chiaro? - esclamò Sora, fissandola negli occhi.
Lei scosse la testa un paio di volte per riacquistare la lucidità, poi sorrise e disse:
- Hai ragione. Probabilmente quel Nessuno da strapazzo mi ha confuso le idee con qualche strano incantesimo. -
Sora annuì e aggiunse:
- Ok, che si fa adesso? -
- Che te ne pare di Crepuscopoli? -
Un’espressione di totale sconcerto passò negli occhi del ragazzo.
- Kairi! Muoviti, Nami, dobbiamo trovarla! - esclamò, correndo verso la Gummiship.
Nami alzò gli occhi al cielo, ma si affrettò a seguirlo.
 
 
- Sora! -
- Hayner, ciao. - salutò il ragazzo, sorridendo mestamente all’amico.
Si erano incontrati per pochi minuti, dopo il risveglio dei gemelli, ma Sora aveva la curiosa tendenza a diventare amico di chiunque si trovasse in sua compagnia per più di tre secondi. E, fatto ancora più strano, la cosa era reciproca. Nami, molto più introversa del fratello, si chiedeva spesso come facesse a piacere a tutti. 
Ecco perché Hayner, Pence e Olette erano così riluttanti a raccontargli di Kairi.
- È saltata fuori insieme a un cane da un buco nel muro del nostro ritrovo. - raccontò Pence, poco dopo il loro arrivo.
- È rimasta con noi per poco più di un’ora, il tempo per raccontarci la sua storia… -
- E raccontarci di te, Sora. - aggiunse Olette, con un sorrisetto malizioso che fece avvampare il ragazzo fino alle punte dei capelli.
- Ma poi un altro tizio è sbucato da un passaggio simile e l’ha trascinata via senza che potessimo fare nulla. - concluse Hayner, abbassando gli occhi.
Sora scoccò un’occhiata triste a Nami, come a dire che aveva sbagliato a incolpare Axel, perché il responsabile era il ragazzo stesso, per non aver badato a Kairi. La sorella lo guardò male e lui sorrise dopo aver scosso la testa. 
- Mi dispiace, Sora. - disse Hayner.
- Non è colpa vostra, ragazzi. - fece lui, sconsolato.
- È colpa mia. -
Nami sobbalzò.
- Cosa stai dicendo? - esclamò.
- Tutto ciò che è successo negli ultimi due anni… è stato per causa mia. - continuò, scuotendo la testa.
- Sora, non dirlo nemmeno per scherzo! -
Vedendo che il ragazzo non reagiva, Nami gli tirò un pugno su una spalla e esclamò:
- Adesso basta! Questo complesso del senso di colpa non ci porterà da nessuna parte, né servirà a salvare Kairi! Se vuoi davvero rivederla devi crederci! E devi metterti in moto e far lavorare quei due criceti che hai nel cervello per trovare la tua "migliore amica"! Sono stata chiara? -
Sora alzò la testa di scatto e, trovandosi davanti gli occhi infuriati della sorella, prese un respiro profondo e si alzò in piedi.
- Hai ragione. Grazie, Nami. - disse.
- Ragazzi, voi avete qualche indizio? - chiese, rivolto al gruppetto che ancora fissava attonito Namixart.
- Forse… la risposta è nell’altra Crepuscopoli. - disse Olette, dopo una pausa di riflessione.
 
 
- Spiegatemi questa storia della "Crepuscopoli alternativa". - chiese Sora, mentre i ragazzi li guidavano alla vecchia villa nel bosco.
- Ultimamente abbiamo notato che compaiono dei doppioni di alcuni oggetti, in città. - iniziò Pence.
- Ed è così strano? -
- Sono oggetti unici. Come il borsellino che avete voi. - specificò Olette,
estraendone uno identico dalla tasca.
- L’ho fatto io, non è possibile che ce ne siano due. Anche i cristalli del trofeo Struggle sono unici, ma voi ne avete uno. -
- E quindi siete convinti che esista una Crepuscopoli alternativa, che
comunica con questa. -
- Esatto. Laggiù finiscono tutte le cose che scompaiono da questa città, come Kairi. E il passaggio si trova qui. - concluse Hayner, spalancando il
portone della villa con un gesto molto teatrale.
- Ok. Dovrebbe esserci una stanza nascosta da qualche parte, quindi diamoci da
fare. - disse Pence.
- Un laboratorio, per l’esattezza. -
Tutti i ragazzi sobbalzarono per la sorpresa, quando udirono la nuova voce.
Dal bosco davanti alla villa sbucò una figura minuta, intenta a togliersi di dosso la tunica dell’Organizzazione.
Il Keyblade di Namixart comparve nella sua mano.
- Re Topolino? - esclamò Sora, stupefatto.
Re Topolino?
Nami squadrò meglio il nuovo venuto. Era effettivamente un topo, con grandi orecchie rotonde e naso nero, ma si muoveva e parlava come un umano.
“Un topo antropomorfo parlante? Perché continuo a stupirmi di cose del genere?” pensò la ragazza, scrollando le spalle.
- Maestà, cosa ci fate qui? - chiese Sora.
- Devo arrivare al mondo dell’Organizzazione, come voi. La stanza che state cercando è il laboratorio di Ansem il Saggio. - rispose il Re, con una voce acutissima.
- Ansem? Ma io, Paperino e Pippo l’abbiamo sconfitto l’anno scorso! - esclamò il ragazzo.
Nami si lanciò un’occhiata alle spalle. I ragazzi erano già entrati nella villa e la stavano perlustrando.
Il Re scosse la testa.
- Non era il vero Ansem. Quello era l’Heartless di Xehanort. -
- Xehanort? - intervenne Nami.
- L’Originale di Xemnas. -
- Quindi… chi era questo Saggio Ansem? - chiese ancora Sora.
- Ansem il Saggio. È lo scienziato che vi ha controllato mentre dormivate, ragazzi. E l’ha fatto dal suo laboratorio. Adesso lui si trova nella fortezza dell’Organizzazione. -
Nami e Sora annuirono.
- Bene, ora è il momento di trovarlo. -
- Aspettate! Maestà, Riku era con voi, quando abbiamo chiuso Kingdom Hearts! Dov’è adesso? Sta bene? - chiese Sora.
- Non sta a me dirlo. -
I gemelli sgranarono gli occhi. Perché? Era una semplice informazione sul migliore amico di Sora. Perché si rifiutava di parlare.
- Ma… perché? - insisté Sora.
- Non voglio venir meno alla mia promessa. -
- Avete fatto una promessa a Riku! Allora sta bene! - esultò il ragazzo.
Il Re sobbalzò e si tappò la bocca con entrambe le mani.
Quando si voltò di nuovo Sora si stava dirigendo allegramente verso la villa.
- Oh, no. Riku se la prenderà con me. - mugugnò il Re, scuotendo la testa.
- Oh, io non mi preoccuperei più di tanto. Sora lo bombarderà con le sue domande e sarà troppo impegnato ad arginarlo per badare a voi e alla vostra promessa. - ridacchiò Nami, avviandosi verso la villa.
- Probabilmente hai ragione, Namixart. -
La ragazza si voltò verso di lui. Non gli aveva detto il suo nome.
- … chiamatemi pure Nami. -
- E io per te sarò semplicemente Topolino. - ribatté lui, correndo nel salone prima di lei.
 
 
La villa era infinitamente più grande e labirintica di quanto sembrasse dall’esterno. Nami procedeva nella ricerca della stanza segreta con molta calma, catturata dal fascino misterioso delle altre. La più singolare era una camera completamente bianca, con arredi completamente bianchi, tanto che ogni cosa sembrava brillare di luce propria. Sulle pareti erano attaccati moltissimi disegni che sembravano ritratti di Sora con varie persone. Le più ricorrenti erano Kairi e Riku, ma anche Namixart e Naminé facevano capolino da più disegni, come anche Axel, Roxas e Xion. Nami sospirò.
“Cosa non darei per rivederli… Loro e…”
Una flebile risata risuonò dietro di lei, quasi completando i suoi pensieri. Ma non poteva che averla immaginata. Dem non era lì, né da nessun’altra parte.
A distoglierla dalle sue elucubrazioni ci pensò Hayner.
- Ragazzi! In biblioteca! -
Le sue gambe si misero in moto da sole, portandola nel giro di poco davanti alla porta della grande biblioteca della villa.
All’interno si era aperto un passaggio, diretto ai sotterranei dell’edificio.
- Se c’è qualcosa di nascosto in questo posto, siamo sulla strada giusta. - osservò Olette, scrutando le scale.
- Cosa stiamo aspettando? Andiamo! - esclamò Sora, correndo giù, verso la porta che avevano scoperto.
I sotterranei della villa sembravano costituiti da una sola stanza piena di computer. Il laboratorio.
Nami e Sora si scambiarono un’occhiata allarmata: probabilmente erano le persone più imbranate dell’universo, con i computer.
Fortunatamente Pence si diresse al monitor principale con aria sicura e iniziò ad armeggiare con la tastiera.
Nami tirò un sospiro di sollievo.
- Brutte notizie, ragazzi. Il sistema è bloccato da una password. Avete qualche idea su quale possa essere? -
Sora guardò Topolino, in attesa di un suggerimento.
- Uhm… fatemi pensare… Ansem il Saggio amava, oltre alle sue ricerche, un gelato particolare… Personalmente lo trovavo assurdo, ma a lui piaceva. -
- Un gelato assurdo, ma buono? - ripeté Sora, perplesso.
- Ci sarebbe il gelato al sale marino. - rifletté Nami.
- Gelato al che cosa? - esclamò il suo gemello.
- Ma è… -
- Assurdo, vero. Ma ti assicuro che vale davvero la pena assaggiarlo. -
3… 2… 1…
- Oh, ecco la password! “Gelato al sale marino”! Assurdo ma buono, no? - esclamò Sora, agitando una mano come se fosse in classe.
Nami alzò gli occhi al cielo.
Pence annuì e digitò la chiave.
- Fatto! Siamo dentro. - disse.
Appena il ragazzo finì di parlare, si udì un ronzio. In un angolo del laboratorio faceva bella mostra di sé una sorta di raggio di luce, che partiva da un dispositivo sul soffitto e arrivava a terra.
- Noi resteremo qui, a difendere il forte. - sorrise Hayner, mentre i gemelli e Topolino si avvicinavano al raggio.
- Salutateci Kairi! - esclamò Olette.
Nami si voltò un’ultima volta verso i ragazzi e sorrise, poi allungò cautamente una mano verso il raggio.
Per qualche secondo non vide altro che bianco, poi aprì gli occhi su una stanza identica in tutto e per tutto al laboratorio che aveva appena lasciato.
- Allora è vero! - esclamò, facendo per rialzarsi dal pavimento dove era caduta.
Ma non fece in tempo, perché venne di nuovo schiacciata a terra da Sora, catapultato fuori dal raggio.
- Sora…! Levati di lì! - annaspò Nami, cercando di scrollarselo di dosso.
Il ragazzo saltò in piedi come se nulla fosse.
- Ehi, ma siamo nella stessa stanza di prima! - esclamò, quasi offeso.
- Non direi, ragazzi. - disse la voce di Topolino, comparso dietro di loro.
- Guardate. -
Nella parte più lontana della stanza, uno dei computer era completamente fracassato, come se qualcuno l’avesse preso a bastonate fino a sbriciolarlo.
- Questa è l’altra Crepuscopoli. La Crepuscopoli di Roxas… - mormorò Sora, perso nei suoi pensieri.
Nami si voltò di scatto verso di lui.
- Cosa hai detto? -
- Non fa niente. Forza, muoviamoci. - disse Sora, scuotendo la testa.
Eppure Nami era sicura di aver sentito il nome di Roxas…
Doveva averlo immaginato, come la risata di Demyx poco prima.
- Dobbiamo cercare un passaggio per il mondo dell’Organizzazione. Sono sicuro che sia qui da qualche parte. - spiegò Topolino, imboccando una porta che prima non avevano notato.
- Kairi, Riku, stiamo arrivando. - sussurrò Sora, prima di seguirlo.
Nami si infilò nella stanza subito dopo di lui.
Topolino e Sora la stavano aspettando davanti a quello che aveva tutta l’aria di essere il portale che cercavano.
- Laggiù… - indicò Sora, con una voce talmente bassa da sembrare un ringhio.
- Andate avanti, ragazzi. Io devo controllare un paio di cose. - disse Topolino.
- D’accordo. Ci vediamo dall’altra parte. - replicò Sora.
Quando entrambi ebbero attraversato il portale, Nami si voltò verso il fratello con un sorrisetto.
- Tu non hai veramente idea di quanto suoni male quella frase. “Ci vediamo dall’altra parte”? Sul serio? -
- Che ha di sbagliato? -
- Mah, non so, sembrerebbe un addio di due persone che stanno morendo. -
- Hai letto troppi romanzi, sorellina. Comunque, dove siamo, esattamente? -
L’ambiente intorno a loro era completamente vuoto. Niente pareti, niente soffitto, niente uscita.
- Bella doman… Attento! - esclamò Nami, rispedendo il Nessuno che stava per attaccare Sora indietro di qualche metro.
- Abbiamo compagnia. - commentò Sora, brandendo il Keyblade.
- No, davvero? -
- Non abbassate la guardia! O l’Oscurità avrà la meglio! - esclamò una voce, mentre i nemici dietro di loro venivano distrutti da un disco di metallo infuocato.
- Axel! - esclamò Namixart.
- Cosa stai facendo? - chiese Sora,
- Non fate domande! Muovetevi e basta! - gridò l’altro, un istante prima di venire atterrato da un Simile.
Stavolta, i gemelli non ebbero nemmeno bisogno di occhiate d’intesa.
Si lanciarono contro i nemici che avevano assalito Axel e li scacciarono via da lui, come se fossero stati una sola persona.
- Non ti lasciamo qui. - disse Namixart, voltandosi a fronteggiare il resto dell’orda.
- È fuori discussione. - aggiunse Sora.
Axel li guardò entrambi, prima di evocare nuovamente i suoi chackram per rimettersi all’opera.
I Nessuno erano Simili e Sicari, due generi che normalmente non avrebbero costituito più di un lieve fastidio per i gemelli, men che meno per Axel. Ma erano tanti, troppi anche per inquadrarli tutti con una sola occhiata. Ogni volta che uno di loro cadeva, altri prendevano il suo posto.
“Che espressione stereotipata…” pensò Nami, mentre combatteva.
“Per una volta, però, non potrebbe essere applicata ai buoni? Solo i cattivi si moltiplicano, è un cliché trito e ritrito, andiamo!”
Ma era la triste realtà. Nella foga della battaglia, la ragazza notò che, mentre lei e Sora erano abbastanza in forma, Axel si stava trascinando faticosamente, indebolito come Nami non l’aveva mai visto. Quella battaglia doveva finire.
Ma prima che riuscisse a pensare a qualcosa, i tre ragazzi si ritrovarono insieme al centro di un circolo di Nessuno.
- Beh, li preferivo quando stavano dalla mia parte. - commentò Axel, con un’ombra del suo vecchio ghigno.
- Ci stai… ripensando? - chiese Sora, con gli occhi a punto interrogativo.
- Nah. Stai a guardare! - disse, saltando in mezzo ai nemici.
Quando i suoi piedi si staccarono da terra e i chackram cominciarono a roteare intorno a lui, Nami si rese conto di cosa stava facendo.
- Axel! No! - gridò, facendo per correre verso di lui.
Ma Sora la riacchiappò per un braccio quando si accorse del fuoco.
Lingue di fiamme si levavano sempre più alte, alimentate dallo stesso Axel. Il fuoco traeva la sua energia distruttiva dal suo invocatore per annientare i nemici sulla sua strada.
Il fuoco è così. Brucia tutto quello che trova, amici e nemici, senza curarsi di niente finché le fiamme non sono estinte e la distruzione che ha causato diventa evidente sotto una nube di fumo.
- No! - gridò ancora Namixart, quando l’attacco di Axel raggiunse la sua fase finale.
Un’esplosione immensa scoppiò nello spazio vuoto che era il campo di battaglia, costringendo i gemelli a ripararsi gli occhi.
Quando li riaprirono, i Nessuno erano spariti. Tutti tranne uno.
Axel giaceva a qualche metro da loro.
Sora e Namixart corsero verso di lui.
- Stai… scomparendo. - mormorò Sora.
Nami chiuse gli occhi e scosse la testa, nel tentativo di cancellare la verità.
- Tu, stupido di un Nessuno! Lo sapevi che non avevi la forza per sostenere l’attacco! Sei contento adesso? - sussurrò, scoccando un’occhiata di rabbia pura ad Axel.
- Il passaggio è sgombro, no? Andate a cercare Kairi, adesso. Oh, e scusate per quello che le ho fatto. - replicò lui, senza guardarla.
- Glielo dirai tu, quando la troveremo. -
- Penso di no. Non ci metterei il cuore, sai. - ridacchiò con scarsa convinzione il rosso.
- Axel, cosa stavi cercando di fare? - chiese Sora.
- Volevo rivedere i miei migliori amici. O meglio, ciò che ne resta. - rispose il Nessuno, con un sorriso amaro.
- Già. Roxas è svanito, Roxaura è dispersa, Demyx è morto. Davvero carino da parte tua uscire di scena. - borbottò Nami.
- Può consolarti sapere che eravate gli unici a cui ero affezionato? Mi facevate sentire… come se avessi avuto un cuore. Tu, Sora… - si interruppe.
- Kairi è nelle segrete del castello. Andate! - esclamò, levando una mano per aprire un passaggio.
- Axel… - mormorò Sora, guardandolo mentre svaniva.
- No! Non provare ad andartene anche tu! Axel! - gridò Nami, tendendo una mano verso il punto in cui lui era appena sparito.
La ragazza sbatté il pugno a terra, scoprendo con sorpresa di avere gli occhi asciutti. Era furiosa.
- Sora, andiamo. - disse, alzandosi.
- Faremo almeno in modo che il sacrificio di quell’idiota sia servito a qualcosa. -
Sora annuì. Beh, almeno non stava piangendo. Odiava vederla piangere.
Insieme, attraversarono il passaggio aperto da Axel.
Dopo qualche secondo di buio totale, si ritrovarono in quello che sembrava un vicolo, illuminato fiocamente dalla luna.
Fuori dal vicolo, i gemelli videro finalmente la città. Era buia, come si confaceva ai suoi abitanti, e le uniche fonti di luce erano i neon di edifici vuoti e la grande luna a forma di cuore che brillava nel cielo, sfondo suggestivo di un enorme castello bianco fluttuante.
- Ci siamo. - sussurrò Nami.
- Questo è il Mondo che non Esiste. -



[Note di Namixart]
Sono imperdonabile. Un mese di distanza dall'ultimo capitolo e questo è... quello che è. Ho avuto un blocco piuttosto consistente intorno alla parte della battaglia (e con blocco intendo due frasi al giorno, più o meno), ma finalmente ce l'ho fatta.
Spero che sia rimasto ancora qualcuno a leggere :)
Non ho molto da dire, quindi lascio a voi i commenti!
Nami :3
  
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