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Autore: Alyssia Black    24/07/2014    3 recensioni
Apri velocemente la credenza, prendendo da uno scaffale una bottiglia di vino rosso. Ti infili velocemente le scarpe ed esci di casa, senza pensare a salutare Eileen, che è in camera.
Scegli una carta ed ella la scopre. “Lei ha trovato l’asso di picche, perlopiù dritto” sussurra. “E cosa significa?”. “L’asso di picche è un segno infausto. Indica gravi ostacoli, improvvise disgrazie, lutti o un peggioramento di salute”.
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One-shot - Tobias Piton - Angst
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eileen Prince, Tobias Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Autore: Alyssia Black [EFP], PiccolaStellaSenzaMeta [forum]
Titolo della storia: Asso di picche
Rating: Arancione
Lunghezza: One-Shot (2.036 parole circa)
Genere obbligatorio: Introspettivo
Genere: Angst, Drammatico
Tema obbligatorio: Famiglia
Coppie: Het (accennata)
Avvertimenti: Missing Moments
Avvertimenti sul contenuto: tematiche delicate, contenuti forti (anche se poi non sono molto forti)
Contesto: precedente alla Old Generation, durate l’infanzia di Severus Piton
Personaggio principale: Tobias Piton
Personaggio secondario: Eileen Prince in Piton
Introduzione: Apri velocemente la credenza, prendendo da uno scaffale una bottiglia di vino rosso. Ti infili velocemente le scarpe ed esci di casa, senza pensare a salutare Eileen, che è in camera.
Scegli una carta ed ella la scopre. “Lei ha trovato l’asso di picche, perlopiù dritto” sussurra. “E cosa significa?”. “L’asso di picche è un segno infausto. Indica gravi ostacoli, improvvise disgrazie, lutti o un peggioramento di salute”.
Note dell’autrice: (DA LEGGERE PREFERIBILMENTE DOPO) Sono fissata con la famiglia Piton, soprattutto con Eileen. Iniziai la stesura di questa storia molto tempo fa, oltre un anno, ma essendoci troppo legata non sono mai riuscita a finirla, quasi per paura di separarmene troppo. La questione dell’incendio è collegata ad un’altra mia storia su EFP in cui si descrive la morte di Eileen Prince   (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1953079&i=1) e questa può essere considerata un po’ come una sorta di continuo dal punto di vista di Tobias.
Una cosa molto importante è la ripetizione dell’asso di picche, voluta all’interno della storia, e il suo significato.
“Interpretazione: come l'immagine suggerisce, la carta rappresenta un insieme di sentimenti forti e negativi, e certamente spaventa per il suo carico di collera, di rabbia, di aggressività, di violenza, di odio.
In presenza di questo pesante cattivo auspicio si prevedono nubi nere all'orizzonte ed un (sia pur momentaneo) trionfo del male.
Non si contano nemmeno i conflitti, le tensioni, le liti, le incomprensioni.
Ed ancora, rottura brusca e violenta di relazioni affettive e di amicizie con il rischio perfino di venire alle mani, licenziamento e perdita del posto di lavoro con biasimo ed umiliazione.
La carta pronostica l'insuccesso (a meno che non sia neutralizzata da carte molto buone) di qualsiasi progetto intrapreso.
Al consultante si consiglia una maggiore calma e tranquillità nell'affrontare le situazioni: un atteggiamento eccessivo come quello descritto dalla carta può portare solo alla rovina”.
Vorrei inoltre appuntare che non ho preso dal nulla l’idea di un Tobias ubriacone e che picchia la moglie, tanto ciò ci viene detto anche dalla stessa Rowling. Sappiamo, inoltre, che Severus detestasse suo padre, potrebbe essere perché subiva anche lui delle violenze verbali o fisiche.
L’unica licenza che mi sono presa è quella di far morire entrambi i genitori di Severus nello stesso anno, quando lui frequenta ancora la scuola. Ho inoltre pensato che il metodo più veloce per una morte è l’overdose di farmaci, ampiamente usata anche da molti artisti nell’epoca descritta. Tobias avrebbe ingerito una quantità sufficiente di farmaci da provocargli un’overdose e quindi una morte per soffocamento. La frase l’ho inserita verso la fine e spezzata, come ti avevo preannunciato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Apri velocemente la credenza, prendendo da uno scaffale una bottiglia di vino rosso. Ti infili velocemente le scarpe ed esci di casa, senza pensare a salutare Eileen, che è in camera.
Sbatti la porta e te ne vai.
Attraversi un centinaio di metri correndo, ma non sei più giovane e, quindi, la fatica ti assale. Raggiungi il parco, per poi accasciarti su una panchina. Apri la bottiglia, gettando il tappo di sughero a terra. Bevi velocemente un sorso e ti rimetti in cammino.
Non hai una meta, non sai dove stai andando. Corri e basta.
Urti violentemente una donna anziana, che cade a terra, probabilmente rompendosi il femore. Urla di dolore e cerca di attirare la tua attenzione. Vuole che la aiuti ad alzarti. Non te ne curi, non la soccorri. La senti gemere e piangere, ma non ti commuovi.
Passi velocemente davanti ad una drogheria. Sei come rapito da quel luogo e vi entri. Compri un’altra bottiglia, terminando velocemente quella iniziata in precedenza.
Hai un passo veloce e perciò raggiungi presto il Luna Park, che dista un paio di chilometri da casa tua. Prima di entrare bevi ancora un sorso d’alcol.
I bambini ridono felici, facendo la fila per salire sulle giostre; gli adulti li rincorrono, cercando di tenerli d’occhio; i ragazzi passeggiano mano nella mano, bevendo granite e gustando gelati; gli anziani, invece, occupano le sedie dei vari bar, parlando delle nuove generazioni e rammentando i loro anni d’oro.
Guardi tutti, vecchi e giovani, come inorridito. Tu non sei mai stato così felice.
Come in preda alla follia, getti a terra la bottiglia di vino che hai in mano. Il liquido rosso macchia il marciapiede. Molti si girano a guardarti. Ti scrutano avidamente, ti  osservano come se fossi un mostro. Cammini con il capo chino, come ferito da quelle occhiate malefiche.
Rialzi gli occhi solo dopo qualche centinaio di metri, dove nessuno sa cos’è accaduto. Ti trovi di fronte ad una tenda viola, sormontata da un cartello che riposta scritto a caratteri oro: “Maga Erin, il futuro a portata di penny”. Sei come rapito da quell’insegna pubblicitaria, tanto che la fissi per diversi attimi, quasi senza battere ciglio.
Entri, come ipnotizzato.
L’interno della tenda è abbastanza intimo. Il pavimento è coperto da un grande tappeto e dall’alto pende una lanterna. Il profumo d’incenso ti arriva alle narici. Non presti troppa attenzione, tuttavia, all’ambiente. Vieni come stregato dalla donna che siede dietro ad un tavolo. Porta un turbante blu, che le copre fronte e capelli. L’abito lungo che indossa è dello stesso colore, ma tappezzato di brillantini. Ha le mani posate dolcemente su una palla di vetro, che fissa con lo sguardo.
“Benvenuto, buon uomo” sussurra la donna, senza distogliere gli occhi dalla visione.
“Si accomodi” continua. Accogli l’invito. Ti siedi, anche se titubante, davanti al bancone, su una sedia coperta di velluto. È caldo e inizi a sudare.
“Vuole che le annunci qualcosa sul suo futuro?” ti chiede, per nulla intimorita.
Non muovi le labbra per rispondere, le fai un cenno d’assenso con la testa ed ella capisce subito.
“Fondi di tè, mano, palla di vetro o carte?” domanda ancora.
Carte.
È il poker che ti ha portato alla rovina, sono le carte che ti hanno sfilato anche l’ultimo quattrino che avevi in tasca, sono le sale da gioco che ti hanno reso pazzo.
Provi come un senso di vendetta verso quei luoghi e quegli oggetti. Sfiderai la sorte, annunciando il futuro con le stesse carte che ti hanno portato al lastrico.
Annunci la tua decisione e la donna prende il mazzo, che precedentemente si trovava su un tavolino, e inizia a mescolarlo. Segui attentamente i suoi gesti, cerchi di cogliere tutti i particolari di quell’azione. Noti fiori susseguire i quadri e picche rincorrere i cuori. Dispone velocemente le carte sul tavolo, senza mostrarne il seme o il valore.
“Scelga una carta” ti dice.
Fai per prenderne una, la più isolata, ma all’ultimo momento ne scegli un’altra. La indichi soltanto, poiché hai paura di voltarla.
La maga la prende in mano senza esitazione. La scopre, la scruta, ma, come colpita da una scossa, la lascia cadere a terra. Sul suo volto è dipinta un’espressione di angoscia e paura.
“Lei ha trovato l’asso di picche, perlopiù dritto” sussurra con un filo di voce.
“E cosa significa?” inizi a preoccuparti.
“L’asso di picche è un segno infausto. Indica gravi ostacoli, improvvise disgrazie, lutti o un peggioramento di salute” annuncia chiaramente.
“Queste carte sono una sciocchezza e lei è matta” urli alla fine. Togli dalla tasca il portafoglio e prendi due penny, che posi sul tavolo.
Scappi veloce dalla tenda, esci dal parco giochi. Non hai intenzione di credere a ciò che ha predetto, alle parole di quella sciocca donna.
***
 
Sono trascorsi sette mesi da quell’assurdo pomeriggio autunnale. Aprile è alle porte e l’aria primaverile inizia ad invadere le vie e le piazze, rendendo di buon umore vecchi e giovani.
Sei passato davanti al caffè per bere un bicchierino di grappa, deciso, però, a tornare presto a casa.
Attraversi a grandi passi Spinner’s End, ma a poche decine di metri da casa tua la strada è bloccata. Le transenne impediscono l’accesso e folle di curiosi hanno iniziato ad accorrere per avere qualche informazione sull’accaduto. I pettegolezzi si diffondono velocemente, come una macchia d’olio.
“Si è propagato un incendio”.
“Un’abitazione è andata a fuoco”.
“Forse c’è qualche ferito”.
Non ti curi di ciò che dicono, vuoi solo tornare a casa.
“È la casa dei Piton” sussurra una donna all’orecchio del marito. A quelle parole senti il cuore iniziare a battere velocemente, come per accrescere il tuo stato d’ansia. Fai per chiedere qualcosa riguardo a tua moglie, ma le parole ti muoiono in gola. Hai gli occhi sbarrati.
Ti fai largo tra la folla, raggiungendo le transenne e buttandole a terra.
“Signore, non può passare” ti placca un uomo in divisa.
“Sono Tobias Piton” sussurri con il fiato rotto. Sembra colpito dalle tue parole, quasi quanto dalla tua espressione.
“Vada, allora. Più su ci sono i pompieri, potranno dirgli bene cos’è accaduto” replica, facendoti passare.
Percorri velocemente, probabilmente correndo, i metri che ti separano dall’autopompa rossa. Le lacrime iniziano a rigarti il volto.
“Dov’è mia moglie? Come sta Eileen?” chiedi velocemente. L’uomo a cui ti sei rivolto si gira, come per chiedere il supporto di un altro collega.  Nessuno, però, arriva in suoi aiuto.
“Mi dispiace, ma non ce l’ha fatta” dice, mettendoti una mano sulla spalla, come per consolarti.
“È morta?” chiedi freddamente.
“Sì” risponde.
“Come è successo?” domandi ancora.
“Non sappiamo molto della dinamica dell’incidente, forse del legno o delle stoffe hanno preso fuoco. Mi dispiace veramente” termina.
“La casa?”
“È completamente carbonizzata, nonché inagibile”.
Non vuoi sentire né vedere altro; scappi.
Corri ancora, per l’ennesima volta.
 
Asso di picche.
Rammenti le parole della maga, ciò che le carte ti predissero per il futuro.
“È un segno infausto. Indica gravi ostacoli, improvvise disgrazie, lutti o un peggioramento di salute”.
Eileen è morta.
Il volere delle carte si è compiuto.
Asso di picche.
 
Passi in un caffè e ordini un boccale di whisky. Lo finisci velocemente, chiedendone subito un altro.
Bevi.
Asso di picche.
Bevi per non sapere.
Bevi per non pensare.
Bevi per non ricordare.
Senti l’alcool scendere nella gola, fare il suo effetto, inebriarti. Perdi ancora una volta il lume della ragione.
Esci velocemente dal locale e percorri lentamente i passi che ti separano dalla fermata dell’autobus. Il bus rosso arriva decine di minuti dopo. Sali e ti siedi in uno dei pochi posti vuoti.
Decidi di andartene dal mezzo alla prima fermata, senza neanche sapere dove ti trovi. Percorri i gradini che ti separano da terra barcollando, tanto da attirare l’attenzione di alcuni passanti.
La scritta “Luna Park” si trova sulla sommità di un grande cancello aperto.
Asso di picche.
Prendi dalla tasca venticinque dollari, li porgi al bigliettaio, che ti rilascia un ticket per entrare.
Corri verso la maga alla quale avevi fatto visita mesi prima. Rammenti il volto della donna, le sue carte e la sua predizione.
Raggiungi quel luogo, ma non c’è più nessuna tenda. Al suo posto sorge una giostra per bambini, sulla quale alcuni fanciulli ridono allegramente.
Asso di picche.
Una lacrima ti riga il volto.
Ti accasci a terra, pensando ai capelli corvini di tua moglie, a Severus, che non troverà più né una famiglia né una casa al suo rientro dalla scuola.
Asso di picche.
Corri ancora una volta, ti dirigi verso la drogheria. Non ti curi di cosa calpesti o di chi incontri, desideri solo raggiungere la meta. Apri velocemente la pesante porta di vetro e afferri a caso due bottiglie di gin, depositi sul bancone una banconota da venti sterline, senza sapere quale sia il prezzo dei due oggetti.
Asso di picche.
Stappi una bottiglia e inizi a bere. Barcolli, inciampi sul marciapiede, ma ti rialzi. Senti l’alcol raggiungere le tue viscere e fare effetto. Inizi a girare su te stesso, come un bambino su un prato con l’erba appena tagliata. Noti una farmacia e i tuoi occhi si illuminano; attraversi l’uscio del locale, cercando di sembrare sobrio. Raggiungi il bancone e chiedi alcune scatole di medicinali, te le danno senza alcun problema.
Asso di picche.
Gli occhi ti si riempiono di lacrime ancora una volta.
Raggiungi un vicolo isolato, dove nessuno può vederti, ci sono soltanto alcuni gatti che cercano di sopravvivere rovistando tra la spazzatura nella speranza di trovare qualcosa di commestibile. Getti a terra la bottiglia vuota. I vetri si infrangono, provocando rumore.
“È la fine” pensi tra te e te.
Apri la prima scatola di compresse, rompi il blister che le avvolge, ti porti alla bocca la prima pillola e la ingoi. Sorseggi un po’ di gin e poi deglutisci la seconda, a cui susseguono altre nove.  Ti accasci a terra, con le braccia aperte.
“Pensavi che fosse uno scherzo?” parli a quel Dio che tanti credono che esista, che ti ha riservato una vita di dolori e rimpianti. “Tutta questa faccenda, avanti dimmelo senza remore. Pensavi che lo fosse?” perdi il controllo delle tue parole e ti inizia a girare il capo.
“Se tu avessi qualcosa in più di una manciata di arachidi al posto del cervello adesso non saresti qui. Forse saresti già il più lontano possibile da me. Tutti mi stanno lontano, anche mio figlio e mia moglie e perché tu no? Se ci sei, Dio, scappa, prima che possa fare del male anche a te” apri la seconda scatola di pasticche e ne ingerisci alcune.
“E tu, Eileen, paura? E se ti dicessi che dovrò cancellare i tuoi, i nostri… ricordi?” esiti per un istante e scoppi a ridere.
“Non posso cancellare niente, non posso farti del male. Sei morta, sei bruciata, sei scappata da me” non ti controlli più.
Ingoi altre pillole tra un sorso di gin e un altro.
Senti i polmoni contorcersi e il respiro diventare sempre più affannato. Singhiozzi e piangi, come un bambino a cui è stato il proprio giocattolo. Percepisci un bruciore allo stomaco, ti giri su un fianco, sperando di trovare sollievo in quella posizione. Ti annusi, puzzi di alcol.
Con le mani ti asciughi gli occhi bagnati dalle lacrime che cadono inesorabilmente.
“È finita” urli con quanto fiato hai in corpo; una risata si dipinge sul tuo volto, ma poco dopo sopraggiunge un nuovo attacco di pianto.
Ti rendi conto che è ormai giunta la fine, quella vera, pochi attimi prima di perdere conoscenza.
Asso di picche.
Inizi ad avere le allucinazioni, rivivi momenti passati, incontri persone care, abbracci gli amici.
La tua mente è un turbine di eventi: un asso di picche, una ciarlatana vestita di viola e le sue carte, una casa incendiata, un ragazzino, di nuovo un asso di picche, una donna carbonizzata,  una bottiglia di vetro rotta, un asso di picche, un bacio, un Luna Park e poi il nero.
Ti contorci a terra, ti stringi dolcemente il collo e soffochi.
Il tuo volto assume un colore pallido, quasi giallastro. Dalla bocca esce un rivolo di saliva che si va ad unire alle lacrime e al sudore che ti bagnavano il volto.
Una folata leggera di vento e la tua anima lascia il corpo.
È finita, Tobias.
 

 








Corner
Finalmente dopo quasi un anno d'assenza sono tornata con questa nuova storia. Sì, sono tornata a scrivere di Eileen e Tobias, ma chi meglio di loro, che tanto amo, potrebbero riavvicinarmi al mondo di EFP?
Per un comprensione migliore della storia vi consiglio di rileggere le mie "note", che oltre a trovare nello specchietto niziale, vi riporto anche qui.

"Sono fissata con 
con la famiglia Piton, soprattutto con Eileen. Iniziai la stesura di questa storia molto tempo fa, oltre un anno, ma essendoci troppo legata non sono mai riuscita a finirla, quasi per paura di separarmene troppo. La questione dell’incendio è collegata ad un’altra mia storia su EFP in cui si descrive la morte di Eileen Prince   (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1953079&i=1) e questa può essere considerata un po’ come una sorta di continuo dal punto di vista di Tobias.
Una cosa molto importante è la ripetizione dell’asso di picche, voluta all’interno della storia, e il suo significato.
“Interpretazione: come l'immagine suggerisce, la carta rappresenta un insieme di sentimenti forti e negativi, e certamente spaventa per il suo carico di collera, di rabbia, di aggressività, di violenza, di odio.
In presenza di questo pesante cattivo auspicio si prevedono nubi nere all'orizzonte ed un (sia pur momentaneo) trionfo del male.
Non si contano nemmeno i conflitti, le tensioni, le liti, le incomprensioni.
Ed ancora, rottura brusca e violenta di relazioni affettive e di amicizie con il rischio perfino di venire alle mani, licenziamento e perdita del posto di lavoro con biasimo ed umiliazione.
La carta pronostica l'insuccesso (a meno che non sia neutralizzata da carte molto buone) di qualsiasi progetto intrapreso.
Al consultante si consiglia una maggiore calma e tranquillità nell'affrontare le situazioni: un atteggiamento eccessivo come quello descritto dalla carta può portare solo alla rovina”.
Vorrei inoltre appuntare che non ho preso dal nulla l’idea di un Tobias ubriacone e che picchia la moglie, tanto ciò ci viene detto anche dalla stessa Rowling. Sappiamo, inoltre, che Severus detestasse suo padre, potrebbe essere perché subiva anche lui delle violenze verbali o fisiche.
L’unica licenza che mi sono presa è quella di far morire entrambi i genitori di Severus nello stesso anno, quando lui frequenta ancora la scuola. Ho inoltre pensato che il metodo più veloce per una morte è l’overdose di farmaci, ampiamente usata anche da molti artisti nell’epoca descritta. Tobias avrebbe ingerito una quantità sufficiente di farmaci da provocargli un’overdose e quindi una morte per soffocamento. La frase l’ho inserita verso la fine e spezzata, come ti avevo preannunciato."
   
 
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